giovedì 7 giugno 2012

Schifani la dice tutta e invita Berlusconi a non giocare con il caos


Caro direttore,

se la crisi non fosse così aggressiva e lacerante, se la confusione delle idee non fosse così dispersiva e inconcludente, continuerei a stare rigorosamente entro i confini di quella terzietà che la carica istituzionale mi impone. Ma sarebbe come rinchiudersi tra le quattro mura del Palazzo e non sentire le voci, allarmate e dolenti, che arrivano da una Italia sempre più stremata dalle difficoltà economiche e sempre più segnata dalla affannosa ricerca di una soluzione che ancora non si intravede.

Purtroppo viviamo tempi inesorabili, che non consentono più né comodi silenzi né strumentali arroccamenti. Se ne è reso conto, per primo, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che con grande equilibrio e sensibilità costituzionale, si è fatto carico di una responsabilità straordinaria ed ha chiamato Mario Monti alla guida del Paese. Una scelta certamente non facile. Forse addirittura un azzardo, però quello che ha fatto il Capo dello Stato andava fatto. Le istituzioni hanno indubbiamente la loro sacralità, ma non possono mai diventare un’ingessatura o, peggio, un alibi per non affrontare le emergenze che sono davanti ai nostri occhi.

La situazione è, per certi versi, drammatica. Il governo tecnico presieduto dal professor Monti ha cercato di fare quel che ha potuto. Ha lavorato con abnegazione e ogni sua decisione è stata improntata alla massima onestà intellettuale. Ora però bisogna andare oltre ed evitare che i sacrifici fatti dagli italiani vengano inghiottiti dalla recessione e da altre devastanti speculazioni sull’euro. E’ venuto il momento di disegnare una strategia che rafforzi la presenza dell’Italia nello scacchiere europeo ed è venuto soprattutto il momento che le forze politiche, tutte le forze politiche, mettano finalmente in campo le proprie idee, in vista delle elezioni del 2013, per dotare l’Italia di un governo forte e autorevole, in grado di affrontare sfide e prove che, ahimé, si preannunciano severe se non addirittura ai limiti della tollerabilità.

Mi chiedo: che ne sarà dell’Italia, tra sei mesi e tra un anno? La domanda, mi dispiace dirlo, è persino angosciosa. Lo scenario politico, più che verso la compattezza, tende verso una confusa e rissosa disgregazione. E i partiti che, piaccia o no, restano pur sempre i pilastri di ogni democrazia, vivono una fase acuta di smarrimento. Soprattutto i partiti tradizionali, a cominciare dal mio, il Pdl, dove il grado di incertezza è diventato così alto da penalizzare gli slanci più sinceri, le passioni più genuine, le storie più belle, le energie più costruttive, i suoi uomini migliori. Si può restare insensibili di fronte al lento sfilacciamento di un partito che è stato, e resta, l’architrave dell’Italia moderata e liberale? Io non me la sento di girare lo sguardo dall’altro lato. E non me la sento nemmeno di trincerarmi tra le rassicuranti pareti di Palazzo Madama. La condizione in cui versa il Pdl richiede che mi assuma anch’io le mie responsabilità, senza finzioni e senza sudditanze. Ernesto Galli della Loggia, l’altro giorno sul Corriere della Sera, sosteneva che il Pdl rischia di morire perché i suoi dirigenti, davanti a Silvio Berlusconi, non hanno mai il coraggio di dire ciò che pensano. Lungi da me l’idea di contraddire Galli della Loggia ma posso rassicurarlo sul fatto che la cultura del mugugno non mi appartiene. Con Berlusconi ho un collaudato rapporto personale e politico, da sempre improntato a una reciproca lealtà. Quando mi ha indicato come presidente del Senato abbiamo stretto un patto che mi assegnava la massima autonomia dal partito nella convinzione, ampiamente condivisa, che il prestigio dell’istituzione potesse rappresentare un punto di forza, oltre che di orgoglio, per tutta la nostra parte politica. E così è stato, senza arretramenti e senza invadenze.

Credo dunque di potere rivendicare a pieno titolo il diritto di chiedere a Berlusconi e all’intera classe dirigente del Pdl un’operazione verità. Perché senza una riflessione seria, senza un’autocritica profonda sarà difficile per tutti, vecchie e nuove generazioni, restituire al Pdl autorevolezza, fierezza e combattività. Vanno dette tutte le verità, anche spiacevoli, che riguardano il passato.

Va detto, per esempio, che l’ultimo governo, prima che arrivasse Monti, non è stato scalzato da chissà quali forze oscure, ma da una mancanza di coesione che non ha consentito alla maggioranza di varare le riforme tenacemente volute dai nostri partner europei; va detto che la nostra credibilità all’estero precipitava di giorno in giorno perché Berlusconi sosteneva una linea e il ministro Tremonti l’esatto contrario; e va detto anche che la rottura con Gianfranco Fini segnò un punto di debolezza della coalizione e che la campagna condotta dai giornali di area sulla casa di Montecarlo ha finito per trasformare un contrasto politico in una frattura irreversibile.

Ma l’operazione verità deve riguardare soprattutto il nostro presente e il nostro futuro. Il nostro elettorato è visibilmente frastornato. Un giorno il Pdl approva l’Imu e il giorno dopo irrompe sulla scena una parte del Pdl, certamente la più chiassosa, che minaccia di scendere in piazza contro l’Imu. Un giorno il Pdl approva i decreti, anche i più duri, di Monti e il giorno dopo la parte più colorita e populista del Pdl propone addirittura lo sciopero fiscale. Un giorno si ascoltano in televisione le più convinte dichiarazioni di Berlusconi a sostegno di Monti e il giorno dopo, anche e soprattutto sui giornali che si professano berlusconiani, si leggono titoli improntati al grillismo più avventato. Come meravigliarsi poi se la gente, soprattutto la nostra gente, non va a votare?

Il nostro elettorato è salito sull’aventino dell’astensionismo perché non capisce più che cosa vogliamo, perché non vede più nel Pdl né la coerenza né l’affidabilità.

Coerenza e affidabilità che non vedono più nemmeno i nostri potenziali alleati, i cui comportamenti cominciano a spingersi oltre l’indicibile. Si pensi ai veti posti dal leader dell’Udc nei confronti di Berlusconi. Sono inaccettabili, non c’è dubbio, ma esigono una risposta politica. Non possiamo continuare, come nel deserto dei tartari, ad aspettare Casini mentre Casini, stando così le cose, non perde occasione per dirci che non vuole venire.

Capisco che, per dare una risposta, occorre sapere che cosa dire. Occorre, insomma, una linea politica che ci dica quantomeno se è strategicamente preferibile contrastare Grillo con un grillismo d'imitazione o se non sia invece il caso di attestarsi su una linea di responsabilità che eviti al Paese di precipitare nel dissesto di bilancio e alla politica di trascinarci in una ingovernabilità simile a quella che si è determinata in Grecia con la frantumazione dei partiti. Sono convinto, se mi è consentita una sottilineatura, che il grillismo ci porterebbe dritti all’isolamento e che la conseguente incapacità di riaggregare il blocco moderato sarebbe un danno enorme per la politica e, più in generale, per la democrazia di questa amatissima Italia. Da qui la mia richiesta di una urgente e ineludibile operazione verità.

La farà Berlusconi? Ci conto. E sono certo che stavolta il nostro Presidente non si rivelerà prigioniero della propria, incommensurabile generosità. Una generosità talmente connaturata alla sua personalità che spesso gli impedisce di emarginare gli amici che sbagliano o di allontanare quelli che remano contro o lo portano fuori strada. Oggi però c’è in gioco non solo il futuro del Pdl ma anche il futuro del Paese. E Berlusconi, ne sono oltremodo sicuro, saprà prendere in tempo utile le decisioni più opportune. Il Pdl, per fortuna, può rivendicare davanti al mondo di avere avviato il rinnovamento ben prima che insorgesse il grillismo.

La segreteria di Angelino Alfano ha segnato una svolta e ha dimostrato sul campo di sapere fare politica, di sapere incalzare Monti. Sono convinto che, se sarà in grado di guadagnarsi l’autonomia necessaria, avrà tutte le carte in regola per rilanciare il Pdl, per riannodare i fili spezzati tra partito e società civile, e per cercare tra i giovani, e soprattutto tra quei giovani che hanno una storia politica legata al territorio, le risorse necessarie per formare una nuova classe dirigente.

Non abbiamo altra scelta. Chiedere un’operazione verità penso che sia ormai un dovere di tutti quelli che hanno creduto e ancora credono in questo partito. A partire da Alfano. Per quanto mi riguarda credo semplicemente di avere fatto, con questa lettera, nient'altro che il mio dovere.

Renato Schifani, presidente del Senato
 (il Foglio)


12 commenti:

maurom ha detto...

Condivido in parte le considerazioni del Presidente del Senato.

Il Pdl ha urgente ed inderogabile bisogno di facce nuove, non importa se giovani o meno giovani, basta che siano altre rispetto a quelle che abbiamo finora visto.

Ci sono validi, preparati e onesti parlamentari, ammetto che siano anche la maggioranza del Pdl, ma hanno fallito tutti: devono ritirarsi come ha fatto Berlusconi.
Possono stare nelle seconde file, consigliare, guidare e aiutare, ma lo devono fare da non parlamentari, gratis o a spese del partito.
Certamente non è tutta colpa loro se non si sono fatte le riforme, se si continua a discutere di provvedimenti che non ci interessano, se non vedono la realtà, se vivono "chiusi" nel Palazzo e se curano i loro interessi più che i nostri, ma se non sono finora riusciti a cambiare questo Stato inefficiente, guasto e disastrato non riusciranno mai, e allora, largo ai nuovi.

Berlusconi ha capito, come sempre, prima di tutti che la gente aveva bisogno di un ricambio, anche generazionale, e si è messo da parte per fare il "padre nobile" del partito. Bene, le eccellenze del Pdl, e ce ne sono, possono fare altrettanto.

Alle prossime elezioni non mi interessa un partito con un nome nuovo o una lista civica messa in piedi da qualche maggiorente, desidero un ricambio totale, completo e assoluto della classe politica e dei candidati, altrimenti non avranno il mio voto.

Anonimo ha detto...

E' indubbio che Schifani ha colto molti aspetti critici intorno alla politica del partito.
Verità, chiarezza, facce nuove ... ecc. ...
L'elettorato, infatti, ha perso l'orientamento. Non sa più, andando a dormire, come ci vestiremo il giorno dopo.
VERO.
Disorientamento sulla linea politica. Sui punti fondamentali degli obiettivi da raggiungere. Achi credere.
Esempi come quelli della casa "vista Colosseo", o dei viaggi in yacht a sbafo (vox populi, vox dei), delle superpensioni Nella Regione Lazio ... sono altri motivi di disorientamento.
Inutile dire che anche gli altri hanno la coda sporca. Tu guarda la tua e puliscila bene!
Altro esempio? Nella scorsa legislatura è stato tutto un litigio. Ma come si fa ad andare avanti senza unità di intenti e compattezza? Unità di intenti e compattezza nei confronti delle promesse fatte a gli elettori,i quali dopo anni di governo si trovano sconcertati e delusi per non vedere realizzato niente.
Lo sbaglio più grosso, secondo me, è stato quello di imbarcare Fini: una bomba dirompente dentro l'organizzazione del partito.
Giustizia: tutto fermo.
Legge elettorale: tutto fermo.
Immigrazione: tutto paralizzato: dissidi interni, magistrati "buonisti", sottomissione servile all'UE, per cui te li vedi arrivare a migliaia e te li tieni. TUTTI. E la nostra sovranità nazionale dove va a finire? Negli USA ogni stato ha le sue leggi, che non vengono nemmeno messe in discussione dal potere centrale. E' il momento di rialzare la testa e di dare spazio al nostro elettorato!
ET DULCIS IN FUNDO
Ingiustizie:
Pensioni tartassate di chi ha lavorato per tutta la vita, contro: pensioni d'oro, vitalizi, privilegi, trucchi, giochi di prestigio, autoblu, ... tutto senza regola e senza controlli ...
Tasse esagerate sulle spalle dei pensionati (modesti) e sulle loro case. Siamo arrivati al punto che non sai se i soldi dei risparmi li devi investire in nel mattone, o metterli sotto il materasso ...
In mezzo a tanto CASINO come fai ad orientarti?
Dove vai?
Da nessuna parte, fino a che non trovi un programma chiaro e sicuro, e persone di cui fidarti.
Una volta al potere te ne freghi delle promesse? mangi, bevi e riscuoti lo stipendio; ti assicuri un sostanzioso vitalizio e ... del resto ... chi se ne frega!
L'andante famoso, "cambiare tutto perché non cambi nulla", non va più bene.
BISOGNA CAMBIARE VERAMENTE TUTTO!

Anonimo ha detto...

Non sono troppo entusiasta di certi modi di fare dei centri sociali, ma in certe situazioni:( austerity, terremoto, tasse alle stelle)
QUANDO SI RIPETE LO SCANDALO DEI FESTINI
con vip, autorità, società bene, in alberghi di lusso alla faccia dei poveracci che pagano le tasse e stringono la cintura dei pantaloni
ua protesta anche se messa in atto in maniere poco correte, ha la sua giustificazione.

“Siamo venuti a portarvi un po della nostra austerity". Così degli attivisti dei centri sociali del Nordest hanno invaso la sede dell'hotel Monaco Grana Canal in centro storico a Venezia per contestare la presenza del premier Mario Monti ad una cena offerta da Costa Crociere, nell'ambito del 23esimo workshop Italia Usa che si terrà da domani all'isola di San Clemente alla presenza, tra gli altri, anche di Sergio Marchionne ad di Fiat e Chrysler. Il gruppo di una trentina di giovani, con il volto coperto da maschere, ha rovesciato nella hall dell'hotel di lusso bidoni di letame, calcinacci, vermi, cibo avariato e rifiuti di vario genere. La protesta verteva sul transito delle grandi navi in laguna oltreché alle spese legate all'evento ritenuto inopportuno in un momento di crisi economica e nonostante il terremoto: "Sono quelli - hanno detto i giovani, riferendosi alla compagnia di crociere - che stanno massacrando Venezia”. E ancora:
"Le cene di gala – ha spiegato il portavoce del Centro sociali Tommaso Cacciari - sono quantomeno di CATTIVO GUSTO in un Paese segnato dalla crisi economica e dal terremoto".

Anonimo ha detto...

Dal blog di grillo


Scacco matto in due mosse in sole 24 ore.
Prima mossa f2-f3 e7-e5. 169 senatori salvano, con voto segreto, dagli arresti domiciliari, chiesto dai magistrati di Napoli, Sergio De Gregorio per fumus persecutionis. "Gregory Speck", del Pdl è l'esempio vivente che la fisognomica a volte ci prende. L'eterno trionfo dell'inciucio in Senato, con baci e abbracci dopo la votazione, prelude al prossimo salvataggio del tesoriere Lusi della Margherita in conto Pdmenoelle che ha tirato in ballo Francesco Rutelli, Rosy Bindi, Matteo Renzi, Beppe Fioroni, Dario Franceschini, Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci.
Se finisce dentro potrebbe cantare come un usignolo o fare la fine di Pisciotta e Sindona. Entrambe le ipotesi non sono però "politicamente corrette". Gli scommettitori danno per certo il niet all'arresto del tesoriere di sinistra. De Gregorio val bene un Lusi, forse anche due.
Seconda mossa g2-g4 D8-h4. La mozione di sfiducia a Forminchioni, governatore abusivo della Lombardia, arrivato al quarto mandato (terzo consecutivo) per le vacanze finanziate dal faccendiere Piero Daccò, viene respinta da Pdl e Lega. La sfiducia era stata chiesta con squillar di trombe e rullar di tamburi dal Pdmenoelle, per l'esattezza dal suo capogruppo Luca Gaffuri. Ma, al momento del voto Gaffuri era assente, nel solco della tradizione pdimenoellina. Si trovava a Kos, in Grecia, a mostrar le chiappe chiare. Caffuri ha tenuto a precisare dalla spiaggia, coperto da un leggero sciabordio delle onde "Nessuno può dubitare del mio impegno per indurre Formigoni alle dimissioni e rinnovare l'amministrazione in Lombardia. Il resto è fumo negli occhi". Come per De Gregorio, al Pirellone si sono sprecati baci e abbracci per lo scampato pericolo.
Lo scacco matto in due mosse è detto "dello stupido". Stupidi che si impiccano da soli su una scacchiera.

Io non so se le accuse rivolte a questi onorabili signori siano fondate.
Penso, modestamente, che in certe situazioni sarebbe doveroso rassegnare le dimissioni, da parte degli interessati, magari con riserva.
Ma quelli del PD, mi pare, è da una vita che he dicono che la magistratura va sempre rispettata. Meno quando tocca i loro interessi, a quanto pare!
Ma come facciamo ad andare alle urne con animo sereno dopo che abbiamo assistito a certi INCIUCI?

Anonimo ha detto...

Il manifesto per un nuovo corso europeo. Meno regole in un'Europa aperta al mercato
da il Legno storto
Scritto da l'Occidentale
Friday 08 June 2012

Per sottoscrivere il manifesto basta inviare un commento.
La crisi dell’Eurozona ha messo in evidenza la debolezza della governance europea. Appare così datata la tesi di coloro che propongono "Più Europa" nel solco dei limiti riscontrati e affidano la crescita alla spesa pubblica, ancorché comune. La piramide Europea va rovesciata. Non più un vertice senza dimensione da cui promanano verso il basso obblighi e costrizioni, ma una vasta superficie di società libere che si poggia su strati sempre più ridotti di poteri devoluti man mano che ci si avvicina al vertice. L’Europa di domani o rinasce attraverso questo processo evolutivo, fatto di obiettivi visibili e raggiungibili, o è destinata a morire.
Piuttosto che la via della centralizzazione, sarebbe preferibile un percorso di unione nella responsabilità di Stati sovrani che a loro volta valorizzino le autonomie territoriali.

L’Europa deve ritrovare speranza, dinamismo, orgoglio di sé, fiducia nel futuro. E maggiore iniziativa nella dimensione globale per assorbire i persistenti fattori di instabilità attraverso soluzioni nel segno della trasparenza e della responsabilità affinché il rischio non sia mai sistemico ma solo di coloro che consapevolmente decidono di rischiare.

Le politiche di stabilità del debito pubblico dei Paesi dell'Unione sono necessarie ed imprescindibili per evitare gli errori del passato. Ma esse debbono trovare complemento in scelte che uniscano nella libertà i mercati europei.

L’impegno che deve unirci è l’equità verso le generazioni future, che non possono più essere costrette a pagare in tasse l’irresponsabilità delle precedenti. Perché questo impegno possa essere onorato in un contesto di finanza pubblica rigorosa, la strada maestra non è rappresentata da strane alchimie istituzionali ma dalla crescita economica.

La crescita economica non esige centralizzazione, ma il massimo grado di libertà. Il completamento del mercato unico dovrebbe essere la priorità delle leadership europee con l'obiettivo di promuovere la competitività attraverso l’occupabilità delle persone e l'internazionalizzazione delle imprese.

Un uso più parsimonioso dei poteri regolatori di Bruxelles è possibile se viene assunta una visione positiva della persona per la sua attitudine a cooperare spontaneamente al bene comune, in modo che una regolamentazione coerente e minimale sia adottata anche dai singoli Stati, liberando la vitalità delle società nazionali.

Mai come oggi, è importante costruire non una “fortezza Europa” ma un’Europa aperta al mondo, dal mondo attraversata, pronta ad aprire le proprie porte alle persone, alle merci, alle idee che possono contribuire ad arricchirla. Prioritarie sono le relazioni verso Est e verso Sud. Con le economie dell’Europa orientale e con quelle dell’area Mediterranea. La tradizionale dimensione transatlantica va tutelata e rafforzata ampliando le ragioni del libero scambio.

Il ritorno alla crescita non può venire e non verrà da forme di monetizzazione più o meno surrettizia del debito pubblico: interventi che avrebbero solo l’effetto di creare una “Europa dei trasferimenti” alimentando solo inimicizia e ostilità fra i Paesi. Il ritorno alla crescita non può eludere il tema della ristrutturazione del welfare: occorre favorire in sussidiarietà le capacità mutualistiche delle persone, delle famiglie, delle comunità.

L’Europa è diventata grande nel segno del pluralismo, della libertà, della scommessa sulle potenzialità delle persone. Essere fedele a se stessa è il miglior viatico per il suo futuro.

Anonimo ha detto...

E VI STATE ANCORA A CHIEDERE PERCHè NON VOTANO PIù PDL e PD MA VOTANO GRILLO

Più delle parole contano i fatti. E i fatti dimostrano ogni giorno che i vertici di questa classe politica sono da archiviare, perché perseverano nel prendere decisioni contrarie all’interesse generale. Mercoledì il Parlamento ha scelto i nuovi commissari per l’Agcom. La legge richiede indipendenza e riconosciuta competenza nel settore, poiché senza indipendenza la competenza può essere utilizzata per favorire una parte contro l’altra, e senza competenza l’indipendenza è inutile e fonte di decisioni casuali.
Da mercoledì un settore strategico per il nostro futuro come quello delle comunicazioni è nelle mani di Decina, Martusciello, Posteraro e Preto. L’indipendenza di Martusciello è dubbia, considerata la sua storia di ex dipendente Mediaset ed ex deputato Forza Italia, mentre la sua incompetenza specifica nel settore delle comunicazioni (sia sulle questioni tecniche che in quelle di prodotto) è pressoché certa. Idem per Preto (Pdl) e Posteraro (Udc). Decina (indicato dal Pd), pur essendo competente, è stato consigliere di amministrazione di Telecom Italia ed è, con le aziende di sua proprietà, consulente di moltissimi operatori soggetti alla vigilanza dell’Agcom. In sostanza 4 nomine che violano i requisiti di legge, e che danno vita ad un Consiglio pure squilibrato. È infatti ragionevole attendersi che su tutti i temi di interesse per Mediaset (la gara delle frequenze, le nuove regole sul diritto d’autore, il destino della rete Telecom) i commissari espressi dal Pdl abbiano un punto di vista favorevole all’azienda da cui proviene il commissario Martusciello. Quindi la maggioranza sarà saldamente nelle mani del commissario Posteraro scelto dall’Udc, indipendentemente dall’opinione del presidente (che deve ancora essere indicato dal Premier Monti) e del commissario indicato dal Pd.

In sostanza il commissario Posteraro, con competenze limitate o assenti, deciderà sul futuro delle comunicazioni italiane. E questo dipenderà da dove si posizionerà Casini. Poteva andare diversamente se il Pd, dopo aver sbraitato per mesi su competenza e curricula, avesse indicato e preteso due tecnici autorevoli, indipendenti e competenti. Avremmo ora la garanzia di affrontare nel merito ogni singola questione, e con un importante ruolo “super partes” del Presidente in caso di parità tra i membri di nomina parlamentare. Purtroppo non sarà così e ce ne accorgeremo molto presto.

Anonimo ha detto...

Alla fine di agosto scadono i 120 giorni che il Decreto Fiscale del Governo Monti ha concesso ad Agcom e Ministero dello Sviluppo Economico per definire il destino delle frequenze da assegnare agli operatori televisivi. Meno di tre mesi per decidere:
1) come riorganizzare i 6 “multiplex” televisivi previsti dal “beauty-contest”; 2) per quanto tempo e con quali diritti d’uso assegnarle; 3) se assegnarle solo alle televisioni o anche agli operatori mobili, e infine come organizzare l’asta, cioè quanto farsi pagare. Dopodiché la mano passa al Ministero dello Sviluppo Economico per la gestione della gara.

Decisioni urgenti e che condizioneranno pesantemente il panorama televisivo italiano. In che modo? L’Autorità potrebbe decidere di destinare le frequenze a nuovi operatori televisivi e non consentire la partecipazione alla gara di Rai e Mediaset. Potrebbe anche decidere di cederne una parte a Tim, Vodafone, Wind e La3, che sarebbero certamente disposti a pagare cifre molto alte a fronte di un aumento del traffico e della qualità del servizio per i propri clienti. L’Agcom potrebbe, infine, decidere di utilizzare una parte dello spettro per soddisfare le legittime richieste di Centro Europa 7 e delle emittenti locali, o per tentare di porre rimedio alla disastrosa ricezione del digitale terrestre Rai che affligge centinaia di migliaia di abbonati del servizio pubblico.

Ma la maggioranza dei commissari potrebbe invece decidere di consentire la partecipazione alla gara di Rai, Mediaset e La7, ma non quella di Tim e Vodafone. La mancata partecipazione degli operatori di telefonia mobile ridurrebbe di molto il possibile incasso dello Stato. Ci sarebbe così meno competizione nell’asta e verrebbero a mancare gli operatori più ricchi. A questo punto l’Agcom sarebbe giustificata a suggerire al Ministero basi d’asta molto basse. Mediaset potrebbe dire “Visto? Le frequenze non le vuole nessuno”, e comperarle per un tozzo di pane. Una bella beffa per tutti coloro che si sono battuti per evitare che le frequenze venissero assegnate gratuitamente.

L’azienda di Cologno invece potrebbe utilizzare quei canali e, fra qualche anno, in presenza di una forte pressione europea per liberare lo spettro dalle trasmissioni televisive a favore della telefonia mobile, potrebbe pretendere un congruo rimborso economico o il diritto di poterle utilizzare per la banda larga e fare concorrenza a Tim, Wind, Vodafone e La3, che l’anno scorso hanno speso più di un miliardo di euro a testa per assicurarsi frequenze analoghe.

Come si può capire, due soluzioni dagli effetti economici diametralmente opposti per Mediaset e per i cittadini italiani. Bersani e il suo Pd hanno affidato la “golden share” su questa decisione nelle mani di una persona che, certamente, non ha mai sentito parlare di frequenze, “multiplex” e banda larga mobile.

A breve vedrà la luce una nuova autorità, importantissima e decisiva, quella dei trasporti, che vuol dire Cai, Ferrovie, Alta Velocità, tassisti, trasporti urbani. Qui i regolamenti devono essere ancora definiti. Ci aspettiamo che Monti stabilisca regole e requisiti più stringenti, che renda tutto il procedimento trasparente e garantisca un collegio realmente super partes. Per allinearsi con la parte più civile dell’Europa, più che ai cacciatori di teste, si potrebbe pensare ad un concorso europeo. Quello che non vorremmo vedere è un esperto in telecomunicazioni, o un transfuga dall’autorità per i contratti pubblici, decidere per esempio sulle regole di competizione fra Italo e Frecciarossa.

Milena Gabanelli

Anonimo ha detto...

Pdl in fermento,
gli elettori
non sopportano più
Monti
E Alfano lancia le primarie
Perché il Pdl è passato dal 27 al 20%? Per Euromedia è colpa dell'appoggio a Monti. Alfano rilancia: "Primarie per scegliere il candidato premier"

Finalmente qualcuno a capito! Dare l'appoggio ad un governo che attua il proprio programma
IN PIENO CONTRASTO
con i principi guida che gli elettori avevano accettato e richiesto dal PDL è stato per il partito stesso un BOOMERAMG.
-TASSE
I MANCATI INTROITI DEL FISCO SONO COLPA DELL'ECCESSIVA TASSAZIONE.
Era evidente che alla fine la nave sarebbe finita sugli scogli.
E gli elettori, malgrado le litanie della necessità di certi sacrifici, si sarebbero prima o poi allontanati.
-PENSIONI
Un magma di ingiustizie e di malintesi.
Un conto è andare in pensione due o tre anni più tardi; un altro sapere che quella pensione può ridursi a zero col rialzo del carovita.
E pazienza per quelle pensioni chiamate "baby", ma non per quelle di chi ha lavorato per oltre quaranta anni.
inoltre:
>chi ha pagato i contributi e stringe la cinghia,vede sprecare (SPRECARE) I FONDI PER DARE LA PENSIONE A CHI NON HA MAI LAVORATO (politica assurda del diritto al riavvicinamento), tutti stranieri che in Italia non hanno mai fatto nulla.
>di fronte a tanto parsimonia con i pensionati che hanno lavorato per una vita,
SI CONTRAPPONE
la PRODIGALITA' con la quale vengono concesse le PENSIONI D'ORO a tutti i fannulloni che hanno scaldato la sedia in parlamento per 5 anni (ripeto 5 ANNI). Segue poi la palese ingiustizia che emerge dal trattamento di funzionari, commessi del parlamento, magistrati, consiglieri a vario titolo, assessori, con stipendi elevati e doppi stipendi.
O si pone rimedio a tutte queste cose, e non sono le sole, o l'elettore corre da grillo: non rimedia niente, ma uno sfogo è quanto mai giustificato.
-IMMIGRAZIONE
Serve con urgenza una legge che, o l'UE acconsente o altrimenti chi se ne frega, che limiti l'emergenza sbarchi in maniera drastica. Bisogna rompere ad ogni costo il circolo vizioso MAGISTRATI-UE-COSTITUZIONE che vanifica ogni legge in proposito.
Questo per incominciare.
E poi avanti su questa strada.

Anonimo ha detto...

SU UNA COSA FATTA BENE ....
mentre il Pdl approva, anche a volte obtorto collo, leggi che fanno rabbrividire per la palese ingiustizia che consegue dalla loro applicazione
OSTACOLA E BOCCIA IL DECRETE
A N T I C O R R U Z I O N E.
Questo, oltre che non essere bene accetto da buona parte dell'elettorato, dà da pensare.
Mi viene in mente la cele bre frase unoristica del divo Giulio:
PENSARE MALE E' PECCATO, MA LE PIU' VOLTE CI SI AZZECCA!
E questo non è un buon lasciapassare per le prossime elezioni.
MEDITATE, GENTE!, MEDITATE!

Anonimo ha detto...

La cura del governo monti

I rimedi escogitati dal Governo, per la salute dell’Italia, mi ricorda, mi si consenta un paragone (un po’ audace), la storia di quel signore che si recò dal medico per curare le emorroidi.
Incontrò un amico e gli parlò dei benefici di quella cura.
“ ... allora, fatta la visita mi disse che bisognava fare subito un massaggio anale ...”
“ ...e come sarebbe?” ribattè l’amico.
“... dunque, mi fece inchinare, si pose dietro di me, poggiando la mano sx sulla spalla sx e la mano dx sulla spalla dx ... poi ... poi ...
...ma lo sai che ora mi sorge un dubbio?...!
Lo stesso dubbio che i sostenitori del Governo Monti si pongono adesso! ...

Anonimo ha detto...

errore
mi ricorda
>>>mi fanno ricordare

Anonimo ha detto...

NON SONO UN DI QUEI DI SX
Però cerco di capire cose che non capisco.
La sx ha attaccato Formigoni. Lo scopo non è la morale, è chiaro! vogliono demolire la maggioranza che governa la regione.
Però mi sorge in dubbio.
E' vero, non ci sono avvisi di garanzia, e nessuno è indagato.
Ma come si spiega tutto il rumore dei giornali?
Come si spiegano allora le vacanze da sultano di cui si parla?
E gli yacht a noleggio?
Qui non in questione l'aspetto giuridico, ma quello, importante per un politico, morale.
Non ci sono prove, giuridicamente valide, di corruzione, ma ... ma ...
Io mi domando: ma quando i nostri politici smetteranno di fare vita da nababbi?
... ecco qui il dubbio IPERBOLICO che mi assale ....

Dubitare (pensare male) è PECCATO!
Ma le più volte ci si azzecca!!!!!