domenica 2 novembre 2008

La scuola che non cambia. Davide Giacalone

La scuola d’oggi non è diversa da quella di ieri, quella di domani non sarà diversa da quella d’oggi. La conversione in legge di un decreto ha agitato le piazze, ha fatto il miracolo di restituire la parola ad una politica altrimenti muta. Senza saper leggere, però. Se il testo fosse conosciuto per quel che c’è scritto, sarebbero ingiustificati tanto i festeggiamenti quanto i lutti. La riforma non c’è, e quella che si vedrà è il frutto di due legislature fa, quando passava nel silenzio dei movimenti e con la sinistra che, nella scorsa legislatura, si limitò a posticipare, senza nulla cambiare. Se così stanno le cose (e sfido a dimostrare il contrario), cosa sta succedendo?
Dire che i giovani in piazza sono solo una minoranza serve a poco, anzi, confonde le idee. Sono anni che non esiste alcun movimento studentesco, e le varie “pantere”, di cui i giornalisti riempivano articoli e teleschermi, erano micioni, gattini ciechi fuori dal contesto. Ragazzi che si accontentavano dell’ignoranza che veniva impartita loro, che scorrevano in scuole ed università senza selezione e meritocrazia, convinti che il tempo, condito anche con qualche sensuale piazzata, avrebbe dato loro i “diritti” dei loro genitori: consumare senza produrre, vincere senza competere.
I tagli riguardano (troppo poco) baronie e rendite di posizione, ma sono i giovani a fornire la carne da manifestazione. Ho visto che alcuni studenti si sono spogliati, per attirare i fotografi. Claudiani e veline hanno applicato alla protesta il codice comunicativo nel quale sono cresciuti. Un padre s’è arrabbiato. Ha ragione, ma è terribilmente in ritardo, perché s’è allevata una generazione destinata ad applicare la profezia di Andy Warhol, senza neanche conoscerla: tutti saranno famosi, per quindici minuti. Ho ascoltato un’assemblea all’università di Siena, dove parlavano i professori: cattivo italiano, lessico datato e logica mancante.
Il brodo di coltura, però, è pericoloso. Solo pochi sembrano avvertire quel che sta arrivando. Non avremo “studenti ed operai uniti nella lotta”, ma spappolamento sociale, incattivito da minore possibilità di consumare. Urge politica, capacità di offrire disegni coerenti e riforme profonde. Ne vedo tanti che parlano al passato, altri che galleggiano sul presente. Il futuro è sguarnito.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Claudiani e veline sono dappertutto grazie a questa società intontita dai media...

Unknown ha detto...

Già...la società intontita dai media...anche qui vediamo di non dare nessuna responsabilità personale: è la società, è la televisione: sono sempre gli altri: mai colpa della persona.

...che palle...

Anonimo ha detto...

infatti ho dato la colpa ai media non alla società (che è fatta di più persone)

...che idiota...

NostraDomus ha detto...

La società è (da sempre) un'entità astratta, frammentata da uomini e cose, che con il loro fare ed il loro essere la rendono visibile e mutabile. I pro ed i contro sono pressochè in parità, spetta agli umani stabilire un equilibrio in grado di non alterare gli umori vitali e quindi di progredire. I media, certamente influiscono sulle menti, ma su quelle deboli e prive di un pensiero proprio. Proviamo a vedere in questi ragazzi "rivoluzionari" che sciamano nelle città, solo una generazione di cretini, ed avremo chiara ed evidentissima la fisionomia di questi ultimi movimenti di piazza.

Anonimo ha detto...

Il razzismo dei cattivi maestri:
"Gelmini? Non è un essere umano"
di Maria Giovanna Maglie
da il Giornale

Il caso. Lo scrittore Andrea Camilleri, venerato guru della sinistra, usa parole inqualificabili contro il ministro dell'Istruzione. E purtroppo è in buona compagnia... L’ira del Pdl: "Pd provinciale, ridicolo e astioso"
Andrea Camilleri dice che il ministro Mariastella Gelmini non è un essere umano. Andrea Camilleri si comporta tanto male e dà lezioni cattive, pericolose, ai giovani, anche perché è in folta compagnia. L’Italia pullula di comunisti non pentiti, nonostante le ignominie rivelate dalla storia, di negatori dell’11 Settembre che siedono al Parlamento europeo quando non sono impegnati a ballare con tanto di parrucca al Maurizio Costanzo show, di moralisti, anzi di fustigatori della morale, e forcaioli senza dubbi, che dei conti propri personali e di come hanno amministrato quelli del loro partito non ritengono di dover mai rispondere, di ex presidenti del Consiglio che stringono lieti la mano all’iraniano Ahmadinejad, di ex ministri degli Esteri che da ministri sono andati a spasso con esponenti di Hamas, insomma terroristi. Non hanno mai ritenuto costoro di dover rispondere delle azioni commesse. L’Italia è piena di personaggi che praticano ogni giorno indisturbati il doppiopesismo, termine francamente brutto mai sufficientemente chiaro. Lidia Ravera può dire che Condoleezza Rice è una scimmia più che una donna, il suo non è razzismo. Il professor Veronesi può dare degli animali stolti e primordiali a coloro che danno alla vita umana un valore diverso da quello che gli attribuisce lui, anche questo non è razzismo, tantomeno prevaricazione. Giovanna Melandri può dichiarare indignata che lei in Kenya ci va solo per ragioni umanitarie, giammai a casa di Briatore, anche se ci sono le fotografie che la vedono danzare scatenata col medesimo. Se gli ex terroristi rossi sono tutti fuori si è per fortuna sanata una ferita della nostra storia, se Francesca Mambro, che ha fatto più galera di tutti, è recuperata alla società, è una buona madre, e fa un lavoro davvero socialmente utile, ottiene la libertà condizionale, è uno scandalo che esige riparazione.
Tutto così, in una ruota insopportabile che rischia di succhiarci il cervello, sì, anche a noi che al conformismo resistiamo. Il nostro, non da solo ma in testa alla classifica, è il miglior produttore di cattivi maestri, quelli che «se lo fanno gli altri mi indigno e li sbrano, se lo faccio io avrò le mie buone ragioni». Insomma, se il premier Berlusconi, sbagliando a mio modesto parere, si fa scappare un’innocua battuta sull’abbronzatura di Barack Obama, il coretto degli indignati speciali che gridano al razzismo si esercita senza freni. Vagli a spiegare che nei giorni che seguono l’elezione di un presidente degli Stati Uniti nero, che non è neanche eccezionalmente bravo, strillare al razzista è patetico nonché ridicolo. Niente, loro chiedono misure severissime. Poi capita che Massimo D’Alema chiami il ministro Renato Brunetta «un energumeno tascabile», laddove tascabile, nel loro linguaggio politically correct, dovrebbe essere proprio proibito. Niente, va bene così, anzi è sana dialettica.
Ora è di nuovo toccato a Camilleri farne una delle sue. L’uomo ci ha abituati alle sue sortite che nessuno può non dico stigmatizzare ma neanche criticare. Il partito comunista, amato e rimpianto senza una sola remora, la fede marxista mai rinnegata, nel nome dei gulag, i girotondi, eversivi quanto inutili, entusiasticamente corteggiati, con tanto di creazione per la piazza di cinque «poemi incivili», ora, come poteva mancare, il tour delle scuole in rivolta, senza neanche sapere il perché, contro la riforma della scuola e l’attuale ministro della Pubblica Istruzione, reo di tentare un cambiamento che in Italia non s’ha da fare: Andrea Camilleri avrà pure compiuto in settembre ottantatré fantastici anni vissuti a suon di sigarette, catarro, carattere notoriamente brutto, e milioni di copie di gialli venduti Dio solo sa spiegare perché, ma a gettarsi nell’ultima polemica per dare una mano a modo suo non potrebbe mai rinunciare.
Infatti giovedì scorso si è infilato in un liceo classico romano, il Mamiani, ha infiammato un’assemblea e tenuto uno dei suoi discorsetti da intellettuale che non conosce tramonto, spiegando ai ragazzi che per lui «Mariastella Gelmini di sicuro non è un essere umano», e che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». C’era naturalmente il cronista de L’Unità che ha riferito, e la gloriosa attività del Maestro è finita all’attenzione di politici e media. Camilleri però stavolta un piacere alla sua sinistra amata non lo ha fatto, al contrario ha costretto molti dei critici implacabili di Mariastella Gelmini a dissociarsi, in nome, se non altro dell’emergenza educativa che nessuno dovrebbe poter negare. Sai quanto gliene importa dell’emergenza al Maestro Camilleri, che ha campato una vita in Rai da dirigente, e poi ha fatto i miliardi scrivendo libri in finto siciliano. Gentile Maestro, l’età avanzata e il grande successo, creda, sono altrettante fortune smisurate, ma non costituiscono alibi per andare in giro a pronunciare parole infami, tanto più perché indirizzate a un pubblico di giovani, facilmente influenzabili, se non plagiabili. Si riguardi, stia di più a casa, rifletta sulla saggezza e il distacco che una lunga vita dovrebbe regalare. Quanto a noi, i doppiopesisti li inseguiremo con sano accanimento.
Maria Giovanna Maglie

Anonimo ha detto...

... Se gli ex terroristi rossi sono tutti fuori si è per fortuna sanata una ferita della nostra storia, se Francesca Mambro, che ha fatto più galera di tutti, è recuperata alla società, è una buona madre, e fa un lavoro davvero socialmente utile, ottiene la libertà condizionale, è uno scandalo che esige riparazione.


... e che dire della BARALDINI ricevuta da Diliberto con tutti gli onori, quelli dovuti ai capi di stato, con banda, saluti militari, strette di mano e picchetto di onore!

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie