La vicenda che coinvolge Piero Marrazzo ha spetti politici che non devono essere oscurati da quelli scandalistici. Dopo avere letto la notizia, avere saputo del presunto video, dei quattro carabinieri e dell’eventuale ricatto, stavo buttandomi a scrivere, di getto e senza imbarazzo, un pezzo che poteva intitolarsi: “Dalla parte di Marrazzo”.
Perché c’è un limite all’uso politico delle inchieste giudiziarie, che in questo caso non riguardano il politico ma altri soggetti, c’è un limite all’uso politico delle servate da postribolo, c’è un limite al diritto di pubblicare tutto. E si tratta di limiti già abbondantemente superati. Solo che ho dovuto raffreddare lo slancio e ragionare sul seguente fatto: anche per altri si è trattato d’inchieste giudiziarie che non li riguardavano direttamente, anche per altri erano echi del materasso, e per questi altri s’è pubblicato tutto, compreso il sesso sventolante di un governante estero. In quei casi, dov’era il politico Piero Marrazzo, per giunta giornalista di lungo corso e vasta esperienza?
E c’è di più. Avrei voluto assistere alla caccia al filmato, tanto più che se taroccato avrebbe tolto il dubbio a tutti, avrei voluto constatarne la presenza sui siti che hanno diffuso gli altri. Non lo avrei visto, come non ho visto gli altri, perché non è il caso di abbassarsi. Ma avrei criticato quelle pubblicazioni, come ho criticato le altre. Oggi, invece, mi tocca constatare un male ancora più profondo del fanatismo da tifoseria, ovvero la doppiezza morale, il doppiopesismo scandalistico.
Non solo. Nel caso di Marrazzo, anche se fosse vero quel che lui assicura essere falso, non c’è alcun reato da lui commesso. Anche per altri, non c’era alcun reato commesso. Ma se fosse vero che è stato tentato, anche solo tentato, un ricatto, se fosse poi vero che l’estorsione è andata a segno, in quel caso il reato ci sarebbe eccome, e Marrazzo ne sarebbe la vittima. Solo che una persona con funzioni istituzionali, un pubblico ufficiale, ha il dovere civico e l’obbligo giuridico di denunciarli i reati, non potendoli tenere per sé. E, se questo fosse lo scenario, leggerò mai dieci domande di Repubblica, destinate a conoscere il perché di questa grave omissione?
Marrazzo ha detto una cosa evidente: si colpisce la persona per indebolire il candidato politico. E’ vero, quella è la conseguenza, anche se non necessariamente la causa. Perché, però, una simile affermazione è irricevibile e additata al pubblico ludibrio se si trova sulla bocca di altri. Ancora oltre: se il filmato non c’è, il ricatto non c’è, l’estorsione non c’è, il festino meno che mai, se non c’è nulla di tutto questo, chi è che colpisce la persona per indebolire il candidato? Se Marrazzo si riferisce all’inchiesta farebbe bene a dirlo chiaramente, altrimenti siamo alle mezze parole ed alle allusioni.
Tutto questo non sarebbe in questi termini se il politico Marrazzo, come con costanza e senza distinzioni di schieramento facciamo noi, da molti anni, avesse trovato il tempo ed il modo di dire che l’andazzo della diffamazione collettiva porta solo alla perdizione politica. Invece se n’è guardato bene, sicché la sua reazione di oggi è tutta incentrata su quel che è capitato a lui. E’ umano, lo capisco, ma è il contrario di quel che dovrebbe fare chi crede che la politica sia un servizio alla collettività, e non solo la soddisfazione delle proprie, pur legittime, ambizioni.
L’articolo in difesa di Marrazzo lo scrivo lo stesso, dunque e, dal punto di vista personale, non ho difficoltà ad esprimergli la mia solidarietà. Ma ho il dovere di accompagnarlo con una critica severa al modo in cui ha interpretato la sua funzione politica, al lungo tempo passato senza accorgersi che la macchina infernale delle inchieste giudiziarie usate a fini politici può massacrare chiunque. Lui compreso.
Questo nel caso siano vere le sue smentite, come ho il dovere di credere che siano vere. Nel caso opposto, però, scrivemmo, per altri, che la condotta privata ha rilievo pubblico, quando si è chiesto il voto dei cittadini e li si rappresenta. Scrivemmo che chi rappresenta tutti non può e non deve pensarsi come la media dei vizi collettivi. Gli eletti, non solo in termini divini, hanno il dovere d’essere migliori. E una cosa cui sono tenuti è la coerenza. Ricordate la saggia canzone di Fabrizio De Andrè (La città vecchia)? che descriveva un vecchio professore nel salire le scale verso la camera con prostituta: “quella che di giorno chiami con disprezzo: pubblica moglie/ quella che di notte stabilisce il prezzo, alle tue voglie”. Questa ipocrisia non è mai giustificabile, ma per chi ha un ruolo politico non è ammissibile. Se ritiene accettabile quel comportamento, il politico ha il dovere di sostenerlo per tutti, non solo per sé. Né cambia alcunché, ove al posto di Bocca di Rosa si trovi Bocca di Rosario.
Non ci penso neppure ad erigermi guardiano della morale, che mi fanno orrore quanti praticano questo sport. Solidarizzo con Marrazzo, personalmente, anche se la storia fosse vera, al netto di tutte le altre considerazioni. Ma la coerenza è parte della morale politica, e non è derogabile.
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26 commenti:
Bene! Chi la fa l'aspetti| per mesi ci hanno subissato di tutto e di più sul presidente del cons. e adesso tutti zitti, e la privacy? Ma guarda adesso c'è la privacy! Tutti solidali col collega Marrazzo eh! Di Pietro ieri che lo difendeva pubblicamenter senza sapere nulla e sosteneva macchinazioni politiche. Che si vergognino!!!
più che Marrazzo , m arazzo m arizzo oppure m arrapo.
mi manda rai-trans
che bello andare a puttane
che bello andare a trans
Bene condivido.
E adesso dimissioni di Marrazzo e dimissioni di Berlusconi.
no puttane è più normale
mentre trans è più da pervertiti
Marrazzo fatto bene a dimetterti
Berlusconi sei il nostro eroe, silvio silvio silvio silvio
ole ooooo
ole ooooo
tutti a mignotte tu tuttututtu
tutti a puttane con SIlvio e Giampy
Fino ad adesso Marrazzo non si è dimesso, si è autosospeso lasciando l incarico al vice, probabilmente fino a marzo per le elezioni.
Le dimessioni sono una bufala bella e buona.
Naturalmente può anche succedere ma le differenze con Berlusconi sono evidenti.
L’ultima balla di sinistra: Piero come il premier
Chi di puttana ferisce, di trans perisce. Sic trans(it) gloria mundi. «Così passa la gloria di questo mondo». Mesi di puttanate per far dimettere il premier e poi ti spunta il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, costretto ad (…) autosospendersi perché travolto dal videoharddei ricattatori, che l’hanno filmato con trans e cocaina.ERepubblica, Annozero, conduttori più o meno impegnati, moralisti a gettone e quel che resta della sinistra hannovisto sbianchettare tutte le loro domande. Una realtà inaccettabile. Ed è subito partita la disinformazione. Prima abbozzando l’ipotesi diuncomplotto, pistaimmediatamente abbandonata per non cadere nel ridicolo, quindi elaborando una tesi molto più credibile e subdola, tanto che anche una professionista seria come l’Annunziata non ha avuto remore a spacciarla ieri in Rai: Piero Marrazzo si è dimesso, Silvio Berlusconi no. L’ultima novità nella letteratura del doppiopesismo italiano è questa sonora balla partorita dagli antiberlusconiani alla canna del gas.SecondoRosyBindi, Piero Marrazzo è addirittura un virtuoso da additare all’esempio pubblico, un campione di stile, altro che Silvio Berlusconi. Dispiace che per sostenere queste tesi gli spregiudicati politici e opinionisti del centrosinistra gettino nel tritacarne la vita di unuomogià in difficoltà, lo strumentalizzinoquandodovrebbero lasciarlo in pace.Mavisto che a loro piace lo sciacallaggio, dovremo parlarne anche noi. Innanzitutto Piero Marrazzo nonsi è dimesso. Purtroppo, per lui, non l’ha fatto, è stato esonerato, imprigionato in un limbo dalla vocazione cannibalesca della sua stessa maggioranza. Il suo partito sa che è un uomo distrutto ma non può farlo dimettere, non può consegnarlo alla pacedellasua riflessione interiore perché gli serve.Ecosì per salvare tre mesi di stipendio ad assessori convinti che dopo lo scandalo verranno spazzati via, si approfitta della debolezza di Piero Marrazzo e si inventa la favola dell’autosospensione. Il secondo motivo è che non esiste alcun paragone possibile tra Silvio Berlusconi e PieroMarrazzo. Il governatore del Lazio ha commesso un reato serio per un uomo pubblico, forse anche due.Eanche anonvoler indagare sulla modica quantità di coca che era l’ingrediente del suo sfortunato festino, sono i suoi stessicompagnidi partito a essere severi su quella grave debolezzachenessunuomodelle istituzioni può permettersi: contrattareconchi lo ricatta, pensare che con un assegno si possano rimettere a posto i conti con una banda di presunti estorsori. Con l’aggravante, nel suo caso, di aver pagato, e quindi corrotto, dei pubblici ufficiali. Senza contare il peculato per avere usato in modo improprio l’auto blu di servizio. Per questo, e non per qualche pruderia, Piero Marrazzo se ne va. Perché non si può amministrare la cosa pubblica se si è disposti alla trattativa con chi viola la legge.Daunuomodelle istituzioni ci si aspetta che combatta l’illegalità,nonche l’alimenti. E allora la domanda è sempre la stessa: quale sarebbe il reato di Silvio Berlusconi? Inconsapevole, per ammissioni delle stesse parti interessate, del fatto che qualcunoportasseacasa suadelle escort, assolutamente lontano da qualunquesostanza stupefacente, abituatodaannia difendersi da qualsiasi ricatto politico, giudiziario e umano. In che cosa dovrebbe essere simile al governatore del Lazio? La risposta la sanno anche i novelli Saint Just dell’opposizione strabica: il nulla.Questa incapacità di vedere le cose con occhio obiettivo, è forse l’ultimaprova di immaturità dei novelli giacobini all’amatriciana. Saremmo persino indulgenti conloro se fossero capaci di condurre una battaglia di principio sbagliata,manonpossiamoperdonare che, dopo aver praticato l’intransigenza, non si facciano scrupoli a usare la tragedia di un uomo e della sua famiglia pur di difendere i loro interessi e colpire l’odiato Berlusconi.
Nessun parallelo col caso Berlusconi
La sospensione gattopardesca di Marrazzo svela la debolezza del Pd
di Francesco Forte.
Il parallelo fra i casi Marrazzo e Berlusconi è errato ed errata è l’illazione che ne ha tratto Rosi Bindi, autorevole esponente del Pd, quando depreca che mentre Marrazzo si è dimesso da governatore del Lazio, in relazione al suo “caso privato”, Silvio Berlusconi per il suo “caso privato” non si è dimesso. Anzitutto, Marrazzo non si è affatto dimesso. Si è auto sospeso, adottando una misura impropria. Ciò mette in luce la sua ingenuità e la scaltrezza tipicamente ex comunista del partito che gli ha suggerito e ha avvallato la mossa. Con questo trucco ipocrita si elimina l’effetto politico delle elezioni anticipate e l’ombra su di esse del caso Marrazzo. E, dilazionando, si spera che esso sia dimenticato.
Il caso del governatore del Lazio in sospeso è molto doloroso sul piano personale ed umano ma politicamente molto diverso dai casi che furono sollevato dal PD, dall’Italia dei valori e da Repubblica nei riguardi del premier Silvio Berlusconi.
La vicenda personale di Marrazzo poteva rimanere privata se si fossero adottate le tutele legislative richieste dal PDL circa l’uso delle intercettazioni telefoniche, al di fuori del campo strettamente giudiziario. Ma tutta questa faccenda mette anche in risalto la coerenza e la nobiltà d’animo di Silvio Berlusconi. Infatti il premier avvertito dell'esistenza di un filmato che riguardava la vita privata di Marrazzo, offerto in vendita a un settimanale della casa editrice amministrata da sua figlia, lo ha fatto subito sapere al governatore del Lazio, informandolo anche del nome e dell’indirizzo di chi aveva fatto l’offerta, per consentirgli di comperare il film e toglierlo dalla circolazione.
Marrazzo non è riuscito in tale intento in quanto i Ros che stavano controllando le mosse degli offerenti del filmato, a loro insaputa, hanno impedito che ciò accadesse e hanno arrestato le persone in questione. Ma se Marrazzo fosse riuscito a comprare il film e se non ci fosse stata l’indagine giudiziaria che egli e Berlusconi ignoravano, probabilmente il governatore uscente si sarebbe potuto presentare alle elezioni rendendo più difficile la vittoria del candidato del Pdl. Il premier si è, dunque, comportato con estrema coerenza, nella sua linea garantista anche in una situazione in cui il garantismo era contro il suo interesse. Non altrettanta coerenza, con la propria linea giustizialista ha dimostrato il PD. Nel caso di Berlusconi aveva chiesto le sue dimissioni, nel caso di Marrazzo ha caldeggiato e ottenuto una mera sospensione gattopardesca. Ed è in tal modo riuscito a prorogare le sue dimissioni, legalmente inevitabili, cosicché le elezioni per la Regione Lazio si faranno alla data ordinaria e non anticipo.
Il clamore sul caso umano di Marrazzo suscita dispiacere. Ma questo clamore improprio dipende interamente dal modo come sin qui si è comportata la nostra sinistra. Che ha aizzato una prolungata campagna di stampa contro il premier fondata sul tentativo di linciaggio morale. Nel dna comunista di cui si è contaminata la ex sinistra democristiana, passata dall’amore cristiano per il prossimo all’odio per l’avversario politico, c’ è il linciaggio morale.
Negli anni '50 fu moralmente linciato Leone Piccioni, figlio del leader democristiano Attilio Piccioni, per un presunto affaire con la giovane romana Maria Moneta Caglio, trovata morta misteriosamente sulla spiaggia di Torvaianica con traccia di droga nelle vene. Negli anni '70 fu linciato moralmente il presidente della Repubblica, il professore di diritto e procedura penale Giovanni Leone, accusato con una insistente quanto vaga campagna di stampa, di essere l’antelope cobbler, il corrotto “cacciatore di antilopi” protagonista di un oscuro affare cifrato di tangenti in un contratto, con odore di CIA, fra il governo italiano e la compagnia aera americana Lokeehed, fornitrice di mezzi militari. L’apogeo del linciaggio comunista fu il lancio delle monetine contro Bettino Craxi che usciva dall’albergo Raphael.
E forte di questi precedenti che hanno comportato le dimissioni e la perdita di ruolo politico di Attilio Piccioni, le dimissioni di capo dello stato e l’umiliazione, il disonore di Giovanni Leone e della sua famiglia e la distruzione politica e morale di Bettino Craxi e di un intero partito di democrazia liberal riformista, il nuovo partito di nome Pd, costituito da ex comunisti e da ex democristiani di sinistra, ha lanciato gli attacchi a Silvio Berlusconi più insistenti e spietati che si possano immaginare arroventando il clima mediatico a un livello paranoico.
Nella rivoluzione francese, la furia scatenata dopo avere fatto cadere nel paniere della ghigliottina le teste dei legittimisti, vi ha fatto cadere quelle dei leader dei rivoluzionari quando questi non venivano uccisi i in altri modi più sanguinari. Questa volta il calore rovente della dissacrazione personale dei personaggi pubblici ha investito uno dei leader rappresentativi del moralismo di sinistra, che peraltro non si è dimesso subito. Lui ne esce distrutto, anche a causa di questa mossa finale che lo macchia inutilmente di macchiavellismo. Ma il suo partito pensa così di poter continuare a presentarsi come quello della diversità morale. Il parallelo fra Marrazzo e Berlusconi è diventato il muovo mezzo di propaganda contro il premier nel vano tentativo di trasformare una fragorosa sconfitta sul campo in una vittoria a tavolino. Ma non c’ è proprio niente in comune fra le due vicende. Le preferenze e le condotte sessuali di Marrazzo in questa faccenda non hanno alcuna rilevanza né giuridica, né politica. La tesi per cui i leader di governo nazionale o regionale e presumibilmente anche provinciale e comunale (forse con la eccezione dei comuni minori), per avere titolo a continuare a esercitare tali funzioni, si dovrebbero concentrare in tale compito evitando ogni attività sessuale al di fuori di quella consentita dalla vita familiare, che viene sostenuta da una sinistra diventata improvvisamente bigotta, è priva di senso politico e giuridico. E’ un diversivo che non serve a obnibulare le ipotesi di reato a carico di Marrazzo.
Il governatore del Lazio a quanto risulta, per recarsi ai suoi appuntamenti di piacere, si è ripetutamente avvalso dell’auto di servizio. E ciò facendo può avere commesso un reato di peculato.
Nel luogo dei suoi incontri si è trovata, accanto a un suo documento di identità, su un tavolino, una striscia bianca di droga. Ciò fa sorgere il dubbio che egli ne abbia fatto uso. E quel che è peggio, induce a pensare che, avendola pagata, la abbia offerta alla persona con cui aveva rapporti intimi ottenuti tramite pagamento. Il che comporta, a parte le eventuali questioni penali, una induzione al degrado fisico determinato dalla assunzione della droga.
Infine c’è l’oscura rete di rapporti del governatore del Lazio allora in carica con alcuni carabinieri che sono accusati di ricatto nei suoi confronti. E che egli ha pagato, perché deviassero dai propri compiti istituzionali. Chi omette di denunciare un reato di cui ha conoscenza commette un reato, salvo quando agisca sotto una minaccia che gli rende impossibile comportarsi diversamente. Ma ciò si verifica con il ricatto consistente nella minaccia alla propria vita o a quella di terzi facenti o no parte della famiglia come nel caso dei sequestri di persona. Diverso è il “ricatto” consistente nel rivelare la partecipazione a pagamento a festini con droga in un giro di “squillo”.
Chi paga ripetutamente grosse somme per evitare che ciò si scopra non si limita a difendere la propria onorabilità, intralcia le azioni di controllo della sicurezza pubblica e della salute riguardanti la comunità. E se si tratta del governatore della Regione, ciò lo rende incompatibile con l’esercizio del suo incarico.
Il governatore probabilmente avrebbe voluto dimettersi subito. Ma appartiene a un partito che, come Saturno, divora i suoi figli. Mi domando perché non tacciano una volta per tutte sulle questioni morali, meditando in silenzio sugli errori compiuti, come "apprendisti stregoni".
IL PRESIDENTE DOVRÀ ROSOLARE ALTRI 15 GIORNI PER EVITARE IL VOTO ANTICIPATO...
Tommaso Montesano
Di sicuro non c'è niente. Nemmeno che per scegliere il successore di Piero Marrazzo ci saranno le Primarie. In casa del Partito democratico è buio pesto sulla strada da imboccare in vista delle elezioni regionali del Lazio. Da qui la scelta, contestata apertamente dal Popolo della Libertà, di utilizzare l'espediente dell'autosospensione del governatore per ritardare il più possibile l'attivazione dell'iter elettorale, che scatterà solo dopo le dimissioni formali di Marrazzo.
Vale a dire «entro metà novembre», come annunciato ieri da Esterino Montino, vicepresidente della Giunta, che ha riunito per la terza volta in quattro giorni il governo regionale. Dal momento delle dimissioni, l'amministrazione avrà 90 giorni di tempo per indire le elezioni, per le quali sono previsti 45 giorni di campagna elettorale. Totale: 135 giorni. Sufficienti, a detta di Montino, per evitare le elezioni anticipate, che si tradurebbero solo in uno «spreco di risorse», e votare dopo la scadenza naturale della legislatura, prevista alla fine di marzo.
Fatto sta che nel Pd sul nome del possibile candidato alla presidenza della Regione regna il caos. Molto dipenderà, tanto per cominciare, da chi sarà eletto alla segreteria regionale dopo le Primarie di domenica, dove va ricordato che nel Lazio c'è stato un crollo dei votanti: meno 17%. Perché un conto è che vinca un uomo vicino a Pierluigi Bersani come Alessandro Mazzoli, attualmente in vantaggio; altro è che alla fine la spunti Roberto Morassut, espressione dell'ala che a livello nazionale sosteneva Dario Franceschini.
Enrico Gasbarra e Adriano Panatta
Se trionferà, come tutto al momento lascia supporre, il primo, allora uno dei nomi più gettonati è quello di Enrico Gasbarra, ex presidente della Provincia. Viceversa, in rampa di lancia ci sarebbe l'ex conduttore del Tg1, ed attuale capodelegazione al Parlamento europeo, David Sassoli, che nei giorni scorsi non si tirato indietro («Non dico né di no né di sì: sarà l'assemblea regionale del partito che si occuperà di guidare questa fase difficile»). Ieri, intanto, per mezzo del fedelissimo Walter Verini, ha smentito ogni ipotesi di candidatura l'ex segretario Walter Veltroni: « È un'ipotesi del tutto campata in aria, alimentata solo dal circuito mediatico».
DAVIDE SASSOLI - copyright Pizzi
Sullo sfondo restano anche due nomi agli antipodi: quello di Andrea Riccardi, presidente della comunità di Sant'Egidio, e quello di Ignazio Marino, reduce dalla battaglia per la corsa alla segreteria nazionale. Riccardi diventerà un nome spendibile nel momento in cui Pd e Udc chiudessero un accordo, come vorrebbe Bersani.
Quanto a Marino, secondo Luigi Crespi, il sondaggista che più di ogni altro sta tenendo sotto controllo i numeri per la conquista della Regione, sarebbe il nome migliore: «Lo sfidante di Bersani e Franceschini ha la posizione migliore tra gli elettori del Pd. E consentirebbe al partito di superare senza drammi lo choc rappresentato dall'uscita di scena di Marrazzo.
In ogni caso la strada è in salita, anche perché gli altri nomi, a partire da quello di Veltroni, l'uomo delle sconfitte, non hanno senso». Nella lista trovano posto anche le ex ministre Giovanna Melandri e Rosy Bindi (soprattutto in caso di candidatura, nel centrodestra, di Renata Polverini), e l'attuale presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, restìo però a lasciare l'incarico attuale.
questo articolo qui sopra spiega bene quale scenario si profila.
Si sta dimettendo: avete scritto un mucchio di fesserie per niente.
Come al solito.
E Berlusconi si deve dimettere per le puttane e minorenni che si scopa e su cui mente o perché c'è la conferma della condanna di Mills, corrotto non dallo spirito santo ma da lui?
Fino a questo momento Marrazzo non si è dimesso , anche se è probabile che lo faccia , ma
non toglie il fatto che stia abusando dell autosospensione per perdere tempo e evitare elezioni anticipate.
Berlusconi e Marrazzo uguali è una gran bufala : il premier non è andato a minorenni ne a trans, non ha avuto a che fare con droga ,non ha usato l auto di servizio , non ha pagato nessuno per prestazioni ne si è fatto ricattare .
Se la siora Veronica non avesse denunciato il "ciarpame istituzionale" avrebbe candidato per le europee molte delle troie che si scopa (le minorenni più avanti in opzione col ruolo di velina).
E a me sembra molto più grave dell'utilizzo dell'auto blu
E comunque Marrazzo si è dimesso e adesso anche berlusconi deve farlo e ripeto, per due motivi:
ha mentito e ha corrotto Mills.
A caaaaaaaaaaasaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
La smetta di distruggere questo povero paese!
lei faccia nomi e cognomi di queste troie , minoerenni o veline possibili candidate.
altrimenti taccia per sempre.
Giusto, dimissioni
Si tolga dai coglioni, se ne vada in un bel paese tipo la Thailandia dove potrà farsi in santa pace e pagando tutte le minorenni che vuole.
Se ne vada così la smetterà di rovinarci come sta facendo dimostrando di essere un totale incapace, in grado soltanto di pagare un esercito di camerieri capaci solo di difenderlo sempre e comunque ed insultare gli altri, mandando alla malora quel poco di democratico rimasto in Italia!!!!
FUORI DALLE PALLE!
I comportamenti sessuali di una persona restano privati solo finché
non interferiscono con il suo ruolo pubblico e istituzionale.
Nel caso di "papi", le interferenze sono molteplici:
ha chiesto assunzioni in Rai (tramite Saccà) per compensare le sue
amichette;
ha promesso candidature elettorali e carriere politiche a ragazze che lo
avevano compiaciuto (alcune candidature sono state confermate, altre
bloccate solo dopo le critiche di Fini e la denuncia di Veronica; del resto,
anche la escort Patrizia D'Addario, in arte "Alessia", è stata candidata
alle elezioni a Bari nella lista "La Puglia prima di tutto";
stesso onore a Barbara Monteleone); l'interferenza degli affari privati (di
letto) su quelli pubblici è provata anche da episodi come quello accaduto la
notte del 4 novembre 2008:
"papi" ha preferito trattenersi con le squillo piuttosto che andare, come
programmato, all'ambasciata americana nella notte in cui Obama è diventato
presidente degli Stati Uniti.
Che signore...
I POLITICI AMANO LA FORD
PRIMA ESCORT E POI TRANS...IT
Dal «Grande fratello» a Strasburgo
Il Pdl offre il posto a Angela Sozio
Oltre alla «rossa» del GF in campo anche la presentatrice tv Barbara Matera. In Campania le gemelle De Vivo
chi è angela sozio? quella ragazza rossa seduta sulle gambe del premier a villa certosa
ti ricordi o fai finta che siano tutte puttanate...si hai capito bene "puttanate"
e tu ricordi che il pd ha candidato alle amministrative di Firenze tal Teresa Stinziani ,
direttamente dal grande fratello 8.
per non parlare della "valletta" ,tale Giulia Innocenzi,
di annozero candidata nel 2008 alla segreteria dei Giovani Democratici.
per non parlare delle varie lilli gruber , Michele santoro , piero Marrazzo , david sassoli ecc tutti provenienti dal mondo dello spettacolo .
O addirrittura Cicciolina con i radicali e Moana Pozzi col partito dell amore.
Naturalmente l indignazione solo se le candida il pdl.di che cosa?
Non è forse più grave un Catello
Romano , iscritto al pd e presunto killer del compagno di partito Gino Tommassino.
Io preferisco le veline.
smettiamola definitivamente con queste puttanate.
Come direbbe Gaber
un(a) figone(a) resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.
X acchiappabufale
Per me se una velina viene candidata dal centro sx per motivi sessuali diventa un problema gravissimo.
Io il centro SX NON LO DIFENDO
Tu difendi berlusconi sempre e comunque per partito preso.
DIMISSIONI!!!
veramente io non difendo ne attacco nessuno per partito preso .
Repubblica è sempre stato il giornale del laicismo dei diritti civili della separazione tra morale e politica, ma se la cosa riguarda un politico questi principi non valgono più .
La sinistra adesso si scandalizza se un suo politico va a trans, ma era la stessa che candidò Vladimir luxuria.
La stessa cosa può valere a destra per Fini che parte da Mussolini statista del secolo e arriva al Fascismo come male assoluto.
Anche degli stessi casini , berlusconi ecc...
Se c è una cosa che che sa di bufala la dico e basta .
la vergogna di questo paese è che non ha più vergogna nenache di chi ci governa sia di
DESTRA che di SINISTRA
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