Quel che è accaduto a Cortina d’Ampezzo, con i controlli fiscali su esercizi commerciali, alberghi, ristoranti e proprietari di auto, suscita una certa ripugnanza. Sotto molti e diversi punti di vista. Il solo fatto che la presenza degli ispettori abbia magicamente raddoppiato il fatturato dei ristoranti la dice lunga. Ma non la dice nuova. Chiunque non viva fuori dal mondo sa benissimo che la tendenza generale è a trovare il punto d’equilibrio connivente: l’esercente evade le tasse, il cliente paga meno e l’economia in nero cresce. Si può scoprirlo a Cortina come a Porto Cervo, ma vale la stessa cosa a Ladispoli o Milano Marittima. Il vantaggio, in questo caso, a voler vedere il lato divertentente, è che non sentiremo tiritere sui meridionali fregoni.
Attenzione, però, a non pensare che tanto basti per gettare la croce addosso a ristoratori e commercianti, additandoli quali principi dell’evasione fiscale: se questo è possibile è perché gli italiani sono ancora molto liquidi. Quando si dice che ristoranti e aerei sono comunque pieni scatta il riflesso fessacchiotto di chi invita a valutare l’esistenza di chi fa la fame, ma ciò non toglie che il dato è reale: gli italiani vanno molto fuori e in giro. Che non è un male, non è un comportamento deprecabile, ma neanche la condotta di un popolo povero. Anzi. E qui vengo al punto dolente: se la disciplina fiscale fosse fatta valere con rigore, come giustizia vorrebbe, il tenore di vita scenderebbe. Vi fanno male le orecchie a sentirlo? Non staranno meglio nel mentire.
Tutto ciò non è bello. Anzi, è vagamente ripugnante. Ma non lo è meno l’idea che possa imboccarsi la via del dagli al ricco e al consumatore di prodotti affluenti. Primo, perché tali sono tantissimi italiani, non solo i presunti ricchi da telefilm. Secondo, perché quello è un mercato che dovremmo favorire non punire, che c’invidiano nel mondo e dovrebbe essere utilizzato per attirare ricchezza, non per distruggerla.
Dubito che gli autori dei controlli, per il luogo e per la data scelti, non avessero messo nel conto un certo clamore mediatico. Piuttosto credo che lo abbiano cercato. Un esempio: i controlli sui proprietari di auto di grossa cilindrata non solo si possono fare ovunque e sempre, ma anche stando dietro una scrivania. E’ facile. Cercarli nella perla delle Dolomiti ha, però, un valore aggiunto spettacolare. Tutto questo, però, nuoce gravemente alla credibilità dello Stato. Intanto perché non è un peccato possedere grosse macchine. Poi perché l’Italia le produce, ed è bene qualcuno le compri. Infine perché le notizie comunicate alla stampa omettono di ricordare un dettaglio: nulla di quello che è stato accertato ha il benché minimo valore se non passato al vaglio di un giudice terzo (nel caso il contribuente voglia ricorrere). Lo spettacolo dell’accusa, cui l’Italia s’è assuefatta, non è la messa in scena della severità, ma la tragedia dell’inciviltà. La vettura può essere intestata ad un familiare (coniuge, figli) non dotato di reddito, ma non per questo è un evasore, visto che, magari, il pagamento è stato effettuato da chi dichiara cifre più che congrue. Dite che sto sognando? Può darsi, anzi vado oltre: i numeri dicono che troppi italiani spendono soldi che ufficialmente non hanno. Ma metterne alla berlina alcuni, sollecitare l’invidia sociale, offrire motivazione alla rabbia, è la via sicura verso la perdizione.
La vedo così: posto che da noi la pressione fiscale è troppo alta, sicché chi è onesto paga troppo, la via di fuga non può essere la disonestà (che va punita), ma il premio all’onestà. Non chiedetemi di fare l’esattore del ristoratore, ma premiatemi se, pagando in modo regolare, contribuisco al prodotto interno e al fisco. Allettatemi con la convenienza, non intimoritemi con il terrore fiscale. L’obiettivo è essere più ricchi e più onesti, non più poveri e ipocriti.
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2 commenti:
I controlli fiscali effettuati a cortina suscita una certa ripugnanza. Sotto molti e diversi punti di vista. Certo giacalone io sono anche indignato, con tutti i soldi e liquidazioni che ti abbiamo pagato, quando in forza al PRI facevi l'amministratore nelle aziende pubbliche senza aver nessun titolo. Ed inoltre come riportano articoli sul corriere della sera e dalle sentenze scritte dal tribunale, facevi il postino. Hai ancora il coraggio di scrivere e fare il moralista. Ti devi solo vergognare.
Nei paesi seri non c’è bisogno di spiegare la differenza fra guardie e ladri, perché nessuno (a parte i ladri) difende i ladri. Invece nel Paese di Sottosopra, come lo chiamava Bocca, sgovernato per nove anni su 17 da un noto evasore che giustificava l’evasione, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera deve discolparsi dall’accusa di leso Caimano per aver dichiarato “se si dice che evadere è giusto non siamo un paese civile”. E Monti fa notizia perché rammenta quella che in un altro paese sarebbe un’ovvietà – sono gli evasori a “mettere le mani nelle tasche degli italiani” – e solidarizza con la Guardia di Finanza per i sacrosanti blitz a Cortina e a Portofino.
Intanto il primo partito della sua maggioranza solidarizza con gli evasori. Ma non potendolo dire esplicitamente (gli elettori sono nervosetti), si arrampica sugli specchi della logica per tener buoni sia gli evasori sia gli onesti. Quattro passi nell’ultimo delirio.
Fabrizio Cicchitto: “Si criminalizza un’intera città a scopi ideologici, politici e mediatici”. Anche se è Cicchitto, prendiamo sul serio le sue parole: quale sarà mai l’ideologia politica della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, i cui vertici li ha nominati il governo B.? Bolscevichi in divisa grigia? Mistero.
Osvaldo Napoli/1: “Non è vero che il contribuente onesto non ha nulla da temere. Gli accertamenti con metodi polizieschi colpiscono a caso e nella rete finiscono spesso contribuenti onesti”. E come dovrebbero essere gli accertamenti di una forza di polizia, se non polizieschi? E come fa un contribuente onesto a finire nella rete degli evasori? Risposta: non pagando le tasse.
Napoli/2: “L’Italia non è un popolo di evasori. Non c’era bisogno di arrivare fino a Cortina, bastava scendere nel bar sotto casa per scovare l’evasore”. Lievissima contraddizione: se basta scendere nel bar sotto casa, allora siamo un popolo di evasori.
Napoli/3: “Se il fisco si toglie l’elmo e invece della sciabola impugna il pc e anziché invadere le strade di Cortina invita nei suoi uffici i contribuenti, la guerra all’evasione diventerebbe un accordo fra uno Stato vigile e dialogante e un contribuente meno reticente”. Ecco: si invita l’evasore in ufficio, gli si offre il tè coi pasticcini e si apre un dialogo per accordarsi: facciamo a mezzo?
Maurizio Lupi/1: “No a uno stato di polizia fiscale. Non va fatta di tutta l’erba un fascio, non siamo tutti evasori. Mi preoccupa la spettacolarizzazione mediatica, la repressione totale”. Appunto: proprio perché non siamo tutti evasori, bisogna punire quelli che lo sono. La spettacolarizzazione mediatica fa parte della terapia: così l’evasore non ancora preso si spaventa e magari paga le tasse. Si chiama deterrenza. Quanto allo “stato di polizia”, non facciamo ridere: in America gli evasori finiscono su due piedi in galera: qui rischiano massimo una multa. Infine: come dovrebbe essere la repressione, se non totale? Parziale? Prendi due evasori e ne punisci uno solo? O li punisci tutti e due, ma solo un po’?
Lupi/2: “Non c’era bisogno del blitz per sapere che c’è evasione” Infatti i blitz non si fanno per sapere se si evade, ma chi evade.
Daniela Santanchè/1: “Ora chi va a Cortina è marchiato come evasore”. Ma perché mai? Chi va a Cortina e non evade gode come un riccio nel vedere chi evade finalmente nei guai. Santanchè/2: “A St. Moritz non ci sono forse evasori? Gli evasori stanno ovunque”. Giusto, ma St. Moritz è in Svizzera e dunque la Finanza non può andarci.
Santanchè/3: “Ora tutti andranno in vacanza a St. Moritz”. Vuol forse dire che “tutti” quelli che vanno a Cortina sono evasori? E perché mai dovrebbero trasferirsi a St. Moritz, visto che con gli evasori la Svizzera è molto più severa dell’Italia?
Ps. Ieri il Suv della Santanchè è stato inopinatamente multato per divieto di sosta a Courmayeur. Un altro duro colpo all’economia del Paese. Ora tutti i Suv andranno in vacanza a St. Moritz.
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