lunedì 16 gennaio 2012

"Colpito perché difendevo la sanità pubblica". Annalisa Chirico

Ottaviano Del Turco al soldo degli imprenditori della sanità privata. Ottaviano Del Turco nemico degli imprenditori della sanità privata. C’è qualcosa che non torna. E’ questa l’impressione che si ha leggendo la relazione tecnica del 2010 firmata dall’Agenzia sanitaria della Regione Abruzzo e pubblicata ieri.

I dati incrociati di Istat, Ministero della Salute e Asl locali segnalano “il drastico calo dei ricoveri”, oltre il 30% nella Regione per anni in cima alle classifiche per il più alto tasso di ospedalizzazione. I ricoveri per diabete calano del 74,9%, quelli per Alzheimer del 30,4%. Frutto di un miracolo? No, di buone politiche. Secondo il rapporto, infatti, “non possono non essere considerate le misure legislative e organizzative volte al contenimento della spesa sanitaria, che sono state introdotte a partire dall’anno 2006. Il calo dei ricoveri è iniziato in quell’anno, perlomeno nel settore pubblico, e nel 2007 in quello privato, dopo diversi anni di continua crescita”. Si dà il caso che il 2006 sia l’anno della legge regionale voluta proprio da Del Turco per il riordino del sistema sanitario. Il calo dei ricoveri si arresta dopo il 2008.

Il 14 luglio 2008 che cosa succede?

Beh, vengo tratto in arresto. Da lì comincia la mia odissea giudiziaria.

Un’odissea che la vede impegnato a difendersi in un processo che sta smantellando l’edificio accusatorio mattone dopo mattone. Da Presidente al soldo dell’imprenditore sanitario Vincenzo Angelini adesso si scopre un Del Turco inviso a certi interessi dell’iniziativa sanitaria privata.

In realtà già nel giugno del 2008, un mese prima del mio arresto, i Nas dei Carabinieri segnalavano truffe nelle cliniche di Angelini ai danni del sistema sanitario regionale. Quel rapporto diceva che le aziende private si stavano attrezzando contro l’assalto della Giunta da me guidata e proponeva alla Procura l’arresto di Angelini. Poi la Procura arrestò me.

Quel rapporto dei Nas però è stato reso pubblico soltanto nel 2010 nel corso del processo.

Lì c’è già scritto nero su bianco che la mia Giunta stava ridimensionando il potere delle cliniche private.

Dal rapporto dell’Agenzia sanitaria si direbbe che esiste anche un Del Turco “taumaturgo”.

Questa storia ha del clamoroso. Ha visto i dati sul diabete e sull’Alzheimer? I ricoveri per queste malattie sono drasticamente calati. Insomma, siamo diventati la regione ideale per i diabetici in cerca di guarigione e per chi desidera riconquistare la memoria… E dire che Francesco Di Stanislao, l’ideatore di quel programma di razionalizzazione della spesa sanitaria, colui che insieme a me ha rimesso in piedi l’Agenzia sanitaria, ora siede con me al banco degli imputati.

Ma lei si sente vittima di un errore giudiziario o piuttosto della guerra ingaggiata da parte della sanità privata?

A volermi mandare a casa non era solo l’opposizione, ma anche la maggioranza e, in particolare, quella parte del Pd riunita attorno a Enrico Paolini.

Che era il suo vice Presidente in Giunta però.

Certo, la sua nomina mi fu notificata da Piero Fassino in un’intervista rilasciata a Il Centro.

Paolini non voleva impegnarsi contro la sanità sprecona?

Paolini, ogni volta che c’era da discutere di sanità, aveva altro da fare. Scompariva. Del resto, lui ha collaborato attivamente nel processo, sin dalla fase delle indagini, a stretto contatto con i pm, che mi accusavano.

E come scordarsi la conferenza stampa del luglio 2008 con il procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi che esordisce dicendo “Ci sono le prove. Stavano distruggendo la sanità in Abruzzo”.

Beh, questo rapporto è la risposta al dottor Trifuoggi. In realtà eravamo noi a determinare le condizioni per far uscire la sanità abruzzese dai guai in cui era. A meno che non si ritenga che distruggere la sanità significhi indebolire il potere della sanità privata. Il pareggio di bilancio della Regione nel 2011 è anche figlio delle politiche sanitarie della mia Giunta.

Nel corso degli ultimi tre anni, anche di fronte all’evoluzione del processo, dal Pd le sono arrivati segnali di vicinanza, di ravvedimento rispetto alla condanna preventiva che in molti le avevano inflitto?

Nulla, nessuno. Quando mi incontrano, però, abbassano la testa.

Si è sentito abbandonato?

Dal momento che non mi sono mai sentito accompagnato, non ho sofferto neppure il dolore dell’abbandono.

Lei ha scontato un mese di carcerazione preventiva. Come ha vissuto la giornata del voto sulla richiesta di arresto nei confronti di Nicola Cosentino?

Penso che ci sia stata l’insurrezione della parte più nobile del Parlamento, e devo ringraziare il deputato radicale Maurizio Turco, l’unico che ha letto le carte e si è espresso in base a quelle. La Bindi, per esempio, quelle carte non le ha lette.

Ne è sicuro?

Ne sono certo. Il mio è un giudizio politico. La Bindi se la prende con i radicali e invece dovrebbe alzarsi in piedi e spiegare in base a quali passaggi dell’inchiesta giudiziaria ritiene che una persona debba essere arrestata. E’ una vergogna.

Si stupisce?

No, non mi stupisco. Nel Pd ci sono due anime: quella della parte più brutta della tradizione cattolica e l’altra risalente al Pci, quella dei Torquemada e dei Violante, che hanno avvelenato i pozzi della politica di inchieste giudiziarie.(The FrontPage)

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