Le parole intollerabili e intolleranti pronunciate da Ahmed al Tayeb, la più alta carica islamica dell’Università di al Azhar, demoliscono senza pietà le facili tesi che attribuiscono ai terroristi di al Qaida la responsabilità delle violenze e del martirio di centinaia di cristiani in terra di Islam. Parole che esprimono astio, maleducazione addirittura, che non tollerano che un cristiano parli nemmeno di quanto accade nell territorio abitato dalla Umma. Parole intrise di falsità, perché il Papa, ovviamente non Benedetto XVI°, ma il suo predecessore Giovanni Paolo II, ha sempre avuto parole sentite di compassione e di pietà per i musulmani morti in Iraq ad opera di altri musulmani, sia per la guerra voluta da George W. Bush da lui inequivocabilmente condannata.
Chi nella chiesa, come il cardinale Fitzgerald (responsabile per anni del dialogo interreligioso e oggi nunzio apostolico proprio al Cairo), ha sempre dipinto al Azhar e il suo vertice come interlocutore moderato e affidabile, tanto da aver organizzato addirittura un incontro in Vaticano, poi sfumato, con l’allora rettore di al Tantawi, deve ora prendere atto di essersi sbagliato. Al Tayeb ha fama, meritata, di essere il più moderato tra i moderati, ma in questa sua inaccettabile polemica con Benedetto XVI° dimostra di essere anch’egli intollerante, fazioso, estremista e soprattutto inaffidabile. Perché le sue parole a favore di una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani in Egitto, alla luce di queste critiche rivolte al Papa, significano solo che i cristiani devono accettare di sottomettersi ai musulmani. E’ questo quel che pensano ormai sempre di più i musulmani moderati, è in questo humus che cresce poi la mala pianta del terrorismo. Da anni in Egitto cristiani vengono uccisi da folle inferocite che intendono impedire loro di costruire nuove chiese, spesso anche di rparare quelle esistenti. Da anni, con ben più di cento cristiani copti massacrati da folle di musulmani o da kamikaze, gli autori e gli incitatori dei pogrom anticristiani in Egitto non vengono perseguiti dalle autorità giudiziarie, ma non vengono neanche colpiti da una dura e responsabile fatwa di al Azhar che si limita a blande esortazioni di pace.
Che la realtà sia quella di un Islam moderato che moderato non è che si dimostra sempre più aggressivo e intollerante verso i cristiani è dimostrato da quello che accade in tutto il mondo musulmano: in una Algeria “laica” in cui è stata da pochi anni introdotta una pena di due anni per i cristiani che tentino di convertire un musulmano, dalla legislazione che in quasi tutti i paesi musulmani condanna a morte i cristiani che facciano proselitismo, dai pogrom della Nigeria, e dell’Indonesia, dalle continue decapitazioni di filippini cristiani in Arabia saudita, dalla permanenza della Blasphemy Law in Pakistan che ha portato alla condanna di centinaia di cristiani per accuse pretestuose di avere offeso Allah o il Profeta, dalle impiccagioni eseguite in Iran di cristiani protestanti, dalle condanne a morte per apostasia emesse in Afganistan.
L’intolleranza, lo spirito jihadista, la risoluzione dei conflitti solo e unicamente attraverso la violenza stanno prendendo sempre più piede in un mondo musulmano che peraltro si dimostra sempre più incapace di modernizzarsi, di esprimere una propria cultura non declamatoria e capace di fertili innovazioni sono perfettamente rappresentate nelle parole d’odio verso il Pontefice pronunciate da Ahmed al Tayeb. Si prenda atto di questa realtà, ne prendano atto anche gli amici di Sant’Egidio che con al Tayeb hanno organizzato molti incontri, convinti della sua moderazione. Può darsi che abbia ragione Antonio Ferrari sul Corriere quando spiega che al Tayeb, effettivamente moderato e laureato alla Sorbona ha preso questa posizione per non rompere con la fortissima pressione estremista che sente anche dentro al Azhar. Ma è una spiegazione che non cambia nulla: al Tayeb, moderato o meno che sia ha espresso una posizione degna di un fondamentalista musulmano, ha eccitato gli animi dei musulmani contro il Pontefice di Roma. Questo è agli atti. Questo è da irresponsabile.
Una sorta di “isteria” islamica, di immotivato complesso di superiorità dell’Islam su tutte le altre fedi (ampiamente peraltro celebrato e descritto dal Corano), sta sempre più prendendo piede nella umma e vanifica tutte le illusioni sugli effetti del dialogo interreligioso. Da qui nasce e cresce la cristiano fobia di cui, finalmente, parla il pontefice tedesco, dopo che per anni la Chiesa aveva taciuto sulle persecuzioni dei cristiani nel nome di un mal interpretato dialogo interreligioso.
C’è sempre meno spazio nel mondo musulmano per fare riferimento allo spirito delle sure che Maometto dedicava alla pace con cristiani ed ebrei nella sua prima predicazione alla Mecca, che da anni ci sentiamo riproporre dai leader musulmani, che però mai hanno fatto gesti concreti perché venissero concretizzate. C’è solo spazio per aderire allo spirito delle invettive contro cristiani ed ebrei che Maometto ha dettato successivamente alla Medina, là dove agiva come un generale armato di spada e ordinava di massacrare ben 650 ebrei inermi di una tribù medinense che aveva accusato, ingiustamente, di tradimento: “ Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero hanno dichiarato illecito, e coloro fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non pagano il tributo, uno per uno umiliati”(Corano, IX 29)[1]
Il più schematico e dogmatico teologo islamico Ibn al Taymmyya, che nel tredicesimo secolo predicava l’obbligo di sottomettere i cristiani e di impedire loro di riparare le chiese, affinché crollassero, è ormai il riferimento diretto o indiretto di milioni e milioni di musulmani.
E non può essere altrimenti, perché l’Islam, questo Islam “moderato” non è minimamente in grado di contrastare neanche sotto il profilo ideale o teologico l’islam al qaidista o terrorista che ormai si spande a macchia d’olio dall’Indonesia alla Nigeria, riattizzando anche quella guerra civile tra sciiti e sunniti che pure lo aveva devastato nel settimo secolo, ma che da allora si era ricomposta. Migliaia sono i musulmani sterminati da musulmani nelle moschee della umma, ma al Azhar, a fronte di questo scempio, tace, al massimo sussurra. Ed è un pessimo spettacolo. (l'Occidentale)
1. Il Corano, op. cit., p. 135
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