martedì 6 agosto 2013

Condannato, e poi? Davide Giacalone

L’ultimo dei problemi è quello che riguarda la persona di Silvio Berlusconi. Anzi, hanno trovato il modo di farlo passare da protagonista assoluto della seconda Repubblica a soggetto dotato di senso dello Stato. A statista che esclude di sfuggire alla legge e alle sentenze. Prodigi della faziosità e della persecuzione, che nelle pagine di storia faranno scomparire nel nulla quanti lo contrastarono e gli consegneranno capitoli che saranno a lungo oggetto di ricerca e riflessione. No, il problema non è lui e non è suo. Il problema è nostro ed è collettivo.

Mi sono sbagliato, circa la sentenza della Cassazione, prevedendola di segno opposto. La prevedevo diversa per ragioni di diritto, giacché mi sembrava stridesse sia il reato che il processo. Non credo i giudici della cassazione siano stati teleguidati, la cosa è più grave: non avevano guida. Sono stati ragionieri del procedimento, senza neanche provare a essere almeno contabili della giustizia. Prevedevo l’opposto anche per ragioni più generali. Lo sbigottimento delle persone assennate e l’euforia degli sfasciacarrozze certificano l’opportunità che fosse diversa. L’annaspare nel vuoto di un Quirinale le cui parole suonano tardive, vane, vuote, riconsegna lo spessore del problema. Giorgio Napolitano ha detto che i magistrati vanno rispettati, ma la giustizia finalmente riformata. Alla storia passerà come l’epitaffio di una sconfitta. Oltre che come una sollecitazione che sollecita più o meno il contrario.

I supremi giudici non dovevano tenere conto di tutto questo e di nulla che non fosse il rispetto della procedura. Pregherei i sostenitori di questa tesi di documentarsi sulla giurisprudenza e poi guardarsi allo specchio. Il resto lo lascio al loro senso estetico.

Ora, a danno irrimediabile, il problema non è Berlusconi, ma la nostra democrazia. Affetta da mali profondi. Una parte dell’elettorato è convinta che l’altra parte sia moralmente malata o intellettualmente minorata. Una parte della politica e della cultura pensa di potere vincere solo impedendo all’altra d’esistere. Pur di non sbloccare il gioco al massacro sono venti anni che non si fa nulla di quel che tutte le persone ragionevoli considerano necessario e urgente. Il conflitto d’interesse s’è fatto valere non in modo da impedire a chi ha potere economico di farlo troppo valere in politica, ma per far fuori il politico usando la sua funzione economica. Si è scaricata sulla giustizia la vita politica e sulla vita politica la giustizia, così minando sia la democrazia che lo Stato di diritto. S’è confusa la stabilità con l’immobilità, tanto che ora ci si chiede come potrà andare avanti il governo, avendo smesso di chiedersi cosa è in grado di fare. Tanto è inutile. (A proposito di cose inutili: forse Enrico Letta avrebbe dimostrato di avere un qualche spessore personale e un pizzico di coraggio politico correndo a rendere visita al leader politico che per primo propose il governo che ora lui presiede, e avrebbe evitato di dover dire qualche cosa sul processo anticipando il problema e parlandogli di governo. Ma, come fu noto a Don Abbondio, se il coraggio non ce l’hai no te lo dai).

E ora, come ne usciamo? Per farlo in modo dignitoso esistono due strade: la prima consiste nel tornare subito al voto, chiedendo agli elettori di riregolare i rapporti di forza, fosse anche per confermarli; la seconda consiste in un’iniziativa politica della sinistra, che nel prolungare la vita grama del governo, offra l’immediata e profonda riforma della giustizia, ivi compresa la necessaria e civile separazione delle carriere. Lo so, non lo faranno. Non ne sono capaci. Non hanno testa né coraggio bastevoli. Le terze vie sono infinite, ma portano tutte verso l’autodistruzione di chi si crede troppo furbo per essere anche intelligente.

www.davidegiacalone.it
@DavideGiac
Pubblicato da Libero

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Spero che il collettore delle tangenti ex iscritto al PRI GIACALONE LEGGA IL COMMENTO. Parlate bene uomini e donne del Cavaliere. Non tutta la magistratura è politicizzata. C’è una magistratura “buona”, che piace anche a Frottolo, degna di plauso perchè assolutamente imparziale. E’ la magistratura dei Metta, degli Squillante, dei Papa e dei Palma.
Ma c’è un'altra magistratura bolscevica e faziosa, col vizio tra l'altro di condannare il sopraddetto, che meriterebbe di essere estirpata.
Vuole il caso che alcuni esponenti della magistratura buona abbiano subito persecuzioni e perfino la prigione nonostante la specchiata onestà. Invece gli affiliati alla magistratura cattiva sono tutti a piede libero nonostante portino calzini azzurri e bevano Amarone.
Questo è decisamente inaccettabile. La magistratura in Italia dovrebbe comportarsi come nei paesi più civili, vedasi Russia, Bielorussia, Guinea Equatoriale, Iran, cioè collaborare con il governo. E' solo nei paesi più arretrati, come Finlandia, Svezia, Norvegia, Regno Unito, che la magistratura pretende di poter fare il bello e il cattivo tempo ed essere indipendente dal potere politico.

Anonimo ha detto...

E' appena il caso di ribadire che è stato condannato dopo tre gradi di giudizio, dopodiché se ciò non bastasse e vogliamo farci tutti la giustizia che ci pare è un altro paio di maniche. Supponiamo che la Magistratura vada cambiata, bene, fino a quel giorno dobbiamo assolutamente accettare le sentenze dei Tribunali, belle o brutte che siano e non cercare di entrare in merito se non secondo i protocolli che il Codice Penale consente. Quindi Confalonieri o non Confalonieri, testi che abbiano informato o che non abbiano informato, sono solo congetture che non ci possiamo permettere se non in una discussione accademica. Bene, il personaggio Berlusconi per me non merita alcuna discussione accademica

Anonimo ha detto...

L'articolo non fa una piega. Giusto ricordare la collezione di tangenti per PRI quando abbiamo collettori di banche che si svuotano come per incanto, tanto il contribuente sara' chiamato a sanare i buchi. La vera schifezza delle tangenti e' che alcuni sono stati messi in carcere, altri regalando poltrone a magistrati com[iacenti sono passati indenni.
Chi e' senza peccato scagli la prima pietra, la provenienza delle pietre e' nota a tutti, solo che la giustizia funziona secondo le simpatie politiche.