sabato 16 febbraio 2013

8 settembre giudiziario. Davide Giacalone

La giustizia italiana è totalmente fuori controllo, costituendo un pericolo per la convivenza e per gli interessi collettivi. Si mescolano questioni diverse, neanche paragonabili fra loro, ma che concorrono a descrivere il disfacimento dello Stato. Intanto la campagna elettorale si conduce verso la sua ingloriosa conclusione, senza che le forze politiche siano state in grado di biascicar altro se non la difesa di sé medesime o il profittare delle difficoltà altrui, in un tremebondo silenzio urlante che ne descrive la vacuità. Fa anche un certo effetto tornare su questo tema all’indomani dell’arresto di Angelo Rizzoli, delle cui odierne vicende non so nulla, ma so che riportare in custodia cautelare un uomo che fu distrutto da analogo provvedimento e poi assolto, che nel corso della sua carcerazione vide morire il padre per infarto e a seguito di quelle vicende la sorella per suicidio, so che assistere a ciò e non provare un brivido d’orrore è segno d’imbarbarimento collettivo.

Il fatto è che l’Italia ha perso sensibilità. Ha perso cultura del diritto e dei diritti, ma anche buon senso. Orrendo il silenzio seguito alla condanna del generale Pollari, perché dimostra quanto chi pretende di governare non abbia idea di ciò che comporta. Quella condanna è una sorta di 8 settembre, di fuga dello Stato. E’ irrilevante che sia giusta o sbagliata, semplicemente non sarebbe dovuta esistere: se il governo (tre governi) pone il segreto di Stato lo Stato rispetta quel segreto. Vale per il militare come per il magistrato. Vale per tutti. Invece più tribunali hanno potuto fare una sonora pernacchia allo Stato. E’ l’anticamera della fine. Forse senza neanche anticamera.

Nel caso di Saipem-Eni ci viene detto che sarebbe stata pagata una prestazione collaterale, denominata “tangente”, pari a 200 milioni. Per l’acquisto di 11 miliardi di materia prima energetica. Naturalmente non tocca ai magistrati rispondere alla seguente domanda: come altro si acquista, quella roba? In galera soggiorna il capo della più tecnologicamente preziosa azienda controllata dallo Stato, la Finmeccanica. Io credo (lo scrissi) che Orsi doveva essere allontanato nel momento stesso in cui ha provato a ricattare un ministro in carica (Grilli). Il presidente del Consiglio doveva scegliere: o cacciava il ministro o cacciava il manager. Anche entrambe, nel caso. Nessuno no, non è ammesso. Dall’inerzia si passa all’arresto, con l’emergere nel mandato di cattura del caso indiano. Dopo che noi ripetevamo da mesi: guardate che i due militari trattenuti in India sono ostaggi per un affare Finmeccanica, qualcosa è andato storto e la materia è governativa. Nulla. Allora, qual è la morale? Due: a. gli italiani non sono capaci di risolvere i loro problemi, visto che nessuno se ne assume la responsabilità; b. una qualsiasi concorrente di nostre aziende strategiche ha un modo facile per annientarle: preparare un dossierino e farlo arrivare alla procura. Così descritto, è un Paese che si sta suicidando.

200 milioni Saipem per l’energia di tutti sono intollerabili, ma 4 miliardi al Monte dei Paschi di Siena vanno bene. I primi sono un reato, i secondi una scelta prudente. All’Mps le cose sono andate in modo banale: un gruppo dirigente di malfattori ha portato via soldi, tanti, per sé e per i propri amici. Quella banca ha 14 consiglieri d’amministrazione su 16 nominati dalla politica. La politica, da quelle parti, si chiama Pd. Ma non solo, fate attenzione: si chiama Pd più affaristi di altri colori, per garantire la connivenza. Andrà a finire che dopo le elezioni alcuni dei casi citati si sgonfieranno e spariranno, mentre questo crescerà. Senza fretta. E’ normale?

A Taranto in governo interviene ripetutamente per tenere aperta l’Ilva, anche nella consapevolezza che l’unica speranza di bonifica ambientale coincide con la continuazione della produzione. La procura, dopo avere fatto il possibile per chiudere l’Ilva, ricorre alla Corte costituzionale avverso il decreto. Credete che sia una normale procedura penale? Niente affatto, è il tentativo di porre il giudizio di legittimità non solo al di sopra di tutto, ma anche a prescindere dal processo, dal tribunale e dalla sentenza. Giudizio insindacabile, a opera di chi non ne sarà responsabile.

La sommatoria di questi casi, differenti e non assimilabili, porta a una conclusione: il governo perde sovranità politica, lo Stato perde sovranità nazionale, l’Italia perde affidabilità internazionale. A fronte di ciò ci sono due cose assolutamente ridicole: la prima è credere che le inchieste rilevanti siano quelle sui politici; la seconda è che si ripeta di avere fiducia nella giustizia. Quel meccanismo è saltato. Il diritto, senza il quale non esiste lo Stato, s’è gettato dalla finestra.
Pubblicato da Libero

1 commento:

Anonimo ha detto...

salve, come al solito spazi su più campi. Tu sei il migliore. La condanna di pollari:Abu Omar rapito senza aver commesso nulla. Solo perchè musulmano.(TORTURATO) Sono stati condannati anche gli americani autori del rapimento.Saipem Eni, questo è la tua specialità le tangenti. Tu seiesperto di ciò sei stato un collettore di bustarelle. Quanti soldi hai ricevuto? Moralista.
Orsi, volevi sostituirlo tu a finmeccanica? Soldi pubblici, cioè anche miei per salvare i due marò? ma siamo matti.MPS speriamo che la magistratura va fino in fondo, e condanna i colpevoli.Ilva,chiedi alle famigli che abitano vicino alla fabbrica che hanno avuto parenti morti per tumore.Dimenticavo devi proteggere i poteri forti, altrimenti vai a spasso. Come si dice. FORTE CON I DEBOLI E DEBOLI PER I FORTI.