venerdì 6 gennaio 2012

Imparate a zappare. Paolo Visnoviz

Ormai l’aria in que­sto Paese è dive­nuta irre­spi­ra­bile. C’è un clima da cac­cia alle stre­ghe, dove i primi nemici pub­blici sono dive­nuti gli eva­sori, veri o pre­sunti che siano, basta l’apparenza. Para­ful­mini di ogni ita­lico male fanno da con­trap­punto ad un clima sobrio, che si vor­rebbe moral­mente ele­vato. La nota com­pa­gnia di giro è final­mente sod­di­sfatta: “sì, biso­gna fare sacri­fici, tocca tirare la cin­ghia, ma che sod­di­sfa­zione non sen­tir più par­lare di Bunga-bunga ora che il Cai­nano è scom­parso e final­mente siamo diven­tati un Paese nor­male!”. Que­sta, in estrema sin­tesi, il senso di una recente pun­tata di Otto e Mezzo, pro­gramma de “La7” con­dotto da Lilli Gru­ber, inti­to­lata “Con sobrietà, senza Bunga-bunga”. Ospiti Clau­dio Sabelli Fio­retti e Carlo Frec­cero, anti­ber­lu­sco­niano doc dopo essersi arric­chito pro­prio con Berlusconi.

Certo che non si sente più par­lare di Bunga-bunga, era­vate voi — nota com­pa­gnia di giro — che ne par­la­vate, pronti ad enfa­tiz­zare nega­ti­va­mente ogni gesto e parola del Cav, e sem­pre voi siete sod­di­sfatti di quest’Italia sobria per­ché vivete come dei Panda nelle riserve, scol­lati dalla realtà. Nel frat­tempo il vostro nuovo nemico è dive­nuto l’evasore, per­so­nag­gio mito­lo­gico rico­no­sci­bile non da evi­denti frodi con­ta­bili, ma da simboli.

Nel tri­ta­carne sono finiti tutti i pos­ses­sori di auto di lusso che dichia­rano, secondo voi, troppo poco: tutti ladri. Ma la Guar­dia di Finanza dov’era fino ad oggi? doveva atten­dere di recarsi hol­ly­woo­dia­na­mente a Cor­tina per sco­varli? è così dif­fi­cile met­tere insieme i dati del Pra con una dichia­ra­zione dei red­diti? Eppure è per­fet­ta­mente pos­si­bile – e legale – dichia­rare meno di 30mila euro/anno e pos­se­dere un’automobile di lusso. Può essere per ere­dità, patri­mo­nio, ren­dite finan­zia­rie o infi­nite altre ragioni. Sta appunto alla Guar­dia di Finanza con­trol­lare. Che debba farlo a Cor­tina con simile insi­stito bat­tage fa sem­pli­ce­mente orrore.

Quanto sta acca­dendo altro non è che l’evoluzione della lotta di classe: non più ope­rai con­tro padroni, ma una certa ita­lietta con­tro i “ric­chi”, che spesso ric­chi non sono. E dell’italietta fanno parte prin­ci­pal­mente — oltre alla classe diri­gente e buona parte di quella intel­let­tuale — quasi tutti i 3,6 milioni di dipen­denti pub­blici, tanti bene­fi­ciari dei 24 milioni di pen­sioni ero­gate ogni mese, molti occu­pati delle grandi indu­strie o del para­stato, tutti quelli cioè che non si ren­dono conto di quanto sta acca­dendo nel Paese reale.

Non si pre­oc­cu­pano dei sui­cidi, quasi quo­ti­diani di impren­di­tori ridotti allo sfa­scio da que­sto Stato ini­quo, per­ché non sono toc­cati dalla crisi, se non mar­gi­nal­mente: ben­zina, vari rin­cari e a breve anche l’Imu. Ben poca cosa per chi è tran­quil­la­mente a sti­pen­dio fisso, con tre­di­ce­sime, quat­tor­di­ce­sime e cassa malat­tia. Qual­siasi cosa capiti.

Mario Monti ha dichia­rato che non biso­gna più aver paura dell’Italia, certo: l’ha defi­ni­ti­va­mente ammaz­zata. Le aziende che pote­vano sono fug­gite all’estero, altre stanno chiu­dendo. Il com­parto della nau­tica è stato affon­dato e fra un po’ capi­terà al mat­tone: oltre all’Imu, le riva­lu­ta­zioni degli estimi cata­stali si tra­mu­te­ranno in un salasso al momento del rogito. L’edilizia è già finita. L’industria auto­mo­bi­li­stica, annu­sata l’aria, da tempo è con le vali­gie in mano. Gli auto­tra­spor­ta­tori devono tenere fermi i camion per­ché non pos­sono pagare un pieno di gaso­lio; ma non c’è pra­ti­ca­mente più alcun set­tore che non sia ridotto sul lastrico.

Sem­pre più arti­giani, com­mer­cianti, pic­cole aziende usci­ranno dal cir­cuito pro­dut­tivo per­ché chiu­de­ranno o per­ché lavo­re­ranno defi­ni­ti­va­mente a nero: più aumen­tano le tasse, più con­viene eva­dere. Quelli che ancora non sono scap­pati o non hanno ancora chiuso è per­ché non pos­sono farlo, intrap­po­lati da qual­che fido bancario.

Si è final­mente riu­sciti ad uni­fi­care eco­no­mi­ca­mente l’Italia, ma non por­tando il Sud a livello del Nord, piut­to­sto spro­fon­dando il set­ten­trione a livelli meri­dio­nali. Quello che non volete capire — cari esti­ma­tori del dolce stil sobrio — è che così facendo si ammazza la gal­lina dalle uova d’oro. È così dif­fi­cile com­pren­dere che gli sti­pendi ero­gati dallo Stato sono pagati dalla parte pro­dut­tiva del Paese? Con­ti­nuate ad affer­mare che voi — sta­tali a red­dito fisso — pagate tutto, per­ché le tasse sono trat­te­nute alla fonte e non potete eva­dere. Non è vero, le tasse che voi pagate sono solo una par­tita di giro per le casse nazio­nali e lo sti­pen­dio una gene­rosa elar­gi­zione cor­ri­spo­sta da chi si spacca la schiena vera­mente e viene pure addi­tato come ladro. Siete un costo secco.

È finita, non ve ne siete ancora resi conto ma è finita anche per voi. Guar­da­tevi intorno e vedrete che cimi­tero di sara­ci­ne­sche abbas­sate c’è. Quando anche l’ultimo arti­giano, com­mer­ciante, pic­colo indu­striale avrà chiuso, quando anche Equi­ta­lia avrà finito di seque­strare quanto può e dove può, dando il colpo di gra­zia a chi fati­co­sa­mente cer­cava di resi­stere, pure voi rimar­rete senza più sti­pen­dio. Le casse dello Stato, già ora asfit­ti­che, saranno defi­ni­ti­va­mente vuote e non potranno essere rim­pin­guate stam­pando moneta o aumen­tando il debito pubblico.

Quel giorno è vicino. Oltre a chie­dere rac­co­man­da­zioni e ad essere bravi ad imbu­carvi in qual­che sper­duto inu­tile uffi­cio di pro­vin­cia, sapete anche fare qual­cosa di con­creto con le mani? Alle soglie del nuovo medio evo non ci sarà biso­gno di chi sa met­tere tim­bri o pas­sare carte, ma di chi sa zap­pare. Preparatevi. (http://www.zonadifrontiera.org/)

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