Neanche a fronte del dramma, neanche nel momento in cui la stessa sicurezza nazionale è in discussione, una certa sinistra dissennata riesce a ragionare, proporre, cercare soluzioni che rispondano ad un solo obbiettivo: difendere gli interessi nazionali. No, al “partito di Repubblica”, a Concita de Gregorio, ad Anna Finocchiaro preme innanzitutto una sola cosa: usare di qualsiasi pretesto per colpire Silvio Berlusconi. Come se la ripresa dei rapporti con Gheddafi e gli accordi con la Libia non siano state scelte strombazzate come strategiche nel 1999 da Romano Prodi presidente dell’Ue e dal premier Massimo D’Alema, che a lungo si vantò di essere stato il primo capo di governo europeo, finito il boicottaggio Onu, a recarsi a Tripoli a rendere omaggio a quello che oggi Concita de Gregorio chiama “un dittatore pazzo”. Nei paesi seri, come la Francia, maggioranza e opposizione considerano sacro l’Ėsprit Républicain, il considerare il bene della Nazione prioritario rispetto ad ogni polemica politica di bassa lega. Non così la gauche caviar italiana, che pur di colpire Berlusconi fa finta di non sapere che il Trattato di amicizia con la Libia del 2009, fu a lungo e invano ricercato dal ministro degli Esteri D’Alema (come ricordò il Pd Marco Minniti quando Berlusconi lo firmò), che però non si dimostrò capace di firmarlo, come invece Berlusconi fece. Ma non basta, oggi, pur di colpire Berlusconi, Ezio Mauro su Repubblica si scopre più “esportatore di democrazia di George W. Bush, e rimprovera al governo italiano un eccesso di prudenza e il rifiuto di “stare dalla parte dei popoli che riconquistano la loro libertà”. Ma quando Berlusconi mandava assieme a Bush e a Blair il nostro contingente per “stare dalla parte” del popoli iracheno e curdo che dimostrava nelle strade ed erano massacrati, mentre Saddam Hussein riempiva l’Iraq di fosse comuni, cosa diceva Ezio Mauro? Che quell’intervento era sciagurato. Dunque, secondo il direttore di Repubblica l’Italia dovrebbe fare oggi nei confronti di Gheddafi, quel che era dissennato fare nei confronti di Saddam Hussein. Ancora una volta, il vizio delle doppie verità che porta Ezio Mauro a non capire che l’Italia, forse domani stesso, sarà chiamata ad un intervento umanitario in Libia in cui dovrà mediare tra le parti. A non capire –con un eccesso colpevole di disinformazione- che la rivolta libica non è quella di piazza Taharir, che è anche piena di zone d’ombra, e che non è affatto escluso che un domani l’Italia debba fare parte di una forza di interposizione umanitaria tra le forze ribelli e le forze armate fedeli a Gheddafi che continuano a mantenere il controllo di Tripoli, come peraltro Repubblica continua a riferire. Quindi, prudenza, prudenza, prudenza, perché è possible che domani si imponga la necessità di un intervento europeo e italiano che operi una mediazione con una casamatta presidiata dalle forze fedeli a Gheddafi (che non solo fatte di mercenari, perché Repubblica stessa ci dice che nella piazza Verde ieri manifestavano 6-8.000 dimostranti fedeli al raìs) e il resto del paese in mano non ad un popolo puro e felice, ma anche a generali come Abdesalam Jallud che di Gheddafi è stato il braccio destro e che rappresentano “il lato oscuro della forza del regime”. Una situazione complessa in cui una sola cosa è chiara: il governo Berlusconi è l’unico paese che può garantire spazi ad una mediazione che eviti un massacro di proporzioni bibliche nel caso, che sta concretizzandosi sempre di più, che Gheddafi riesca a garantirsi il controllo di una parte consistente di Tripoli e della Tripolitania. Ma non basta, nello sforzo di polemizzare col governo italiano, Repubblica nega l’evidenza e che cioè in Cirenaica operino forze legate ad al Qaida. Ma è notizia di due giorni fa che a Derna è stato fondato un Emirato Islamico il cui leader è Abdelkarim al Hasadi, un terrorista di al Qaida, già detenuto nel carcere di Guantanamo e che un altro membro di al Qaida, Kheirallah Baraassi, sta tentando la stessa impresa a al Baida. Tutti sanno, tranne Repubblica, che la rivolta in Cirenaica vede operare (anche se non in ruolo egemonico), forze vicine ad al Qaida e che quindi anche questo spinge il governo italiano (Frattini l’ha detto a più riprese) ad un raddoppio di prudenza negli slanci e negli entusiasmi verso i rivoltosi libici.
Un' ultima osservazione: Ezio Mauro e Concita de Gregorio e i loro sodali non si sono ancora accorti che c’è un solo paese arabo immune ai venti di rivolta? Che questo paese è l’Iraq? E che questo è avvenuto solo perché vi è stata “esportata la democrazia” anche dai nostri militari, inviati dal governo Berlusconi? Ma a loro di tutto questo non importa nulla. Loro devono solo colpire Berlusconi, non proporre ricette per una saggia e preveggente politica estera. (Libero)
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