lunedì 22 dicembre 2008

La triste fine dei "diversamente morali". Milton

Loro sono quelli che non prendono lezioni di morale da nessuno dopo averne date a iosa per anni, quelli che la valigetta del compagno G conteneva spiccioli contanti per comprare una (sic!) casa (in nero?), mentre quella dell’Enimont si volatilizzò nell’ascensore, nel tragitto dal piano terra ai piani alti di Botteghe Oscure. E quei mammalucchi del Pool di Milano c’hanno pure creduto.

Che dire poi dei rubli della casa madre russa, un flusso continuo, ininterrotto fino alla caduta del muro di Berlino, a disposizione naturalmente delle lotte sociali del proletariato, dei quali non è mai stato possibile parlare (ricordate la “ sbianchettatura” di D’Alema).

Quelli che il mondo della cooperazione non si tocca, con i suoi vantaggi fiscali e le sue aderenze sinergiche con il Partito, quelli che se vivi a Siena e magari voti per il centro-destra, ti senti come Bin Laden ospite nelle sale del Pentagono, quelli che in Emilia, Toscana e Umbria senza tessera e “Unità” in tasca, non hai speranza di avere neanchè il sussidio di disoccupazione.

Loro sono quelli (ahime in compagnia di qualche ex-innamorato del capppio, ora garantista nel centro-destra) che applaudivano i magistrati durante Mani Pulite, che santificarono quella rivoluzione giudiziaria che iniziò quando componenti del Pool di Milano, in prima serata tivvù, minacciarono le dimissioni se la legge Biondi non fosse stata ritirata. La vergogna della democrazia italiana, affamati di protagonismo che volevano rivoltare l’Italia come un calzino: l’epoca dei suicidi in carcere, della gogna e degli aguzzini trasformati in scribacchini. Un avviso di garanzia, equivaleva alla morte morale (e a volte fisica): quanti di quegli avvisi di garanzia si sono tramutati in condanne definitive? E’ ora che qualcuno lo dica, e, almeno, se ne vergogni.

Chi, solo, si salvò, miracolosamente, da questa eversione giudiziaria? Chi, se non loro. Loro, quelli che risero delle monetine lanciate contro il rivale di sempre, sbertucciato e linciato fino alla morte in esilio, dopo avergli addirittura negato le cure mediche in Italia. Sempre loro, quelli che sono usi ad applaudire il rientro della Baraldini o Toni Negri e a fare appelli per la scarcerazione di Sofri.

Loro sono quelli che, siccome sono riformisti, si sono alleati con Di Pietro e hanno lasciato a casa i socialisti. Hanno preferito una specie di eversore fascistoide, che si crede di aver il monopolio della morale, uno squalo autoreferenziale che prima li ha usati, da quando lo elessero al Mugello, ed ora se li divora, con l’aiuto delle solite procure.

Loro sono questo, loro sono i diversamente morali. (l'Occidentale)

36 commenti:

Anonimo ha detto...

E quei mammalucchi del Pool di Milano c’hanno pure creduto.

forte sto Milton, oltre che ex ballerino fa anche il giornalista di punta di uno dei giornali più letti d'Italia con notizie bomba (le sa solo li) ma denunciarli i fatti Milton, noooo?
baila milton, baila con le cazzate

Anonimo ha detto...

(le sa solo lui)
baila milton

Anonimo ha detto...

Dal Corriere della Sera
I dis(piaceri) di Tonino ... visto e preso Tonino con le manine sulla marmellata!!! (ndr)

...L'inchiesta di Napoli sugli appalti esalta la figura di Mario Mautone, ex provveditore alle Opere Pubbliche della Campania, finito agli arresti domiciliari durante il blitz della scorsa settimana. E svela i suoi rapporti controversi con la famiglia di Antonio Di Pietro, quando quest'ultimo era ministro delle Infrastrutture. Numerose intercettazioni allegate agli atti dimostrano come il figlio Cristiano, consigliere provinciale a Campobasso per l'Italia dei Valori, tentasse di «sistemare» gli amici e danno conto delle preoccupazioni del padre per tenerlo fuori dall'indagine.

Anonimo ha detto...

continua ...
Favori a Di Pietro jr e fuga di notizie
L'informativa allegata agli atti ricostruisce i rapporti tra Cristiano Di Pietro e Mario Mautone. «Di Pietro — è scritto nel documento — chiede alcuni interventi di cortesia quali: affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale; affidare incarichi ad architetti da lui indicati e sollecitati anche da Nello Di Nardo; interessi di Cristiano in alcuni appalti e su alcuni fornitori. Naturalmente le sue richieste vengono subito esaudite. "Gli ho dato l'incarico! Poi non l'ho ancora dato a lei! Lo passerò sempre a te e poi ce lo farai avere tu!", gli dice Mautone». Conversazione dell'8 giugno 2007
!!!!!

Anonimo ha detto...

continua ...
Cristiano: «Poi un'altra cosa, non so se la puoi fare questa cosa o meno... se hai la possibilità... ». Mautone: «Dimmi, dimmi».
Cristiano: «Io ho un amico però è ingegnere e sta a Bologna, volevo sapere se su Bologna c'era possibilità di trovargli qualcosa...».
Mautone: «Adesso vediamo, ci informiamo subito e vediamo». Il rapporto tra i due si interrompe il 29 luglio 2007. «Mautone gli comunica di essere stato trasferito. Cade la comunicazione e Di Pietro non risponderà più alle telefonate». Il giorno dopo Aniello Formisano incontra Mautone, non sanno che le loro parole sono registrate da una microspia. E Formisano rivela: «Quello ha avuto qualche input e si è messo a posto... mi ha detto, figurati nemmeno al telefono suo lo dice — il telefono di Nello — Perché secondo me lo tiene sotto pure».

Anonimo ha detto...

continua ...
e BOCCHINO

Bocchino, Romeo e i parlamentari An
Aiuto e appoggio politico cerca anche Alfredo Romeo. Decine sono le sue telefonate con Italo Bocchino. Il 24 aprile 2007 i due commentano un incontro pubblico».

Anonimo ha detto...

COMMENTO FINALE

POVERI NOI!

Anonimo ha detto...

POSTILLA
E se questa è l'Italia dei VALORI, figuriamoci ...

Anonimo ha detto...

Tutto l'articolo

http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_23/appalti_di_pietro_junior_romeo_napoli_46421964-d0bd-11dd-8f47-00144f02aabc.shtml

Anonimo ha detto...

Mautone: «Dimmi, dimmi».
Cristiano: «Io ho un amico però è ingegnere e sta a Bologna, volevo sapere se su Bologna c'era possibilità di trovargli qualcosa...».

mi ricorda qualcuno...ma si certo
P=Presidente Berlusconi
S=Sacca'
"P: con la Elena Russo non c'era più niente da fare? Non c'è modo...?
S: no .. c'è un progetto interessante .. adesso io la chiamo ..
P: gli puoi fare una chiamata? La Elena Russo; e poi la Evelina Manna. Non centro niente io, è una cosa ... diciamo ... di...
S: chi mi dà il numero?
P: Evelina Manna ... io non c'è l'ho ...
S: chiamo ..
P: no, guarda su Internet ..
S: vabbè, la trovo, non è un problema ... me la trovo io ..
P: ti spiego che cos'è questa qui ..
S: ma no, Presidente non mi deve spiegare niente ..

ecc. ecc.

benvenuti in "itaglia"

Anonimo ha detto...

da il Giornale
ok? ok!!
FATTI AVANTI TONINO
di Mario Giordano

Chi te l’ha detto Tonino? Chi te l’ha detto? È una domanda semplice, come vedi, la può capire anche un contadino di Montenero, di quelli che potano i congiuntivi come i rami dei pioppi e se sentono parlare di condizionale pensano al carcere, mica alla grammatica. Ma questa volta la consecutio temporum non serve, basta un po’ di sincerità: chi te l’ha detto che c’era quell’indagine in corso? Come facevi a saperlo?
Gli investigatori parlano di particolari «inquietanti». I fatti li abbiamo raccontati sul Giornale: tuo figlio Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale dell’Italia dei Valori, chiama il provveditore Mario Mautone, oggi indagato a Napoli, e gli chiede alcuni favori: l’assunzione di un amico, il contratto per un architetto, interventi «ambigui» su appalti e fornitori. «Comportamento senza rilevanza penale», t’affretti oggi a dire tu. Del resto, si sa, ogni scarrafone è bello a papà suo. Bello e innocente.
Per carità: essendo noi garantisti fino in fondo, ci auguriamo che Cristiano (un altro delfino che fa la figura della trota) chiarisca presto tutto quello che c’è da chiarire. Siccome è Natale e siamo buoni non vogliamo nemmeno ricordargli che suo padre, ai tempi d’oro, sbatteva la gente in galera per molto meno. Così come non vogliamo infierire più di tanto sull’Italia dei Valori, un partito ossimoro, che nasce con una ragione sociale smentita dai fatti, come dimostrano le nostre pagine di oggi e i nuovi documenti dell’inchiesta che pubblichiamo. Dall’Italia dei Valori all'Italia dei Rossori. Di vergogna.
Ed è davvero una bizzarra nemesi, una vendetta della cronaca, il fatto che chi è stato assunto in politica sull’onda del moralismo sia oggi circondato da tanta immoralità. Proprio tu, Tonino, simbolo delle mani pulite, finisci in mezzo a quelli con le mani in pasta. Ci si potrebbe persino divertire, ci si potrebbe ridere su: chi è senza peccato scagli il primo (Di) Pietro. Ma siamo garantisti. E poi è Natale. Auguriamo alle persone dell’Idv coinvolte nello scandalo di non trovare sulla loro strada nemmeno un po’ dell’odio che tu, con loro, hai contribuito a seminare.
A questa domanda, però, devi rispondere: come facevi a sapere dell’inchiesta? Il Giornale fu il primo a parlare del coinvolgimento di Mautone. Lo definimmo tuo «uomo di fiducia», raccontando che lo avevi portato da Napoli a Roma e che gli avevi assegnato un’importante commissione sugli appalti. Tu ci hai risposto minacciando querele. E poi hai detto che Mautone l’avevi trasferito a Roma proprio perché sapevi dell’indagine. «Sapevi dell’indagine?», abbiamo chiesto noi. «Ne parlavano le agenzie di stampa», hai risposto tu. Ma si dà il caso che a metà 2007, quando Mautone venne trasferito, nessuno sapeva dell’inchiesta. Nessuna agenzia ne aveva parlato. E allora: tu come facevi a sapere? Chi t’ha informato? Hai una talpa in Procura? Solo lì o anche in altre? E di quante inchieste, che non dovresti conoscere, sei a conoscenza? Quante altre fughe di notizie «inquietanti» ci sono state negli ultimi mesi? Come vedi, Tonino, sono domande semplici. Puoi farcela anche tu: scendi dal trattore e rispondi. Altrimenti sarà evidente a tutti che l’unica vera trasparenza che hai è quella del tuo diploma di laurea.

Anonimo ha detto...

Mazzette, brogli, appalti truffa
Viaggio nell’Italia dei Disvalori

di Gabriele Villa
da il Giornale

Ma quale partito delle Mani Pulite: dal leader in giù, non si contano le inchieste e le condanne che hanno coinvolto i seguaci di Tonino. Dagli impianti elettrici ai posti per gli amici: uno per uno i favori chiesti dal figlio del leader e dai deputati Idv: E l'ex ministro capeva. Cristiano, in uma telefonata registrata con Mautone, dice: "Ora ti passo papà"
«Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente». Che c’azzecca una delle più celebri citazioni di Oscar Wilde con quello che leggerete fra qualche riga? C’azzecca, fidatevi. Pensate che, prima o poi, sarà costretto anche lo stesso Antonio Di Pietro, vessillifero dei Valori d’Italia o dell’Italia dei Valori a riconoscere che quella massima c’azzecca. Perché quei suoi Valori conclamati e sbandierati, giorno dopo giorno stanno diventando sempre più Disvalori. Colpa di scivoloni, scandali e incidenti di percorso che hanno coinvolto soldati e militanti di quello che, così annunciò Di Pietro a suo tempo, sarebbe stato il partito più pulito del Paese. Peccato che nel partito della trasparenza il primo a incespicare più volte sia stato proprio il leader maximo.
Era il febbraio di quest’anno quando Di Pietro attirò l’attenzione della magistratura di Roma per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell'erogazione di fondi pubblici. Storie di presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell'Italia dei Valori riguardo alle spese elettorali, alle movimentazioni dei conti del suo partito: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Più l'antipatica questione di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro. Fatto sta che la Procura decise di rinviare a giudizio anche la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura. Una bolla di sapone, qualcuno obietterà. Dissoltasi nell’aria all’arrivo dei prima caldi primaverili.
Eppure Di Pietro ci rimane male quando qualcuno, metti il Giornale, mette in piazza alcune sue debolezze. Per esempio il vizietto di giocare a Monopoli comprando case con soldi che non si capisce da quale parte e come arrivino. Tra il 2002 e il 2008 ha speso quattro milioni di euro per collezionare, assieme alla moglie Susanna Mazzoleni, immobili un po’ ovunque da Montenero, a Bergamo, a Milano, da Roma a Bruxelles. Lui non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare An.to.cri (acronimo di Anna, Toto, Cristiano, i figli di Di Pietro) compagno di Silvana Mura. Siamo alle solite. Confusione di ruoli e ambiguità fra movimento e associazione con locazioni degli immobili di proprietà di Di Pietro al partito del medesimo. «Da noi c’è posto solo per candidati che oltre al certificato elettorale portano con sé anche il certificato penale», amava ripetere. Evidentemente si deve essere distratto in più d’una occasione se è vero come è vero che Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina, esponente Idv è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su appalti truccati della Acqua latina, un giro da 15 milioni di euro. In Liguria due suoi consiglieri su tre hanno avuto problemi giudiziari. Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell’Idv di Genova, è stato ammanettato in ottobre per aver lucrato sugli incassi delle multe. Andrea Proto, consigliere comunale, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto. Giuliana Carlino, consigliere comunale Idv, indagata per aver falsificato migliaia di firme.
Per corruzione è finito in cella il segretario Idv di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Vatiero. Mentre Mario Buscaino, già sindaco di Trapani, nel Luglio del 1998 è stato accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio. Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese, indagato per concussione (per anni avrebbe preteso un tot sullo stipendio da un suo autista) e truffa. A Foggia l’ex assessore ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, Orazio Schiavone, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione. Rudy D’Amico, un altro ex assessore dell’Idv, questa volta a Pescara, e rimasto coinvolto nell’inchiesta «Green Connection» sulla gestione del verde pubblico. E ancora per Aldo Michele Radice, portavoce Idv in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro il Pm ha chiesto 9 mesi per la raccomandazione di un manager sanitario.
Sorridete: perché c’è anche chi l’auto blu, pur non avendola assegnata, se la compra e utilizza lampeggiante e paletta in dotazione al Consiglio regionale. È Ciro Campana, fermato nei giorni scorsi a Napoli dai carabinieri. Campana non è un consigliere, ma un collaboratore esterno del capogruppo Idv, Cosimo Silvestro. Che abbia ancora una volta ragione Di Pietro? «Quando crescono le responsabilità, e la classe dirigente la devi trovare sul territorio - si difende - lo sa anche Gesù Cristo che ogni dodici c’è un Giuda».

Anonimo ha detto...

C'è Tonino il manettaro
che ci vuol vedere chiaro.
Se s'arrabbia, lo promette
tira fuori le manette.
Or che nel merdaio è cascato
si ritrova ammanettato!
(dal Corrierino)

Anonimo ha detto...

complimenti per il livello della discussione politica. E poi ci domandiamo perché le cose in Italia vanno male. Bella questa politica del fango e della maldicenza.

Irene

Anonimo ha detto...

p.s.: trovo che il massimo della vigliaccheria e del cattivo gusto sia attaccare una persona attraverso una persona cara, soprattutto se si tratti del figlio. Che si critichi la persona per i suoi atti, non per queslli di un altro.

Irene

Anonimo ha detto...

Politica della maldicenza:
la nemési storica.
Chi di spada ferisce ...

Anonimo ha detto...

Pare! Non se po' di', nun se po' sape'!
Che ce laveveno tutti col Berluscone. Che bastava che un giuddece li mandasse laviso deggarnzzia, che li ggiornali, lettivu, li Santori, la repubrica e lunittà che sò uguali, lo marmeneno e lo tonfeno e dicheno dalli alluntorre!
Mò che se troveno sullorlo der merdaro e che parechi ce sò cascati drento, dicheno che aho! che semo tuti nocenti e nun ciavemo corpe!
Figuramoce poi er Tonnino che cia litallia delli vallori. Lui nunnè che combinna 'e marracchele, lui le fa sollo pettelleffono!
Dicce aho! Se laffatte mi' fijo nunnè reatto! Giusto. E' e nunnè un Cristiano anca lui?

Anonimo ha detto...

complimenti: vedo che dopo millenni di evoluzione spirituale ed etica sei rimasto ancoràto alla vecchia legge del taglione, la vendetta.
Hai presente il Diritto? rappresenta proprio il superamento di tale tribale e barbarico principio, un tempo proprio delle società PRIMITIVE. Un tempo? ai posteri l'ardua sentenza

Bello, etico, di alto profilo.
Buona barbarie.

Irene

Irene

Anonimo ha detto...

SINDACO PERUGIA
DA IL GIORNALE

Il Gip ha revocato gli arresti domicialiari per D'Alfonso, ma per il magistrato "il quadro indiziario resta grave, libero perché si è dimesso".
Il segretario del Pd: "Quello che è avvenuto a Pescara è gravissimo. Esprimo a D'Alfonso che torna pienamente libero la mia soddisfazione."La vicenda ha dentro di sé gravi implicazioni".

Capezzone: "Solo ora Walter scopre gli abusi della carcerazione preventiva". "Dopo i gravi fatti avvenuti a Pescara ai danni del sindaco D'Alfonso, Walter Veltroni ha dunque scoperto che in Italia c'é un abuso della carcerazione preventiva. Ma che acuto osservatore! E quanta tempestività! Resta solo una domanda: ma Veltroni dov'era negli ultimi 15 anni? In quale Paese viveva, visto che finora da lui non è venuta una parola, una sillaba, un sospiro su tutto questo, e invece il suo Pd ha scelto di allearsi con il campione delle manette e dell'uso politico della galera, cioé Di Pietro?", polemizza il portavoce di Fi, Daniele Capezzone.

Sgarbi: "Troppo comodo, caro Veltroni, indignarsi solo dopo che la magistratura ha dato bollino verde a D'Alfonso. Solo io all'inizio ho avuto il coraggio di difenderlo. In politica essere pusillanimi non è una dote. Con questa vicenda Veltroni si dichiara del tutto inadeguato a fare segretario del Pd: non può difenderli solo quando fa comodo. Non può dissociarsi da tutti i suoi dirigenti così come ha fatto in questi giorni. Un continuo atto di sfiducia rispetto alla sua classe dirigente. Rispetto a forme di prepotenza giudiziaria il suo silenzio, da capo di partito, è stato devastante.

Anonimo ha detto...

Tutti gli intrallazzi del clan Di Pietro
di Gabriele Villa

Ma quale partito delle Mani Pulite: dal leader in giù, non si contano le inchieste e le condanne che hanno coinvolto i seguaci di Tonino. Dagli impianti elettrici ai posti per gli amici: uno per uno i favori chiesti dal figlio del leader e dai deputati Idv: E l'ex ministro sapeva. Cristiano, in una telefonata registrata con Mautone, dice: "Ora ti passo papà". Leggi: verbali 1- verbali 2
«Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente». Che c’azzecca una delle più celebri citazioni di Oscar Wilde con quello che leggerete fra qualche riga? C’azzecca, fidatevi. Pensate che, prima o poi, sarà costretto anche lo stesso Antonio Di Pietro, vessillifero dei Valori d’Italia o dell’Italia dei Valori a riconoscere che quella massima c’azzecca. Perché quei suoi Valori conclamati e sbandierati, giorno dopo giorno stanno diventando sempre più Disvalori. Colpa di scivoloni, scandali e incidenti di percorso che hanno coinvolto soldati e militanti di quello che, così annunciò Di Pietro a suo tempo, sarebbe stato il partito più pulito del Paese. Peccato che nel partito della trasparenza il primo a incespicare più volte sia stato proprio il leader maximo.
Era il febbraio di quest’anno quando Di Pietro attirò l’attenzione della magistratura di Roma per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell'erogazione di fondi pubblici. Storie di presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell'Italia dei Valori riguardo alle spese elettorali, alle movimentazioni dei conti del suo partito: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Più l'antipatica questione di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro. Fatto sta che la Procura decise di rinviare a giudizio anche la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura. Una bolla di sapone, qualcuno obietterà. Dissoltasi nell’aria all’arrivo dei prima caldi primaverili.
Continua ....

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=316687

Anonimo ha detto...

Questa è la triste storia
del povero Tonino
che si ritrova, in gloria,
nel pozzo del Bottino!

Postilla
Leader de l'Italia Valori;
più propriamente detta:

l'Italia dei Livori.

Anonimo ha detto...

Signo'
ma che centre la ventetta! che qui se tratte de er fatto che tutte le giurnale de sinistri sparaveno a destera e a manchera contro quello sceleratu de berloscone che ciacveva lu confritto denterese, no? eppoi le procese!! che tuti li momente nun faceveno ch dì che beloscone che ciaveva le processe e che quindi è un mascarpone: onno?
er fatto sta che mo' le processe che ticheno alloro nun so' armeno uguale a li rocese che so tocate allui?
E alora giù berloscone che è un mascarpone co li procese e il con fritto dele interese. scusate mavvoi sete deferenti? che quanno che toca avvoi le cose soddiverze?
Ce tonnino a detto che lu figghio suo affatto le maracchelle ma che dato che lafatte lui non sono poi tanto fettenti comme quelle che fano l'altri.
eco che me so spiegatto.

Anonimo ha detto...

FIGLI DI PAPA'
UGUALI (?)

Stessa tempra, stesse abitudini battagliere, dunque. Elio Mastella va in tv e parla subito fuori dai denti, respinge le accuse al padre, e in un celebre video che ha sbancato Youtube zittisce l'inviato delle Iene Sortino: «Io sono ingegnere a 24 anni, tu lavori in tv e sei il figlio del commissario dell'Autorithy per le comunicazioni, di che vogliamo parlare?». Uguale natura Cristiano Di Pietro: oggi si limita a dire che «mi ha travolto una valanga», ma poi basta perché tanto a rilasciare dichiarazioni ci pensa il papà Antonio.
Già, tutti uguali, questi figli di papà. A 19 anni Elio Mastella si diploma al liceo scientifico statale di Benevento. A 19 anni Cristiano Di Pietro di scientifico ha una cosa sola: la scelta della leva militare, trascorsa casualmente in polizia al tribunale di Milano, nella scorta del papà Antonio.
Arriviamo così ai 20 anni, quando Elio Mastella studia ingegneria all'università di Napoli, condivide un appartamento con cinque studenti a Fuorigrotta, 250mila lire a testa la rata d'affitto. A 20 anni Cristiano Di Pietro condivide il primo lavoro del papà Antonio, giura da poliziotto alla presenza di Saverio Borrelli e del papà Antonio, poi si stabilisce a Milano in un appartamento affittato dalla Cariplo al papà Antonio.
A questo punto ci pare chiaro che son tutti uguali, questi figli di papà. L'unica differenza, al massimo, è che Elio porta gli occhiali, e Cristiano no. Ma per il resto, stessa storia, stessi percorsi, davvero due carriere indistinguibili. A 22 anni Elio Mastella prepara la tesi ingegneristica a Bruxelles, e concepisce un logaritmo per controllare i sottotitoli dei film. A 22 anni Cristiano Di Pietro concepisce il diploma da privatista all'istituto tecnico di Pratola Peligna, voto 39 su 60, prova finale a porte chiuse per motivi di sicurezza, d'altronde è il figlio del papà Antonio.
Potremmo continuare all'infinito: due vite equivalenti in tutto e per tutto. Ma proseguiamo: a 25 anni Elio Mastella si laurea in Ingegneria Elettronica a Napoli con il massimo dei voti. A 25 anni Cristiano Di Pietro si sposa con il massimo del giubilo, in presenza del questore di Bergamo e del papà Antonio, con annessa festa nella masseria del papà Antonio, non lontano dall'attico di 173 metri quadri dove andrà ad abitare, ovviamente un regalo del papà Antonio.
E ancora. A 26 anni Elio Mastella fa il pendolare, lavora nell'azienda Selex, e percorre ogni giorno 48 chilometri. A 26 anni Cristiano Di Pietro percorre invece la strada verso casa, perché pur essendo poliziotto di prima nomina, viene magicamente trasferito in un baleno dalla Lombardia a Vasto, a due passi da papà Antonio.

da il Giornale

Anonimo ha detto...

ROMA — «Se avessi fatto io quel che ha fatto il figlio di Di Pietro? Non oso pensare cosa sarebbe successo. Invece per molto meno mia moglie Sandra è stata arrestata, e io ho dovuto lasciare il ministero della Giustizia, il partito, la carriera politica. Le nostre "non raccomandazioni", per altro presuntive, molto presuntive, non sono mai andate a buon fine. Dalle mie parti si direbbe: cornuto e mazziato. Invece quelle di Di Pietro junior erano raccomandazioni reali, vere, e realizzate. E' difficile, per il provveditore alle opere pubbliche, dire no al figlio del proprio ministro. Ha letto le intercettazioni? "Siccome è amico tuo, gli diamo il 10% invece del 7...". Eppure il padre è ancora al suo posto, e il figlio pure. Mica voglio l'arresto per Cristiano Di Pietro, per carità. Sono perdonista con tutti. I figli so' piezzi 'e core. Ma sia chiaro: tutti i figli, non solo i figli di. Siamo davanti a un vero e proprio doppiopesismo giudiziario. Mia moglie, e tanti miei amici, sono stati arrestati forse perché non erano figli di papà...».
DAL corriere d s

Anonimo ha detto...

di Roberto Scarpinato
(Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Palermo)


da Corriere Economia del 22 dicembre 2008


Il discorso pubblico sulla corruzione continua a restare arenato, tranne poche eccezioni, nelle secche dell’abusato clichè della questione morale e degli appelli a una volenterosa autocorrezione.

Eppure la storia mostra come la cosiddetta questione morale italiana si protragga ininterrottamente dagli albori dello Stato unitario.

Ben altri sono i rimedi necessari.

Nel 1893 il famoso crac della Banca romana che coinvolse circa 150 tra parlamentari, ministri, palazzinari, banchieri e giornalisti di grido, mise in luce come l’incapacità di autoregolazione della nomenclatura del tempo potesse innescare il rischio di default del Paese.

In quella circostanza fu necessario correre ai ripari mediante l’istituzione della Banca d’Italia, alla quale, con sano realismo fu assicurato nel tempo uno statuto di indipendenza dalla politica.

Allo stesso rischio il Paese fu esposto quando, dopo il crollo della prima Repubblica, ci si rese conto che la corruzione aveva generato un indebitamento tra i 150 mila e 250 mila miliardi, contribuendo a portare il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo dal 60% del 1980 al 118% del 1992, con un deficit di bilancio all’11 per cento.

Nella costante incapacità di autocorrezione del sistema, fu ancora una volta un’istituzione indipendente, la magistratura, a svolgere una funzione di salvaguardia interna, fermando la folle corsa alla vigilia di una deriva argentina, come attestò pubblicamente il governatore della Banca d’Italia.

In quel clima di emergenza democratica fu il governo tecnico Ciampi a porre le premesse per riagganciare il vagone Italia alla locomotiva Europa.

Tornando ad oggi, i più autorevoli studi economici hanno posto al centro delle loro analisi l’Italia come uno dei casi da analizzare per quantificare gli effetti distorsivi della corruzione sulle dinamiche macroeconomiche: divaricazione progressiva della forbice tra Nord e Sud in relazione al diverso tasso di corruttibilità della governance; percentuale degli interessi sul debito pubblico dovuti all’onere della corruzione; disaffezione di investitori stranieri per i titoli di Stato italiani; sperpero di fondi comunitari; effetto leva della forbice tra ricchi e poveri, tre volte superiore al resto d’Europa, e via di seguito.

Conclusione degli studiosi: nelle fasi di espansione del ciclo economico, il sistema è in grado di assorbire e metabolizzare tali oneri macroeconomici, così come avvenne negli anni del boom.

Nelle fasi di recessione come l’attuale, il costo globale della corruzione incrementa il rischio di collasso economico.

Se questo è il quadro globale, si può comprendere come quel che sta accadendo sia ben di più che una Caporetto dell’etica pubblica; è il segnale di un pericolo di cedimento strutturale della casa comune, che imporrebbe una brusca inversione di rotta rispetto al sistematico indebolimento di tutti gli argini che ha caratterizzato l’ultimo quindicennio della stagione politica, tornando a rafforzare tutti i meccanismi di controllo.

Purtroppo, è desolante dovere prendere atto che l’agenda politica è invece fitta di iniziative di segno contrario.

Basti ricordare, per citare solo quelle più eclatanti, la proposta di sottrarre alla magistratura il potere di avviare le indagini per riservarlo esclusivamente alle Forze di Polizia, la cui progressione in carriera, a differenza che per i magistrati, è sostanzialmente nelle mani di vertici governativi e, quindi, della politica.

Se si tiene conto che i procedimenti in materia di corruzione, come dimostrano anche i casi alla ribalta della cronaca, coinvolgono uomini molto potenti del mondo politico ed economico, si possono coltivare serie perplessità sul futuro riservato a tali indagini.

E ancora si ponga mente alla proposta di vietare le intercettazioni per tutti i reati con pena inferiore ai dieci anni, tra i quali rientrano tutti i casi di corruzione, le truffe ai danni dello Stato e la stragrande maggioranza dei reati di colletti bianchi che determinano gravi ricadute economiche e sociali collettive.

Poiché l’esperienza sul campo dimostra come solo le intercettazioni riescano a penetrare l’omertà blindata e trasversale che permea il mondo della corruzione, si può ben comprendere che rinunciare a tale insostituibile strumento di indagine contribuirebbe al disarmo pressoché totale dello Stato e ad affievolire la speranza che dopo la disfatta di Caporetto vi possa essere la rivincita di Vittorio Veneto.


Irene

Anonimo ha detto...

Le intercettazioni sono necessarie, ma il RESPONSABILE della loro custodia, in caso di diffusione di queste tramite stampa o altro, deve rispondere PENALMENTE del suo operato. E non deve essere ammessa nessuna giustificazione.
Detto ciò, secondo me, le intecettazioni sono un utile strumento di indagine.
L'Innominato

Anonimo ha detto...

infatti, secondo la nostra Costituzione, essendo il magistrato un pubblico ufficiale, RISPONDE PENALMENTE DEL PROPRIO OPERATO.

Irene

Anonimo ha detto...

per L'Innominato
mi permetto di riproporre un mio prcedente intervento sultema della responsabilità della custodia delle intercettazioni.
Fammipure sapere cosa nepensi, fossero anche severe critiche ! :-)

cari saluti, Buon Anno Nuovo!

sono d'accordo sul fatto che la pubblicazione di brani di intercettazioni sui giornali è da regolamentare meglio, sopratuttto intervenendo più rigorosamente sui responsabili delle fughe di notizie e facendo in modo che l'ordine dei giornalisti faccia il proprio dovere, censurando chi non compie il proprio dovere con correttezza e professionalità. Chi indaga, ossia il PM, è sempredanneggiato da queste fughe di notizie, e a meno che non sia masochista, non è certo felice di vedere vanificato il lavoro di anni. Responsabile potrebbe essere chiunque, spesso l'avvocato difensore dell'imputato che, una volta caduto il segreto istruttorio, può diffondere frammenti di notizie ricavate dagli atti per aumentare il livello dello scontro. responsabile potrebbe essere anche un poliziotto, un carabiniere infedele, che venuto a conoscenza di atti riservati li trasmette a giornalisti poco seri per guadagnare. Un altro fatto sconcertante è che TUTTE LE PROCURE d'Italia sono obbligate ad esternalizzare il servizio a un'unica ditta ESTERNA, che si trova a gestire informazioni preziosissime e riservatissime. Non le sembra assurdo e pericolosissimo che le intercettazioni vengano effettuate al di fuori delle caserme e delle Procure? Questo fa lievitare i costi e permette quelle continue fughe di notizie che spesso, comunque, riguardano fatti già notificati all'indagato, essendo caduto il segreto istruttorio, quindi la pubblicazione è perfettamente legale. Non è invece corretto da parte di certi giornalisti manipolare le informazioni e riportarle per brevi frasi, decontestualizzate.Ma questo è un problema che riguarda l'ordine dei giornalisti, che non sanziona duramente dal punto di vista disciplinare chi disattende il codice etico dei giornalisti. Ripeto, il PM ( e la vicenda di De magistris insegna), è solo danneggiato da questo meccanismo, e per di più viene puntualmente accusato di essere il responsabile quando gli attori di queste vicende sono numerosi.Si dovrebbe intervenire su questi aspetti, non punire sempre e solo i magistrati che fanno il loro dovere.

Irene

Anonimo ha detto...

(continua)per chi volesse saperne di più sul CNAG, centro nazionale autorità giudiziaria, un centro PRIVATO controllato e gestito da Giuliano Tavaroli, responsabile della sicurezza della Telecom-Pirelli, che conserva le intercettazioni di TUTTE le procure d'Italia dal 2003, ecco un interessante articolo del 2005 a firma di Peter Gomez.
Ciao a tutti, vi saluto

http://www.kryptoline.com/pag/ArticoloEspresso.pdf

Irene

19 dicembre, 2008 11:44


Anonimo ha detto...
"Il guaio è che qualche problema l'ha creato anche TELECOM quando ha voluto creare, alla fine del 2003, un Centro unico nazionale per le attività per conto dell'Autorità giudiziaria a Milano CNAG; qui ha concentrato organizzativamente e funzionalmente tutte le intercettazioni che PRIMA ERANO ESEGUITE A LIVELLO PROVINCIALE, quando c'erano le singole agenzie su base provinciale (e successivamente a livello regionale).

In pratica, le intercettazioni continuano a essere richieste dai singoli magistrati locali, che agiscono autonomamente come prevede l'ordinamento giudiziario, ma poi vengono GESTITE DA UN UNICO CENTRO, dallo stesso personale, DIRETTO DA UN DIRIGENTE TELECOM; quest'ultimo prima era un ex vicequestore della Polizia di Stato ma, improvvisamente e senza una ragione chiara, e' stato sostituito da un ex sottufficiale dei Ros, addetto alla sicurezza personale dello stesso TRONCHETTI PROVERA.
Telecom Italia ha giustificato la creazione di un unico centro sia per ragioni di costo sia di sicurezza e di garanzia del segreto: in passato, soprattutto al Sud, si erano verificati casi di dipendenti infedeli (poi scoperti e licenziati) che avevano rivelato intercettazioni in corso alla criminalità.

In realtà è molto discutibile proprio SOTTO IL PROFILO DELLA SICUREZZA che TUTTE le intercettazioni d'Italia siano seguite nello STESSO POSTO E DALLE STESSE PERSONE: a questo proposito, lo stesso Garante della Privacy Franco Pizzetti (personalità molto indipendente, che ha aperto un'indagine sulle modalità delle intecettazioni da parte delle società telefoniche) potrebbe avere dei rilievi non formali da fare".


dal sito www.socialpress.it, estratto dell'articolo intitolato "il grande orecchio di telecom"

Irene

Anonimo ha detto...

l'opinione pubblica ha il diritto di essere informata sull'operato dei suoi rappresentanti. La stampa in ogni democrazia che si rispetti ha sempre svolto la funzione di controllo del potere. Se voglio esercitare pienamente e consapevolmente il mio diritto di voto, devo essere INFORMATA.

Irene

Anonimo ha detto...

Il proble delle intercettazioni è tutto qui: istituire un unico magistratom responsabile che risponda della diffusione illegale delelle medesime.
Inutile cercare altre fonti. L'unica fonte è il "custode" che deve fare in modo di evitare le fughe di notizie.
Guarda un po': a molte persone la strillata giornalistica è pervenuta prima dell'avviso di garanzia. E questo deve essere assolutamente vietato. E quando una notizia è sotto la protezione della riservatezza dovrebbe risponderne anche il giornalista.

Anonimo ha detto...

istituire un magistrato unico...


già, magari eletto dal potere politico, come si vorrebbe fare con questa bella riforma...così ci dirà lui qali indagini fare e quali no. E in ogi caso, con questo problema la limitazione a reati puniti con un massimo di 10 anni non risolve affatto il problema, garantisce solo l'impunità della csta politica.

ciao,
Irene

Anonimo ha detto...

Dieci mesi fa Antonio Di Pietro avrebbe pressato il governatore Bassolino chiedendo un assessorato per l’Idv. E per quel posto avrebbe fatto una rosa di nomi, tra i quali anche quello di Mario Mautone. L’ultima sorpresa sull’«affaire Di Pietro» l’ha rivelata ieri il quotidiano il Mattino, senza ricevere smentite dalla Regione. Un colpo di scena che mette in una luce nuova i rapporti tra il leader Idv e l’ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, ai domiciliari da metà dicembre

continua

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317763

Anonimo ha detto...

Così Di Pietro ha creato la sua Italia del mattone

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=319529

.....

Il business del mattone frutta: in 7 anni Tonino ha investito 4 milioni di euro, e al netto dei mutui da estinguere ne ha incassato uno dalle vendite. Il fiuto per gli affari è chiaro, l’origine dei soldi investiti meno: di Pietro infatti dichiara al fisco meno di 200mila euro l’anno. E giura di non aver mai usato un euro del denaro dell’Idv.


!!!!!!!!!!!??????!!!!!

Italia dei LAVORI! (nel cantiere edilizio).
Italia da Lavare. Dai Livori.
Italia da Levare.

Anonimo ha detto...

VIENI AVANTI, TONINO – DI PIETRO RISPONDE ALLA LETTERA APERTA DI “LIBERO” CHE LO INVITAVA ALLA TRASPARENZA. E L’EX PM SPIEGA TUTTO, SUI SOLDI ALL’IDV E SULLE SUE CASE, CON DOCUMENTI A SOSTEGNO – “è GIUSTO RENDERE CONTO ALL’OPINIONE PUBBLICA”…
Lettera di Antonio Di Pietro a "Libero"

Caro direttore, eccomi.
Ieri Lei dalle pagine di Libero mi ha chiesto due spiegazioni e mi ha dato un consiglio. Cominciamo dal consiglio che era il seguente: «La sollecito a darci prova della sua trasparenza e affidare i milioni del finanziamento ad un collegio di ragionieri eletti nel suo partito». Mi pare proprio un buon consiglio, la ringrazio e mi attivo immediatamente.
Ho oggi stesso disposto la modifica dello Statuto che ora prevede che tutte le finanze del partito e tutti i contributi elettorali (sia futuri che pregressi beninteso) siano gestiti non più dai soci originari che hanno dato vita al partito ma dall'intero Ufficio di Presidenza dell'Italia dei Valori che è composto da 7 persone, individuate non nominativamente ma - pro tempore - per il loro ruolo, la loro funzione e la loro elezione: il Presidente del partito, il Capogruppo alla Camera, il Capogruppo al Senato, il Portavoce nazionale del partito, il Tesoriere, un rappresentante degli eletti nelle Regioni (da loro nominato) ed un esperto contabile nominato dall'Ufficio di Presidenza stessa (su proposta dell'Esecutivo nazionale di Idv che è il massimo organo assembleare del partito).

Provi a visionare gli Statuti degli altri partiti e vedrà che tutti hanno adottato - specie all'inizio della propria attività - misure di cautela per evitare l'assalto alla diligenza (come peraltro "Libero" ne ha dato atto proprio ieri, informandoci delle beghe interne fra Margherita e Ds per la suddivisione dei rispettivi fondi e beni). Ho già preso appuntamento per domani da un notaio di Bergamo (che conosce pure Lei) per la relativa stesura notarile. Appena sottoscritto Le invierò in anteprima copia del nuovo Statuto di Idv: se ha qualche ulteriore consiglio da darci le sarei davvero grato e provvederò di conseguenza.
Le due domande

E veniamo, caro direttore, alle due domande che mi ha posto e che possono essere così riassunte: come sono stati gestiti i contributi ricevuti finora da Italia dei Valori e come "è la storia dei 10 appartamenti" che avrei acquistato. Rispondo subito, inviandole a parte la relativa documentazione per le verifiche che riterrà opportune effettuare.

Idv non riceve finanziamenti da imprenditori o sponsor che sia (da noi non troverà i Romeo di turno). Riceviamo invece - come tutti gli altri partiti che hanno rappresentanza parlamentare - i finanziamenti pubblici previsti dalla legge. Sono tanti. Per noi e per gli altri (ed infatti nella scorsa finanziaria abbiamo chiesto inutilmente al Parlamento di dirottarli a favore degli ammortizzatori sociali).

Essi vengono introitati da Idv tutti ed esclusivamente sui 2 conti correnti della tesoreria dell'Italia dei Valori (che sono il c/c n.ro 10633 aperto presso la Banca S.Paolo di Napoli - ag. 1 Montecitorio ed il c/c n.ro 29695 presso il Credito Bergamasco di Bergamo) e da questa utilizzati solo ed esclusivamente per esigenze del partito e della sua azione politica (come, da ultimo è avvenuto per la raccolta delle firme per promuovere il referendum contro il Lodo Alfano). Inoltre riceviamo le quote di partecipazione dai nostri iscritti, dai nostri parlamentari e dai nostri eletti e amministratori.
Infine riceviamo gli interessi attivi del denaro che rimane parcheggiato in banca fino al suo utilizzo. Più in concreto finora abbiamo incassato - dal giorno in cui ci siamo presentati alle elezioni la prima volta nel 2001 e fino a tutto il 2007 - contributi pubblici per 19.908.596 euro (come da distinta allegata alla presente), a cui si devono aggiungere ulteriori 761.909,00 euro a titolo di interessi attivi e per contributi dagli aderenti ed eletti del partito.

Di converso, abbiamo speso a tutto il 2007 Euro 16.233.853 (come da copia dei bilanci che pure allego alla presente). Il nostro partito, quindi, non solo non ha debiti ma è in attivo di euro 4.436.652, somma che trovasi depositata presso le due banche predette, sempre, solo ed esclusivamente su conti di Idv, come può rilevarsi dai relativi estratti conto.

Per l'anno 2008 appena trascorso, la stesura del bilancio è in corso (per noi come per qualsiasi altro partito o ente o azienda) e verrà pure esso reso pubblico nelle forme e nei tempi previsti dalla legge. Come noto, infatti, tutti i bilanci del partiti devono essere regolarmente pubblicati in giornali a tiratura nazionali.

Quelli di Idv, peraltro, sono sempre stati (e lo sono ancora) visionabili alla voce "Bilanci e Finanze" sul sito del partito italiadeivalori.it. Comunque - e ad ogni buon conto - glie ne invio copia (specificandole fin d'ora che quest'anno chiederò di pubblicare proprio su Libero il bilancio 2008, come previsto per legge, se Lei me lo permetterà).

Specifico che i bilanci annuali dell'Italia dei Valori sono sempre stati tutti regolarmente approvati dall'Organo di controllo del Parlamento, come rilevasi esemplificativamente dalle attestazioni del Presidente della Camera dei Deputati per gli anni 2001-2002-2003-2004-2005-2006-2007 che le invio a parte.

Specifico anche che la Corte dei Conti - a cui spetta per legge approvare i Conti consuntivi delle spese elettorali dei partiti - nel referto trasmesso al Presidente della Camera sui consuntivi presentati dalle formazioni politiche ha finora sempre approvato i rendiconti presentati dall'Italia dei Valori.

E veniamo alla "storia dei 10 appartamenti" (che poi non sono dieci, perché se ne vendi uno per comprarne un altro con i soldi del primo, non ne hai due ma sempre uno). È vero che qualcuno negli anni passati ha alluso ad un utilizzo indebito da parte mia dei rimborsi elettorali, ma - come potrà prendere atto leggendo il decreto del Gip di Roma n.4620/07 del 14.03.2008 che le invio integralmente - non solo è stata disposta nei miei confronti - su conforme richiesta del pm - l'archiviazione perché il fatto non sussiste ma addirittura sono stati rimessi gli atti alla Procura per la valutazione circa il reato di calunnia nei confronti del denunciante.

TUTTI GLI IMMOBILI

Ma, potrebbe obiettare lei e giustamente: d'accordo, la gestione della tesoreria di Italia dei Valori sarà pure corretta ma i soldi per gli appartamenti dove li hai presi? Ecco, allora, l'elenco delle mie proprietà, il loro valore di acquisto e la provenienza dei relativi fondi.

A Montenero di Bisaccia sono proprietario di una azienda agricola (lasciatami in eredità da mio padre e mia madre) con circa 15 ettari di terreno e casa colonica annessa (che ho ben ristrutturato a mie spese, con i fondi (e le pietre) provenienti proprio dall'azienda: produco in proprio, infatti dalla morte di mio padre (1987) soprattutto, olio e grano (quest'anno oltre 400 quintali);

A Curno, in provincia di Bergamo ho una villetta a schiera in via Lungobrembo 62, acquistata alla fine degli anni '80 e quindi per definizione con soldi non del partito (che, come noto è stato fondato nel 2000 ed a cui i primi contributi sono cominciati ad affluire nell'autunno del 2001).

Sempre a Curno, in via Lungobrembo 64 (contigua alla precedente) vi è una vecchia casa con giardino, di proprietà di mia moglie che l'ha comprata nel 1985 per 38 milioni di vecchie lire e che è stata dalla stessa (e con il mio contributo, anche manuale) ristrutturata nel 1986 (e quindi in epoca anch'essa non sospetta). È il luogo dove siamo andati a vivere dopo sposati.

A Bruxelless sono comproprietario di un piccolo appartamento in via Scarabee 3, acquistato nel 1999 per 204 milioni di vecchie lire (di cui la metà con prestito bancario della Bbl di Bruxelless, sede del Parlamento europeo) quand'ero parlamentare europeo (ed a tal fine). Anche questo immobile è stato acquistato in epoca precedente alla costituzione di Idv.

A Bergamo sono proprietario di un appartamento in via Locatelli, da me acquistato, a seguito di gara pubblica, ad un'asta indetta dalla Scip per conto dell'Inail in data 10 novembre 2004 (rogito 16.03.2006) per euro 261.661,00 oltre spese e tasse. Non sono invece proprietario di alcun altro immobile in tale città, come invece pure era stato scritto. Vi sono invero lo studio e la casa di mia moglie (che, come Lei sa, fa l'avvocato da una vita e fa parte di una famiglia benestante di avvocati e prima di notai che Lei, gentile direttore, essendo di Bergamo, credo conosca molto bene).

LA SOCIETA' ANTOCRI


A Milano ho comprato nel 2004 (tramite la società Antocri) un appartamento in via F. Casati 1/a, per euro 614.500,00, di cui 300.000,00 con mutuo Bnl ed il resto con parte dei fondi provenienti dalla vendita di due appartamenti di mia proprietà che avevo a Busto Arsizio (acquistati nel 1999 - e quindi sempre in epoca antecedente alla costituzione di Idv - per lire 845.166.00 lire e rivenduti nel 2004 per 655.533,46 euro). Gli atti notarili sono a sua disposizione.

Quanto alla provenienza dei fondi per acquistare gli appartamenti di Busto Arsizio, non me ne voglia ma lei dovrebbe ricordarla bene essendo stata una delle persone che vi hanno in qualche modo contribuito (ricorda i 400 milioni di lire che l'editore de "Il Giornale" (ove egli faceva all'epoca il direttore responsabile) mi versò, a titolo di risarcimento danni con assegno circolare? All'epoca peraltro furono in molti a versarmi denaro per risarcirmi dei danni provenienti da articoli di giornali ritenuti diffamatori dai giudici o comunque, in via di transazione bonaria).

L'altra parte dei soldi provenienti dalla predetta compravendita li ho usati per acquistare (tramite la società Antocri) a Roma nel 2005 un appartamento in via Principe Eugenio per euro 1.045.000,00 (il resto della provvista è stato reperito da un mutuo bancario Bnl di 400.000,00 euro e dai miei risparmi di cui in appresso). Tale immobile è stato rivenduto nel 2007 a 1.115.000,00 e con la relativa provvista, una volta estinto il mutuo, ho comprato l'anno scorso una casa ai miei due figli più piccoli a Milano, in zona Bovisa, per studiare.

Ho anche aiutato mio figlio maggiore, con donazioni in denaro (per un totale di circa 80 mila euro) in parte quando si è sposato ed in parte quando sono nati i suoi tre figli trigemini. Soldi che egli, coscienziosamente ha utilizzato per pagare l'anticipo di una casa a Curno quando abitava lì e che poi ha rivenduto ricomprandosi - a minor prezzo - casa a Montenero, quando si è trasferito al paese natio.

Sempre a Roma, sono attualmente proprietario dell'appartamento di via Merulana, ove abito quando mi reco lì per ragioni legate al mio lavoro di parlamentare. L'ho comprata, nel 2001 - e quindi ancora una volta prima dei rimborsi elettorali confluiti in questi anni al partito - per 800 milioni di vecchie lire (di cui, come al solito, parte in mutuo).

Queste sono - o sono state - le mie proprietà. Mi si dirà: d'accordo hai fatto delle compravendite ed hai stipulato dei mutui, ma per il resto dove hai preso i soldi? Ebbene, i miei redditi - pubblici e che possono essere consultati presso il sito della Camera dei Deputati e del Senato - ammontano dal 1996 ad oggi ad oltre 1.000.000,00 di euro (al netto delle tasse), come da tabella riepilogativa che le invio a parte.

A tutto ciò devono aggiungersi ulteriori rinvenienze attive, tra cui una donazione mobiliare per circa 300 milioni di vecchie lire ricevuta nel 1996 dalla contessa Borletti (i fatti sono notori in quanto hanno riguardato come beneficiari anche altri personaggi pubblici) e - come detto - plurimi risarcimenti danni ricevuti (da me e dai miei familiari) per circa 700.000,00 euro negli anni in relazione alle varie diffamazioni subite nel tempo nonché i frutti dell'azienda agricola e dei relativi cespiti immobiliari lasciatimi in eredità dai miei genitori dopo la loro morte.

LA FORMICHINA
Tutto qui. Alcuni giocano, altri speculano, altri evadono le tasse, altri ancora girano il mondo o se la godono e si divertono. Io ho preferito e preferisco fare la formichina, come mi hanno insegnato i miei genitori, risparmiando ed investendo i guadagni in immobili (almeno questi non ti mandano sul lastrico, come è successo per le azioni e speculazioni in borsa!).

Mi scuso per la prolissità e - se necessario - sono ancora e sempre pronto a fornire tutte le risposte che riterrà necessarie. Con Lei, caro direttore lo faccio volentieri per tre ragioni: primo perché sono certo della sua buona fede e del suo sacrosanto diritto di pormi le domande che mi ha posto; secondo perché sono convinto che ogni personaggio pubblico deve rispondere nel merito alla pubblica opinione (ed agli organi di informazioni indipendenti come "Libero"); terzo, perché è cominciato il nuovo anno e voglio avvicinarmi alla terza età nel migliore dei modi.

Buon anno a lei ed ai suoi lettori!



interessante Tonino...soprattutto
"(ricorda i 400 milioni di lire che l'editore de "Il Giornale" (ove egli faceva all'epoca il direttore responsabile) mi versò, a titolo di risarcimento danni con assegno circolare?"

altra querela contro il GIORNALE del pregiudicato Paolo Berlusconi? me lo auguro di cuore! con tutte le ca°°ate che sparano ci sarà da divertirsi

Anonimo ha detto...

Tutto quello che Di Pietro non dice sulle sue case di Filippo Facci - ore 09:51 126 commenti
L’antico vizietto di Di Pietro: appartamenti in omaggio da imprenditori E per costruire la sua villetta fu necessario un provvidenziale crollo. Nonostante il divieto comprò un casolare diroccato e lo ristrutturò.
...

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=319813