lunedì 18 febbraio 2008

Elezioni e promesse dei leader. Luca Ricolfi

Veltroni ha presentato sabato le promesse del Partito democratico (Pd), fra una settimana circa Berlusconi presenterà quelle del Popolo della libertà (Pdl). È probabile che, al netto delle parole in cui saranno avvolte, le promesse finiscano per rivelarsi affini. Più sicurezza, meno tasse, sostegno ai redditi bassi, aiuti alla famiglia, contenimento della spesa pubblica, misure per la competitività, alleggerimenti fiscali sugli straordinari: chi avrà il coraggio di non ripetere le solite promesse?

Il punto dunque non è che cosa Pd e Pdl ci promettono, ma che garanzie offrono di mantenere le promesse. Di solito chi solleva questo problema aggiunge che ogni promessa costosa (come la soppressione dell’Ici sulla prima casa, o il bonus per i nuovi nati) dovrebbe essere accompagnata da un'indicazione precisa delle relative «coperture», ossia dei soggetti su cui verrebbe fatto gravare il peso finanziario della promessa. Giustissimo, ma da sempre i politici hanno escogitato un modo sicuro per aggirare la domanda. Alla richiesta di indicare le coperture rispondono: a) recupero di evasione fiscale; b) riduzione degli sprechi nella pubblica amministrazione; c) maggiore crescita. E il discorso finisce lì.

Andrà così anche in questa campagna elettorale, e quindi non proviamo nemmeno a scongiurare i politici di rivelarci «dove prenderanno i soldi» per fare le meravigliose cose che ci promettono. Non ce l’hanno mai detto, non ce lo diranno mai. Perciò siamo e resteremo indifesi di fronte al fiume in piena delle promesse. C'è una cosa, tuttavia, che può aiutarci a capire se un programma è credibile oppure non lo è: la sincerità con cui ci racconta il nostro passato e il nostro presente.

Non possiamo sapere che cosa Veltroni o Berlusconi ci riservano per il futuro, ma possiamo capire se ci trattano come bambini ingenui o come persone mature. Se si prendono gioco di noi oppure ci rispettano. Come ha scritto recentemente sul Sole - 24 Ore Franco Debenedetti, il punto di partenza di una stagione politica finalmente costruttiva è la condivisione dei «giudizi che si danno sul passato». Probabilmente non riusciremo a metterci d'accordo sul futuro, ma almeno mettiamoci d’accordo sul passato.

Prendiamo Berlusconi. Nei giorni scorsi gli abbiamo sentito dire in tv che il suo governo aveva realizzato l'85% del programma del 2001 - il famoso contratto con gli italiani - e che il «pezzettino» non realizzato (appena il 15%) era rimasto sulla carta per colpa degli alleati. Bene, allora è forse il caso di ricordargli che le due promesse principali del suo programma sono state clamorosamente disattese: l’aliquota Irpef massima non è stata ridotta al 33%, i delitti anziché diminuire sono aumentati. Per non parlare delle grandi opere, anch’esse realizzate in misura ben inferiore alle promesse. Perché raccontarci di aver onorato il «contratto» all’85% se non è vero? Gli italiani non sono ciechi, e se nel 2006 hanno tolto la fiducia a Berlusconi è anche perché si sono accorti che il contratto non era stato rispettato.

Per Veltroni il passato da indorare è quello di Prodi. Ma un conto è sorvolare signorilmente su qualche scivolone o su qualche punto marginale, un conto è capovolgere la trama della storia economico-sociale recente. Veltroni dice: ridurre le tasse e aumentare i salari si può, e si può proprio perché il governo Prodi ha condotto una lotta vittoriosa contro l’evasione fiscale (almeno 20 miliardi di gettito recuperati, secondo il governo uscente). Peccato che questa ricostruzione del nostro passato recente non sia compatibile con quel che si sa dell’andamento dell’economia negli ultimi due anni. Vediamo perché.

Lotta all’evasione. La cifra di (almeno) 20 miliardi recuperati è altamente controversa, ed è stata messa in dubbio da vari analisti e centri di studio indipendenti. Per il 2006, unico anno per il quale si dispone già di dati completi, non è nemmeno certo che esista un effetto-Visco (la mia miglior stima fornisce un recupero di evasione di appena 1,7 miliardi). Quel che in compenso è certo è che il governo Prodi ha sempre tenuto basse le previsioni sulle entrate fiscali, e proprio grazie a questo artificio contabile ha fatto emergere i vari «tesoretti».

Uso dell’extragettito. Quale che sia l’origine del cosiddetto extragettito (gettito non previsto dal governo), è incontrovertibile che i contribuenti non hanno visto sgravi fiscali per 20 miliardi di euro (la lotta all’evasione fiscale non doveva servire a ridurre le tasse ai contribuenti onesti?). Essi hanno invece assistito, nel corso del 2007, a una sistematica opera di dissipazione del gettito non previsto. Visco metteva i soldini nel salvadanaio, i «ministri di spesa» lo rompevano tutte le volte che si accorgevano che era pieno (Dl 81, Dl 159, Finanziaria 2008).

Situazione attuale. Nessuno, nemmeno il ministro dell’Economia, sa dire ancora con certezza se esiste un ulteriore gettito non previsto del 2007 (gli ultimi dati ufficiali dell’Agenzia delle entrate sono fermi al 30 novembre scorso). Quel che si può dire con certezza, invece, è che ci sono 7-8 miliardi di spese prevedibili ma non messe a bilancio, che l'andamento del gettito delle imposte indirette (il più sensibile all'andamento dell’economia) è in costante calo dal gennaio del 2007, e che a partire dallo scorso ottobre il gettito cresce meno del reddito nominale. In concreto questo vuol dire che, se l’economia dovesse continuare ad andare male, il gettito 2008 potrebbe risultare minore del previsto, anziché maggiore come è stato negli ultimi due anni.

Morale. Il governo Prodi consegna all’Italia una situazione nella quale non c’è più alcun extragettito da spendere e, se anche qualche risorsa dovesse mai spuntar fuori, verrebbe immediatamente bruciata per coprire i 7-8 miliardi di spese non messi a bilancio dalla Finanziaria 2008. Capisco che Veltroni sia così gentile da non voler vedere questa triste eredità, ma se si vuol essere nuovi bisogna esserlo anche sulle cose che contano: non basta mettere i giovani in lista, occorre anche cominciare a dire la verità. (Corriere della Sera)

6 commenti:

*paraffo* ha detto...

Condivisibile l' assunto di Ricolfi: se vuoi che le tue promesse siano credibili deve essere credibile il tuo giudizio sul passato. Meno condivisibile mi pare la ricostruzione del passato dell' ultimo governo Berlusconi. Potrei argomentare, ma mi pare più urgente una considerazione più generale a proposito dei corsivisti del Corriere della Sera. Costoro prima e dopo la caduta del Governo Prodi non hanno risparmiato critiche a quel governo, bisogna ammetterlo, ma seguite puntualmente da questo concetto: ma Berlusconi ha fatto peggio! Guardate che non sto esagerando! Tu - berlusconiano - leggevi l' editoriale che stroncava Prodi e cominciavi ad eccitarti, ad eccitarti, ad eccitarti sempre di più e poi, sul più bello, un attimo prima dell' orgasmo, arrivava la doccia fredda: ma Berlusconi non ha fatto certo meglio!
Lo dico ridendo, ma è proprio così e Ricolfi, oggi conferma: spietata analisi delle attività prodiane, stavolta precedute e non seguite, dal ricordo che Berlusconi non ha mantenuto tutte le sue promesse! Insomma, o fai così, o sul Corriere non ti pubblicano!

In realtà non credo affatto che Mieli censuri... non ne ha bisogno perchè quegli illuminati corsivisti si sanno regolare da soli! In fondo Parigi val bene un "Berlusconi era peggio", no?

maurom ha detto...

Hai ragione, paraffo.
Ricolfi non può rinnegare il suo credo, ma almeno è quasi imparziale.
Credo che Berlusconi, come in parte ha già fatto, spiegherà quali parti del suo programma sono state realizzate e quali non.
Le infrastrutture, per esempio, erano in larga parte cantierate: si trattava di trovare i fondi...
Rimane il problema che la sinistra non può fare a meno di rapportasi con Berlusconi: adesso il leit motiv è lo spostamento a destra del PdL per effetto del distacco di Casini. Anche Veltroni, sebbene abbia detto che non vuole demonizzare l'avversario, non riesce a fare una proposta senza attaccare o criticare il centrodestra.
Questa campagna elettorale non sarà per niente soft, credimi.
Come ha già scritto: il bello deve ancora venire.

*paraffo* ha detto...

Anche io credo che non sarà soft, ma è normale che non lo sia ... In ogni caso io mi aspetto che i toni più accesi saranno tra gli ex fidanzati: fra Cosa Rossa e PD e fra Cose Bianche e PdL. Solo coloro che si conoscono bene per aver convissuto a lungo sanno essere perfidi l' uno con l' altro!

Ieri ho sentito l' intervento di Bertinotti ad una "adunata" di verdi e le stilettate a Veltroni & C. sono state sottili ma esilaranti, perfide appunto!

Ci sarò da divertirsi nelle prossime settimane ...

Anonimo ha detto...

Le infrastrutture, per esempio, erano in larga parte cantierate: si trattava di trovare i fondi...

Mi chiedo, perché trincerarsi quindi dietro n cantieri aperti se poi non c'erano i fondi per portarli avanti?
Non vi sembra forse demagogia questa? Io apro cantieri (ha un costo aprirli, facendo bandi, gare, ci sono i costi indiretti che dipendono dalla durata del cantiere...), ma se non ho i soldi per completare l'opera interrompendoli innalzo sensibilmente i costi, non mi sembra un atteggiamento civico!
A questo punto meglio un di pietro che dice: invece di fare n facciamo n/10, 15, ma almeno faccimoli!
Questo mi pare innegabile, o sbaglio?

Maxilprof ha detto...

Vorrei solo ricordarvi che Ricolfi scrive per "La Stamap".
Qui il link all'articolo:
Elezioni e promesse

Maxilprof ha detto...

Errata corrige: per "la Stampa", of course.