martedì 26 febbraio 2008

Di Pietro & Mastella. Davide Giacalone

Di Pietro e Mastella sono la stessa persona. Non hanno perso occasione per sbertucciarsi e da colleghi si sono rivolti apprezzamenti del tipo: “amico dei ladri” e “zavorra morale”. Ma ribadisco, facendoli arrabbiare entrambe, sono la stessa persona. Tutti e due hanno un partito che non è politico, ma personale. Tutti e due prendono i soldi del finanziamento e tutti e due hanno scoperto che, in questo modo, si può far pagare il mutuo al Parlamento, affittando un immobile al proprio partito. Tutti e due sono editori di giornali senza lettori, ma tutti e due ci hanno messo i figli, acciocché la specie non s’impoverisca. Tutti e due cacciano via chi prima avevano accolto, perché i nuovi arrivati sono così testoni da non capire d’essere ospiti in casa altrui. Tutti e due rappresentano un gorgoglio intestinale dell’Italia vera, che fatico a considerare civile. Ma in modo diverso.
Di Pietro è la scaltrezza del moralismo senza etica, dando corpo a tutti quegli italiani che ce l’hanno con le raccomandazioni ed i privilegi, cercando per sé una raccomandazione che li faccia accedere ad un privilegio. Più profittano e più alzano la voce contro i profittatori, giudicando immondi tutti gli altri ed assolvendo solo se stessi, perché solo i fessi non fanno così. Mastella cura con pazienza la clientela, perché una cosa lo accomuna ai suoi elettori: l’idea che la politica deve servire per ottenere qualche cosa ed il politico deve rendersi utile. Il resto sono chiacchiere. Egli è il protettore che i protetti riconoscono come tale. Lo difendono dagli attacchi che subisce, perché li vivono come condanna del loro stesso stile di vita. E c’è del vero. Quando Di Pietro dice “famiglia” pensi subito a quante persone deve ancora collocare. Quando lo dice Mastella pensi a quante ne può ancora utilizzare. Di Pietro è un giustizialista di estrema destra, che la sinistra tiene perché lo teme. Mastella un feudatario senza principe, che alla sinistra s’è tenuto perché nulla mutasse.
Una coppia siamese, con il secondo, almeno, simpatico. Ciascun italiano dovrebbe osservarla, apprezzarla, rispecchiandovi una parte della propria storia e realtà, l’eco di quell’Italia codarda e feroce, accattona e supponete, strisciante e prepotente, che solo dei pazzi, come noi, sperano di non vedere più.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

e tu giaccoglione di che italietta sei?

maurom ha detto...

Quando non si hanno argomenti scatta l'insulto, insulso.

Povera italietta!

Anonimo ha detto...

«Ho troppa stima per l'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse».

Caro Maurom, Silviuzzo quando diceva queste paole aveva argomenti e non era un insulto insulso

Te la sei cercata Sforza itaglia

Anonimo ha detto...

http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=204b8960-c3d8-11da-8202-0003ba99c667

vattelo a rivedere pupazzo!

Anonimo ha detto...

«Ho troppa stima per l'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse».

Ogni tanto sbaglia anche Berlusconi. Ma non nel dare a certi elettori del coglione. Ma nel pensare che non ci fossero tanti coglioni in giro.
E, senza offesa, non sono coglioni quelli che per convinzione hanno votato Prodi. Ognuno è libero di professare le sue idee.
Coglioni sono quegli elettori che, subito dopo aver votato Prodi, COME ERA PREVEDIBILE, si sono amaramente pentiti.
Ed è a quelli che il titolo onorifico è stato attribuito.
Quindi non c'è offesa verso gli elettori della parte avversa, ma solo un constatare che alcuni il male se lo sono ANDATI A CERCARE da sè. Appunto: da COGLIONI.
E mal voluto non è mai troppo.