Da una parte c’è il vaniloquio perbenista e ipocrita di quelli che si sentono buoni, giusti e colti, che scrivono sui giornali (a corto di lettori) o siedono nella Commissione Europea, sempre pronti a impartire lezioni sull’accoglienza degli immigrati e la fratellanza con i nomadi. Dall’altra ci sono le lezioni della realtà, c’è un’opinione pubblica europea che la pensa in modo opposto e che rischia di scivolare sui ghiacci della xenofobia, solidificati dai venti gelidi che arrivano dall’Olanda, dal Belgio, dall’Austria e, da ultimo, dalla Svezia. Nella nostra Europa è ovunque in crisi il modello di welfare state, divenuto troppo costoso e troppo inefficiente, e ovunque ci sono problemi relativi all’immigrazione. Negare l’una e l’altra cosa, pensare di poter rimediare inutilmente aggrappandosi al passato o ridicolmente sermoneggiando d’accoglienza, propizia disastri politici. Mentre l’assenza d’idee spendibili spinge al cortocircuito: siccome gli immigrati vengono per pesare sul nostro welfare ecco che il nostro bel paradiso s’azzoppa. Inutile stupirsi, allora, se crescono le formazioni politiche estremiste, che se non dispongono di una soluzione positiva forniscono, almeno, una bella spiegazione negativa.
Se si restasse sul piano della razionalità, le cose non sarebbero (dal punto di vista teorico) così complicate: a. gli immigrati sono utili e creano ricchezza, ma il Paese che accoglie ha diritto a regolarne il flusso, facendo valere le proprie condizioni; b. il rispetto della legalità vale per tutti, cittadini propri, comunitari o provenienti da ogni altra parte del mondo, ma se a delinquere è un ospite il Paese ospitante ha il diritto di punirlo e/o cacciarlo, impedendogli di tornare; c. gli immigrati non sono dei rifugiati, e tutte queste associazioni che fanno confusione sembrano essere state inventate apposta per favorire l’ascesa dei razzisti.
Il caso francese è assai istruttivo, e segnala un pericolo collettivo. E’ evidente che il presidente francese ha scelto di aprire il fronte dei Rom anche per indurre i francesi a non parlare solo degli affari e degli affaracci suoi. E’ evidente che ha scelto quel tema perché sa di raccogliere un consenso quasi unanime. Com’è evidente che la reazione della Commisione Europea e della pretesa intelligenza scrivana è stata cieca, violenta e dissennata, tipica di gente che non solo vive fuori dalla realtà, ma si ostina a credere che i propri pregiudizi siano il giusto e la realtà la loro corruzione. Dei matti, insomma. Fra i due schieranti preferisco, di molto, Sarkozy, ma non al punto di credere che egli abbia proposto una qualche soluzione. Ha solo messo in atto un’azione dimostrativa.
Occorre essere cretini assai per parlare di “deportazioni”, ed occorre avere una coscienza piallata dall’ignoranza per far paralleli con le persecuzioni naziste. Ma i rimpatri disposti dai francesi sono pochi e su base consensuale, per giunta pagati dallo Stato. Sono una pezza, non un modello.
Che fare, allora? Ripeto, dal punto di vista teorico è meno complicato di quel che sembra. Io cittadino italiano non posso starmene senza fissa dimora, non vedo perché dovrebbe essere consentito ad uno zingaro. Se abbandono mio figlio o lo riduco all’accattonaggio m’arrestano, non vedo perché i nomadi dovrebbero essere compresi e aiutati. Se assegno mia figlia in sposa torno in galera, o vado al manicomio, non si capisce perché dovremmo consentirlo ad altri. Se mi laureo negli Stati Uniti, dopo aver pagato salatissime rette a università private, ma poi non trovo un lavoro e non riesco a prolungare il permesso di soggiorno me ne devo andare, anche se ho contribuito alla ricchezza di quel Paese, così non c’è motivo che da noi rimangano quelli che non dichiarano un tallero di guadagni. Questo banalissimo buon senso minaccia la fratellanza fra i popoli? Temo che la minaccia venga dai forsennati che negano la realtà e parlano a vanvera.
Facciano accomodare la zingara corpacciuta al lindo tavolo del loro ristorante preferito e ne gustino l’insopportabile tanfo, così come già si ha occasione di fare sui mezzi pubblici (dove non pagano) e alle casse dei supermercati (dove la fila si ferma nel mentre la commessa conta monetine). Io sono favorevole a che la signora resti, se si trova un lavoro onesto, una casa e una doccia. Loro, invece, pretendono che rimanga a carico delle narici e delle tasche altrui. Chi è, allora, il razzista e lo xenofobo?
Ecco, prima che il vento gelido soffi (più forte) anche da noi, propongono di andare presso tutte queste associazione di accoglitori in casa e nei quartieri altrui, affiggendo un avviso all’ingresso: qui operano i produttori di razzismo.
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