venerdì 17 giugno 2011

I Referenda della stupidità e dell'intelligenza. Aldo Reggiani

Nel commercio si usa dire che il cliente ha sempre ragione. Naturalmente fino a quando non ti mette a soqquadro e ti danneggia il negozio.

In teatro diciamo che il pubblico ha sempre ragione. Naturalmente fino a quando, come accade talvolta con lo studentame, fa un tale "rebelott" (in milanese "bordello") che non ti lascia recitare.

In una Democrazia si dice che il Popolo ha sempre ragione. Naturalmente fino a quando non compie azioni talmente stupide da mettere a repentaglio, come durante manifestazioni violente, il vivere civile.

Non a caso, infatti, uno studioso del Seicento, il Clapmarius, definisce un “Arcano del Potere”, quello che tiene insieme per secoli e millenni una Civiltà, come il «saper escogitar ragioni per le quali il popolo, affascinato, si astiene dall’uso delle armi».

Non fidandosi molto dell’equilibrio mentale degli italianuzzi, colpevoli ai loro occhi di aver molto apprezzato il Fascismo (con buona pace della favola metropolitana di un “Popolo di Partigiani”), i tanto sacralizzati (alla faccia del laicismo) Padri Costituenti, decisero di stendere una Costituzione (oggi anch’essa strumentalmente sacralizzata dalle laiche Sinistre, che nelle loro scuole di partito insegnavano che una Costituzione è solo una "sovrastruttura") in cui l’italico Popolobue, dichiarato in pompa magna come il vero detentore del potere, veniva di fatto defraudato del potere fondamentale di eleggere direttamente il Presidente della Repubblica e/o quello del Consiglio dei Ministri, come invece accade in Democrazie ben più antiche e collaudate della nostra.

Come ciliegina sulla torta, l’attuale Carta costituzionale, notoriamente discesa dal Cielo sul Monte Bianco, per la serie “ragazzino, fammi lavorare”, defraudava il succitato Popolobue Sovrano anche della possibilità di eleggere un qualsiasi pirlacchione al Parlamento, col vincolo che avrebbe esercitato la sua funzione di Parlamentare nella forza politica nella quale era stato eletto. Il Parlamentare italiano gode tuttora dell’assenza di “vincolo di mandato”, come si chiama tecnicamente, cosa che gli dà modo, all’occorrenza, di saltabeccare a piacimento e come gli garba da una parte all’altra. Come del resto ho già denunciato nell’articolo del 17 ottobre 2010: Italia: Res Publica o Monarchia?

Come contentino ad un Popolo non di cittadini bensì di sudditi di una Monarchia in cui la Camera bassa e la Camera alta eleggono un Re ogni sette anni, fu data la possibilità, per la serie che i ragazzini ogni tanto vanno lasciati sfogare, di Referenda e di proporre leggi di iniziativa popolare. Sai che lusso.

Referenda come quello sul divorzio furono epocali, ma solo perché in fondo non andavano ad intaccare i privilegi di Poteri Forti. Mentre quello sulla responsabilità civile degli italici Magistrati per i loro (numerosissimi e spesso gravissimi) errori, fu subitamente neutralizzato da apposita leggina.

Perché? Semplicemente perché andava a disturbare un vero Potere Forte, quello della Magistratura, a cui la nostra Santa Costituzione scesa dal Cielo, e quindi intoccabile quasi come il Corano, dava fin dall’inizio un enorme potere di interdizione sulla politica, come inutilmente si sgolò ad avvertire il povero Calamandrei. E di fatto, come prevedeva Calamandrei, attualmente viviamo ancora in una Monarchia Giudiziaria, nella quale una qualunque legge che non piace ai Magistrati, o ai loro serventi politici, viene tranquillamente abrogata da una Consulta che, lungi da esser un organo istituzionale “terzo”, è di fatto un organo politico.

Un quadro indubbiamente edificante.

Il fatto che i Sudditi di tal Monarchia Giudiziaria abbiano testé risposto in massa a quattro quesiti “sentimentali”, che abbiano partecipato con gran gusto a un reality show orchestrato da demagoghi, offre però una possibilità.

Non sono un costituzionalista. Però, come ben sanno tutti, anche coloro che fanno finta di niente, se il Belpaese non riforma dalle fondamenta anche e soprattutto costituzionali l’assetto della Giustizia italiana, portandola ad esser apolitica ed efficiente come le Magistrature inglesi, francesi, o tedesche, non si potranno mai avere un Governo e un Parlamento realmente indipendenti da essa e un’efficienza ed una celerità degne di una Democrazia moderna. Forse si potrebbe trovare il modo di coinvolgere in una specie di mobilitazione generale il sentimentale sudditame italiano sul tema della separazione delle carriere dei Magistrati, sulla loro (finalmente) effettiva responsabilità (come indicava lo stesso Popolobue già nel 1987), e il divieto ai Pm, in caso di assoluzione in primo grado, di perseguitare con altri gradi di giudizio per decenni un Cittadino, a meno che non si trovino tali prove provate a carico del Cittadino assolto, che a giudizio di un Giudice effettivamente terzo, possano indurlo a far riaprire la causa.

Sono certo che se si trovasse il modo di procedere in tal guisa, l’enorme numero di errori giudiziari e le lungaggini bibliche di cui la Giustizia Civile e Penale beneficia attualmente il Popolobue, con grave depressione per la tenuta sociale ed economica del Belpaese, indurrebbero almeno la popolazione attiva e produttiva ad una approvazione plebiscitaria della Riforma della Giustizia. (Legno storto)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti, per l'analisi che ha fatto, con la quale ha dimostrato che gli intelettuali non sono un'esclusiva della sinistra, inoltre ha dato voce a tutti coloro che pensano ciò che Lei ha scritto, ma che purtroppo a volte non possaono esternare le proprie idee per i ruoli che ricoprono, nella società. Oltre ad essere un grande attore oggi si scopre che Lei è un grande uomo.