mercoledì 13 giugno 2012

L'Italia che corre. Davide Giacalone

l’Italia è un Paese ricco d’innovatori, ma capace di renderli poveri. Una terribile contraddizione. Un modo dissennato di bruciare valore. Per ragionare e costruire, dunque, dobbiamo partire dalla consapevolezza di quel che valiamo: abbiamo imprenditori coraggiosi e capaci d’adattarsi, un patrimonio prezioso che ancora ci rende forti (e ammirati, fuori da qui); abbiamo lavoratori, spesso giovani, non solo preparati, ma disposti a sentirsi parte e non controparte delle imprese, degli imprenditori con i quali collaborano; abbiamo un tessuto produttivo che consente scambi, interazioni e cooperazione nella crescita. Quando mostriamo questo volto il mondo che corre e i mercati ci riconoscono come fra i migliori. Quando puntiamo su qualità, innovazione e ideazioni siamo difficilmente battibili. Poi c’è l’altra faccia della medaglia.

Il sistema delle regole, da quelle fiscali a quelle amministrative, è concepito in modo da conservare il passato. Pretendendo di tutelare tutto finisce con tutto fiaccare. Se non si vuole portare fuori mercato chi ha i numeri per crescere, se non si vuole, come fin qui si è fatto, istigare all’evasione, occorre che la fiscalità sul mondo produttivo sia significativamente alleggerita. E’ possibile, se solo si sceglie di prendere ricchezza dal patrimonio pubblico anziché succhiarla alla produzione privata. Il governo non deve procedere cercando risorse per finanziare gli aiuti, ma lasciando libere le risorse, per non porre ostacoli.

Le regole amministrative subordinano l’impresa ad una macchina burocratica pazzotica e invasiva. Vale la pena ripetere che la digitalizzazione della pubblica amministrazione è spreco di denaro se non serve a: diminuirne i costi, diminuirne il personale e aumentarne la trasparenza. Ciò che non è indispensabile sia fatto dal pubblico deve essere restituito al mercato. E questo è il modo per tagliare vigorosamente la spesa pubblica aumentando sia il numero che la qualità dei servizi al cittadino. Non solo si può, ma facendolo si darebbe spazio proprio all’innovazione.

Un compito cui lo Stato non può venir meno è quello di amministrare la giustizia. Oggi viene meno, nel senso che non solo non funziona, ma si assiste a fenomeni negativi di privatizzazione, a tutto sfavore dei soggetti più deboli. La riforma della giustizia, civile e penale, la digitalizzazione dei procedimenti e il più che dimezzamento dei tempi non sono faccende che riguardano magistrati e avvocati, ma cittadini e imprese. Senza diritto non c’è mercato. Senza giustizia non c’è diritto.

Veniamo ai soldi. L’Europa è impegnata a salvare le proprie banche, ed è giusto che lo faccia. L’impresa italiana è impegnata a salvarsi dalle banche, ma nessuno se ne cura. Il credito è stato amministrato male, ma chi ne è responsabile è stato premiato. Il mercato, come la vita, è fatto di meriti e responsabilità, se si umiliano i primi e si nascondo le seconde si crea solo ingiustizia e povertà. Il nostro è un Paese intollerabilmente povero di soggetti in grado di fornire capitale di rischio, e lo è anche perché, a causa di quanto ricordato, il rischio è troppo alto, quindi lo si mette in capo a uno solo, l’imprenditore. Non può funzionare. Ripeto: salviamo le banche europee, ma nel salvarle cambiamole e lasciamo spazio alla competizione e a nuovi soggetti, altrimenti sarà un salvataggio inutile, oltre che costoso.

Mi colpisce sempre, a fasi ricorrenti, che i governi annuncino la decisione di pagare quel che lo Stato deve alle imprese. Il fatto che lo si ripeta, nel tempo, è segno che non lo si fa. Il fatto che lo si dica come una conquista spiega molto, perché pagare, per i privati, è un obbligo venendo meno al quale si subiscono prezzi economici e penali. Un Paese in cui lo Stato non rispetta le regole che impone è mortalmente corrotto. Vorrei che questo concetto fosse più presente, quando s’affronta la materia.

Strutture pubbliche che aiutino il mercato servono, purché non pretendano di sostituirvisi. Per molti piccoli imprenditori, nelle cui aziende si trovano anelli preziosi delle catene del valore, avere l’appoggio pubblico, per navigare il mondo, è importante. Lo Stato non deve avere sovrapposizioni e duplicazioni, che oggi ci sono. Nessuno è proprietario di quel che è pubblico, ma ciascuno deve pretendere che quel che funziona sia valorizzato e quel che non funziona chiuso.

L’Italia è forte. Purtroppo lo è anche nel farsi del male. Molliamo le briglie al merito e al mercato, vedremo che l’Italia che corre è assai più bella di quella che frena.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Auto blu aumentate di 600 unità, stipendi ed emolumenti ai politici aumentati del 10%, debito pubblico aumentato del 12%, interessi sul debito aumentati del 100%, spread raddoppiato, disoccupazione salita al 10%, aumento Iva, aumento IMU, risparmi e tagli ai partiti ed ai politici ZERO.....e gli Italiani dovrebbero essere contenti......
... ed andare in piazza esultando con un bel cappello a tre punte sulla chiorba...

Anonimo ha detto...

PERCHE' SI VA MALE? UN ESEMPIO:
Il problema non sono Lusi e Rutelli, come non lo è il Trota. Quelli sono solo "mestieranti" coinvolti in un giro di soldi regalati dallo Stato. Il problema è che i nostri politici, in frode al referendum popolare che nel 1993 ha abolito il finanziamento ai partiti, si erano costruiti un sistema per foraggiare le loro "esigenze" mettendo nelle loro mani una massa incredibile di soldi, al punto che non sapevano che farci. Ma la questione non risolta è rimasta tale e quale, anche se il trio ABC, continuando ad ignorare la volontà popolare, ha pensato bene di "regolarizzare" la situazione con una riduzione del 50% della somma estorta ogni anno per 19 anni. Naturalmente sono tutti d'accordo, anche Alfano che nel frattempo aveva fatto proclami risibili di rinunciare al contributo pubblico. Si tenga presente che il "bottino" che i politici continueranno ad assicurarsi è pari ad oltre il 300% di quanto nella ricca Germania viene erogato ai partiti politici.

Anonimo ha detto...

DOMANDA:
Stiamo sempre aspettando che Alfano proclami con voce stentorea, e poi sottoscriva, quanto ha dichiarato sulla moralità del partito.
"Il nostro partito NON SI AVVARRA' del finanziamento dei fondi pubblici"
Che i rimborsi elettorali siano fondi piovuti dalla luna?
Non si accettano più giochi di parole e promesse gettate al vento ... come le foglie ...

Anonimo ha detto...

IN CAMERA CARITATIS
DAL FATTO Q....
A porte chiuse e a carte coperte. L'assemblea di bilancio dell'ex Margherita, riunita per la prima volta dopo lo scandalo dei fondi fatti sparire dall'ex tesoriere Luigi Lusi, è teatro di uno scontro pesante tra Rutelli e gli altri ex esponenti Dl. Arturo Parisi va all'attacco: "Voglio vedere i conti. E' un golpe". L'ex sindaco di Roma: "Siamo stati ingannati, restituiremo tutto". Intanto la società incaricata di controllare i conti certifica che ammontano a oltre 26 milioni le uscite non documentabili e irregolari nei consuntivi curati da Lusi: "I dati più significativi emersi dal nostro lavoro sono l’esclusivo accentramento nella carica del Tesoriere di tutti i poteri amministrativi, una sostanziale debolezza dei sistemi di controllo e l’incredibile ricorso a pagamenti effettuati senza documentazione di supporto"

E IO PAGO.

Anonimo ha detto...

Mentre dormivo sonni tranquilli, un furfantello mi ha sottratto 26 MLN di euro.
Che birbante! Non me ero mai accorto!
Non si fanno questa cose a papà!!!!!

Sempre mentre dormivo un bricconcello mi ha pagato la casa vista colosseo! Il guaio è che non lo conosco! ... altrimenti!

Sempre parlando di furfantelli, mi sono accorto che qualcuno mi ha concesso GRATIS UNO YACHT per farmi delle belle ed agiate vacanze! un amico! e fra amici, si sa ... Poi lo stesso amico mi ha pagate le vacanze ai Caraibi. Caramba! Come è bella l'amicizia!
Vero il detto. Un vero amico vale un tesoro!
L'isola del tesoro.

Anonimo ha detto...

DA il giornale

TASSE, UN SALASSO SENZA FINE
Monti: "Non le abbasseremo a breve"
Il premier alla corte di Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari. Fuori scontri tra centri sociali e forze dell'ordine: 12 agenti feriti. La Cgia di Mestre lancia l'allarme: "Lavoriamo 17 giorni in più per pagare le tasse"

Per non farci cadere nel baratro ci spellano vivi!
Al di là delle metafore:
RECESSIONE-TASSE-RECESSIONE-TASSE+TASSSE-RECESSIONE+RECESSIONE+ TASSE +TASSE+TASSE+RECESSIONE+RECESSIONE+RECESSIONE >>>>>>>> lungo la linea continua dell'infinito >>>>>>>> fino al punto che stramazziamo come il ciuco di melesecche (che quando si abituò a non mangiare niente morì di fame!!! Ma Melesecche no!).

Anonimo ha detto...

Monti si condanna da solo: "Abbiamo chiesto sforzi penosi"

"Azione penosa" - Monti, dopo aver alzato bandiera bianca nella mattinata di sabato spiegando che "l'Italia è ancora in crisi", bolla la sua azione di governo come "penosa", "penosi" gli sforzi chiesti agli italiani, ma giustificati dal fatto che, a suo parere, "ce la faremo, ce la stiamo facendo, ce la faremo da soli e non sotto il tallone di una troika". Parole che stridono con quelle pronunciate poche ore prima in cui il premier, senza giri di parole, spiegava come il Belpaese stia arrancando. All'inizio del suo intervento, Monti ha sottolineato: "La Merkel dice che l'Italia ce la fa, ma l'Italia ce la fa non perché lo dice la Merkel". E ancora: "Sono ottimista sul futuro dell'Italia, ma sarei pessimista se la struttura europea dovesse dissolversi".

Anonimo ha detto...

caro giacalone, anche con il governo pentapartito, quando il tuo segretario la malfa giorgio ha mollato le briglie al tuo merito(ma quale) ti hanno dato una poltrona da scaldare, portando a casa valanghe di quattrini. Ma la mattina quando ti alzi o quando sei a tavola con la tua famiglia ti fai un esame di coscienza?