Da Brescia, Walter Veltroni ripropone uno dei tormentoni della sua campagna elettorale: rimproverando a Silvio Berlusconi di favorire l’immobilismo sociale, rispolvera una frase che il Cavaliere avrebbe pronunciato nel secondo confronto televisivo con Romano Prodi prima delle elezioni del 2006. Secondo la versione odierna di Veltroni, Berlusconi avrebbe detto a Prodi: “Lei non penserà mica che il figlio dell’operaio e il figlio dell’avvocato siano alla stessa stregua?”. “Assolutamente sì”, risponde con impeto Veltroni alla domanda retorica attribuita al Cavaliere. In comizi precedenti, Veltroni ha raccontato l’episodio con parole un po’ diverse: “Una volta il leader dello schieramento a noi avverso disse che il figlio di un operaio non potrà mai diventare un avvocato. Noi invece - ha aggiunto - vogliamo esattamente che il figlio di un operaio possa diventare un avvocato”. Ma si era proprio espresso così - nel duello tv del 3 aprile - il Cavaliere? Davvero Berlusconi ritiene che il figlio di un operaio non possa diventare avvocato e viceversa? Andando a rivedere il duello tv datato 2006 si scopre una realtà non proprio sovrapponibile a quella descritta da Veltroni.
Criticando la linea economica e fiscale tracciata dal centrosinistra guidato da Prodi (per esempio sulla proposta di reintrodurre la tassa di successione), il leader del centrodestra aveva scandito: “Questi signori continuano essere convinti che il fine della politica, quindi dell’azione di un governo, sia quello di redistribuire il reddito in modo da intervenire con la tassazione, proprio con lo strumento delle tasse, per far sì che possa avvenire questa redistribuzione. Ciò che propongono - aveva continuato Berlusconi - è rendere uguali il figlio dell’operaio col figlio del professionista, togliere cioè al ceto medio per dare a quella che chiamano ancora classe operaia”. Insomma, una polemica diretta alla politica livellatrice che Berlusconi rimprovera alla sinistra. Ma accusare gli avversari di voler abolire con la leva fiscale le differenze sociali, dunque la diversità tra le condizioni di partenza del figlio di un avvocato (anzi, di un professionista, come realmente disse il Cavaliere) e di un operaio, non significa voler predeterminare l’ordine di arrivo. Insomma, non è vero che per il Cavaliere il figlio di un operaio sia destinato a fare l’operaio. Né che il figlio di un avvocato abbia l’avvocatura già scritta nel proprio futuro.
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4 commenti:
guardalo ttutto, alla fine specialmente...
http://it.youtube.com/watch?v=lguAZyjb3xQ
Il filmato potrebbe essere un montaggio, ma non è questo il punto.
Non avendo idee, progetti e proposte credibili, l'unico modo di fare campagna elettorale è demonizzare l'avversario.
Quello che mi fa andare in bestia è che dalla nostra parte siamo tutti garantisti, rispettosi e corretti: sai quanto potremmo pubblicare di Veltroni, Prodi & Co.
se solo ci fosse chi rimestando nel web postasse spezzoni e frasi fuori contesto oppure ingaggiasse sosia per far compiere ai candidati le azioni più deplorevoli...
maurom, antico, usa il web: vai su youtube e confronta le falsità di Prodi, le balle di Berlusconi e Veltroni...puoi trovare di tutto
altro che garantista, sei antiquato!! (e un poco leccaculo)
Ricordo l'episodio. Si parlava di tassa di successione che, secondo la sinistra, avrebe avuto lo scopo di portare il figlio dell'operaio allo stesso livello di quello del professionista; Berlusconi sosteneva che in realtà accadeva il contrario, vista l'entità delle entrate di quel tipo, e che l'effetto non era di "sollevare" il "proletario" ma semplicemente di "abbattere" il borghese
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