È arrochito come un leone marino, Berlusconi, e sono solo le 11 del mattino. Ma ha già macinato due ore di Radio anch'io, quando ieri registra la puntata di Omnibus che va in onda stamane alle 7.45 su La7. E la giornata sarà ancora lunga, più tardi a Pescara si presenterà in piazza dicendo «ecco quel che resta di me», raccontando dell'otorinolaringoiatra che lo ha ammonito a smettere, perché il ritmo degli ultimi giorni è di 10-11 ore di comizi e interviste al giorno. Roco sì ma mogio no, il Cavaliere. Anzi, a Omnibus, condotto dal direttore del tg di LA7 Antonello Piroso, Berlusconi sfodera una zampata poderosa. Apparentemente un inciso, «un'ipotesi di scuola», dice sin da subito rispondendo alla domanda che gli viene dagli intervistatori (Antonio Polito e il sottoscritto) intorno all'ipotesi di lasciare, in caso di vittoria elettorale, la presidenza di una Camera al Pd di Veltroni. «Un'ipotesi di scuola», ripeterà nel pomeriggio, quando la polemica avvampa al calor bianco. Certo, certo. Ma intanto Berlusconi la butta li con nonchalance, sapendo bene che si tratta di benzina spruzzata sul fuoco. «Non possiamo cedere nulla», risponde serafico il Cavaliere. Perché dopo le elezioni del 2006 vinte per un soffio e per di più assai contestato, la sinistra li ha senza esitazioni voluti e presi tutte per sé, i vertici delle istituzioni, Camera dei deputati, Senato della Repubblica e anche il Quirinale. Di conseguenza, continua serafico e pacato Berlusconi, a fronte di un simile vulnus, se il 14 e 15 aprile vince il PdL la presidenza del Senato si può concedere alla sinistra nella sola «ipotesi di scuola» che il capo dello Stato Giorgio Napolitano dovesse decidere di dimettersi. Bum. Fantastico. Mai un periodo ipotetico del quarto tipo - Napolitano non si dimetterà, ovvio, Berlusconi lo sa benissimo - ha espresso meglio di così uno stato d'animo reale, quello del Berlusca alla fine della cavalcata elettorale. Pensa che la vittoria sarà netta. Silvio non tratta. Con nessuno.
Nel giro di poche ore dacché le agenzie rilanciano le parole del leader del PdL, al Quirinale fioccano solidarietà e sostegni, dai vertici della sinistra. Ma l'interpretazione autentica dell'ipotesi di Berlusconi non è affatto un attacco diretto a Napolitano. Il Cavaliere dice e ripete con il più catodico dei sorrisi che «non c'è mai stato un solo minuto di polemica con il Presidente della Repubblica, mai». Il missile è diretto a una tesi politica che pure ha retto gran parte delle interpretazioni di questa singolare campagna elettorale. A lungo criticata per essere moscia e troppo reciprocamente rispettosa tra Berlusconi e Veltroni, dopo che per 14 anni gli stessi critici odierni scrivevano che le campagne di Berlusconi erano troppo aggressive verso la sinistra, e che la sinistra troppo demonizzava il Cavaliere. «La verità è che sinché sarò io in campo non andrà mai bene quel che faccio, comunque», chiosa Silvio. Il bersaglio semiaffondato - non affonda mai niente del tutto, nella politica italiana, non illudiamoci - è il grande accordo post elettorale, conseguenza di un eventuale pareggio tra Camera e Senato. Con quest'ultimo, per via della lotteria dei premi di maggioranza attribuiti su base regionale, privo di una maggioranza di seggi a favore del PdL significativa numericamente al punto tale da appenderci la governabilità di una legislatura. Si vedrà chi ha ragione. Intanto però Berlusconi chiude la campagna assolutamente convinto che il vantaggio iniziale sul Pd di Veltroni sia rimasto così netto da scongiurare ragionevolmente ogni ipotesi di stallo, e dunque ogni successivo accordo necessario. Per questo non si concede una presidenza delle Camere, almeno non oggi che la campagna elettorale è ancora in corso. Per questo Berlusconi sta attento a non dare visibilità polemica alle forze che considera ormai fuori dal gioco dei tetti elettorali da raggiungere. «Sulla destra non rispondo e non raccolgo», dice a noi che gliene chiediamo, a proposito della polemica animata da Daniela Santanché su come il Cavaliere si rivolge alle donne in campagna elettorale. «Non rispondo perché la grande visibilità alla Destra serve solo a dirottare voti dal PdL, è il gioco della sinistra», ribadisce. Picchia e ripicchia invece sull'Udc e su Casini, Berlusconi. Ed è un piccolo ma significativo segnale che rivela come, nel gioco dei sondaggi riservati dell’ultimora, l'Udc venga ancora considerato nella possibilità di superare il tetto dell'8% in qualche Regione. Persino il professor Buttiglione, a un certo punto, è indicato insieme a Follini dal Cavaliere come uno dei più tenaci frenatori nell'attuazione del programma di governo, nel governo Berlusconi 2001 -2006. È a Gianni Letta e ai suoi sforzi di varare un 'intesa istituzionale bipartisan, all'inizio della legislatura appena conclusa, che la sinistra disse no sposando la linea di Romano Prodi, per il quale nessun accordo andava sottoscritto e nessuna concessione fatta al centrodestra, malgrado al Senato il centrosinistra avesse un margine di maggioranza tanto esile che alla fine gli è stato fatale. Ed è a Gianni Letta e alla sua tenace e convinta riproposizione di un'eventuale intesa istituzionale all'inizio della prossima legislatura, che la sinistra dice un'altra volta no, se attacca il Cavaliere a testa bassa in quest'ultima fase della campagna elettorale. Berlusconi lo sa. E nel lanciare l'ipotesi del Napolitano dimissionario e nel mettere in conto la sdegnata levata di scudi della sinistra, è come se allargasse le braccia sorridendo, rivolgendosi proprio a Letta. Come a dire: «Caro Gianni non è colpa mia, tu sei bravo e hai pure ragione, ma come vedi sono loro che restano sempre eguali». Per il resto, il Cavaliere che vedrete a Omnibus stamattina presto è di un buonumore che attesta la sua fiducia. Nega di aver mai varato leggi ad personam. Smentisce di aver mai ordinato alcun allontanamento di giornalista dalla Rai, nel mentre sferza la trasmissione di Santoro e «quel che Santoro fa fare a Travaglio ad Anno Zero, senza mai contraddittorio di coloro che vengono demoliti». Recita e ripete tutti i temi della campagna elettorale, il Cavaliere, dai giovani ai pensionati, dalle tasse alla defiscalizzazione dello straordinario, dall'Alitalia all'Expo Milano 2015, sul quale riconosce che esaminerà con attenzione la nostra proposta di attribuire a Letizia Moratti un vero e proprio ministero speciale ad hoc, per evitare bastoni tra le ruote. È così allegro ma vigile, Berlusconi, che non si fa sorprendere e mi nega educatamente la mano di sua figlia, che gli chiedo a sorpresa parafrasando la nota giovane precaria, scusandomi tra me e me con l'ombra di donna che mi è cara. Ma Berlusconi si riscatta subito. È severo ma generoso, lui. Per questo si offre di pagarmi due interventi di chirurgia estetica dal suo medico, per rendermi meno inadatto al matrimonio cui ambisco. «Due trapianti di capelli, via quella barba e baffi, e vedrà come la servo». Accetto al volo. Cavolo, almeno la campagna elettorale a me porta qualcosa. (Libero)
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3 commenti:
Silvio santo subito,
Daniela Santa..nche.
fiuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!
wammmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm!
da Il Giornale
Italia al voto, non fatevi imbrogliare
di Felice Manti
Italia in ginocchio, immondizia in Campania, boom di furti e delitti. E l’ultima scoperta:
165 miliardi bruciati in Borsa.
Sono questi i risultati del governo di centrosinistra. Da Prodi a Veltroni? Prima di andare al seggio,
leggete.
Seggi aperti: guarda lo speciale, come votare senza sbagliare
Vogliono farvi credere che il Pd non abbia nulla a che vedere con il governo Prodi e che Veltroni sia il nuovo.
Non fatevi imbrogliare, !!!!
sono sempre gli stessi: !!!!
quelli dell’indulto, delle tasse, della munnezza, dello stop alle grandi opere.
L’eredità del governo Prodi è stata raccolta dal leader del Pd Walter Veltroni.
Che negli ultimi giorni
ha insistito
per
ringraziare !!!!
il premier per il lavoro svolto da Palazzo Chigi negli ultimi 20 mesi. !!!!
E la continuità tra Prodi e Veltroni è confermata dalla
presenza di oltre il 90% dei membri del governo nelle liste del Pd. !!!!!!!!!
!!!!!!!!! (il NUOVO!!!!)
Ma qual è il vero bilancio di questi venti mesi? Il Giornale ha deciso di sintetizzarlo in dieci punti:
-una crescita economica che sfiora lo zero,
-famiglie in crisi,
-criminalità in crescita e
-giustizia in pieno caos.
-Mentre la scuola mostra le sue crepe, e
-le pensioni sono sempre più basse.
-La sanità ha i conti in rosso, soprattutto nelle regioni del Sud amministrate dal centrosinistra.
-Le riforme promesse dal governo, dalla devolution ai servizi pubblici, sono rimaste lettera morta.
-Le grandi opere sono un’utopia,
-mentre l’unica certezza è che il fisco è sempre più vorace grazie alle nuove aliquote Irpef decise dal viceministro dell’Economia Vincenzo Visco.
Ecco, punto per punto i danni di Prodi. Leggi
Crescita economica vicino allo zero.
Flop del cuneo fiscale
Famiglie in crisi nera, perso il 15% del potere d'acquisto
Boom di furti e delitti.
Stop alla Bossi-Fini,
allarme clandestini
Carceri piene nonostante l'indulto.
Toghe, riforma al palo
Studenti sempre meno preparati. Atenei a rischio lobby
Abolire lo "scalone" della Maroni costa 10 miliardi
Sanità, lunghe attese.
Regione rosse, conti fuori posto
Riforme, bluff su federalismo e costi della politica
Le grandi opere sono rimaste ferme
Aliquote Irpef più alte, inflazione petrolio mangiano gli stipendi
PS
Io nun me fo' frega'. Aho!
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