martedì 14 luglio 2009

Cambia la scuola: promosso solo chi studia. Stefano Zecchi

Una brutta notizia in realtà molto positiva. Le bocciature dei nostri studenti non dovrebbero essere accolte con favore, ma se riflettiamo su come si è ridotta la nostra scuola dal Sessantotto in avanti, l’aumento di quasi il 20 per cento dei respinti agli esami di maturità, a cui si deve aggiungere anche il numero in crescita dei non ammessi a quella prova, fa sensatamente sperare in un definitivo cambiamento di rotta dell’insegnamento scolastico. Un cambiamento profondo.
Il ministro della Pubblica istruzione ha intrapreso un cammino che i suoi detrattori avevano giudicato irrilevante: solo provvedimenti di facciata, dicevano. Per esempio il voto in condotta, la sostituzione dei giudizi con i vecchi e tradizionali numeri arabi per indicare il grado di profitto degli studenti, le normative contro il bullismo. Poi ci si è messo anche il ministro Brunetta a perseguire i fannulloni nella scuola, che costituiscono una realtà scandalosa per cui l’opinione pubblica ha finito col fare di tutt’un’erba un fascio, confondendo insegnanti eccellenti (ce ne sono: siatene certi) con quelli lavativi e incapaci (ce ne sono molti: siatene certi).
Insomma, un insieme di provvedimenti legislativi che ha segnalato e imposto la volontà governativa di procedere con convinzione verso una scuola seria, attenta al profitto degli studenti e alla capacità degli insegnanti. Ma a questo lodevole impegno c’è da aggiungere dell’altro.
La chiave di volta per costruire la scuola come un edificio stabile sono i professori.
Accorgersi del tempo che passa è quasi sempre molto malinconico. «Quasi», però. Nella scuola, il tempo che passa significa pensionamento degli insegnanti sessantottini, quelli che hanno usufruito di innumerevoli ipocrisie sindacali per superare concorsi fasulli o addirittura per non farli, per ottenere lauree concesse senza nessuna vera qualificazione da parte di docenti universitari demagoghi nella loro ideologia antimeritocratica. Un disastro figlio di troppe complicità che ha danneggiato tutti: una scuola che non funziona è una sciagura per l’intera collettività.
In questo caso, bisogna dire che il tempo che passa è galantuomo, è una ramazza che fa pulizia. Sono convinto che nessun provvedimento di legge abbia effetto se non ci sia anche un tessuto sociale pronto ad accoglierlo. Ora è indubbio che da alcuni anni si è fatta strada l’idea che la difesa del merito e il dovere di premiarlo siano una condizione necessaria per lo sviluppo civile. Quest’idea è sempre stato un punto di forza della cultura liberale che però ha dovuto assistere, in anni passati, alla sua denigrazione e, quindi, all’onda montante di uno sconfortante egualitarismo con il quale si sono avvantaggiati i peggiori. Ma quell’idea era stata umiliata dal radicalismo di sinistra, non annientata. Lentamente, i governi liberali di questi ultimi quindici anni sono riusciti a ridarle forza, a imporla culturalmente nella nostra società. La sinistra ha dovuto ammettere i suoi errori di valutazione, e oggi nessuno, se non qualche irriducibile cretino, ritiene che la difesa del merito nella scuola, come in ogni realtà lavorativa, sia un’offesa alla democrazia.
Una scuola seria, capace di formare e selezionare, in grado di preparare i giovani alla ricerca scientifica e alla professione, la vogliono anche gli insegnanti di sinistra che non hanno nulla a che spartire (se non altro per motivi anagrafici), con la demagogia sessantottina. Il numero in aumento dei bocciati alla maturità vuol dire proprio questo, significa che la scuola è ormai avviata a un cambiamento nel segno della qualità, a cui partecipano tutti gli insegnanti. Loro potranno discutere, secondo i diversi orientamenti di pensiero, sul modo di instaurare stabilmente la meritocrazia della scuola, ma non di affossarla.
L’accortezza del ministro dovrà essere perciò quella di inserire lentamente e progressivamente, senza rotture che possano essere recepite come provocazioni da una parte del corpo docente, normative idonee per proseguire sul cammino della serietà negli studi, e darci finalmente una riforma universitaria adeguata al nuovo clima culturale, ricordando che dagli atenei escono i futuri insegnanti insieme alla classe dirigente del Paese. (il Giornale)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

sono molto contenta che qualcosa si stia cambiando in fatto di scuola ed educazione, speriamo che sia solo l inizio del cambiamento e si possa progressivamente migliorare per noi e per il futuro dei nostri figli m t

Anonimo ha detto...

«Nel PdL c’era chi sperava che il governo cadesse»


«Adesso, tutti a fargli i complimenti, a corrergli dietro e a dirgli come è stato bravo. Prima dov’erano?».

Dov’erano, ministro Frattini?
«Erano in Transatlantico e nei corridoi del PdL a borbottare contro Berlusconi, a preparare la successione, a dirsi un giorno sì e uno no: domani arriva il colpo decisivo e si dimette».

Tutti con un palmo di naso.
«Non voglio dire in quali ambienti, ma anche qualcuno che gli deve tutto...».

Intende Gianfranco Fini?
«Fini è presidente della Camera dei deputati, una figura istituzionale».
A sentirlo parlare, sembra che Franco Frattini non aspettasse altro che la fine del G8 per togliersi questo sassolino dalla scarpa. Quando vuole, anche il nostro azzimato ministro degli Esteri sa dire pane al pane.

Anonimo ha detto...

Pensa che qualcuno abbia tifato perché il vertice andasse male?
«Nel Pd sicuramente sì, cominciando da Massimo D’Alema. E nel PdL, suggestionato da queste "autorevoli" previsioni, qualcun altro ha pensato: allora è vero, sta arrivando il dopo-Berlusconi, mi devo preparare».

Invece, niente.
«Il G8 ha chiuso la bocca ad una campagna di veleni che è stata la più violenta della storia della Repubblica».

Addirittura.
«La campagna di delegittimazione condotta contro Berlusconi è stata identica a quella messa in atto contro Craxi. Solo che con Craxi ha avuto successo, con lui no. Forse perché Craxi era stato lasciato solo».

Ammetta che se il G8 fosse andato in un altro modo, se non avesse ottenuto il successo che tutti gli hanno riconosciuto, almeno sul piano organizzativo...
«Per lo scrupolo con cui era stato organizzato sul piano logistico, e per la cura con cui erano stati preparati i dossier dagli sherpa, Giampiero Massolo in testa, non poteva andare diversamente. Come lei sa, c’è stato anche chi ha sperato nel terremoto».

Veramente non lo so. Chi ha sperato nel terremoto?
«Tutta questa insistenza sul "Piano B", tutto questa insistenza sulla insicurezza della location: lei non ha idea dell’allarme che ha creato nelle delegazioni. E pensi che mi è pure toccato difendere il Pd».

Dove? E da chi?
«Due capi di governo di cui non le farò il nome mi hanno chiesto notizie dell’opposizione, volevano sapere perché fosse ridotta così male».

E lei?
«Io ho spiegato che la sinistra sta attraversando un momento molto difficile, ma che noi speriamo che anche in Italia possa nascere un partito autenticamente socialdemocratico. Quello che proprio non sono riuscito a difendere è quel signore che con i soldi dei contribuenti ha comprato una pagina di un giornale straniero per sparlare del suo Paese».

Antonio Di Pietro. Senta, ma è stata un’impressione o a questo G8 Berlusconi si è mosso in modo più sobrio del solito?
«Il presidente è arrivato al vertice con un’amarezza profonda per tutto quello che da mesi era costretto a leggere sul suo conto e per le critiche all’organizzazione del summit. Detto questo, il fatto che in pubblico sia apparso meno brioso e che non ci sia stata alcuna indulgenza verso gesti di allegria, dimostra la falsità della sinistra quando parla di politica delle pacche sulle spalle».

A proposito. Tra le conclusioni del vertice ce ne sono diverse che impegnano parecchio il suo ministero.
«È vero. Dall’ambiente, alla cooperazione allo sviluppo, alla lotta all’insufficienza alimentare, ci sarà bisogno di nuove risorse e di una nuova visione globale della nostra politica».

Altrimenti ve la dovrete vedere con Bob Geldof.
«Dopo un G8 intenso come quello che si è appena chiuso, dovremo cercare di costruire il "lato italiano" della nuova politica lanciata da Obama, in quanto portabandiera di una nuova visione mondiale delle politiche di sostegno allo sviluppo, e Berlusconi, che in quanto presidente di turno del G8 ha molto sostenuto questa visione».

Tornando al Cavaliere. Converrà che, soprattutto nelle occasioni internazionali, ci aveva abituati ad un altro stile.
«Quando si vede il presidente americano che lo tratta con grande simpatia e familiarità, quando l’indiano Singh, che è persona autorevole, un illustre docente universitario, gli si rivolge con affabilità; quando un leader africano come il presidente Zuma, persona lontanissima da Berlusconi per formazione e per idee, lo ringrazia perché pensava di essere invitato per un caffè e invece è entrato con tutti gli altri nella stanza dei bottoni... Quando si assiste a tutto questo, si capisce perché il successo del G8 è stato innanzitutto il successo di una leadership: sobria, riconosciuta, influente ».

È sicuro? Nemmeno una barzelletta?
«Nel chiuso degli incontri bilaterali sì. Mica si può chiedere ad una persona di rinunciare del tutto ad essere se stesso».

di Mario Prignano

Anonimo ha detto...

Nel maggio 2005 Silvio Berlusconi annunciò al suo Giornale l’idea di fondare un “nuovo soggetto politico” chiamato “Lega Sud” o “Lega Meridionale", affidato a Raffaele Lombardo, all’epoca presidente della Provincia di Catania con l’Udc e ora governatore di Sicilia, grande prestigiatore di liste “autonomiste”. L’idea non era proprio originale. Nel dopoguerra i moti siciliani aizzati da Finocchiaro Aprile, che voleva fare della Sicilia la 51^ stella della bandiera Usa, ebbero l’appoggio entusiastico di Cosa Nostra. E a ogni cambio di regime c’è sempre qualcuno che vellica gl’istinti secessionisti della parte peggiore dell’isola.

Nel 1992-’93, mentre implodeva la Prima Repubblica, se ne occupò direttamente Cosa Nostra, attraverso alcuni dei suoi più fini politologi: Brusca, Bagarella, Cannella e i fratelli Graviano, che fra una strage e l’altra fondarono “Sicilia Libera” e avviarono contatti con altre Leghe Meridionali, sorte come funghi con la partecipazione straordinaria delle mafie. Sicilia Libera aveva contatti con massoni deviati, da Gelli in giù, con neofascisti come Delle Chiaie, col principe romano Napoleone Orsini, a sua volta in contatto con Dell’Utri come risultò dai tabulati e dalle agende del senatore. Insomma, il fior fiore. La pia confraternita avviò contatti con i fratelli della Lega Nord, che inviò un deputato a un vertice a Lamezia Terme. Ma poi Riina fu arrestato e il bastone del comando passò a Provenzano. Il quale, più che alla secessione dallo Stato, puntava saggiamente a conviverci. Infatti, come racconta il suo ex braccio destro ora pentito, Nino Giuffrè, il vecchio Binnu decise di sciogliere Sicilia Libera per confluire su Forza Italia. Ora apprendiamo che in cambio del suo appoggio aveva, fra l’altro, chiesto a Berlusconi ­ tramite il solito postino Dell’Utri - il controllo di una rete Fininvest, come se non bastassero gli attacchi e gl’insulti che varie rubriche del Biscione vomitavano sui magistrati antimafia.

Ma è curioso che, mentre la Seconda Repubblica dà segni di cedimento, i primi scricchiolii si avvertano proprio in Sicilia col fuggifuggi dal Pdl. E che, ancora una volta, come nei primi anni 90, si riaffacci il progetto di una Lega Meridionale, patrocinata ­ guarda un po’ ­ da Lombardo e dal tradizionale braccio destro di Dell’Utri in Sicilia, Gianfranco Miccichè, ormai in rotta col suo partito. Lombardo e Miccichè hanno appena dato vita a una giunta “anomala”, non autorizzata dal Pdl ma, secondo i bene informati, benedetta urbi et orbi dal vecchio Marcello. Il quale da mesi denuncia felpatamente un certo isolamento e rilascia strane interviste per sottolineare le carriere troppo rapide e troppo irresistibili di gente come Schifani e Alfano (guardacaso in rotta con Lombardo e Miccichè). Anche se poi corre a precisare che “figuriamoci se Gianfranco andrà a fare un partito contro Berlusconi”. Il tutto, alla vigilia della sentenza del processo d’appello di Palermo che lo vede imputato per mafia. Posticino sempre interessante, la Sicilia, per capire l’Italia che verrà.

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Se mi è concesso rivolgo direttamente al Titolare,Maurom, dato che ognuno è responsabile a casa propia.
Lo prego di scancellare queste porcherie scritte da un molestatore con il mio "nome", ovvero VIVACOSSIGA.
Costui ama importunare le sue vittime e scrivere cazzate al posto delle stesse.
Spero vengano scancellate, altrimenti non so più cosa pensare, non capisco come un menagramo di questo genere possa esser tollerato, a meno che non faccia comodo a qualquno tenerserlo ...


Da ora in poi VIVACOSSIGA verrà usato solo ed esclusivamente per le interviste, gli scritti e gli interventi dell illustre senatore a vita,come questa qui sotto riportata ,tutto il resto sarà da considerarsi falso ed opera dell importunatore.

Con Reverenza

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Cossiga: "Ogni volta che in giro c’è una fregnaccia dietro c’è Di Pietro"

Presidente emerito Francesco Cossiga, Scalfaro vorrebbe Berlusconi in Parlamento a cospargersi il capo di cenere sulle sue vicende private...
«Scalfaro è un cattolico di strettissima osservanza. Rigido lo è sempre stato, fa parte del suo temperamento. Quindi si può comprendere la condanna... Fin dall’inizio ha sempre accusato Berlusconi di una sorta di “invasione di campo” nella politica nazionale».
Scalfaro ritiene che, se il Parlamento chiama, un uomo di Stato abbia il dovere di rispondere presentandosi in aula.
«Un dovere esiste, se si tratta di affari di Stato. Non c’è alcun obbligo di andare in Parlamento per parlare di fatti privati».
Berlusconi però ne ha parlato addirittura in tv.
«Il Parlamento è un’altra cosa. Al massimo si può pensare che il premier ci mandi un uomo benvoluto da tutti, come Paolino Bonaiuti, a spiegare che quella in oggetto non è materia di discussione... ».
Nonostante nell’affaire si sia parlato anche della questione dei voli di Stato, utilizzati dagli ospiti di Berlusconi?
«Per questa vicenda la denuncia è già archiviata, lo Stato non ci ha rimesso un euro».
C’è chi ha sostenuto che ci sia stato un danno per l’erario.
«Questo qualcuno è Tonino Di Pietro: quando ci sono fregnacce in giro, di solito sono le sue. Ha sostenuto che la presenza di qualche passeggero in più comportasse un maggior consumo di kerosene...».
Forse sarebbe stato meglio mantenere la direttiva di Prodi che restrinse il numero degli aventi diritto.
«Per carità, quella direttiva fu fatta in modo confuso, dettata dalla fifa di Prodi per quella vicenda del volo di Mastella e Rutelli all’autodromo di Monza... Da allora io non ho più usato voli di Stato, per scongiurare che qualche interpretazione di comodo facesse correre rischi all’ufficio dei voli della presidenza del Consiglio o al comandante del 31° stormo».
Bene, e quali aerei usa?
«Qualche volta ho usato quelli di Berlusconi, a pagamento s’intende. Oppure quelli di Toto... D’altronde, su altre linee non mi lasciano volare, mi è proibito. Senza contare che, con gli uomini della scorta, costerebbe un botto».
Scalfaro s’è detto fervido ammiratore dello stile di Obama... Ma in fatto di morale, poi, i presidenti Usa non sono proprio questo grande esempio.
«S’è parlato fino alla noia del parallelo con il caso Clinton. Ma Clinton fu messo sotto accusa non per la relazione con la Lewinsky, quanto per le menzogne che aveva detto... in tv, non certo al Congresso».
Berlusconi non corre rischi.
«Berlusconi sta zitto da tempo, e come sa approvo pienamente questa scelta».
Scalfaro lamenta la frequentazione con certe signore che, dice, sono «spesso destinatarie di chi fa spionaggio in casa nostra».
«Non comprendo a quelli servizi si riferisce: quelli interni o quelli esteri? Perché per quelli esteri resto dell’opinione che l’Italia sia un Paese nel quale non c’è nulla da spiare».
E per quelli interni?
«Il complottismo è una delle malattie del Paese... Ma che le donne vengano utilizzate dai servizi è vero, il Kgb le addestrava in proprio».
Torniamo al desiderio di Scalfaro: vedere Berlusconi che «si cosparge il capo con un pizzico di cenere».

Anonimo ha detto...

«È coerente con se stesso, con la sua storia di cattolico».
La Chiesa è estranea a queste sollecitazioni?
«Occorre distinguere tra due atteggiamenti difformi: quello della Santa sede e quello della Chiesa d’Italia. Teniamo presente che adesso c’è in gioco il testamento biologico, e se fosse per il Pd e i suoi cattolici non adulti, anzi infanti... Se non ci fosse in Parlamento la massa d’urto del Pdl passerebbe pure l’eutanasia... ».
La realpolitik non guasta.
«Figuriamoci... Tenga presente che in Germania fino agli anni Trenta la Santa sede intratteneva rapporti con ogni singolo Land, il concordato fu firmato con Hitler... La Chiesa, insomma, segue il suo magistero e cerca di far rispettare i propri principi, lasciando ai peccatori la propria responsabilità».
A proposito di peccatori, è un peccato che il Pd non faccia iscrivere Grillo. Si dimostra così un Partito Non Democratico, come dice, appunto, Grillo.
«Vero. Un partito si difende con la propria autorevolezza, non con i divieti».
Dietro di lui c’è Di Pietro?
«Non credo che a Grillo manchi la capacità... Anzi, è molto più bravo di Di Pietro, e poi non fa errori di grammatica».
Il presidente Ciampi s’è schierato con Bersani.
«Non mi sorprende, personalmente lui è un cattolico, ma in gioventù fu del Partito d’azione e ha simpatie per la sinistra».
Lei chi sosterebbe?
«L’altra volta, alle primarie, votai per Enrico Letta, che è anche un mezzo sardo, visto che sua madre è di Porto Torres. Lui è un sussincu d’scogliu... ».
Che vuol dire?
«I sussinchi sono gli abitanti di Sorso, un paese noto per l’eccentricità dei suoi abitanti, intelligenti e un po’ matti. Il mare della vicina Porto Torres è pieno di scogli... Ecco perché Letta è sussincu d’scogliu... ».
Quindi farebbe un pensierino per il dalemiano Bersani, sostenuto da Letta?
«No, se fosse sceso in campo D’Alema, forse l’avrei votato. Ma come non votare il mio collega di partito, il giovane democristiano Franceschini? Penso che Follini voti per lui... E Casini, se votasse, lo stesso».
Magari, se ci fosse stato in lizza anche Uòlter...
«No, direi sì a Dario. Ma senza rimpianti per Uòlt».

Anonimo ha detto...

D accordo.
D ora in poi utilizzerò VIVACOSSIGA solo per interviste interventi e articoli dell illustre presidente .
Tutti gli altri articoli commentati VIVACOSSIGA saranno da ora in poi dei falsi e spero li scancellerai.
Per il resto vedrò di cambiare nome e identità , anche se mi dispiace per quello che si è venuto a creare...

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Da ora in poi VIVACOSSIGA verrà usato solo ed esclusivamente per le interviste, gli scritti e gli interventi dell illustre senatore a vita,come questa qui sotto riportata ,tutto il resto sarà da considerarsi falso ed opera dell importunatore.

Con Reverenza

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

«Tutto il mondo ha capito, apprezzato, questa sorta di miracolo che intendiamo compiere, portando i Grandi del mondo nella terra del dolore, nonostante fosse già tutto pronto nella splendida sede della Maddalena. E cosa fa di contro il giornale inglese? Sbeffeggia, offende la sensibilità italiana davanti a una tragedia, con insulti che vanno respinti con disprezzo. Senza contare che viene preso di mira pure il sistema collegiale del G8».

A cosa si riferisce? «Il Guardian, non nuovo a infortuni del genere, dimentica che al G8 si lavo- ra insieme. Non c`è un capo e la presidenza di turno regola il traffico, semmai propone, ma non decide da sola».

In definitiva, si prenderebbe di mira il premier per colpire l`Italia? «C`è una grande rete, fuori e dentro il nostro Paese, di nemici dell`Italia, Paese che viene invidiato. E si tende a colpire entrambi, anche perché il presidente del Consiglio ha una caratteristica che non viene, diciamo così, gradita».

Quale sarebbe? «II fatto fortuna nella vita, è amato dalla gente. in più, è l`unico leader al governo che ha vinto anche le elezioni amministrative, perse invece da Zapatero e Brown, non vinte da Merkel e Sarkozy».

Circola voce che stiano per uscire altre fotografie, magari all`estero, allo scopo di mettere in imbarazzo Berlusconi.

Teme possano venire pubblicate nelle prossime ore, con il summit in corso? «Sono mesi che tentano di attaccarlo con strumenti giudiziari, prostitute, interviste comprate. E in futuro arriveranno magari fotomontaggi. È stato fatto quanto di più vergognoso e nefando possibile. Cosa può succedere d`altro? In ogni caso, gli italiani sono troppo intelligenti per cadere nel tranello».

Sempre in tema vertice, s`è ipotizzato un «Piano B» in caso di terremoto? «Non se n`è mai parlato, non esiste.

Ma è una vergogna che ci sia qualcuno che speri nell`arrivo di una bella scossa del quinto o sesto grado.