venerdì 8 febbraio 2013

Il silenzio degli arroganti. Claudio Velardi


Ora, finalmente, la sottile escalation dell’allarme ha trovato il suo ubi consistam: dal sempre opinabile voto utile possiamo tornare all’approdo impositivo del voto necessario.

Caro, eternamente dubbioso elettore di sinistra, se fino a ieri ti chiedevamo di scegliere il Pd contro il rischio dell’ingovernabilità (argomento esposto a mille obiezioni e discussioni fastidiose: ci si può fidare più di Monti o di Vendola? Mi raccomando, se proprio non ce la fai, dacci una mano al Senato, in Lombardia o in Sicilia poi non puoi mancare), da questo momento l’asso è calato, e tu non hai scuse. Mobilitazione totale contro il nemico. Poche chiacchiere.

Quanto l’ha cercato questo momento, lo stato maggiore. Al punto che nei giorni scorsi, in vista dell’uscita di Berlusconi, il notorio silenzio del principale partito italiano si era fatto – come si dice – assordante. Non una proposta, un’idea, una novità. Non dico il tentativo di fare agenda, ma neppure di consentire alle redazioni di di spuntare un giorno del calendario per scriverci: “Bersani!”. (Sì, con un bel punto esclamativo, come dire: ecco, lì bisogna esserci). Niente. Giusto il pallido comizietto di Firenze con l’ex-giovanotto: tutti e due in maniche di camicia, il remake dei Blues Brothers con tanto di occhialetti, una pena. Per tacere della battuta da oratorio su Messi al Bettola.

Vi sento già dire: cosa vuoi farci, è un vecchio problema, la sinistra non sa comunicare. Tante buone idee, serie, articolate, certo un po’ complesse, perché-nelle-società-complesse-non-ci-sono-soluzioni-semplici (l’altra volta 281 pagine, quest’anno non si sa), esposte male. Quell’altro invece, si sa, è un maestro della comunicazione, signora mia.

No. No. No. La comunicazione non c’entra niente. E’ una scusa del cazzo. Non dico una formazione politica – con lo stuolo di dirigenti, sondaggisti, comunicatori di cui dispone – ma un qualunque fruttivendolo, di fronte all’annunciato arrivo sulla piazza di un aggressivo competitor, si sarebbe attrezzato per tempo. Domenica alle 12 esporrai il tuo nuovo banchetto? Perfetto. Alle 11.30 salgo sul Colosseo e espongo la mia, di merce. Annuncio al popolo che le tasse saranno abbassate. Non subito, tra due anni (perché siamo seri). Che i costi della politica saranno tagliati. Del 50% (perché non siamo populisti). Che… (non so più che cosa, perché ho cercato in rete “programma Bersani 2013” e ho trovato solo chiacchiere non immagazzinabili in un post).

No, non è incapacità comunicativa. E’ che bisogna averla a disposizione, la merce. Fresca. Buona. Presentabile. Quando e se ce l’hai, hai voglia a venderla. Non c’è bisogno di nessun guru.

Invece l’intero stato maggiore aspettava con ansia l’arrivo della proposta shock, più di quanto la sognasse un militante del Pdl. Perché dispone solo di merce vecchia, in qualche caso avariata. E può rifilarla solo se sul suo avversario cala la mannaia morale. Non andare da quell’altro: imbroglia sul prezzo, la frutta luccica ma è piena di estrogeni. Tutto più semplice, tranquillizzante.

Così da oggi torna lo schema di sempre. Basta interrogarsi su Monti e Vendola, non si discute più di Lombardia, Sicilia e Senato. Bisogna solo impedire all’imbroglione di tornare su piazza. Capisci bene, caro elettore, che evitarlo è necessario.

Dice: ma allora questo è un ricatto. Certo che lo è. Con l’aggravante di un’arroganza consapevole, esibita, beffarda. Mio caro, ora devi votarci per forza, non c’è neppure bisogno che te lo ripetiamo. Possiamo continuare a tacere, che è la cosa che ci riesce meglio. Le tue obiezioni, i tuoi dubbi? Sorrisetto: ne parliamo un’altra volta, non vorrai mica diventare complice del ritorno di quello là? Va be’, allora sei un fesso. O un provocatore. Insomma dillo: sei un berlusconiano.
Forse. Se lo dite voi.
(Front Page)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ok ricevuto
mi turerò il naso e voterò Bersani