...Per gli interessati il sentimento prevalente nelle aule di giustizia è l’angoscia. Mi si darà ragione o mi si darà torto? Sarò condannato o sarò assolto?
Invece per i professionisti, i magistrati e gli avvocati, il sentimento di gran lunga prevalente è la noia. In civile la noia delle lunghe attese e delle varie pratiche da sbrigare, in penale la noia degli interrogatori e delle arringhe dei colleghi. In generale l’inerzia sonnolenta di questa enorme macchina che macina le vite dei cittadini. Può sembrare strano ma questo è il motivo per il quale è lecito sperare di ottenere giustizia. L’indifferenza degli operatori della giustizia corrisponde infatti a ciò che si usa chiamare “terzietà”. Il giudice non è interessato a dar ragione a Tizio o a Caio. La loro lite è per lui solo una pratica da sbrigare. Se viceversa il giudice fosse in qualche modo interessato alla vicenda, la terzietà sparirebbe e con essa la speranza di una sentenza equa.Mentre giudicando un furto il magistrato è ben poco coinvolto, non essendo né un ladro né un amico di ladri, già se si giudicasse una vicenda che riguarda una squadra di calcio ci sarebbe da porsi dei problemi, perché alcuni giudici sono tifosi. Il colmo tuttavia si raggiunge con la politica, perché di politica si occupano tutti i cittadini indistintamente. Anche quando non sanno di occuparsene. Non è un caso che l’uomo sia stato definito da Aristotele politikòn zoon, animale politico. E proprio per questo tutte le sentenze che hanno implicazioni politiche sono sospette di partigianeria. Un esempio l’abbiamo sotto gli occhi. Mentre nella noia normale dei Palazzi di Giustizia la dichiarazione della prescrizione è un adempimento amministrativo espletato con un’occhiata distratta al calendario, quando si tratta del processo Mills in primo luogo si fa assurdamente decorrere il termine iniziale – a quanto dicono – non dal momento in cui il denaro è stato accreditato su un conto di quell’avvocato inglese, ma dal momento in cui egli ne ha disposto spostandolo su altro conto. Poi ora il processo dovrebbe scadere il 14 febbraio ma si sta pensando a speciali escamotage per farlo scadere in maggio, in modo che i giudici abbiano il tempo di emettere la sentenza di primo grado. Una sentenza che, lo sanno anche i sassi, non diverrà mai definitiva. E tutto questo non dovrebbe destare sospetti?Il primo sospetto è che il Tribunale desideri emettere una sentenza di condanna non perché poi Berlusconi rimanga condannato ma perché si possa scrivere sui giornali che è stato prima condannato e poi salvato dalla prescrizione, invece che salvato prima della condanna. Vantaggio giuridico? Assolutamente nullo: ma notevole quello politico. Questo è un punto di vista che dovrebbe essere del tutto estraneo a una giustizia “terza” e invece forse si vuole fornire materia di grandi titoli a giornali come il Fatto Quotidiano. E tutto questo non dovrebbe destare sospetti?Proprio per questo i legali di Berlusconi hanno presentato istanza di ricusazione. I magistrati si sono mostrati tanto frettolosi da non ammettere parecchi testi della difesa e dal manifestare chiaramente (come documentato nell’istanza stessa) la loro preoccupazione riguardo al decorso del tempo. Preoccupazione incomprensibile, visto che in qualunque caso il processo andrà in prescrizione, e che diviene invece comprensibile se si tiene ad infliggere lo sfregio di una condanna di primo grado. E soprattutto: se si trattasse di un processo normale, uno di quelli in cui tutti si annoiano a morte, i magistrati si strapazzerebbero tanto per arrivare ad una sentenza che sarà comunque giuridicamente inesistente? E tutto questo non dovrebbe destare sospetti?La Corte d’Appello, in dissenso rispetto al parere del Procuratore Generale, ha giudicato ammissibile l’istanza di ricusazione e a giorni dovrebbe decidere in materia. L’opinione pubblica, abituata a veder rigettare qualunque istanza presentata dai legali di Berlusconi, è rimasta sorpresa. Ma invece di pensare a una normale decisione, si sono aperte le porte ad ulteriori sospetti.La prima ipotesi, improbabile, è che la Corte d’Appello sia stanca delle irregolarità di quel processo e voglia porvi termine prima che una eventuale condanna del Cavaliere si risolva in uno scandalo riguardo all’imparzialità di un Tribunale. La Corte potrebbe invece volere confermare, col sigillo della propria autorevolezza, che quei giudici siano degni della massima fiducia. Potrebbe – ma di questo non siamo sicuri – portare le cose in lungo per qualche giorno per poi dire: i giudici non meritavano di essere ricusati ma il problema non si pone più perché il reato è estinto per prescrizione. Quale di queste ipotesi è vera?Domanda insulsa. Quella che bisogna porsi è: quanto vale una sentenza penale che è comunque interpretabile in termini politici? Ecco perché l’immunità parlamentare, come stabilita nell’art.68 della Costituzione com’era redatto prima del 1993 era sacrosanta: nessun giudizio penale è credibile se emesso da magistrati che non sono terzi rispetto alla materia oggetto del giudizio. E in campo politico nessuno è “terzo”. (il Legno storto)
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