giovedì 31 luglio 2008

Inferiorità della donna nella famiglia musulmana. Ida Magli

Gli episodi come quelli della bambina portata via dal padre marocchino di cui si occupa la cronaca, sono molto più numerosi di quanto non si creda a causa dell'intensificarsi di presenze straniere nel nostro Paese, presenze che portano spesso le italiane a sposarsi con uomini appartenenti a culture incompatibili con la nostra. Nei matrimoni con africani e orientali, in grande maggioranza di religione islamica, le donne italiane si trovano in condizione di assoluta inferiorità, una inferiorità di cui nella fase dell’innamoramento di solito non sono in grado di rendersi conto, spinte anche dall'atmosfera di tolleranza e di negazione delle differenze che si respira ovunque in abbondanza. È necessario guardare in faccia la realtà. È necessario mettersi «dal punto di vista dell'indigeno», come ha ripetuto Franz Boas, uno dei più grandi padri dell’antropologia, se si vuole capire e rispettare l'altro, cosa che non significa né tradire i propri valori né rinunciare a giudicare e a tentare di farci capire dall'altro.
L'atteggiamento assunto oggi di facile negazione dell’abisso che separa il cristianesimo dall'islamismo non è utile a nessuno e soprattutto porta a dei conflitti sia interpersonali sia collettivi.
La figura e il ruolo delle donne è al centro di questo abisso. Non per nulla il cristianesimo si è dovuto spostare in occidente, nel mondo del diritto romano, per potersi espandere e fiorire. È stato Gesù a concentrare il suo sguardo sulla condizione delle donne, a parlare con loro. Per quante incomprensioni, errori, eresie, si siano accumulati col tempo sul suo messaggio, la parità delle donne è rimasta sempre limpidamente la novità che nessuno ha osato negare. E il battesimo così come il rito matrimoniale ne ha fatto fede fin dall'inizio. In nessuna società, in nessuna religione, il rito d'iniziazione è identico sia per il maschio sia per la femmina come nel cristianesimo. In nessuna società, in nessuna religione il rito matrimoniale è identico sia per il maschio che per la femmina come nel cristianesimo. La parità di diritti nella famiglia, sui figli, ne è logicamente la prima conseguenza. Maometto ha centrato il Corano sui primi cinque libri dell'Antico Testamento ed è sufficiente questo fatto a far comprendere che le donne musulmane si trovano oggi nelle stesse condizioni di inferiorità, di tabuizzazione, di dipendenza dal potere del maschio, dalle quali le ha tolte Gesù.
I significati e i valori che discendono dalle religioni permeano la personalità dei popoli in modo talmente profondo che nessuna normativa di legge può riuscire a cambiarla se non forse con un lungo passare del tempo. Per ora, perciò, sarebbe bene che i matrimoni non avvenissero affatto, neanche di fronte all'accettazione delle leggi vigenti in Italia. Non dimentichiamoci che in molti Paesi africani, come quelli della costa mediterranea, vige la lapidazione per la donna adultera, la clitoridectomia e l'infibulazione e comunque l'unico a possedere il potere è ovunque il maschio capo di casa. (il Giornale)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

io sono politicamente scorretto.
E il tuo blog mi piace, ci sono temi che è bene si trattino.
Complimenti.
teocon
http://giornalaio.myblog.it

Unknown ha detto...

inferiorità della donna nella famgila musulmana !!!!!!!!! prima tutto chiedo scusa x gli sbaglie a scrivere ma secondo quello che so cee dell'italiani che non sanno scrivere l'italiano, mi piace il titolo ma dopo 20anni di studio e analisi della relegione musulmana Vi assicuro che questa inferiorità non esiste ma la gente chi pensa di saper tutto non sa devidere tra vecchi tradizioni pre-islamica e l'islam .l'islam ha onorato la donna dandola un intero capitolo nel libro come ha detto il paradiso sotto e piedi della madre chi sarebbe una donna !!penso!!. tanta gente butta polvere su gli occhi solo fare fare brutta figura a l'islam ma io chiedo informateVi prima di scrivere . www.huda.it

tom ha detto...

vorrei farti notare due cose:
in primo luogo, l'inferiorità della donna esiste forte anche in italia, solo che in maniera più subdola. nominalmente dovrebbe esserci parità, ma nella pratica le donne sono sempre svantaggiate in campo lavorativo e sociale: lo dimostra il fatto che l'unico modo per diventare famose è fare la soubrette, la soubrette-parlamentare, l'ospite a talk show o la cantante. non esistono nel nostro paese nomi femminili di pubblico dominio al di fuori di queste categorie (o, almeno, si contano sulla punta delle dita). quindi è inutile criticare il patriarchismo delle altre società quando noi per primi viviamo in una società maschilista.
in secondo luogo il cristianesimo non è migliore dell'islam, storicamente parlando. a livello oggettivo e puramente tecnico, le due religioni sono assolutamente identiche. entrambe punirebbero con la morte adulteri, omosessuali ed infedeli, ed entrambe vorrebbero la donna sottomessa all'uomo.
la differenza tra i paesi cristiani e quelli islamici non sta nella religione, ma nella loro struttura sociale. in medio oriente vivono una situazione che è paragonabile al nostro medioevo, con pochi supericchi che tiranneggiano su una schiera di poveri ed ignoranti. questi supericchi utilizzano la religione come strumento di controllo, esattamente come il clero e i feudatari facevano nella civilissima europa medievale.
la differenza è che noi siamo passati, poi, per dei processi storici che hanno portato ad una "laicizazione" del diritto, emancipandolo dal dogma religioso.
non è essere islamici che rende una popolazione barbara, lo è il farsi governare da una legge basata sulla religione: se invertissimo i libri sacri e le festività dei due paesi, il risultato sarebbe lo stesso.
quindi è inutile continuare ad incolpare "l'islam" perchè gli islamici sono violenti e barbari, e cominciare a ragionare con più testa sui problemi.

Anonimo ha detto...

forse dobbiamo riflettere prima sulla nostra realtà...poi criticare gli altri....le apparenze spesso ingannano....100% d'accordo con Tom...io vivo in calabria.. credimi qua è forse peggio dell'africa