lunedì 21 marzo 2011

Caimano o pirla? Il Cav., Mills e l'amletico dubbio dei pm di Milano. Federico Dollina

Qualcuno doveva aver calunniato Silvio B., poiché un mattino, senza che avesse fatto nulla di male, egli fu mandato alla sbarra. Devono aver raccontato che l'uomo più indagato, processato e assolto d'Italia se ne andava in giro a corrompere i testimoni chiamati a deporre nei tanti procedimenti giudiziari intentati senza successo contro di lui dal giorno della sua discesa in politica. Soprattutto, devono aver pensato che questo tycoon della Brianza, imprenditore fra i primi d'occidente e capo del governo nel settimo Paese al mondo sia in realtà un grandissimo pirla, perché il testimone che avrebbe corrotto gli fece beccare una condanna in primo grado e nonostante questo lui l'avrebbe lautamente ricompensato. Della serie: cornuto, mazziato e pure un po' coglione.

Non ce ne vorrà Franz Kafka per aver preso a prestito il celebre incipit di una delle sue opere più riuscite, ma di tante vicende tribunalizie che hanno fatto la storia del Vecchio Continente non ve n'è una che più del suo allucinante "Processo" somigli al surreale caso Mills che proprio oggi ha ripreso la sua corsa nelle aule del Palazzo di Giustizia di Milano.

Il processo Mills è un esempio clamoroso di (r)esistenza in vita per accanimento terapeutico: sarebbe già caduto da tempo in prescrizione, se non fosse che per tenere il Cav. sulla graticola i magistrati meneghini hanno spostato in avanti la data della commissione del presunto reato, sostenendo che il misfatto non si consuma quando il corruttore paga il corrotto, ma quando quest'ultimo inizia a spendere i soldi. Ne deriva, per logica e paradossale deduzione, che se vi fosse un corrotto taccagno che accumula senza toccarli i proventi del suo malaffare, non potrebbe mai essere perseguito!

Il processo Mills è una prova eclatante di come la giustizia in Italia non sia uguale per tutti: mentre ogni anno nel disinteresse generale cadono mediamente in prescrizione circa 170mila processi di comuni mortali, il pm De Pasquale, colto dal terrore all'idea che analoga sorte possa toccare al Cav. ha scritto un'accorata lettera al collegio giudicante per sollecitare la fissazione di un calendario di udienze talmente serrato da consentire la celebrazione di tutti e tre i gradi di giudizio entro l'inizio del 2012. Provate voi, vittime di reato o imputati da anni in (vana) attesa di giudizio, a chiedere altrettanta premura: si accettano scommesse sull'esito dell'istanza!

Per il processo Mills l'organo di autogoverno delle toghe ha infranto persino il sacro comandamento della solidarietà corporativa: al presidente del collegio giudicante Francesca Vitale, nonostante il recente trasferimento ad altro impegnativo incarico e a dispetto del parere nettamente contrario della diretta interessata, il Csm ha imposto l'applicazione al dibattimento per evitare anche solo il rischio che la sostituzione in corsa di un giudice potesse determinare un rallentamento fatale per l'incombente prescrizione.

Il caso Mills, soprattutto, rappresenta il tentativo (forse inconsapevole) di far passare per pirla colui che la stessa Procura di Milano in altri frangenti dipinge come un caimano senza scrupoli. Il pm De Pasquale, infatti, accusa il Cav. di aver corrotto David Mills per addomesticare la sua testimonianza al processo All Iberian. Ma pochi sanno che al processo All Iberian l'avvocato inglese fu convocato come testimone dell'accusa, con la sua deposizione ostile fece condannare Berlusconi in primo grado (sentenza cancellata dall'assoluzione nei successivi gradi di giudizio), e alla chiusura del dibattimento entrò in conflitto con Fininvest-Mediaset con l'accusa di essersi appropriato dei dividendi da dieci miliardi di lire che quella società aveva generato. Dopo tutto ciò, nonostante tutto ciò, il premier gli avrebbe versato ex post la bellezza di 600mila dollari per ringraziarlo di tante premure. Va bene che Silvio è come la Caritas, ma questo è troppo!

A questo punto c'è davvero da sperare che il processo Mills si svolga in fretta e arrivi presto il giorno della requisitoria: se c'è ancora qualcuno che nutre dei dubbi sullo stato patologico della giustizia italiana, lo invitiamo ad ascoltare un pubblico ministero che chiede l'arresto del presidente del Consiglio del suo Paese per aver corrotto e ricompensato un testimone che lo aveva fatto condannare. In caso di referendum confermativo dopo l'approvazione del ddl Alfano, non si potrebbe immaginare uno spot migliore a sostegno della riforma. Già pronto anche lo slogan: meno male che De Pasquale c'è! (l'Occidentale)

1 commento:

Anonimo ha detto...

«Non c'è stato nessun calciomercato e non abbiamo nemmeno promesso cariche di governo - ha detto il presidente del Consiglio - Sapete che dopo l'uscita del movimento del presidente Fini si sono liberati nove posti di sottosegretario, un posto di viceministro e un posto di ministro: in totale 12-13 posti. Nessuno di questi posti è stato promesso a chi per convinzione ha dato il proprio supporto alla maggioranza».

Berlusconi, 23/12/2010

non solo "coglione", ma da tempo pinocchietto