Una provvista? Sul tesoro di Consorte il tribunale rilancia i nostri dubbi
Il tribunale del riesame di Milano ha confermato il sequestro di circa 43 milioni riferibili a Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, i dirigenti dell’Unipol sotto inchiesta. Per i giudici le somme sequestrate “non hanno alcuna giustificazione lecita, risultano sproporzionate e comunque non sono riconducibili ai pur rilevanti redditi del lavoro lecito degli indagati”, al contrario “sono riconducibili ad un delitto”. Per una parte il capo d’imputazione è stato trasformato da ricettazione a riciclaggio, il che può significare che dubitino che i destinatari finali delle operazioni fossero i due dirigenti dell’assicurazione delle Coop. Non è la risposta definitiva alla domanda da 50 milioni che avevamo posto, chiedendo di conoscere le ragioni della loro erogazione. Per ora si esclude però, almeno nelle tesi dell’accusa, che quella fosse la retribuzione di consulenze o prestazioni professionali. D’altra parte non ci sfugge che, anche per Sacchetti e Consorte, si potrà parlare di responsabilità penali solo a sentenza passata in giudicato, e che fino ad allora vanno considerati innocenti. Resta il fatto che i tentativi di dimenticare l’affaire Unipol, che tanto aveva imbarazzato i vertici dei Ds per il sostegno alla scalata su Bnl, non sembrano ottenere risultati. Insinuare che la sentenza sia una specie di risposta alla defenestrazione dei dirigenti della Guardia di finanza che avevano condotto le indagini sarebbe improprio e probabilmente infondato. Ma quando si saprà qual è (e se c’è stato) il “delitto”, si sarà fatta chiarezza anche su alcuni aspetti della vicenda Unipol che hanno risvolti politici e svanirà quella bolla minacciosa sospesa nel circo mediatico-giudiziario. E politico.
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6 commenti:
lo stesso giornale difensore del garantismo che si schiera dalla parte di AbuGrahib e Guantanamo...per favore cialtroni!
a quando giornalisti con le palle?
ciao sforza itaglietta
Le solite toghe rosse del cavolo ...
ma per piacere ...
mi chiedevo qual'è il miglior quotidiano: il giornale della moglie di berlusconi che avanza dei dubbi o il giornale del pregiudicato fatello di Silvio che aveva prove schiaccianti su telekom serbia e mithrokin rivelatesi false, o il giornale di Littorio Feltri che riserva ai lettori del suo giornale, curiosamente denominato “Libero“, uno scoop sensazionale: «Se Montanelli fosse vivo, lavorerebbe a Libero».
ps:Indro non ti rivoltare nella tomba...perdonali si definiscono di destra ma scherzano....
C'è chi guarda il dito e chi la luna...
c'è chi preferisce affondare in questa merda di politica dominata dai ds e da forza italia piuttosto che svegliarsi e ragionare sul futuro italiano... caro maurom
Perche non:)
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