giovedì 9 luglio 2009

Psicopatologia del no global per mestiere. Michele Brambilla

C’è da chiedersi perché continuiamo a interpellare politologi e sociologi per cercare di «comprendere le ragioni» dei contestatori in servizio effettivo e permanente, quando sarebbe più adatto un buon psicologo, o meglio ancora un buon psichiatra.
Costoro, i professionisti della protesta, scendono in campo ad ogni G8, e c’è da capirli: i G8 sono le loro Olimpiadi. Ma sottotraccia sono sempre presenti: per denunciare chiunque detenga un potere (cattivo per definizione); per gridare che la democrazia è in pericolo; per sottolineare lo squilibrio fra ricchi e poveri; per esecrare un terremoto; per stigmatizzare un’alluvione. Per loro c’è sempre «un colpevole» in tutto, dalle crisi alle calamità naturali ai loro insuccessi privati.
La psicopatologia del contestatore può essere analizzata passando attraverso alcune chiavi di lettura. La prima è quella del linguaggio.
Il contestatore non pensa prima di parlare: va in automatico. Ripete slogan e frasi fatte che si possono rimescolare come il cubo di Rubik ottenendo sempre il risultato di non ottenere alcun risultato. Per esempio a questo G8 il «manifesto della protesta» annuncia «una dinamica di blocco della circolazione e della mobilità che, combinando pratiche creative e intelligentemente radicali, rivolga la nostra degna rabbia a ostacolare la funzionalità della celebrazione dei potenti della Terra e della loro bancarotta». Sembra un monologo di Verdone e invece è pubblicata sul sito di Indymedia. Ad Ancona, per dire, hanno spiegato che ci sarà «una giornata senza frontiere per liberare il porto dalle barriere e dalle gabbie dove si infrangono quei desideri di libertà e dignità che vengono dal mare». La parola d’ordine per tutti è «essere imprevedibili per vincere la repressione». Cioè, un sacco impegnati, questi ragazzi.
Secondo indizio che suggeriamo allo psichiatra che avrà la bontà di esaminare il caso: l’essere sempre «contro» senza mai proporre soluzioni ai problemi che denunciano. Al Forum dell’altro ieri, per esempio, c’erano quelli «contro» la discarica di Chiaiano, quelli «contro» l’allargamento della base Dal Molin, quelli «contro» la Tav, e tutti naturalmente «contro» il G8, che è «illegittimo, l’espressione politica dello sfruttamento e del profitto». Sono «contro» anche l’immancabile «globalizzazione», un termine che ormai non si capisce più che cosa voglia dire, e infatti debbono averlo intuito perfino loro, visto che Luca Casarini, ex portavoce del «movimento» (altro termine frusto) ha detto ieri che non si riconosce più nel termine «no global» ma nella dicitura «un altro mondo è possibile». Quale mondo? Boh. Casarini cerca di articolare una piattaforma: «Le richieste sono le stesse: democrazia, partecipazione, consenso dal basso». Di nuovo boh. Qual è l’idea di modifica dell’attuale democrazia? Proposte zero. Almeno le Brigate rosse una visione della società l’avevano.
Terzo sintomo psichiatrico: la voglia di menare le mani. Sul web corre il tam tam della guerriglia urbana, si informa «sulle cariche e la caccia all’uomo degli sbirri», si indicano «gli obiettivi sensibili». Su Ticker, un rullo di notizie aperto da Indymedia, si forniscono informazioni dettagliate: «Blindati circondano la stazione Termini, evitare di circolare da soli»; in piazza vengono distribuiti «vademecum anti repressione», consigli su cosa fare «se la polizia ti ferma per strada». Ad esempio, se ti rincorrono «corri e cerca di stare in gruppi di sesso misto». Vengono distribuiti anche numeri di telefono per l’assistenza legale. Che suggerire allo strizzacervelli? Che i casi sono due: o questi poveretti credono di vivere in Iran o nel Xinjiang, oppure stanno solo giocando alla guerra ed è un peccato che scomodino tanta forza pubblica quando potrebbero sfogarsi con un Risiko o una battaglia navale.
Quarto psico-sintomo: la singolare scopiazzatura dall’odiato mondo borghese di ruoli, cariche e gradi da appuntarsi sulla giubba. Ad esempio: ormai basta che cinque universitari si mettano insieme perché all’interno del gruppo venga nominato «un portavoce».Infine il vittimismo: «Abbiamo nemici potenti che ci mettono anche in galera», ha detto Casarini; gli ha fatto eco Lele Rizzo del centro sociale Askatasuna di Torino: «In questi giorni è la galera il modo usato per reprimere il dissenso e intimorire il movimento». Queste frasi forse fanno parte più di quel fingere di essere in guerra. Invece, il pensare che ci sia sempre qualcuno che te l’ha messo in quel posto è probabilmente il vero denominatore comune dei professionisti della protesta. Un vittimismo che ti permette di scaricare sugli altri quel che non sei capace di fare. Se mai un giorno si decidesse ad andare a lavorare, il professionista della protesta diventerà un perfetto «mobbizzato», figura ideata ad hoc dalla nostra società di geni incompresi. Costretto a far le fotocopie dal capufficio fascista, il mobbizzato potrà sempre consolarsi raccontando ai colleghi di quando combatteva il G8. Il suo quarto d’ora di gloria. (il Giornale)

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Da ora in poi VIVACOSSIGA verrà usato solo ed esclusivamente per le interviste, gli scritti e gli interventi dell illustre senatore a vita,come questa qui sotto riportata ,tutto il resto sarà da considerarsi falso ed opera dell importunatore.

Con Reverenza

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

L'articolo capita proprio a fagiolo perche' sono riuscito finalmente a recuperare una copia de "L'eskimo in redazione". A questo proposito so, perche' in tutte le librerie la risposta e' sempre la stessa, che e' esaurito. Tant'e' che nella mia provincia era reperibile solo in una biblioteca. A vostro parere qual e' il modo di sapere se e quando verra' predisposta un'altra ristampa?
In merito invece a quest'articolo, solleva interrogativi che mi ponevo anche leggendo il libro:
si parla di poliziotti che caricano la folla inerme, che sparano fumogeni ad alzo zero, che lasciano indisturbati i facinorosi piu' evidenti prendendosela con la folla pacifica. Tutto cio' viene presentato come propaganda inverosimile. Eppure le stesse parole mi vengono riferite da amici che erano presenti al G8 di Genova dopo l'omicidio di Giuliani. Ora so bene che sono eventi distinti quelli del libro e quelli trattati nel presente articolo, e i fatti del G8. Ma mi colpiscono le stesse identiche parole e gli stessi identici comportamenti. E non so piu' a chi credere, se a un giornalista del giornale che in famiglia acquistiamo quotidianamente da almeno trent'anni oppure a dei testimoni oculari miei amici che benche' di sinistra non mi sento affatto di definire inventori e bugiardi. Qualcuno ha qualche opinione o dato di fatto per togliermi dall'ambascia?
Luigi

maurom ha detto...

E' abbastanza naturale che nelle cariche, che scaturiscono spesso dopo ore di tensione, la polizia meni a destra e a manca senza andare troppo per il sottile.

Diverso è stato il comportamento al G8 di Genova quando fece irruzione, a freddo, nella caserma Diaz.

Quindi, Luigi, anche considerando il fatto che molte volte i feriti sono da ambo le parti, diciamo che se ne prendono e se ne danno ed anche la folla pacifica(?)ne va di mezzo.

minnanon ha detto...

Forse dovresti conoscere qualche poliziotto che ha partecipato a questi "raduni pacifici" e sentire la sua versione dei fatti, provare ad immaginare che per mantenere l'ordine e contenere questi deficienti, e più in generale rischiare la loro vita per proteggere la nostra, si prendono 1200 euro al mese.
Una domandina, le vetrine ed i negozi si sono autodistrutti spontaneamente? Oppure sono stati i poliziotti?
La vicenda giuliani, un esaltato col passamontagna ed un estintore in mano, non ha insegnato niente? quella folla aveva forse qualcosa di pacifico, e se sì perchè si erano portati le mazze? cos'erano legittimi strumenti di protesta?

Anonimo ha detto...

gentili maurom e minnanon
se mi avessero raccontato solo questo, non mi sarei stupito.
Il fatto che i racconti dei miei amici parlavano di gente con spranghe in mano fatte passare impunemente, e poi, passate queste, cariche contro di loro armati solo di formaggini e succhi di frutta.
Si tratta di cronache che ricordano i peggiori luoghi comuni della propaganda radical-chic degli anni 70, solo che sono riferiti da persone per me degne di fiducia. Io pensavo sinceramente che queste cose non esistessero. Se sono esistite al G8, mi sorge il dubbio che possano essere accadute anche altre volte.
Posso spiegarmelo magari con la tensione dovuta al caso Giuliani (sul quale per inciso sono del tutto dalla parte delle forze dell'ordine), ma sarei piu' tranquillo se mi si dicesse che esiste un'altra spiegazione.
Se "minnanon" ha sotto mano la testimonianza delle forze dell'ordine, sarei contento di sentirla.
Cordialmente
Luigi

Anonimo ha detto...

Guarda, per quel che può valere (la mia non è una testimonianza, ma il resoconto di un racconto di una protagonista marginale di quegli avvenimenti)ho conosciuto una poliziotta ed un suo collega che parteciparono alla perquisizione della Diaz, e non al resto di quella giornata bestiale; premetto che ti parlo di persone che abitualmente fanno servizio d'ordine alle partite del san paolo e dell'olimpico per cui sono abituati a gestire situazioni per niente simpatiche tipo cariche dei tifosi, (ti parlo di tifosi laziali e romanisti, oltre che napoletani, non precisamente delle mammolette) e che quindi a situazioni del genere sono preparati.
Quello che mi ricordo del suo racconto in realtà non porta a concludere che il bene fosse tutto da una parte ed il male tutto dall'altra, come sempre succede.
A quella perquisizione oltre a loro, che erano forze fresche e indenni dalla giornata, parteciparono anche molti dei poliziotti a quella giornata avevano partecipato, tutta gente che si era trovata nel vivo dell'incubo, erano stati immersi in uno scenario di guerriglia urbana e quindi, come puoi immaginare, avevano i nervi a fior di pelle. E' bastata la resistenza che hanno incontrato all'ingresso per surriscaldare gli animi. Appena entrati lei si accorse che la situazione stava prendendo una strana piega per cui rimase al pian terreno e non si inoltrò di più nella scuola mentre la maggior parte dei suoi colleghi salì ai piani superiori. Lei quello che è successo lì non lo poteva dire per testimonianza diretta però sentì i rumori e le grida che venivano dai piani superiori per cui capì che la situazione era degenerata in scontri. Questo è il primo fatto che esce fuori dal racconto e che conferma il fatto che in situazioni di questo genere quando si scatena l'aggressività le cose vanno fuori controllo ed i torti non rimangono più da una sola parte: esercitare violenza controllata è, oltre che un ossimoro (se è violenza come fa ad essere controllata),è estremamente difficile: questo è un fatto che bisogna per forza mettere in bilancio quando la situazione costringe a rispondere alla violenza con violenza.
Il secondo fatto che esce dalla sua testimonianza è che le spranghe e le mazze di ferro furono trovate davvero nella perquisizione (fu forse questo a far scatenare delle persone, che da quella mazze si erano dovute difendere quello stesso giorno?)
e questo ci dice due cose sulla maggioranza delle persone che si trovavano all'interno di quella scuola, escludendo qualcuno che poteva effettivamente essere ignaro di tutto; una parte di loro erano responsabili in prima persona di quello che era successo quel giorno a Genova, mentre un'altra parte li coprivano, li fiancheggiavano, li giustificavano, li difendevano.
In italiano c'è un solo aggettivo-sostantivo che li dipinge per quel che sono: complici. Sono questo e non altro, non sono manifestanti pacifici; in altre parole sono loro che sono responsabili del macello che è successo, non certo la polizia. Basta poco per capire qual'è la causa e quale l'effetto.
La costituzione italiana garantisce e protegge il diritto di manifestare, mica la guerriglia urbana.
non so se ho risposto alla tua domanda.

minnanon ha detto...

pardon era mio

Anonimo ha detto...

Non c entra niente con la discussione,ma
non riesco a capire perchè non si possano leggere discussioni pacate come queste e non le fesserie di qualche vigliacco che viene a insultare .
Se il blog è vostro,
Perchè non li cacciate ???

vc

Anonimo ha detto...

Gentile minnanon
ti ringrazio di questa testimonianza, che mi aiuta un po' a capire.
Piano piano mi sto costruendo uno scenario, che si prospetta come diverse ipotesi.
Potrei ipotizzare che gli scontri precedenti che hanno portato anche alla morte di Giuliani abbiano imbestialito i poliziotti, persone come me e lei che per prendere sputi e legnate prendono 1200 euro al mese, e hanno deciso di randellare anche loro, magari evitando gli agitatori piu' armati per evitare di prenderle veramente. Considerando anche il fatto che , come nel caso di Giuliani, se qualcuno dei black bloc piu' sanguinari dovesse rimanere ucciso, la stampa si rivolterebbe comunque contro la polizia, quindi meglio randellare gli indifesi, che cosi' il morto non salta fuori di sicuro.
Oppure dovrei pensare, con i peggiori disobbedienti, e di questo rabbrividisco, che ai black bloc e' stata data mano libera, per poi randellare il dissenso impunemente. Ovvio che mi piacerebbe che l'ipotesi vera fosse la prima, ma per onesta' intellettuale, visti i fatti raccontati dai miei amici, devo mettere in conto anche la seconda. Cerchero' di continuare a indagare.
Chiedo a chi ha altre testimonianze se puo' aiutarmi a capire.
Grazie
Luigi

Anonimo ha detto...

@vc
grazie per l'apprezzamento alla discussione, ma e' molto facile essere pacati quando si e' della stessa parte politica, non ho nessun merito, da parte mia.
Specifico che sono solo un lettore, e non certo il "proprietario" (!) del blog. E' addirittura la prima volta che scrivo...
Luigi

Anonimo ha detto...

Si può esser pacati anche non pensandola allo stesso modo ,
basta non proferir insulti e bestemmie .
Il blog dovrebbe esser di propietà di chi ragiona e non di chi si impadronisce di spazi che non sono i suoi.


vc

minnanon ha detto...

Caro Luigi, sa qual'è l'aspetto più inquietante di tutto ciò?
E' il fatto, che ad essere onesti, non si può dire che le due ipotesi siano mutualmente esclusive, inoltre la invito a riflettere su alcuni aspetti delle tattiche di guerriglia dei black block, tattiche che sono state tra l'altro pubblicizzate ampiamente dai servizi giornalistici dell'epoca: essenzialmente queste tattiche consistevano, in fase di ripiegamento, nel mescolarsi tra i manifestanti estranei più pacifici, e lì, sempre allontanandosi dal tratro dell'azione, liberarsi dei passamontagna e delle magliette nere in modo da rendersi indistinguibili dalla massa della gente. Non mi stupisce affatto quindi che a rimanere sul posto a prendere le mazzate siano stati poi, ironia della sorte, quelli che con questa gente non c'entravano niente. Ribadisco però che costoro, a mio avviso, una responsabilità oggettiva l'avevano ed era quella di non aver isolato queste persone ma di averle accolte, coperte e fiancheggiate, anche inconsapevolmente.
Non so lei, ma se fossi andato ad una manifestazione e avessi visto persone di questo tipo, io personalmente me ne sarei andato: o me o loro, non ce lo voglio con me qualcuno che sfruttando una mia manifestazione la usa per le sue azioni, raggiunge i suoi scopi e danneggia i miei.

Anonimo ha detto...

Ritorno per una novità
Ho parlato l'altro giorno con uno dei miei amici e mi ha riportato questa osservazione che gli ha fatto un carabiniere.
Riporto come se fossero le sue testali parole:
"tu immagina di essere al lavoro, come tutti. Ma il tuo lavoro consiste nel stare fermo in strada. Arriva uno, un ragazzino, magari figlio di papa', e ti sputa in faccia. Con un lavoro normale che faresti? Lo riempiresti di botte! Ma non puoi, devi stare fermo e impassibile. Ovvio che quando ad un certo punto i tuoi superiori ti danno il via, la prima cosa che fai e' darle di santa ragione a tutti quelli che ti trovi davanti. Altrettanto ovvio che quelli che le prendono sono i piu' lenti, i meno scafati, i meno "furbi".
E il mio amico non ha potuto che convenire.
A onor del vero ha anche evocato un'altra spiegazione complementare a questa, richiamante complotti, che mi ha convinto meno..
Ora mi sono fatto un po' piu' chiarezza, senza ovviamente pretendere di aver capito tutto, anzi!
Buona giornata
Luigi

Anonimo ha detto...

Mi incuriosisce molto chiederle quali sarebbero queste teorie complottiste e come mai si interessa del g8 di Genova.

Se la può interessare , le consiglio puntata de "la storia siamo noi", il più bel programma rai ,che parla del g8.

http://video.google.it/videoplay?docid=-5469884791291933785&ei=lHV8StrmJoXU2wLO6ojgAw&q=g8+genova&hl=it

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda cieli limpidi , questo sito che lei ha segnalato,con tutto il rispetto mi sembra una roba poco seria .
Da quel che ho capito si parla della mitrokin, e di paolo guzzanti.
In particolare lo stesso guzzanti ha accusato prodi di aver avuto rapporti con il kgb e accusato Berlusconi e Putin di aver mandato all aria la commissione con manovre internazionali .
Addirittura durante l Aggressione georgiana dello scorso agosto contro Abkhazia e Sud Ossetia , senza vergogna ha osato sostenere l insostenibele ,che l agressore fosse la Russia !!
Questo signore è un forsennato filoamericano e russofobo , il cui unisco scopo è quello di boicottare i rapporti tra Italia e Russia , anche con le menzogne e le calunnie come visto recentemente , da non escludere che sia pagato da qualquno.

Non so se ho reso l idea.

vc

Anonimo ha detto...

Gentile vc
la ringrazio moltissimo per il link. E' lungo un'ora quindi non potro' vederlo a breve, ma vedro' di farlo.
Per quanto riguarda cielilimpidi, qui inizio e qui finisco perche' siamo pericolosamente fuori tema.
Dico solo che tutti gli italiani, e a maggior ragione quelli dicentrodestra, dovrebbero conoscere le importantissime conclusioni della commissione Mitrokin, che ha rivelato particolari sconvolgenti sui legami tra PCI e URSS e tra BR e KGB. E non fa onore a Berlusconi l'aver scaricato Guzzanti e la commissione per motivi probabilmente di realpolitik, perche' la commissione era vista come il fumo negli ochi per Putin.
Capisco ora Guzzanti che non e' stato difeso da quasi nessuno del centrodestra nemmeno durante la vergognosa e disgustosa campagna stampa fondata su manipolazioni e falsi imbastita da Repubblica e Travaglio, con la complicita' di insospettabili.
A parlare di rapporti tra Prodi e KGB e' stato Litvinienko.
Per cusiosita' legga il libro di Guzzanti (magari saltando la parte su Berlusconi)
o se riesce a trovarlo anche "Periodista di la verdad" che puo' ordinare sul libro di cielilimpidi, che dimostra che anche a sinistra c'e' gente che e' disposta a mettere da parte il proprio credo politico quando riconosce uno scandalo della propria parte.
E qui mi fermo proprio perche' siamo off topic, come si duce.
Grazie ancora per il link e buona giornata!
Luigi

Anonimo ha detto...

Mi scuso per tutti gli errori di battitura dovuti alla fretta.
Luigi

Anonimo ha detto...

Gentile luigi , ovviamente dissento su quanto riguarda Guzzanti , cui vale quello che ho detto prima.
Per quanto riguarda i rapporti pci-urss, c è un libro di Vernetti "l oro di mosca" .
Berlusconi farebbe bene a liberarsene di una persona come Guzzanti , invece di pagarlo su panorama e il giornale e darli posto di parlamentare.
Su Prodi mi sembra improbabile ,Putin penso che abbia di meglio cui pensare.

Siccome vedo che lei è molto interessato a ceri argomenti le segnalo un racconto sul caso moro di una spia americana, e le rivelazioni , queste molto serie di Pomicino.
Buona giornata a lei.

Pieczenik l'Amerikano
l'agente Cia che seguì il caso Moro
http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/08/09/1057233-pieczenik_amerikano.shtml

Anonimo ha detto...

UN AGGHIACCIANTE ARTICOLO-DOCUMENTO DI CIRINO POMICINO SULLE STRAGI DI MAFIA - “VIOLANTE, ENZO SCOTTI, ARLACCHI SU CAPACI E VIA D’AMELIO GIOCANO CON L’OBLIO DEL TEMPO” - “Non ci sto” DI SCALFARO NON legato ai fondi neri Sisde MA alLA trattativa mafia-Stato - L’ACCORDO FU TRA MAFIA E UNA PARTE DELLA POLITICA CON SERVIZI ITALIANI E STRANIERI - Falcone STAVA indagaNDO sull’uscita dalla Russia di ingenti somme di denaro del Kgb

In queste settimane siamo stati travolti da un effluvio di interviste sulle stragi di via D'Amelio e di Capaci in cui morirono Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, piene di ricordi sbiaditi che non fanno onore alla verità storicamente accertata.

Luciano Violante, Enzo Scotti, Pino Arlacchi, Oscar Luigi Scalfaro giocando nell'oblio del tempo hanno detto cose che non stanno né in cielo né in terra. A cominciare dal famoso «Non ci sto» scalfariano legato ieri ai fondi neri dal Sisde e oggi, invece, collegato al rifiuto di una trattativa tra mafia e Stato.


La riapertura delle indagini della Procura di Caltanissetta sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino ha dato il via a una sarabanda di ricordi falsi, naturalmente in buona fede, che rischiano ancora una volta di allontanare la verità che molti sanno e che per paura non dicono diventando così complici di chi tradì la Repubblica a cavallo degli anni Novanta.

Per consentire a ciascuno dei lettori di farsi una propria opinione è bene ricordare i fatti storicamente accertati:

1) sono stati sempre noti i collegamenti negli anni '89-‘93 tra alcuni gradi dei servizi italiani e stranieri e alcuni mafiosi. Dal rapporto riservato e non autorizzato con Totuccio Contorno del prefetto Domenico Sica e del capo della Criminalpol Gianni Di Gennaro, agli uomini che visitarono nel carcere inglese di Full Sutton il mafioso Francesco Di Carlo per chiedergli indicazioni sui possibili killer per uccidere Giovanni Falcone sino al rapporto con Vito Ciancimino del generale de i carabinieri Mario Mori.

Mentre nel primo e nel terzo caso i rapporti possono inquadrarsi in un lavoro di intelligence per colpire la mafia, nel secondo caso, quello del pentito Di Carlo, gli obiettivi erano di natura mafiosa;

2) nel settembre del 1989 il decreto legge Andreotti-Vassalli allunga il periodo di carcerazione preventiva agli imputati di associazione mafiosa. Il vecchio Pci con Violante fa una tremenda requisitoria contro il governo e vota contro;
Via D'amelio

3) alla fine dell'estate del ‘90, secondo gli accertamenti del pm di Caltanissetta Luca Tescaroli, c'è un contatto tra alcuni capi mafiosi (Totò Riina o Bernardo Provenzano) e un non meglio identificato agente istituzionale per discutere della reazione stragista alla legislazione antimafia dell'epoca;

4) nello stesso anno, Francesco Di Carlo riceve nel carcere inglese di Full Sutton un agente dei servizi siriani, tal Nazzar Hindaw, insieme a quattro persone, tre mediorientali e un italiano. Questi gli chiesero di indicare qualcuno che poteva aiutarli a uccidere Giovanni Falcone. Di Carlo fece il nome di Antonino Gioè, che infatti partecipò alla strage di Capaci, fu arrestato e un mese dopo fu trovato impiccato nel carcere di Rebibbia;

Anonimo ha detto...

UN AGGHIACCIANTE ARTICOLO-DOCUMENTO DI CIRINO POMICINO SULLE STRAGI DI MAFIA - “VIOLANTE, ENZO SCOTTI, ARLACCHI SU CAPACI E VIA D’AMELIO GIOCANO CON L’OBLIO DEL TEMPO” - “Non ci sto” DI SCALFARO NON legato ai fondi neri Sisde MA alLA trattativa mafia-Stato - L’ACCORDO FU TRA MAFIA E UNA PARTE DELLA POLITICA CON SERVIZI ITALIANI E STRANIERI - Falcone STAVA indagaNDO sull’uscita dalla Russia di ingenti somme di denaro del Kgb

In queste settimane siamo stati travolti da un effluvio di interviste sulle stragi di via D'Amelio e di Capaci in cui morirono Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, piene di ricordi sbiaditi che non fanno onore alla verità storicamente accertata.

Luciano Violante, Enzo Scotti, Pino Arlacchi, Oscar Luigi Scalfaro giocando nell'oblio del tempo hanno detto cose che non stanno né in cielo né in terra. A cominciare dal famoso «Non ci sto» scalfariano legato ieri ai fondi neri dal Sisde e oggi, invece, collegato al rifiuto di una trattativa tra mafia e Stato.


La riapertura delle indagini della Procura di Caltanissetta sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino ha dato il via a una sarabanda di ricordi falsi, naturalmente in buona fede, che rischiano ancora una volta di allontanare la verità che molti sanno e che per paura non dicono diventando così complici di chi tradì la Repubblica a cavallo degli anni Novanta.

Per consentire a ciascuno dei lettori di farsi una propria opinione è bene ricordare i fatti storicamente accertati:

1) sono stati sempre noti i collegamenti negli anni '89-‘93 tra alcuni gradi dei servizi italiani e stranieri e alcuni mafiosi. Dal rapporto riservato e non autorizzato con Totuccio Contorno del prefetto Domenico Sica e del capo della Criminalpol Gianni Di Gennaro, agli uomini che visitarono nel carcere inglese di Full Sutton il mafioso Francesco Di Carlo per chiedergli indicazioni sui possibili killer per uccidere Giovanni Falcone sino al rapporto con Vito Ciancimino del generale de i carabinieri Mario Mori.

Mentre nel primo e nel terzo caso i rapporti possono inquadrarsi in un lavoro di intelligence per colpire la mafia, nel secondo caso, quello del pentito Di Carlo, gli obiettivi erano di natura mafiosa;

2) nel settembre del 1989 il decreto legge Andreotti-Vassalli allunga il periodo di carcerazione preventiva agli imputati di associazione mafiosa. Il vecchio Pci con Violante fa una tremenda requisitoria contro il governo e vota contro;
Via D'amelio

3) alla fine dell'estate del ‘90, secondo gli accertamenti del pm di Caltanissetta Luca Tescaroli, c'è un contatto tra alcuni capi mafiosi (Totò Riina o Bernardo Provenzano) e un non meglio identificato agente istituzionale per discutere della reazione stragista alla legislazione antimafia dell'epoca;

4) nello stesso anno, Francesco Di Carlo riceve nel carcere inglese di Full Sutton un agente dei servizi siriani, tal Nazzar Hindaw, insieme a quattro persone, tre mediorientali e un italiano. Questi gli chiesero di indicare qualcuno che poteva aiutarli a uccidere Giovanni Falcone. Di Carlo fece il nome di Antonino Gioè, che infatti partecipò alla strage di Capaci, fu arrestato e un mese dopo fu trovato impiccato nel carcere di Rebibbia;

Anonimo ha detto...

5) il 23 dicembre ‘91 viaggiano casualmente sullo stesso volo Roma-Palermo Luciano Violante e Giovanni Brusca, già all'epoca noto mafioso;
borsellino

6) tre mesi dopo il piemontese Luciano Violante fu capolista a Palermo del vecchio Pci nelle elezioni politiche del 1992 e in quella occasione nasce il movimento della Rete di Leoluca Orlando, che prende in Sicilia il 9% salvo a sparire qualche tempo dopo;

7) il 5 marzo 1992 c'è l'omicidio di Salvo Lima;

8) il 17 marzo 1992 Vincenzo Scotti, ministro dell'Interno, allerta le prefetture di tutta Italia preannunciando un piano di destabilizzazione istituzionale. Questo piano prevedeva attacchi mafiosi e indagini giudiziarie su tutti i leader dei partiti di governo. Quarantotto ore dopo Scotti si rimangia tutto davanti alle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato;

9) il 23 maggio1992 Falcone e la sua scorta saltano in aria;

10) ai primi di luglio ‘92, uno scritto anonimo inviato a tutte le autorità descriveva tutto ciò che poi sarebbe accaduto nei mesi successivi sugli attacchi mafiosi, sulle indagini di Tangentopoli e sull'impunità dei mafiosi pentiti;

11) il 19 luglio '92 Borsellino e la sua scorta saltano in aria in via D'Amelio;

12) nel settembre ‘92 a casa Scotti, non più ministro, il capo della polizia Vincenzo Parisi e il capo di stato maggiore dell'arma dei carabinieri, generale Domenico Pisani, confermarono al neoeletto segretario della Dc Mino Martinazzoli la veridicità dell'informativa del marzo precedente per la quale lo stesso Scotti prima aveva allertato le prefetture e poi ne aveva smentito il valore;
paolo borsellino bomba lap

13) nel gennaio del ‘93 viene arrestato Totò Riina;

14) nella primavera del ‘93 arrivano le bombe mafiose di Milano, Firenze e Roma e subito dopo i programmi di protezione incominceranno a scarcerare mafiosi, camorristi e 'ndranghetisti (oltre 3 mila nei dieci anni successivi) così come aveva previsto il documento anonimo del luglio ‘92.

Ultimo dato da ricordare. Pochi giorni dopo la sua morte, Giovanni Falcone doveva incontrare, come è documentato da un telex alla Farnesina, Valentin Stepankov, procuratore generale di Mosca che indagava sull'uscita dalla Russia di ingenti somme di denaro nella disponibilità del Kgb, molti agenti del quale gironzolavano indisturbati per mezza Europa.

Questi alcuni fatti.
Adesso un'opinione, una considerazione e un consiglio. L'opinione. La tenaglia fra stragi mafiose (Falcone, Borsellino) e inchieste giudiziarie sui finanziamenti ai partiti di governo ha scansioni temporali e obiettivi troppo simili per non immaginare un "oggettivo" coordinamento tra di loro che produsse effetti devastanti sul sistema politico italiano.

L'accordo, infatti, non fu tra mafia e Stato, ma tra mafia e una parte della politica con l'aiuto di uomini deviati dei servizi italiani e stranieri e delle forze dell'ordine come si leggeva sul documento anonimo del luglio 1992 che Violante imputò ai carabinieri (se fosse vero, ancora una volta l'Arma avrebbe tentato di aiutare la Repubblica).
attentato via d'amelio

La considerazione.
È molto strano che solo dopo 17 anni Violante dichiari che Ciancimino voleva parlare con lui come gli avrebbe detto il generale Mori. È vero il contrario. Fu Violante a chiedere a Mori di voler sentire alcuni mafiosi tra cui Ciancimino, come dimostrano i verbali del 29ottobre 1992, nell'ambito dell'indagine mafia-politica. Violante era presidente dell'Antimafia e capogruppo Dc in quella Commissione era Vincenzo Scotti.

Il consiglio.
Le forze politiche abbiano un sussulto di orgoglio e varino una Commissione parlamentare di inchiesta su quegli anni in cui la Repubblica fu tradita e certi servitori dello Stato, come Falcone e Borsellino, pagarono con la vita la lealtà verso la nostra democrazia. E si faccia presto perché annusiamo sotto vento che è in preparazione un altro furibondo attacco alle istituzioni che presiedono alla legalità repubblicana con complicità attive e omissive impensabili e di cui presto torneremo a parlare.