Titolo di Repubblica in prima pagina: "Ecco come le lobby bloccano le Camere". La lettura si annuncia ghiotta. L'articolo spiega con dovizia di particolari come deputati e senatori siano riusciti negli anni a evitare qualasiasi riforma riguardasse le loro professioni e in genere i loro interessi.
Niente di nuovissimo, ma di questi tempi i giornali devono accontentarsi di quello che trovano. Repubblica però mette in prima pagina anche una tabella con le forze a disposizione di ciascuna lobby. Così veniamo a sapere che gli avvocati hanno 133 effettivi in Parlamento, i giornalisti 90, i medici 53, giù giù fino ai notai e ai farmacisti con 4 eletti ciascuno (pochi ma combattivi visti i risultati).
Poi uno riguarda la tabella, la scorre in sù e in giù, conta anche gli ingegneri (20) i commercialisti (23), gli architetti (13), cerca se per caso nelle pagine interne ce ne fosse una più completa e alla fine si chiede stupefatto: e i magistrati?
Come mai della potentissima lobby dei magistrati in Parlamento, Repubblica non fa alcun cenno nè nella tabella nè nell'articolo. Eppure ce ne sono eccome: secondo vari conteggi trovati rapidamente on-line tra i 15 e i 20. E anche molto attivi: se c'è una lobby che nei decenni è stata in grado di bloccare qualsiasi riforma potesse anche solo minimamente danneggiarla è proprio quella delle toghe e si può arrivare a dire che tra i vari poteri dello Stato, se c'è n'è uno che non è mai stato scalfito nel suo potere e nel suo provilegio, è quello della magistratura. In Italia, poche riforme sono evocate e rimaste sulla carta come quella della giustizia. C'entrerà pur qualcosa la lobby dei magistrati...
Eppure lo sguardo indagatore, lo sdegno civile, l'aspra denuncia di Repubblica ignorano del tutto i magistrati-legislatori. Tutti fanno lobby, tutti sono "casta", tranne loro. Poi non veniteci a dire che il "circuito mediatico-giudiziario" non esiste e non ha il suo organo di stampa prediletto...
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