venerdì 15 ottobre 2010

Zona franca per le tue opinioni

Questo post è volutamente lasciato in bianco per consentire - nel settore dei commenti - agli amici e simpatizzanti del centrodestra, di scrivere le loro opinioni senza limiti di spazio.






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10 commenti:

Jean Philippe Zito ha detto...

Idea interessante, ma opinioni su cosa?

Anonimo ha detto...

Meno male che esistete. Vi leggo ogni giorno, non mollate.

maurom ha detto...

Grazie Jean,
bello il tuo blog.

Nel sito ufficiale del PDL ci sono, a disposizione di chi vuole esprimere un'opinione, due(2) righe nello "spazio azzurro".
Volendo spiegare un concetto, esporre un problema, fare una critica o trasmettere un messaggio, ho messo a disposizione qualche riga in più...

Anonimo ha detto...

Da l'Occidentale del 14 ottobre 2010.

Il disarmo unilaterale di Berlusconi sul fronte elettorale ha prodotto, come sempre accade in questi casi, un'accentuazione della potenza di fuoco degli avversari finiani. Da quando il presidente del Consiglio predica moderazione, giura di voler portare a termine la legislatura e perfino ammette che un governo tecnico sarebbe difficilmente evitabile, Fini e i suoi manipoli hanno alzato il tiro su tutti i quadranti.

Tolta di mezzo l'arma "fine di mondo" ogni deterrenza è saltata. Lo si è visto bene negli ultimi due giorni: Futuro e Libertà in poche ora ha conquistato le alture della Giustizia, piazzandovi i potenti cannoni della Bongiorno, assistiti da truppe di complemento venute dalla sinistra; ha aperto un nuovo fronte contro la Rai e per la sua privatizzazione, mettendo nel mirino i generali Minzolini e Masi; ha sabotato la riforma dell'Università e ha annunciato una campagna "mani libere" per le amministrative di primavera.

Il Pdl ha subito tutti questi attacchi quasi senza reagire, in una condizione prossima allo stordimento, nel convincimento che ogni reazione avrebbe prodotto danni maggiori. La tattica viene definita come "retrocedere per meglio avanzare", ma per ora si intravede solo la prima fase.

I cinque punti della famosa tregua firmata in occasione del voto di fiducia hanno perso di spessore e sono sottoposti a continue revisioni a favore dei finiani: alla fine resteranno le briciole.

Se lo scenario dello scontro è questo la domanda è: ha ancora un senso che Fli e Pdl si definiscano alleati?

Gibbì ha detto...

Approfitto dello spazio che Maurom mette a disposizione per segnalare una materia sulla quale il cdx, ad oggi, non si è mai espresso, pur essendo nel suo orizzonte culturale e nel suo DNA politico.
Si tratta della questione maschile di cui, peraltro, mi occupo attivamente sul mio blog.
Ecco, se c'è una critica che sento di rivolgere al cdx è questa: la scarsa rappresentanza data alle problematiche maschili.
Tra queste, le fondamentali ma non le sole sono: il dramma dei padri separati, le aberrazioni del diritto di famiglia, l'anomalia delle quote rosa, l'assurdità delle c.d. "discriminazioni positive" a favore delle donne, l'asimmetria di giudizio a danno maschile nelle sentenze, l'inesistenza di qualsivoglia diritto paterno in tema di aborto e via di questo passo.
Si tratta di una cultura di avversione al maschio originata dal femminismo anni '70 dalle sinistre e mai contrastata, con la necessaria forza politica, da destra.
Ringrazio maurom per l'ospitalità data a queste idee.

maurom ha detto...

Grazie a te Gibbì.

Hai ragione: certe problematiche non sono da sottovalutare e, in particolare, trovo veramente insensate le "quote rosa".
Come giustamente sottolinei nel tuo blog, il femminismo ha creato i presupposti per la discriminazione dei maschi.

Il contributo delle tue idee sarà sempre gradito.

Anonimo ha detto...

continuate così .
La sinistra non deve ritornare

Anonimo ha detto...

Che dire?
Speriamo bene. Temo siamo alla fine di un ciclo. Silvio e' accerchiato da nemici esterni e interni. Con la morte nel cuore, non so se stavolta riuscira' ad uscirne.
Incorciamo le dita!
Luigi

Anonimo ha detto...

Chi prepara il saccheggio?

Sull’ormai leggendario incontro a bordo del «Britannia», il mitico panfilo reale inglese, si è scritto anche troppo, non di rado con esagerazioni da cattiva letteratura fantasy. Eppure, la storia merita di essere ripensata. Siamo nel giugno del 1992: mentre sta per aprirsi una profonda crisi politica, mentre sta per concretizzarsi in modo devastante la minaccia giudiziaria, mentre si sta sgretolando il potere del ceto politico allora al governo, un pugno di politici, di banchieri, di finanzieri, di boiardi di stato, si raduna con importantissimi interlocutori stranieri al largo tra Civitavecchia e l’Argentario, per parlare di privatizzazioni. L’esito della storia è noto: ferma restando la buona fede di tutti i partecipanti, ferma restando la difficoltà obiettiva di quella fase politica, sta di fatto che nei semestri successivi prende corpo quella che tanti (uno per tutti, Francesco Cossiga) hanno giustamente descritto non come una privatizzazione, ma come una svendita di buona parte del patrimonio industriale pubblico italiano. Chi scrive, com’è noto, è un liberista e un privatizzatore: ma le svendite sono svendite, e da allora l’Italia è rimasta priva di alcuni gioielli di famiglia.
Ecco, senza esagerare in paralleli sempre avventurosi, e tenendo presente che la storia non si ripete mai in modo totalmente sovrapponibile rispetto al passato, non vorrei che qualcuno, dentro e fuori i confini italiani (e in genere c’è soprattutto da preoccuparsi di chi sta dentro), e magari perfino qualche insospettabile «new entry» rispetto ai protagonisti della crociera di diciott’anni fa, accarezzasse il sogno di un remake di quel film. Alcuni ingredienti non mancano: l’aggressione giudiziaria in corso contro una maggioranza, le fibrillazioni politiche nella coalizione di governo, la speranza di «scossoni» che aprano nuovi cicli politici, e infine il fatto non irrilevante che nella «pancia» dei nostri residui giganti pubblici (Eni, Enel, Finmeccanica, ecc...) ci siano ancora valori immensi.
C’è un solo ostacolo rispetto a questo disegno: si chiama Silvio Berlusconi. La sua forza personale, il consenso enorme di cui gode, la sua centralità politica, la sua capacità - piaccia o non piaccia - di essere fino in fondo uomo dell’Occidente ma anche tessitore di nuove interlocuzioni internazionali, fanno di lui un ostacolo rispetto a chiunque voglia farsi o rifarsi un’immagine liberale, al prezzo di consentire ai soliti noti (italiani e non) di fare la spesa a prezzi scontati nel supermarket Italia.
Quando si sente parlare di «governi tecnici», è bene tenere a mente che in palio non c’è solo la legge elettorale, ma anche qualcosa di molto più consistente: la salvaguardia di un patrimonio immenso. Lo ripeto: chi scrive è e resta strafavorevole a un percorso di privatizzazioni e liberalizzazioni. Ma queste ultime non possono e non devono assumere, una volta di più, il carattere di un’umiliante svendita. È bene che gli italiani lo sappiano: ogni giorno di permanenza di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi è, al tempo stesso, un giorno di rispetto della volontà popolare manifestata in tutte le tornate elettorali dal 2008 ad oggi, e anche un giorno di autonomia del Paese rispetto agli ambienti e ai circoli che, soprattutto entro i confini nazionali, vorrebbero un’Italia più piccola, più debole, col proverbiale cappello in mano

di Daniele Capezzone

Anonimo ha detto...

Come l'araba fenice che risorge dalle proprie ceneri, anche Berlusconi si rialza sempre dopo qualsiasi batosta.

Mi aspetto una mossa a sorpresa nei prossimi giorni, perché il Cav. è stato troppo tempo in silenzio.

Sono certo che non ci deluderà.

Corrado