lunedì 24 luglio 2006

Lo scandalo è il (non) segreto di Stato. il Foglio

Nel mondo alla rovescia l’unica cosa che non conta è la guerra al terrorismo

La notizia clamorosa non è che il Sismi abbia organizzato insieme con la Cia il sequestro dell’imam radicale Abu Omar a Milano, come ora pare dimostrato da una conversazione tra Marco Mancini e Gustavo Pignero, registrata segretamente davanti a un concessionario Ferrari a Roma e in circostanze più da Totò e Peppino che da spy-story con agenti al servizio di sua maestà britannica. In fondo la prova del diretto coinvolgimento di Nicolò Pollari e dei servizi militari italiani nella cattura di Abu Omar non fa altro che confermare una cosa che sapevano tutti e che, peraltro, era stata già svelata dalla Cia e indirettamente anche da Condoleezza Rice.
I servizi americani avevano fatto sapere che non c’era stata alcuna violazione della sovranità territoriale italiana. Parole che non significavano molto altro se non “l’abbiamo fatto insieme”.
A Bruxelles, inoltre, il segretario di stato americano aveva spiegato che le catture di terroristi islamici, ovvero le oltre 100 “extraordinary renditions” operate dall’11 settembre a oggi, sono state autorizzate dai governi europei. Ovviamente, non poteva essere altrimenti.
Insomma ciò che è successo a Milano, compresa la notizia che il Sismi ne era perfettamente al corrente, aveva tutto il diritto di succedere. C’era davvero qualcuno che pensava alla cattura dell’imam islamista – accusato di essere a capo di un cellula terrorista europea dalla stessa procura di Milano – e alla successiva partenza di un aereo Cia dalla base militare di Aviano come a un’operazione condotta esclusivamente dagli americani e all’insaputa dei nostri servizi e del nostro governo?
Ovvio che no, come tempo fa aveva lasciato intendere il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Nessuno ha mai davvero creduto che il governo Berlusconi e il Sismi di Pollari fossero all’oscuro dell’operazione condotta in Italia da una trentina tra agenti della Cia e basisti del Sismi. Lo scandalo, dunque, è un altro, come abbiamo scritto fin dal primo giorno di questa incredibile vicenda, in cui sotto accusa sono finiti coloro che per mestiere cercano di evitare un attacco terroristico.
Lo scandalo, anzi la farsa, non è quella del coinvolgimento del Sismi nella cattura di Abu Omar, è piuttosto il cortocircuito politico e giudiziario e giornalistico per cui non siamo riusciti a difendere una speciale e coperta operazione internazionale antiterrorismo, compiuta insieme con i nostri alleati americani. Lo scandalo è che non abbiamo posto il segreto di stato, come avrebbero dovuto fare Letta e Berlusconi alle prime indagini della magistratura di Milano. Tantomeno abbiamo avuto il coraggio di rivendicare la cattura di Abu Omar, come avrebbe fatto un qualsiasi presidente americano se qualcuno avesse scoperto un’operazione segreta dell’Fbi o della Cia. Non siamo nemmeno riusciti a difendere i nostri servizi segreti, anzi è cominciato uno scontro di potere tra i nostri apparati di sicurezza. Si è tentato di addossare le responsabilità dell’operazione Abu Omar a Marco Mancini, il capo del nostro controspionaggio, ma anche un agente considerato troppo vicino ai servizi americani. Mancini ha fiutato la trappola e si è cautelato registrando clandestinamente un colloquio con il generale Pignero, ove questi conferma a futura memoria che è stato Pollari a ordinare la cattura di Abu Omar.

Ciò che si perde di vista

Ciò che si perde di vista in questa vicenda è la politica di prevenzione di attentati più volte minacciati dalla rete del jihad globale. Ieri, per esempio, i Ros dei carabinieri hanno arrestato a Vicenza quattro guerrasantieri “pronti ad agire”, stando alle parole del ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Si dimentica cioè che la minaccia terroristica esiste, è reale, è concreta, non è la pianificazione di una menzogna buona per spaventare gli elettori babbei e per restare aggrappati al potere.
E’ il mondo alla rovescia, dove diventa un crimine l’aver orchestrato con la Cia la cattura di un islamista radicale. Il risultato diretto di questo ragionamento è che il governo abdica ai suoi doveri e lascia alle procure della Repubblica il compito di decidere che cosa sia buono e giusto per proteggere il paese, un compito che evidentemente non gli spetta. L’attuale governo è in imbarazzo quanto il precedente, perché costretto a gestire una situazione che si sarebbe dovuta chiudere col segreto di stato. Visto che c’è, va usato: avrebbe evitato al Sismi la figuraccia di credere che per fronteggiare l’offensiva della procura di Milano potessero bastare un ufficio riservato e i rapporti di Pio Pompa con la stampa nazionale, compresa Repubblica.

1 commento:

maurom ha detto...

Grazie Monica.
Verrò a trovarti spesso e conto sul tuo contributo di idee.
Buon lavoro anche a te.
Mauro