giovedì 18 luglio 2013

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18 luglio 2013

Che Lidia Ravera avesse dato di donnetta-negretta-scimmietta a Condoleezza Rice lo ricordavo benissimo, e vedrà lei come un dirigente pubblico della cultura, non dell’ortofrutta, della cultura, debba fare eventualmente i conti con quel ritrattino sgorgatole dal cuore e stampato sull’Unità. Quanto a Calderoli, ex dentista proveniente da famiglia di dentisti, padre dentista , zii dentisti, nonni dentisti, cugini dentisti, tutti rigorosamente a Bergamo (ma dentisti tutti tutti?, gli chiesi una volta, e lui: “Salvo un cugino che ha fatto il ’68 a Milano, gran testa calda, volle prendere la sua strada provocando un casino in famiglia”. E finì dove? “A Otorinolaringoiatria”), quanto a Calderoli, dicevo, nell’Alta bergamasca gira ancora il proverbio: “Se el to’ dent el g’ha ‘l taréul, te g’ha de ‘ndà dal Calderéul”. In quel sano contesto è cresciuto, l’uomo delle istituzioni. Dopodiché, sarebbe assurdo negare che si sia profuso in mille e mille scuse. E sincere. Incontrata la ministra, non le avrebbe detto se no: “Dài, qua la zampa”.

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