lunedì 3 marzo 2008

Il coraggio di governare. Gianni Baget Bozzo

Presidente Berlusconi, ci voleva coraggio a sfidare nel '94 il circolo mediatico-giudiziario e appellarsi agli elettori senza avere un partito, ma solo dei sondaggi: un vero salto nel vuoto. Lei ha mostrato però di conoscere il suo paese meglio dei partiti che lo governavano e ritenevano di essere essi, e non il popolo, il volto della democrazia. Lei ha dato coscienza al popolo di esistere, perché la democrazia non era la delega ai partiti e ai corpi collettivi e la televisione permetteva un messaggio al popolo con il volto di una persona. Lei ha dato ai cittadini la coscienza della loro libertà come autorità sulla politica nella voce di uno che, come loro, non apparteneva al mondo del potere.

Ma questo è niente in confronto alla situazione in cui lei affronta la sfida di governare oggi l'Italia, quando l'immagine del paese è la spazzatura di Napoli. Lei ha sentito che quella immondizia diffusa nel mondo come simbolo dell'Italia era la fine dell'Italia come luogo della bellezza, dell'eccellenza, del senso della vita. Era un senso di morte che usciva da quella scena, essa esprimeva il volto dell'Italia nell'immaginario del mondo. Quella di oggi è una situazione molto diversa da quella del '94: allora vi era la crisi dei partiti, oggi vi è la crisi del paese. Il prezzo dell'euro e quello del petrolio, l'aumento dell'inflazione e il peso del debito pubblico rendono il mestiere di governare difficile. Tanto più che lei sa quello che aveva appreso Nenni: che la decisione del governo passa per i tempi e i modi della burocrazia e non raggiunge il cittadino, se non quando l'eco della decisione governativa è ormai spenta e il vantaggio acquisito dimenticato. Che cosa è più cristiano del prendere sulle spalle questo peso quando il compito è così difficile e le attese così grandi?

Lei ha di fronte Veltroni e sa che Veltroni è troppo leggero per affrontare altro che buoni discorsi televisivi, fondati sulla predicazione della pace con tutti. Non si sente in Veltroni il peso del governo, ma solo la volontà di nascondere la crisi della sinistra usando il linguaggio di Berlusconi. Europa, quotidiano ex Margherita, chiama il Partito Democratico un partito liberale di massa. La sinistra respinge la sua storia, avverte che essa non ha più il senso comune, può lasciarla a Bertinotti. Perde la sua essenza, cioè il suo linguaggio. Ma dietro Veltroni vi è ancora la sinistra con il suo potere radicato nel paese, nelle regioni, nei sindacati, nella cultura, nella stampa, nella scuola. La sinistra si sente disarcionata e si nasconde dietro il linguaggio del supremo avversario, ma esiste ancora come sistema di potere. Il Popolo della Libertà ha un grande leader e partiti leggeri, il Partito Democratico ha un leader leggero e partiti pesanti. Per collaborare con il Pd - in qualunque forma ciò avvenga - bisognerà tenere conto del peso di questi interessi che sono incorporati nella spesa pubblica e sono costati al nostro popolo la discriminazione e l'oltraggio.

Che cosa glielo fa fare, Presidente? La volontà di potere certo no. Nessuno accetterebbe il potere oggi, nelle condizioni in cui la lunga egemonia della sinistra e il governo Prodi ce lo lasciano. La sinistra è fallita, la crisi del paese è quello che resta. Far decollare l'Italia dopo i tempi della sinistra richiede una dedizione e una speranza che nessun uomo della politica ha. Lei viene dalla società, dal popolo e ha amore per quest'Italia. Il suo impegno è indebolito dalla questione dei cattolici in quanto tali, che si pongono come liste proprie di credenti. Se le faranno perdere la maggioranza e daranno il potere alla sinistra, la responsabilità sarà dei cattolici, di persone in particolare che le devono tutto e si presentano con lo scudo crociato e la moratoria: una memoria e un segno nell'aria. Oggi l'interesse dei cattolici è salvare l'Italia dalla sua crisi, come nel '94 fu interesse dei cattolici che lei salvasse la libertà nel nostro paese.

Ora il sistema Italia fa acqua e non credo sia nell'interesse dei cattolici che vinca la sinistra diessina e popolare inclusa nel Partito Democratico. Non credo che la Chiesa italiana abbia interesse più alto di quello che una maggioranza di libertà governi questo paese e riconosca che la persona da cui venne la salvezza della democrazia nel '94 può dare spazio ai valori sulla famiglia e sulla vita nel 2008. Nel momento in cui i problemi reali pesano tanto sulla politica e richiedono un sistema di due partiti alternativi, ma che possono anche collaborare, non ha senso porre una questione religiosa come rottura di questo schema, imposto dalla necessità di mantenere l'Italia nell'economia globale e nella libertà. La Democrazia Cristiana è finita ed essa si fondava sull'unità dei cattolici sostenuta come principio obbligante dalla gerarchia ecclesiastica, la Dc è implosa e doveva nascere un'altra forza al suo posto: quella che lei, Presidente, ha creato, cioè una forza di liberali e di moderati che includa cattolici e laici e riconosca il ruolo del cristianesimo nella storia italiana. La legislatura in cui lei governò fu quella in cui i cattolici e i laici, uniti nel governo e nel suo partito, diedero vita alla legislatura più favorevole alla tradizione cattolica della storia parlamentare italiana. Il passato indica presente e futuro. (Ragionpolitica)

1 commento:

Anonimo ha detto...

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LETERA APPERTA A WARTERE

Caro Wartere,
ovvisto er tuo purmanne gialo glialo, che girra pell'itallia. Comprimenti! Comè novo! Comè belo!
Quanno che accomodo tuo ciai girato pe fa'pproppaganda al pddi, che micci fai ffà un giro ancheammè?
Eggrazzie atte ovvisto tante merravije. La più bela de tute è quela dei palchetti dove ce vai a chiachierare. Come sò belli tutti queli festoncini! Maccè una cosa che mi comove tanto. Davante ar parchetto dove stai addì tute quele cose cèlla bandiera Taliana. Emmaffatto piacere vedella, che pocco tempo fa, queli che staveno dalla tu'parte cenne faceveno nere. Ce scaracchiavano, lappesticciaveno, ce daveno puro foco! E aveveno puro er coraggio deannà abbraccetto cottè. Mattè sei glande, tanto glande e ciai rimeso leccose apposto. Ella bandera non labbrruci più.
Cheppoi ciò visto unaltro meracolo. Che quando eri ne er partitto de er picci e scrivevvi sullunittà che defendevi Stalinno ecche ora invecce non lo defenni più. Bravo!
E cheppoi, che lossentitti i tu discorzi, chessei diventato tanto bono. Ma come sei bono! (Aho! non fraintenniamo, eh!). Che latroggiorno quanno che chiachieravi, blabblabblabblabla ... io me sò comosso! Posibbile, oddetto fraamme, checci siano perzzone così mesericorddiose!
Eppoi la glande notizia uscita da er tuo glande core!
Tecche fino ai giorni del muro quello che andò giù a furrore di poppolo seistatto communisteco, ora sento che seilibberale.
E comme finno a quel giorno ci iluminasti con laverittà su loltre cortinna dalepaggine dellunittà, ogi ci ilummini conneil tuo libberalismo!
Wartere, sei glande!
Grazzie Wartere!
z