Questa piccola storia è l’esempio perfetto in miniatura di quel che sta succedendo in Italia. Lucera, Teatro Garibaldi, domenica scorsa. Ho una lectio sull’unità d’Italia, il teatro è pieno ma non si può cominciare perché suona l’allarme antincendio e ogni volta che lo spengono riprende. Tardiamo, rischio di non parlare, invertiamo il programma, prima il concerto. Finalmente l’allarme cessa. Parlo. Alla fine, gli organizzatori mi dicono che hanno beccato un uomo e una donna che azionavano l’allarme per impedirmi di parlare, perché, a loro dire, «non sono gradito a Lucera».
Chi lo stabilisce il gradimento? Non il pubblico che è numeroso e caloroso nei miei confronti, né il Comune, la polizia, il tribunale. Lo decidono due cretini di sinistra che si arrogano di parlare nel nome della verità e della città e di decretare chi ha diritto e chi no di parlare. In precedenza qui sono venuti scrittori di sinistra come Odifreddi e Boldrini ma nessun cretino di destra è andato a boicottare l’incontro. Si vede che il cretino di destra è garbato, e se uno non gli piace, non va a teatro. I due cretini di sinistra se ne fregano dei diritti della maggioranza del pubblico, se ne fregano che la sinistra ha potuto parlare in libertà, se ne fregano di quel che dirò, magari criticandomi dopo avermi ascoltato. No, vogliono impedirti di parlare, rifiutano a priori che tu esista, e non potendo eliminarti, ti negano la parola.
Come fanno i giornali di sinistra che fingono che tu, di destra, non esista. Quei due cretini non sono isolati. Ricevo ogni giorno insulti da cretini di sinistra, per posta elettronica, sui blog, sul sito del Giornale , perché non la penso come loro e dunque sono un venduto; disprezzano pure i miei libri senza averli mai letti. Mi odiano perché sono di destra e non della destra al loro servizio, ma considero preferibile questa specie di centrodestra ai loro compagnucci. Ecco, quei due cretini sono un campione perfetto di molta sinistra di piazza, di stampa, di toga, di niente. Con la bava alla bocca e al cervello. Fate un monumento allo Stupido Ignoto, di sinistra; simbolo dell’Italia che Eco giudica migliore. (il Giornale)
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