martedì 7 aprile 2009

Stavolta lo Stato c'è. Lucia Annunziata

Come sempre, i racconti dei sopravvissuti ci dicono che nelle difficoltà gli italiani danno il meglio di se stessi. Ma il terremoto che ha devastato l’Abruzzo sembra svelare qualcosa di diverso.

Svela qualcosa di diverso anche nell’operare della classe politica: una sorta di dignità e di assunzione di responsabilità, non scontate nel velenoso clima politico che avvolge il Paese. La macchina dello Stato ha ben operato. C’è certo la polemica che riguarda lo studioso che forse aveva previsto il terremoto. Ma questa è una discussione incerta, esposta com’è ad argomenti scientifici che avranno bisogno di tempo per essere dipanati. Quel che conta in queste ore è il tempismo, l’efficienza e il volume dell’intervento di soccorso: da questo punto di vista il primo bilancio è positivo. I soccorsi si sono messi in moto pochi minuti dopo la scossa più grave, stando alle testimonianze più importanti, quelle delle vittime. I vigili del fuoco sono stati velocissimi ad arrivare e a cominciare a scavare. Nel giro di poche ore hanno poi portato sui vari luoghi le unità cinofile e le grandi attrezzature, tipo gru, che servono nei casi di crolli di interi edifici.

La Protezione civile ha ben coordinato tutti i suoi bracci operativi: ad esempio, e non è un dettaglio secondario, il sito Internet è stato immediatamente attivato dopo la scossa, dando informazioni anche prima dei canali all news tv, che pure hanno ben lavorato. Altro esempio di organizzazione: le Ferrovie hanno fermato i treni per controlli e hanno riaperto le linee locali con il massimo della velocità. Così com’è stato fatto per le autostrade verso L’Aquila, già sbarrate all’alba per far passare i soccorsi. Ancora: la richiesta di sangue è scattata così immediatamente che a mezzogiorno ce n’era già a sufficienza. Le tendopoli sono state erette in mattinata e il trasporto feriti in ospedali anche lontani è stato efficiente.

Se ritorniamo a tutte le altre tragedie di questi ultimi anni, ci si ricorderà che le prime preziose ore sono sempre andate perse nella confusione - dal terremoto del Friuli, 6 maggio 1976 (all’epoca non c’era ancora la Protezione civile), a quello dell’Irpinia, 23 novembre 1980 (2735 morti), a quello in Umbria, 6 settembre 1997 (quando la Basilica di San Francesco ad Assisi venne danneggiata), e cito qui anche la frana tragica del maggio 1998 a Sarno, vicino a Napoli, in cui i soccorsi persero quasi un intero giorno. In tutte queste occasioni abbiamo sempre assistito alla generosità dei cittadini, ma non alla stessa prontezza dello Stato.

Lo Stato va dunque congratulato, oggi. In parte la macchina si è messa in moto grazie proprio alle esperienze passate. Ma in parte la prontezza va riconosciuta anche al clima instaurato dal governo, che è quello di un interventismo misurato sul fare. Efficace è stato soprattutto il fatto che il premier si sia recato di persona in Abruzzo, facendo una conferenza stampa con gli operativi dei settori. Anticipiamo critiche da sinistra che diranno, comunque, che Berlusconi come al solito riduce tutto al suo protagonismo. Ma questa volta anche nella maggioranza del centrosinistra sembra emergere un approccio diverso, che prende atto della nuova situazione: Dario Franceschini non ha dato la stura alle polemiche, anzi ha «messo a disposizione» gli uomini e le strutture del Pd. Il leader democratico ha anche telefonato al premier, e persino la spiegazione della sua assenza in Abruzzo in queste ore (spiegazione fornita informalmente dal suo portavoce) ha una nota di serio buonsenso: «Non siamo andati per non sembrare che eravamo lì a contendere le luci della ribalta», insomma per non «politicizzare» il dramma. Né abbiamo udito nessun fischio o grido «assassini», come di solito succede durante la commemorazione alla Camera.

Nel clima di lutto generale ieri l’Italia politica, governo e opposizione, si è comportata con dignità. In questa serietà ritrovata emerge anche un metodo che appare efficace agli occhi dei cittadini. Ha fatto bene Berlusconi a «metterci la faccia», andando a rassicurare gli italiani che lo Stato non è così lontano. È un metodo che nel passato - vedi Napoli - gli ha già portato un successo. E la decisione di Dario Franceschini di mettere prima a disposizione la forza locale del Pd e poi recarsi presto in Abruzzo, come dice ancora il suo portavoce, non appare un passo improvvisato: va ricordato che fu proprio lui a presentarsi a Lampedusa durante la rivolta degli immigrati un paio di mesi fa. Anche quella fu una mossa premiante per lui; nei fatti fu il primo passo che lo distinse dal grigiore dell’apparato, alcune settimane prima dell’imprevista elezione a segretario.

Piace immaginare, in queste ore di lutto, che tutto questo potrebbe davvero contenere una lezione sui nuovi tempi di crisi e di drammi: uscire dai Palazzi e confrontarsi con la concretezza della vita reale è ben più premiante che misurarsi fra schieramenti opposti nelle cupe aule di Camera e Senato. (la Stampa)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Stavolta lo Stato c'è.


Ma quando mettevano la sabbia al posto del cemento dov'era?

Ci vogliono regole più severe in questo paese di banditi.

S.S.

Anonimo ha detto...

cosa non si fa per mettersi in bella evidenza e per conquistare una poltrona di direttore cercando di avvalorare la vulgata edulcorata del governo. dopo il tradimento dei colleghi e degli amicii tempi sono maturi per diventere la cantrice ufficiale delle res gestae di questo governo dissennato, che incece di accrescere controlli e prevenire disastri controllando l'applicazione delle norme antisismiche, progetta la costruzione di un ponte intile in una delle zone a più alto rischio sismico d'Italia. E a proposito ospedali che crollano, dice che i giudici che indagano sul buco nero della sanità abruzzese (vedi vicenda del Turco) sono dei folli che si sono inventati tutto e delle toghe rosse (mentre i giudici di Bari che indagano il ministro Fitto si sono beccati una bella ispezione intimidatoria degli inviati dall'ineffabile Alfano, sempre così pronto a peseguire gli innocenti che fanno il loro dovere, come il nuovo candidato alle europee che lo ha preceduto : l'atrettanto ineffabile Mastella. Voglio vedere con quale coraggio e stomaco gli elettori del PDL lo voteranno.

Anonimo ha detto...

VI BRUCIANO LE SCONFITTE ELETTORALI. VERO?
OK!
E SANTORO,POI! CHE SCHIFO!!!!

Anonimo ha detto...

forse, quando parli di Santoro, ti guardi smplicemente allo specchio...fastidio, odio, intolleranza, incapacità di ragionare criticamente. E' un grande esempio di giornalismo libero. SE non sei in grado di tollerare le critche al regime,cambia canale oppure emigra in Russia, dove i giornalisti dissidenti li ammazzano. Solo lì la tua intolleranza potrebbe trovarsi a casa.

Anonimo ha detto...

p.s.: ogni tanto, spegni il TG di Emilio Fede e prova ad accendere il cervello...

Anonimo ha detto...

SANTORO! FUORI DAI C....I!
BASTA CON LA PROPAGANDA POLITICA DI SX A SPESE DI TUTTI I CITNI!
FUORI DAI C....I!

Anonimo ha detto...

QUANTO può valere un paio d’ore di trasmissione in un anno di programmazione televisiva? Proviamo a fare i conti. Se il canone, per il 2009, è 107,5 euro, beh diciamo che una puntata di «Annozero» di Santoro rappresenta, appunto, lo zero, zero e qualcosa. Siccome l’uomo, tra ingaggio e tinture di capelli, costa molto, e i conti diventerebbero difficili, facciamo un centesimo e non se ne parli più. Bene. Per quello che mi riguarda l’anno prossimo dedurrò dal canone Rai proprio un centesimo. E invito ogni italiano fornito di buonsenso a fare altrettanto. Certa robaccia, infatti, non può e non deve essere a carico del contribuente. Chiunque sia e comunque la pensi. Perché di una trasmissione Rai si è trattato, non di un programma privato su una emittente privata a luci rosse.

La stessa Rai che ha coperto con bravura e passione la cronaca della tragedia abruzzese. E che poi, improvvisamente, apre sul terremoto dell’Aquila questa finestra volgare intrisa di cattivo giornalismo, e di pessima militanza politica di parte a spese di tutti.

Intendiamoci. Di fronte a un dramma di queste dimensioni, è chiaro che l’umana pietà può prevalere sulle polemiche. Ma è altrettanto certo che se qualcosa non funziona va denunciato, senza aspettare che il tempo raffreddi il dolore e l’indignazione. Così è stato, e così sempre sarà. Su quanto è accaduto in Abruzzo, però, per unanime riconoscimento (politico e giornalistico) non sono emerse sbavature di rilievo, soprattutto nel dopo, nella straordinaria macchina dei soccorsi e della solidarietà. Anzi.
PER SANTORO e per il vignettista Vauro, riconoscibile più che per le sue opere per la stessa camicia jeans che porta da decenni, è stata invece Caporetto. Un piccolo taglio di qua, una forzatura di là, un pugno di scontenti individuati col microscopio in un mare di riconoscenza, qualche vignetta indecente, e il menù è stato servito. Il vescovo dell’Aquila si è arrabbiato e persino alcuni striscioni negli stadi grondavano indignazione. Ma loro, adesso, sono pure capaci di fare le vittime. A loro, comunque, mica interessava il terremoto. Figuriamoci. La terra trema, governo ladro. L’obiettivo era ovviamente il solito, il tiranno (Berlusconi) da abbattere come il paesino di Onna.

Del resto, Santoro è Santoro. Lui fa, da sempre, il suo (fazioso) mestiere. Sta a chi dirige l’azienda (di tutti) non farglielo fare. Con il cosiddetto «editto bulgaro» dell’aprile 2002 Berlusconi chiese e ottenne che fosse allontanato dalla Rai per l’«uso criminoso» che faceva dell’informazione. La giustizia e le pressioni politiche lo hanno reintegrato. Questo è il risultato. Berlusconi aveva sbagliato. Gli altri pure.

Oggi, non servono editti. Censura? No, basta il buonsenso per chiedere che Santoro se ne vada. Intanto, prendano nota: quel centesimo di canone, il prossimo anno, se lo possono scordare.
di Gabriele Canè

Anonimo ha detto...

E' sulla PREVENZIONE, che sono emerse SBAVATURE DI RILIEVO.

Altrimenti non avresti avuto come risultato questo disastro. Di chi è la responsabilità? Non è dato ai comuni mortali di sapere e approfondire. Bisogna solo ingoiare a forza la melassa filogovernativa proclamata a reti unificate da raiset.
cambia canale, se non ti piace ascoltare chi la pensa diversamente da te, ma non pretendere di privare di un programma interessante chi invece come me lo apprezza.
Anch'io non apprezzo Bruno Vespa, Monica Setta, Tg Parlamento, Lucia Annunziata. Eppure non pretendo di eliminarli, per rispetto dei tuoi gusti. Sei intollerante e illiberale, se ragioni così. Gli italiani non devono sapere nulla, tenuti all'oscuro dal potere che gestisce malamente denaro pubblico a spese di sicurezza e protezione civile. Di chi è la responsabilità se contempliamo da decenni impotenti il ripetersi di questi disastri? se scopriamo che palazzi certificati come sicuri dal punti di vista sismico si sbriciolano? chi ha costruito quel cemento armato? chi ha varato quel condono edilizio, chi non ha effettuato controlli, chi ha costruito quei palazzi? E' vero come dicono il procuratore nazionale antimafia Grasso e Saviano che la responsabilità è anche della camorra, che esiste un rischio gravissimo di una più pesante infiltrazione camorristica nella ricostruzione dell'Abruzzo? sono tutti pazzi e vsionari? e perché non dovrei sapere? te lo dico io: perché il potere non vuole che lo si veda NUDO.

Anonimo ha detto...

il vescovo dell'Aquila ieri ha ammesso di non averlo nemmeno visto, il programma...però l'ha criticato pesantemente. Bella onestà intellettuale. e questo perché anche lui, cosa che un uomo di Chiesa non dovrebbe mai fare, è schierato politicamente. E perché non ha ben chiaro cosa significhi la parola satira. Si legga una bella commedia di Aristofane, la sua feroce ironia nell'attaccare i personaggi di spicco del suo tempo: Pericle (primo ministro, un grandissimo politico), Socrate ecc. Forse imparerà ad essere più tollerante, come dovrebbe essere ogni Cristiano.