giovedì 11 luglio 2013

I processi di Silvio Berlusconi


Dati relativi a procedimenti penali riguardanti Silvio Berlusconi ed esponenti del Gruppo Fininvest.


La più grande campagna di persecuzione giudiziaria che sia mai stata organizzata ed attuata in una democrazia.


 
Alla data odierna sono stati avviati 108 procedimenti penali, relativi a soggetti e società del Gruppo Fininvest.

 
Questi procedimenti hanno coinvolto 112 soggetti fra manager, dipendenti e collaboratori del Gruppo Fininvest.

 
L’assistenza legale ha dovuto impegnare, dal 1994 ad oggi, 133 legali e 69 consulenti.

 
Dal 1994 ad oggi, con riferimento a 63 procedimenti, sono state celebrate complessivamente più di 2.500 udienze  fra udienze preliminari, incidenti probatori ed udienze dibattimentali.

 
Dal 1994 al 1996 sono state richieste 35 misure cautelari a carico di 26 soggetti fra dirigenti, dipendenti e collaboratori del Gruppo Fininvest; in 13 casi non è stato poi neppure disposto il rinvio a giudizio.

 
Dal 1994 ad oggi, presso il solo Gruppo Fininvest sono stati effettuati, da parte della Polizia Giudiziaria e della Polizia Tributaria, circa 488 accessi per perquisizioni, sequestri e acquisizioni documentali, nel corso dei quali è stata asportata o esaminata una quantità enorme di documenti aziendali, stimabile in oltre 2.000.000 di pagine.

 
Sono stati effettuati accessi e richiesti riscontri presso oltre 30 banche in Italia e numerosissime banche all’estero, e sono stati oggetto di minuziosi esami e ponderose relazioni da parte della Guardia di Finanza e dei consulenti del PM circa 100 conti correnti e almeno 170 libretti al portatore in Italia e un numero non calcolabile di conti correnti all’estero.

 
Ad oggi risultano archiviate o prosciolte 118 posizioni e risultano emesse 82 sentenze di assoluzione.

 
Dal 1994 ad oggi sono stati versati dal Gruppo Fininvest, fra imposte e contribuiti, oltre Euro 9.100.000.000,00.

 

Dati aggiornati al 26/06/2013

1 commento:

Anonimo ha detto...

Corsi e ricorsi storci.


Grandi purghe
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Con il termine Grandi purghe si intende una vasta repressione nell'URSS della seconda metà degli anni
trenta, voluta e diretta da Stalin dopo l'omicidio di Kirov[1], per epurare il partito comunista da presunti cospiratori. Il periodo viene pure indicato con i termini di Terrore, Grande Terrore (Большой террор,
Bol'šoj terror) o, in Russia, con quello di Ežovščina (ежовщина, era di Ežov)[2] dal nome del capo della NKVD nel periodo delle purghe. La repressione, eseguita in gran parte per via extragiudiziale o comunque con procedimenti sommari, colpì anche semplici cittadini, non iscritti al partito, considerati ostili al regime, ed ebbe vasta risonanza in Occidente in seguito ad alcuni processi celebrati dal 1936 al 1938 contro i massimi dirigenti del PCUS. Oggetto di arresti e condanne furono, pure, numerosi esponenti delle comunità straniere, inclusa quella italiana, emigrati nella nuova patria socialista per sottrarsi alle persecuzioni politiche dei paesi di origine o per contribuire al suo sviluppo. Le grandi purghe staliniane possono essere interpretate anche come un caso estremo di arrivismo politico che giunge, come prassi, all'eliminazione fisica degli
avversari diretti personali.[3

processo di Praga
Durante la prigionia subì torture sia fisiche che psicologiche affinché confessasse, ma sempre senza alcun risultato.
Il 31 maggio 1950 iniziò il processo a lei e ad altri dodici suoi compagni, colleghi e collaboratori. Ampi stralci del processo furono trasmessi per radio ed usati come forma di propaganda ed intimidazione verso la popolazione.
La Horáková si difese con dignità e senza il minimo cedimento, rivendicando di fronte ai giudici i suoi incrollabili princìpi: “Mentirei dicendo che sono cambiata, che le mie convinzioni siano mutate. Non sarebbe né vero, né onesto”. La sua condotta processuale costituì un'assoluta eccezione nei processi che si svolsero in quegli anni nei paesi comunisti. Naturalmente la Horáková era ben cosciente di quali sarebbero state le conseguenze del suo atteggiamento.
Sobillati dalla propaganda, più di seimila consigli di fabbrica inondarono i giudici di lettere sprezzanti e denigratorie nei confronti dell'imputata e dei suoi compagni di processo, chiedendo punizioni durissime ed esemplari.
L'8 giugno 1950 la Horáková fu condannata a morte con tre dei suoi coimputati. La gravità della condanna colpì l'opinione pubblica mondiale. Era la prima volta che una donna, madre d'un'adolescente di sedici anni veniva condannata all'impiccagione.m