mercoledì 24 luglio 2013

Se la dolce vita diventa reato. Marcello Veneziani

La bestiale crisi economica sta offrendo a una sinistra arcigna e punitiva il destro per condannare e proibire l'Italia frivola per il reato di dolce vita


Fabrizio Corona e Lele Mora in galera, idem la Minetti e Fede, le olgettine sotto processo, la sfilata di veline in tribunale, Miss Italia da abolire, Dolce & Gabbana sotto tiro, Briatore... La bestiale crisi economica sta offrendo a una sinistra arcigna e punitiva il destro per condannare e proibire l'Italia frivola per il reato di dolce vita. I gradi di giudizio sono i seguenti: prima la satira, poi il talk show, segue la campagna di stampa, indi la condanna istituzionale, infine il tribunale. Per dare nomi simbolici ai cinque gradi di giudizio: Crozza, Santoro, la Repubblica, Boldrini, Boccassini. O varianti tipo Fazio, Littizzetto, Il Fatto, altri tribunali e agenzie delle entrate.

Quel mondo giocondo, banale e fricchettone non piace neanche a me, non sono bei modelli di vita ma esempi deteriori di un'Italia vanesia. Però ancor meno ci piace passare dalla critica e la disapprovazione di quegli stili di vita al proposito di abolire, proibire, punire, incarcerare. In questo fanatismo triste e repressivo c'è arroganza e c'è pure viltà. L'arroganza di chi pretende d'essere giudice ingiudicabile per partito preso e per razzismo etico. Ma anche la viltà di chi non difende il senso morale e il senso del dovere, anzi ha concorso a demolirli in tante battaglie pubbliche e scelte private, dal '68 in poi, e ora bacchetta col moralismo fiscale, giudiziario e proibizionista i frutti sgraditi di quell'ondata trasgressiva, già battezzata come liberazione e diritti civili. Tanta ipocrisia immersa nell'acido giacobino. (il Giornale)

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