lunedì 22 febbraio 2010

Amnesia collettiva: il Pd parte da 11-2 (e perderà). Daniele Capezzone

Le cose semplici ed evidenti sono spesso quelle meno osservate, che tendono a sfuggire. È il meccanismo reso immortale da Edgar Allan Poe ne “La lettera rubata”: il modo migliore di nascondere una cosa compromettente è non nasconderla affatto, lasciarla in assoluta evidenza. E, nella maggioranza dei casi, si può contare sulla disattenzione dei più, che tenderanno a non vedere, a non accorgersi di ciò che è già sotto i loro occhi.

Sembra proprio questa la situazione che precede le prossime elezioni regionali di fine marzo. Si parla di tutto, di cose vere o presunte, della discussione interna al Pdl, della consueta dose di inchieste pre-elettorali, e via polemizzando e telebattibeccando. Ma l’unica cosa di cui non si parla è lo “score” di partenza, cioè il dato elettorale di cinque anni fa che gli elettori saranno chiamati a confermare, a smentire o a correggere. Ecco, il piccolo “dettaglio” che qualcuno vuole occultare (finora, riuscendoci), e che il centrodestra ha il torto di non aver ancora evidenziato abbastanza, è che il centrosinistra governa in undici delle tredici regioni chiamate al voto: da Nord a Sud, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria. Mancano all’appello solo Lombardia e Veneto, tra le regioni per cui si votò nel 2005.

Morale? Sembra assolutamente improbabile che il Pd e i suoi alleati confermino quel risultato. A meno di rivolgimenti impensabili, la sinistra perderà non poche regioni tra le tredici oggetto della consultazione: esattamente come ha già subito secche sconfitte in tutte e quattro le regioni andate al voto negli ultimi ventiquattro mesi (Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sardegna, Sicilia). È da qui che dovrebbero partire sia i ragionamenti pre-elettorali delle prossime cinque settimane (“cari elettori, volete confermare le amministrazioni della sinistra?”) sia le analisi post-elettorali (con tanto di cartine geografiche e relative “bandierine”). (il Velino)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

e ci voleva il condannato in cassazione per diffamazione per dire che la sinistra è spacciata (o meglio perdente)?


invece di affrontare la disoccupazione dilagante i porci dei politici stanno a misurare le vittorie, le quasi sconfitte, le impossibili disfatte in campagna elettorale

che merde questi politici a 16mila euro al mese


bisognerebbe fare qualcosa per fermarli, per farli tacere tutti

maurom ha detto...

Lasciali parlare.
E' meglio per tutti.