martedì 18 gennaio 2011
Un "sì" che umilia la sinistra
Vince chi prende più voti. Accade e viene riconosciuto non soltanto in tutte le democrazie del mondo, ma anche in ogni libera associazione, perfino nelle bocciofile emiliane tanto care a Bersani. A Mirafiori il 54% dei dipendenti ha detto sì all’accordo per nuovi investimenti e il 46% ha detto no. Eppure larga parte della sinistra ha festeggiato e brindato. Sindacalisti, politici, intellettuali e giornalisti hanno raccontato perché e per come ha perso chi ha vinto, con un singolare rovesciamento del significato del voto e quindi della stessa regola principe della democrazia partecipata. Si è parlato di risultato “sul filo del rasoio” (otto punti di differenza non sono proprio niente), si è ragionato di lavoratori, quelli del sì, privi di dignità e orgoglio (“uomini e no” il titolo del Fatto), si è scritto che “hanno detto no quasi tutti” (mandate le tabelline alla direttora dell’Unità), hanno insomma fotografato il referendum applicando il filtro rosso dell’ideologia salottiera di sinistra, grazie al quale il voto “amico” è “più responsabile” e come tale vale doppio.
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2 commenti:
Una ragazza: "Iris ipotizza che lui voglia anche ridurre le cene e propone di rubare qualcosa in casa". E ancora: "Che palle sto vecchio... guarda... fra un po' ci manda affanculo tutte quante... quella è la volta buona che lo uccido... vado io a tirargli la statua in faccia... cazzo... qua... ci vuole mandare affanculo senza un cazzo?...". L'altra le ricorda perché sono lì: "Papi... è la nostra fonte di lucro...".
Che palle sto vecchio
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