giovedì 4 novembre 2010

Il discorso del Presidente Silvio Berlusconi alla Direzione Nazionale del Popolo della Libertà di Roma il 4 novembre 2010

Care amiche e cari amici,
lasciatemi dire subito una cosa che ho nel cuore, una cosa che ho già detto quasi un anno fa quando sono stato ferito in piazza Duomo a Milano, una cosa che rispecchia i miei sentimenti di uomo prima ancora che di imprenditore prestato alla politica: l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio.
E’ stato per amore del mio Paese che 16 anni fa sono sceso in politica, per salvarlo dalle forze illiberali. Ed è per amore della libertà che continuo a impegnarmi per il bene dell’Italia e a resistere a tutti gli attacchi infondati che mi vengono quotidianamente rivolti, e continuerò a farlo finché gli italiani che amano la libertà e che mi hanno dato la responsabilità di rappresentarli me lo chiederanno.
I nostri avversari sanno perfettamente che la mia presenza in politica è per loro un ostacolo insuperabile per il raggiungimento del potere. Per questo mi attaccano in modo indegno ed abbietto. Ma, voglio che sappiano che le campagne di fango e le aggressioni mediatiche fondate sulla menzogna che mi vengono rovesciate addosso da  tanti anni non mi fermeranno. Se lo facessi tradirei la fiducia di quei milioni di italiani che mi hanno liberamente affidato il mandato di governare il Paese. Significherebbe anteporre alla sovranità del popolo un altro primato, un primato anomalo, un primato che non ha nessun fondamento nelle regole della democrazia: mi riferisco al primato di quei poteri che per interessi di casta o solo personali, con espedienti costruiti ad arte in certe procure, mi muovono attacchi gravi quanto immotivati, non suffragati dai fatti, ma fondati sul nulla, o peggio sull’invidia e sull’odio.

Questi poteri consolidati e radicati da troppi anni nelle stanze dei Palazzi e di un vecchio ceto politico ripetono come un ritornello all’unisono, con una sinistra senza guida e senza programmi, che il governo non sta facendo niente, che noi stiamo dimenticando gli interessi del Paese.
 Ci rivolgono questa falsa accusa di immobilismo soltanto per sminuire i nostri risultati di governo. E’ una lotta senza quartiere, che noi combattiamo  forti e sicuri del vostro sostegno e dei nostri fatti concreti, contro i loro veleni, contro le loro fabbriche inesauribili di falsità e di fango.
I nostri fatti sono incontestabili. Ci riferiamo anzitutto alle numerose emergenze ereditate dal governo della sinistra e da noi tempestivamente risolte.
Ci riferiamo alla crisi globale, la peggiore dal 1929, che abbiamo affrontato e superato anche grazie alle capacità di lavoro e di risparmio degli italiani, riscuotendo l’approvazione dell’Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
Ci riferiamo infine alle numerose riforme approvate dal nostro governo.  (nostro fascicolo Due anni di governo)
In tutta la storia della Repubblica siamo il governo che ha fatto più di tutti gli altri, e lo abbiamo fatto in condizioni di oggettiva difficoltà a causa della crisi economica internazionale.
Mi limito a ricordare solo alcune delle cose fatte.

Pubblica amministrazione. Abbiamo contrastato con successo l’assenteismo, che si è ridotto del 35 per cento,
abbiamo introdotto il criterio del merito nel pubblico impiego,
abbiamo migliorato la qualità dei servizi e siamo a un passo dalla digitalizzazione dell’intera pubblica amministrazione: e questo significherà la semplificazione delle pratiche burocratiche a vantaggio dei cittadini e delle imprese. Più servizi, più qualità, meno costi e meno sprechi.

Scuola e Università. La sinistra e i sindacati ne avevano fatto un ammortizzatore sociale costoso e dequalificato. Noi abbiamo realizzato tre riforme fondamentali, quella della scuola primaria, quella della scuola secondaria e quella dell’università che è a un passo dal traguardo finale.
Questo governo ha avuto il coraggio di mettere mano alle incrostazioni stratificate che stavano uccidendo la nostra università. Abbiamo introdotto la qualità, la meritocrazia, la responsabilità. Per tutta risposta abbiamo visto i signori della sinistra, travestiti da contestatori, fare le barricate a difesa dello status quo, dei baroni e dei potentati. Non neghiamo che la difficile congiuntura internazionale ci ha impedito per il momento di destinare alla formazione dei nostri giovani tutte le risorse che avremmo voluto. Ma vi dico che arriveranno le risorse necessarie e che il dovere di razionalizzare la spesa ha consentito di sottolineare con ancor più vigore il carattere sistemico della nostra riforma. Perché non serve a nulla disporre di fiumi di denaro in assenza di un sistema efficiente e di efficaci strumenti di governance che consentano di spenderli bene. Uno degli obiettivi che dobbiamo porci, dunque, è quello di approvare subito e senza indugi la riforma dell’Università già votata dal Senato.

Fisco. Abbiamo abolito totalmente l’Ici sulla prima casa; abbiamo attuato un contrasto sistematico dell’evasione fiscale, con risultati che la sinistra si è rassegnata a non contestare più, tanto sono evidenti; abbiamo introdotto la cedolare secca sugli affitti e stiamo discutendo con le parti sociali una grande riforma del sistema fiscale, che ora non corrisponde più all’economia dei nostri tempi, essendo stato concepito ben 40 anni fa, quando internet non esisteva e la formazione dei redditi era completamente diversa da oggi.

Federalismo fiscale. Con questa riforma fiscale, che anticipa e si affianca a quella tributaria, abbiamo costruito le premesse di un sistema pubblico - Stato e autonomie locali - più rispettoso del denaro dei contribuenti.
Un sistema che non farà aumentare la pressione fiscale, ma anzi la ridurrà, e consentirà di avere servizi pubblici di qualità a costi standard eguali al Nord come al Sud,  con un controllo più penetrante delle dichiarazioni dei redditi e un maggiore contrasto dell’evasione fiscale anche con l’aiuto dei comuni. Una riforma che non penalizzerà il Mezzogiorno, anzi sarà decisiva per il suo riscatto morale ed economico.

Giustizia. La riforma della Giustizia è una priorità per il Paese, e il Governo rivendica i risultati già ottenuti, come la normativa e il Codice antimafia, l’introduzione del reato di stalking, la riforma del processo civile e la digitalizzazione del sistema giustizia.

Sicurezza. Nessun governo ha mai ottenuto i nostri risultati nel contrasto della criminalità organizzata e delle mafie, con più di 15 miliardi di beni mobili e immobili sequestrati, 6.656 mafiosi arrestati, con una media di 8 arresti al giorno, 28 dei primi 30 latitanti più pericolosi arrestati. Per la prima volta si profila la possibilità di sconfiggere e di debellare per sempre la piaga della mafia e della criminalità organizzata.
Dietro quel che succede in questi giorni nessuno può escludere, molti possono immaginare, che ci sia anche la vendetta della malavita.

Immigrazione clandestina. Abbiamo ridotto gli sbarchi di oltre il 90 per cento e reso più facili le espulsioni di chi viene in Italia non per darci una mano, ma per delinquere. Era ciò che gli italiani volevano e noi l’abbiamo fatto.

Infrastrutture ed energia. Abbiamo riaperto i cantieri delle grandi opere che la sinistra e i falsi ambientalisti avevano chiuso, abbiamo realizzato l’alta velocità ferroviaria, abbiamo rilanciato il nucleare con importanti accordi internazionali. Sono tutti passi fondamentali per riportare l’Italia in linea con l’Europa.

Risale solo a quattordici giorni fa lo stanziamento da parte di questo governo di centodieci milioni di euro a sostegno di dieci settori tra cui motocicli, internet a banda larga, elettrodomestici ed eco-case.
Questi incentivi si aggiungono agli altri 190 milioni che il governo aveva già erogato ad aprile a sostegno delle imprese.

All’industria del turismo è stato finalmente riconosciuto il valore di asset strategico per la nostra economia: il codice del turismo, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, rappresenta una vera e propria riforma del settore, dalla parte del turista e delle aziende.
Per tutte le attività’ produttive, inoltre, grande valore rivestono le misure di semplificazione e sburocratizzazione, quali ad esempio la possibilità di aprire un’impresa in un solo giorno, rivolgendosi ad un unico interlocutore.
Il governo farà di tutto per assecondare la potenzialità di crescita delle piccole e medie imprese che sono i capisaldi della nostra economia.

Pensioni. Abbiamo realizzato, senza un’ora di sciopero, una riforma che in Europa viene considerata un modello. Altrove la stessa riforma delle pensioni ha penalizzato diversi Paesi.

Giovani e lavoro. La maggiore occupazione, soprattutto dei più giovani e nel Mezzogiorno, costituisce l’obiettivo primario di tutta la nostra politica di crescita economica nella stabilità di finanza pubblica. Il Piano triennale per il lavoro e il Programma per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro sono già in corso di attuazione e si realizzano compiutamente attraverso la leale collaborazione tra Stato e Regioni e la prosecuzione dell’intesa con le parti sociali. Rivolgiamo un sentito ringraziamento a tutte quelle organizzazioni sindacali che senza pregiudizi di carattere politico o ideologico hanno seguito la via del confronto costruttivo con il Governo e con le organizzazioni rappresentative dell’impresa. A loro promettiamo che continueremo ad operare per la crescita dei salari, collegata alla maggiore produttività del lavoro, anche attraverso l’incentivo della detassazione.

Difesa della vita e della famiglia. Abbiamo ribadito nel recente discorso al Parlamento che al centro di ogni nostra azione collochiamo la persona in sé e nelle sue proiezioni come la famiglia e la comunità di appartenenza. Noi riconosciamo la ricchezza della persona e questo ci porta a difendere innanzitutto il valore della vita  quale bene primario. L’agenda bio-etica del governo ha puntualmente individuato gli ambiti dell’impegno istituzionale per l’accoglienza della nuova vita, la tutela della dignità della persona nelle condizioni di maggiore fragilità, il necessario collegamento tra la scienza e l’etica.
Il riordino delle agevolazioni fiscali e delle prestazioni assistenziali dovrà consentire la razionalizzazione dei sostegni alla famiglia in funzione soprattutto della natalità e, quindi, della consistenza del nucleo familiare.

Servizi pubblici. Come sapete, ci accusano di non avere fatto le liberalizzazioni. Ma non dicono che abbiamo fatto la riforma dei servizi pubblici gestiti dalle aziende municipalizzate, in attuazione di una direttiva europea: questo consentirà di introdurre non solo azionisti privati nelle aziende municipalizzate, ma soprattutto porterà maggiore efficienza, con l’obiettivo di ridurre i costi e le bollette per i cittadini.

Politica estera. La nostra diplomazia commerciale, quella che la sinistra chiama politica del cucù, unita alle missioni di pace e al ruolo personale del premier nei vertici internazionali, ci consentono di dire che l’Italia è di nuovo protagonista nel mondo.
Il nostro è un governo che non ha mai smesso di governare, che non è mai venuto meno ai propri doveri internazionali.
A Bruxelles abbiamo difeso con forza gli interessi italiani, ottenendo l’inserimento del risparmio privato e di altri indicatori rilevanti come la stabilità del sistema bancario tra gli elementi di valutazione dello stato di salute di un Paese. Questo consentirà all’Italia di salire nella graduatoria dei Paesi europei più virtuosi, ponendosi al secondo posto subito dopo la Germania e prima di Svezia, Gran Bretagna e Francia. Si tratta di una modifica di enorme rilievo. Eppure si continua a dire che non abbiamo fatto niente. Nonostante tre finanziarie rigorose e 13 distinti provvedimenti economici per fronteggiare la crisi, la sinistra continua a dire che non abbiamo fatto niente.

Potrei continuare ancora a lungo, ma non voglio abusare della vostra cortesia e della vostra pazienza.
Tra le tante cose fatte, non posso però scordare quella più importante a cui ho già accennato. Nel pieno di una crisi economica epocale, abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici, abbiamo salvaguardato la coesione sociale e abbiamo tutelato i posti di lavoro con una quantità di risorse senza precedenti e senza mettere le mani nelle tasche degli italiani.
Molti governi, tradendo i loro programmi elettorali, hanno aumentato le tasse per ridurre drasticamente i loro deficit. L’Italia è stata l’unica a ridurre il disavanzo senza aumentare le tasse. E noi non tasseremo mai i Bot e la casa, come vorrebbe la sinistra, e non per salvaguardare la speculazione finanziaria, ma per non toccare i risparmi di tante famiglie che si sono fidate dello Stato.
Il nostro governo è quello che in Europa ha meglio coniugato la stabilità dei conti con la pace sociale.


Care amiche e cari amici,
forse si sarebbe potuto fare di più per ridurre le pesanti eredità dei governi del passato.
Ne siamo talmente consapevoli che il presidente del Consiglio si è rivolto al Parlamento a fine settembre per fare un bilancio della prima metà della legislatura e impostare la seconda, con l’obiettivo di realizzare il programma di governo approvato dagli italiani nel 2008 e completare le riforme strutturali necessarie per ammodernare l’Italia in cinque settori strategici: federalismo fiscale, giustizia, fisco, sicurezza, rilancio del Sud.
Su quei cinque punti il Parlamento ha dato al governo una fiducia più ampia di quella ottenuta al momento dell’insediamento nel 2008, e con questo viatico il governo è impegnato a procedere.
Lo ricordo a quelli che parlano di immobilismo e ci chiedono di fare un passo indietro. Ebbene, noi faremo non un passo indietro, ma cinque passi avanti.

Il Federalismo fiscale è cosa fatta. La riforma del fisco è stata avviata con un dialogo aperto a tutte le forze sociali e con un confronto costante con le autorità europee.
Il prossimo passo dell’azione di governo riguarda la sicurezza e l’immigrazione: su questa riforma si è attivato il ministro dell’Interno Maroni e il Consiglio dei ministri la approverà domani alle dieci.
Ma posso già anticiparvi:
il potenziamento ulteriore dell’attività di contrasto alla criminalità organizzata;
il potenziamento della sicurezza urbana;
la sicurezza nelle manifestazioni sportive;
l’allontanamento coattivo dei cittadini comunitari che hanno violato la direttiva europea;
un progetto definitivo per la carta d’identità elettronica;
la liberalizzazione all’accesso della rete Wi.Fi.

Siamo pronti ad approvare entro la fine di questo mese anche la riforma della Giustizia e il Piano per il Sud sulla base di testi condivisi da tutta la maggioranza.

Giustizia
Noi siamo e resteremo convinti che una grande riforma della giustizia serva al Paese: al suo sviluppo, alla sua civiltà, alla sua democrazia. E’ scritto a chiare lettere nel nostro programma elettorale, e dunque è evidente che tutti i cittadini che hanno scelto questo governo – e sono la maggioranza – condividono tale opinione. Ma proprio l’importanza del tema dovrebbe suggerire a tutti di evitare strumentalizzazioni, come ad esempio parlare della riforma della giustizia e fare riferimento a misure che nessuno ha mai pensato di introdurre: cito per tutte l’assoggettamento del pm al potere esecutivo. Non è mai stato nei nostri progetti: parlarne può essere un buon modo per ottenere il plauso della grande stampa, ma di certo introduce un elemento di inutile confusione nel confronto che invece intendiamo portare avanti nel modo più inclusivo e trasparente possibile. Ripartiamo dunque dalle cose su cui siamo d’accordo, a cominciare dalla separazione delle carriere e dalla conseguente riforma del Csm. Non è poco, e di certo sarebbe un passo da gigante verso quello che è il nostro obiettivo: una giustizia giusta, un processo equo, un’autentica parità fra le parti, un giudice davvero terzo e imparziale.

Ma l’azione del governo non si limita ai Cinque punti programmatici, la cui realizzazione ci impegnerà fino al termine della legislatura.

La nostra agenda immediata comprende anche il varo di un decreto entro il 16 novembre che conterrà il Piano per il Sud e finanzierà l’Università, gli ammortizzatori sociali, i contratti di produttività, il 5 per mille, il sostegno alla cultura e quanto altro possibile e necessario. E tutto ciò in un tempo di crisi e tenendo i conti in ordine.

Ancora. Entro il 12 novembre, presenteremo a Bruxelles il “Programma nazionale di riforma” proiettato al
2020, un piano che si articola su numerosi interventi strategici in chiave di sviluppo, che interessano: il ritorno al nucleare, la rivalutazione del patrimonio demaniale, la riforma del fisco con il passaggio graduale dalle imposte sulle persone a quelle sulle cose, la liberalizzazione dei servizi, i salari sempre più legati alla produttività, un nuovo impulso al Mezzogiorno.
Su tutti questi punti si giocherà la strategia della maggioranza nella sua attuale configurazione.


Care amiche e cari amici,
queste sono le riforme e le azioni che ci stanno impegnando. Ma ne avete forse mai letto sui giornali?
Non credo. Perché in Italia ci sono due realtà. C’è la realtà vera, che è quella del nostro governo del fare, una realtà che i media ignorano. E c’è la realtà virtuale dell’antiberlusconismo cucinato in tutte le salse, ed è, questa realtà virtuale, l’unica che i media prendono in considerazione.

Difendersi o argomentare caso per caso non ha più senso. In quale altro Paese del mondo il capo del governo deve difendersi da una tale raffica di storie inventate o strumentalizzate?
La verità è che siamo sotto attacco non per ciò che non abbiamo fatto, ma per ciò che rappresentiamo, un ostacolo alla presa del potere da parte della sinistra e per ciò che abbiamo fatto.
Tutti reclamano cambiamenti, ma poi ciascuno si scaglia contro i cambiamenti che lo toccano da vicino. Tutti vogliono più apertura, più competizione, più meritocrazia, più produttività, ma a patto che riguardi solo gli altri.
Ogni volta che il Governo prende un provvedimento, dalla scuola alla pubblica amministrazione, dalla giustizia al lavoro, chi protesta occupa le prime pagine, mentre chi consente, in nome dell’interesse generale, scompare dai giornali.
Questa è la vera dimostrazione di assenza d’interesse per il bene comune, pur di conservare per egoismo tutto il bene proprio, come privilegio non negoziabile.

E se il presidente di Confindustria critica il governo e benedice la condotta di Marchionne, la sinistra applaude le sue prime parole, ma sorvola sulle seconde. Ma dov’è la concretezza degli interessi reali, dove la sfida della competitività, se non nelle decisioni pratiche, azienda per azienda, capannone per capannone, sulla base di valori  di efficienza, di competitività e di sacrificio che una certa classe politica non ha mai compreso fino in fondo?

Il governo dunque è impegnato a creare le condizioni per favorire la crescita nella stabilità, ed è l´unico che possa farlo, perché la sinistra italiana è incapace di incarnare un moderno ruolo di opposizione riformista. Una sinistra che ha mantenuto tutti i vizi del passato comunista senza fare un solo passo avanti sulla strada del proprio rinnovamento. Il frutto di questa crisi è rappresentato oggi dalle posizioni estremiste, radicali e giustizialiste di Di Pietro, di Grillo e di Vendola, alle quali il Pd è incapace di resistere.
In questa situazione, provocare una crisi mentre la stabilità non è ancora stata pienamente raggiunta e il cammino delle riforme, avviato nella direzione giusta, è ancora in corso, sarebbe un atto di autentica irresponsabilità che il Paese non merita e non capirebbe.
L’alternativa al nostro Governo potrebbe essere solo un governo “di rottura nazionale”, un “governo delle opposizioni”, un governo illegittimo degli sconfitti privo di legittimità democratica e popolare, un governo incapace di produrre stabilità, incapace di garantire quella affidabilità internazionale necessaria per combattere efficacemente il terrorismo, incapace di difendere i valori non negoziabili della persona, della famiglia e della vita. 

Il ritorno della sinistra al governo porterebbe l’Italia alle condizioni di declino e di instabilità in cui si è venuta a trovare la Grecia. Perché la sinistra, in quanto assertrice della spesa in deficit, non sarebbe mai in grado di proseguire quella disciplina di bilancio che ha consentito sin qui l’agevole collocamento dei titoli che rappresentano il nostro grande debito pubblico.
Non avendo i numeri, non avendo mai avuto i numeri per governare e temendo le elezioni come la peste, la sinistra chiede al gruppo di parlamentari che hanno lasciato il Popolo della Libertà di staccare la spina al governo. E’ l’ennesima manifestazione di irresponsabilità e di disperazione politica.

Veniamo a Futuro e Libertà
Gli aderenti a Futuro e libertà hanno introdotto una forte dialettica nell’area della maggioranza politica e parlamentare. Ci auguriamo che il bisogno di sottolineare una propria diversità non li conduca alla subalternità politica e culturale rispetto a una sinistra già condannata alla decadenza dalla sua incapacità di rinnovarsi.
Il discorso che ho pronunciato al Parlamento in occasione del voto di fiducia è partito dal riconoscimento di una diversa realtà politica intervenuta nel centrodestra, con la volontà di scongiurare il rischio di elezioni e di realizzare il programma di governo per l’intera legislatura, a partire dai cinque punti votati dal Parlamento.
Da quel giorno in cui si è votata la fiducia al governo, che cosa è cambiato?
Voglio fare una domanda molto schietta a coloro che hanno aderito al nuovo gruppo.
E’ cambiato qualcosa di significativo dal punto di vista politico in grado di mutare la posizione dei gruppi che hanno votato la fiducia meno di un mese fa?

Io credo di no. Anzi, con tutta evidenza il governo si è immediatamente messo al lavoro sulla base del voto del Parlamento.
Se questo è vero, io credo che sia necessario andare avanti, sia necessario proseguire nell’impegno che abbiamo preso di fronte al Paese di lavorare fino alla conclusione della legislatura.
Se è cambiato qualcosa dal punto di vista politico riguardo alla fiducia votata dal Parlamento sui cinque punti del programma, allora lo si dica apertamente, lo si motivi e lo si giustifichi di fronte ai nostri elettori e al popolo italiano.
Se non è così, come io credo, allora cessino le polemiche e si interrompa quella che mi auguro non sia una deliberata strategia di logoramento ai danni del governo, che non potrebbe essere accettata né sopportata se si hanno a cuore gli interessi del nostro Paese.

L’Italia ha bisogno di essere governata, ha bisogno di stabilità, ha bisogno che si realizzino le riforme che abbiamo annunciato in Parlamento, a partire dal federalismo e dalla riforma fiscale al piano per il Sud, dalla riforma della giustizia alla lotta contro la criminalità organizzata, fino alla riforma dell’Università.
Per realizzare queste riforme l’Italia ha però bisogno di concordia e di collaborazione nell’ambito delle forze che fanno parte della maggioranza.

Non si può, da una parte, chiedere al governo di governare, e, dall’altra parte, frapporre continui ostacoli al lavoro del governo.
L’importante dunque è sapere con chiarezza se esiste la volontà reale di proseguire in un rapporto di alleanza politica e di leale collaborazione di governo sia pure rivendicando una propria autonomia.
Da parte nostra, come ho detto, c’è la volontà di proseguire nel lavoro fino al termine della legislatura, e c’è la disponibilità di prendere atto di una diversa offerta politica nell’ambito del centrodestra.
Se Futuro e Libertà ritiene esaurita l’esperienza di questo governo e non intende andare avanti lo dica con chiarezza subito.
Noi siamo pronti a raccogliere la sfida e ad andare alle urne.
Se invece c’è davvero la volontà di andare avanti con questo governo nel rispetto del nostro programma e nella lealtà ai nostri elettori, allora siamo pronti insieme alla Lega e a Bossi, il nostro solido e leale alleato, a realizzare un patto di legislatura e a proporre nuovamente un sistema di alleanze nel centrodestra.

L’Italia – lo ripeto – ha bisogno di stabilità, ha bisogno di essere governata. Ha bisogno di un governo nel pieno delle proprie funzioni. Non ha bisogno di un governo qualsiasi. Tanto meno ha bisogno, lo ripeto, di un governo tecnico, che rappresenterebbe il rovesciamento della volontà democratica.
Lo dico apertamente: signori della sinistra, se volete archiviare Berlusconi dovete chiederlo al popolo, non potete farlo voi con una congiura di Palazzo, perché gli Italiani non lo permetterebbero.
Noi siamo sempre stati ottimisti. E lo siamo per una ragione che diventa sempre più evidente: il nostro è l’unico governo democratico dell’Occidente che, nel pieno della crisi, ha vinto le elezioni di medio termine, dopo avere vinto anche tutte le tornate elettorali precedenti. Tutti gli altri hanno perso.

Questa nostra forza, che ci è data dagli elettori e non certo imposta a loro, induce gli avversari a ritenere che la partita debba essere spostata altrove: nei palazzi del potere senza legittimità democratica.
Noi, il Popolo della Libertà e la Lega, non consentiremo che la nostra democrazia sia sfregiata fino a questo punto. Noi intendiamo governare e abbiamo la forza e le idee per farlo.
Sappiamo di avere con noi un largo consenso di popolo, che crede nei nostri stessi valori, che crede nella libertà e nella democrazia.
Nel 1948 come nel 1994, nel 2001 come nel 2008, questo popolo ha salvato l’Italia. E il Popolo della Libertà, che abbiamo volutamente chiamato Popolo e non partito, è e rimane l’unico vero progetto di modernizzazione del Paese.
La nostra è una forza profondamente radicata sul territorio, come dimostra il fatto che per la prima volta il centrodestra governa 11 regioni su 20, 59 province su 109, 374 comuni sopra i 15mila abitanti su 731. E’ fin troppo evidente che il Popolo della Libertà ha sempre fatto il proprio dovere.

Ho sempre detto che il Popolo della Libertà è la casa di tutti i moderati e i liberali italiani ed è il vero e unico progetto di bipolarismo che vogliamo consegnare ai decenni che verranno di un Paese finalmente moderno.
Per questo mi appello a tutti voi. Oggi, infatti, è in atto un tentativo estremo, e per questo violento e aggressivo, di distruggere tutto ciò che di buono, ed è davvero tanto, abbiamo fatto fin dalla nascita del Pdl, a cominciare dalla sua creazione. Di fronte a questo attacco, è il momento della coesione, è l’ora in cui la nostra classe dirigente, com’è avvenuto in passato nei momenti più delicati, faccia squadra, diventi un blocco granitico e metta da parte le questioni individuali e personali per difendere non tanto e non solo il Pdl da chi ne vuole minare il presente e il futuro, ma l’interesse di tutti gli italiani moderati e di buona volontà.
Dimostriamo a tutti, a cominciare da noi stessi, che siamo la classe dirigente capace di far compiere all’Italia i passi necessari verso quel futuro di modernità che meritiamo e che già stiamo realizzando con l’attività di governo. Il partito non è meno importante del governo. E’ la roccaforte che può difendere l’esecutivo da ogni genere di offensiva esterna. E’ per questo che va preservato e custodito come un bene prezioso.

E oggi, da questa nostra Direzione nazionale deve partire un messaggio chiaro: il Popolo della Libertà è forte e unito intorno al suo leader e intorno al suo governo, e avvia una grande fase di democrazia interna con nuovi coordinatori regionali, provinciali e comunali. I circoli, i Promotori della libertà e i Difensori della libertà, i team della libertà, Giovane Italia, sono tutti strumenti fondamentali per far crescere il nostro movimento.
E il modo migliore per coinvolgere tutti i nostri militanti e tutti i nostri sostenitori, donne e uomini, giovani e meno giovani, è di darci un traguardo ambizioso: un milione di iscritti al Popolo della Libertà per celebrare entro luglio i congressi comunali e provinciali come vuole lo Statuto.


Care amiche e cari amici,
dobbiamo dare un segnale preciso a tutti: il nostro governo è in campo e ha i numeri per governare e sono numeri che gli ha dato il popolo e che solo il popolo può revocare.
Il nostro obiettivo resta quello di sempre: dare all’Italia la stabilità politica, un bipolarismo maturo e un grande movimento moderato che si ispira alla tradizione del Partito Popolare Europeo, e in questo ci sentiamo di rivolgere un forte appello a tutti gli italiani che non si riconoscono nella sinistra: questo è il nostro e il vostro destino.
Il Paese ci chiede le riforme, e alla fine della legislatura saprà giudicare chi ha garantito la governabilità e chi l’ha invece ostacolata. Noi confidiamo che responsabilità e spirito di servizio abbiano la meglio sulle polemiche e sulle divisioni. Sarà il modo migliore per onorare i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Dunque, abbiamo il diritto e il dovere di andare avanti e di governare. Lo faremo, saldi nei propositi e forti del nostro programma riformista.
La maggioranza di cui disponiamo in Parlamento è il frutto della maggioranza elettorale che abbiamo nel Paese. Se la prima dovesse mancare, se dovesse esserci tolta da chi si rende strumento (colpevolmente passivo) nelle mani altrui, voglio ripeterlo chiaramente, allora si dovrà tornare dagli elettori: il responso del popolo aiuterà l’Italia a ritrovare la strada giusta, come sempre è accaduto nei momenti difficili.
Fuori da questo percorso ci sarebbe purtroppo solo il degrado e il rovesciamento della democrazia.
Continueremo a lavorare insieme oggi pomeriggio.
Vi abbraccio tutti, e vi ringrazio per l’impegno mostrato sinora e per quanto continueremo a fare tutti insieme, superando gli egoismi personali, uniti dalla lealtà per chi ci vota, uniti dall’amore per la libertà, uniti dall’amore per l’Italia.
Viva il Popolo della Libertà,
viva l’Italia,
viva la libertà.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

discorso tardivo, vecchio mio, ci dovevi pensare prima

Flifli

maurom ha detto...

Fini, invece, ha impiegato solo sedici anni per accorgersi che non sopportava Berlusconi.

Anonimo ha detto...

quello che ho sempre rinfacciato a tutti i finiani, come cacchio si fa a credere a quel ciarlatano?

Flifli

Fabio ha detto...

Basta! Questo schifosissimo puttaniere deve andarsene dal nostro paese come Craxi!

E Fini al seguito! Fascisti!

MarquisDeLaPhoenix ha detto...

Caspita che mattone...