martedì 9 novembre 2010

Peccato, Saviano. Davide Giacalone

Che tristezza il Roberto Saviano reticente. Una lunga arringa televisiva, assumendo Giovanni Falcone a punto di riferimento, senza avere avuto il coraggio di nominare neanche uno dei suoi nemici politici. Ha usato l’immagine di Alfredo Galasso, ultima ruota di un carretto sgangherato, ma s’è dimenticato di dire che era esponente del partito di Leoluca Orlando, oggi alleato di Antonio Di Pietro. Non ha mai pronunciato il nome di Luciano Violante, che candidò Agostino Cordova alla procura antimafia per bloccare e annientare Falcone. E qualae fu la scusa per candidarlo? Perché aveva più anzianità. Come si fa a ricordare il Leonardo Sciascia che si scaglia contro i “professionisti dell’antimafia” (e aveva ragione), scegliendo il bersaglio sbagliato (Paolo Borsellino), come lui stesso riconobbe, senza dire una parola su chi e perché volle sconfiggere Falcone? E anche le parole di Ilda Bocassini sono state decontestualizzate, non ricordando quelle durissime che rivolse alla corrente di sinistra della magistratura, la sua: Magistratura Democratica.
Ma Saviano pensa sul serio che se Giovanni Falcone avesse avuto la convinzione che Giluio Andreotti fosse mafioso e Claudio Martelli avesse preso i voti della mafia avrebbe accetto di collaborare con loro, sebbene in un ruolo istituzionale? Ma davvero considera Falcone un tale uomo da niente? Ciò che mette tristezza, ma tanta, è che Saviano ha voluto denunciare, giustamente, la congiura del silenzio e della bugia, che attorno alla memoria di Falcone è cresciuta, ma non ha avuto il coraggio della chiarezza, a costo di tirarsi addosso le polemiche dalla parte sbagliata.

Sono fra quanti considera demenziale la polemica del centro destra contro Saviano. Ho letto il suo libro e so che è molto ben scritto. Un’operazione culturale di grande importanza. Non è il primo che scrive di camorra, né il più preciso. Però è il più bravo. Ma è rimasto prigioniero del successo e del luogo comune, che lo opprime più della scorta. Sa chi può attaccare e con chi non si deve permettere, sa come lisciare il pubblico per il verso del pelo, perché sa che quel pubblico è intriso di pregiudizi. Quindi riesce a dire che le unanimi celebrazioni di Falcone sono mendaci, ma non riesce a dire perché. E non riesce a dire che i carabinieri che collaborano con Falcone e Borsellino sono stati o sono sotto processo, in un Paese in cui pochissimi (due, che io sappia) hanno il coraggio di denunciarlo e urlarlo.

Perché ieri non ho sentito neanche nominare l’inchiesta “mafia-appalti”? E’ scomoda, è politicamete scorretta? Noi ne parliamo, lui ha sorvolato.

Mi dispiace, veramente. Saviano ha un potere enorme, uno spazio straordinario, una credibilità considerevole. Ieri ha sprecato tutto, in omaggio al santino di sé stesso. Il marketing della propria immagine e la libertà di giudizio non vanno d’accordo. La tribuna televisiva induce al conformismo. Peccato. Non essere riuscito a sottrarsi all’Italia delle tifoserie dissennate è, prima di tutto, uno spreco. Peccato.

13 commenti:

fuocoamico ha detto...

saviano è un copione e anche un bugiardo , un bluff insomma.

Eroi di carta di alessandro del lago.

http://www.manifestolibri.it/vedi_indice.php?id=547

fuocoamico ha detto...

LA VISITA DEI BOSS - «Saviano dice che il giorno del funerale sono venuti i boss del quartiere Forcella a salutare Giannino Durante, il padre di Annalisa, ma è assolutamente falso» dice Matilde Andolfo. «Io ho frequentato molto la famiglia Durante, lui non li conosce neppure. Capisco la finzione narrativa, ma se voleva creare un personaggio, non doveva utilizzare il nome e cognome di una persona. Ha riportato nel libro dei passaggi del diario di Annalisa che sono inventati di sana pianta. Lo so, quel diario l'ho letto. Vista l'on data mediatica che ha accompagnato il successo di Gomorra, i genitori non hanno strumenti per replicare. Hanno diffidato il regista che sta girando un film su Gomorra (Mattero Garrone, ndr ) dall'inserire questi episodi, ma non si sono rivolti alla Mondadori. Abbiamo provato a contattare Saviano tramite il mio editore e il parroco di Forcella, ma non ci siamo riusciti. Alla famiglia non interessano soldi e celebrità, ma solo che non si dicano falsità su Annalisa. Si sono sentiti come se l'avessero uccisa due volte». Abbiamo provato a parlare con Saviano per chiedergli una replica, ma non ci siamo riusciti, visto che è difficilmente rintracciabile dopo che la Camorra lo ha minacciato di morte e costretto a vivere sotto scorta. Sarebbe interessante sapere che cosa pensi delle accuse di Matilde Andolfo.


http://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=print&sid=13526

fuocoamico ha detto...

GLI ATTACCHI AL LIBRO - È a partire da questi paragrafi che Matilde Andolfo comincia a contestare Gomorra. «Nella parte del libro che riguarda l'omicidio Durante» ci spiega al telefono «Saviano riferisce dei fatti che sono inventati di sana pianta e definisce la ragazza in maniera tale che l'immagine che ne risulta è denigratoria. Lui vuole fare di Annalisa un simbolo di Forcella e il ritratto che ne riporta, dalle piccole alle grandi cose, è falso. A partire dalla descrizione dei vestiti e del fisico della ragazza. Annalisa era paffutella, senza ombra di trucco. Era ancora una bambina. Quella sera, in realtà, aveva un paio di jeans con tasche gialle, una t-shirt nera e un paio di Nike Silver dorate. Era scesa per pagare delle pizze vicino a casa. Se Saviano avesse letto le carte del processo lo saprebbe. Quegli abiti sono ancora ammassati in un enorme sacco della spazzatura nascosto in casa della zia. Da allora nessuno ha mai avuto il coraggio di riaprirlo». Nell'articolo comparso su Il richiamo, Matilde Andolfo è ancora più diretta: «Mi chiedo: perché Saviano ha voluto descrivere Annalisa in maniera poco obiettiva? Forse perché la verità mal si adattava al personaggio provocante presentato nel romanzo. Certo soltanto un abitino suadente avrebbe potuto avvalorare la tesi di un'adole scente smaliziata e precoce». Annalisa Durante La giornalista ha da ridire anche su altri episodi raccontati da Saviano. Uno è contenuto nello stesso Gomorra, nella descrizione del funerale di Annalisa, al quale lo scrittore dice di aver partecipato. «Mentre il corpo di Annalisa nella bara bianca viene portato via» scrive Saviano «la compagna di banco lascia squillare il suo cellulare. Squilla sul feretro: è il nuovo requiem». «Saviano, per unire dolore a dolore, dice che sulla bara il telefonino di Annalisa comincia a trillare. Ma quel telefonino era spento, non è possibile», ci spiega la Andolfo. E cita un altro episodio, che non compare nel libro, ma su un articolo pubblicato da Saviano sul sito web Nazione Indiana ("Annalisa. Cronaca di un funerale", del 2004). «Si fermano all'entrata della chiesa. Escono da tre macchine altrettanti uomini» racconta lo scrittore «sono i capifamiglia dei clan camorristici napoletani. Vengono da ogni parte del territorio partenopeo, vengono a portare le condoglianze e la protezione al padre di Annalisa».

fuocoamico ha detto...

Il bersaglio dell'agguato era Salvatore Giuliano, che si è salvato, mentre la giovane - innocente che si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato - è stata falciata dai proiettili. Roberto Saviano «Quelle pagine (...)» dice «sono un cumulo di falsità: menzogne che finiscono soltanto per infangarne la memoria». Alla storia di Annalisa, la Andolfo ha dedicato un libro, "Il diario di Annalisa", pubblicato da Tullio Pironti editore nel 2005. Saviano parla della ragazzina in un capitolo del suo libro intitolato "Donne". «Annalisa è stata uccisa» scrive a pagina 168 «la serata calda (...), Annalisa aveva deciso di trascorrerla giù al palazzo di un'amica. Indossava un vestitino bello e suadente. Aderiva al suo corpo teso e tonico, già abbronzato. (...) Le ragazze dei quartieri popolari di Napoli a quattordici anni sembrano donne già vissute. I volti sono abbondantemente dipinti, i seni sono mutati in turgidissimi meloncini dai push-up, portano stivali appuntiti con tacchi che mettono a repentaglio l'incolumità delle caviglie. Devono essere equilibriste provette per reggere il vertiginoso camminare sul basalto, pietra lavica che riveste le strade di Napoli, da sempre nemico d'ogni scarpa femminile. Annalisa era bella. Parecchio bella. Con l'amica e una cugina stava ascoltando musica, tutte e tre lanciavano sguardi ai ragazzetti che passavano sui motorini, impennando, sgommando, impegnandosi in gincane rischiosissime tra auto e persone. È un gioco al corteggiamento. Atavico, sempre identico».

fuocoamico ha detto...

GLI ATTACCHI AL LIBRO - È a partire da questi paragrafi che Matilde Andolfo comincia a contestare Gomorra. «Nella parte del libro che riguarda l'omicidio Durante» ci spiega al telefono «Saviano riferisce dei fatti che sono inventati di sana pianta e definisce la ragazza in maniera tale che l'immagine che ne risulta è denigratoria. Lui vuole fare di Annalisa un simbolo di Forcella e il ritratto che ne riporta, dalle piccole alle grandi cose, è falso. A partire dalla descrizione dei vestiti e del fisico della ragazza. Annalisa era paffutella, senza ombra di trucco. Era ancora una bambina. Quella sera, in realtà, aveva un paio di jeans con tasche gialle, una t-shirt nera e un paio di Nike Silver dorate. Era scesa per pagare delle pizze vicino a casa. Se Saviano avesse letto le carte del processo lo saprebbe. Quegli abiti sono ancora ammassati in un enorme sacco della spazzatura nascosto in casa della zia. Da allora nessuno ha mai avuto il coraggio di riaprirlo». Nell'articolo comparso su Il richiamo, Matilde Andolfo è ancora più diretta: «Mi chiedo: perché Saviano ha voluto descrivere Annalisa in maniera poco obiettiva? Forse perché la verità mal si adattava al personaggio provocante presentato nel romanzo. Certo soltanto un abitino suadente avrebbe potuto avvalorare la tesi di un'adole scente smaliziata e precoce». Annalisa Durante La giornalista ha da ridire anche su altri episodi raccontati da Saviano. Uno è contenuto nello stesso Gomorra, nella descrizione del funerale di Annalisa, al quale lo scrittore dice di aver partecipato. «Mentre il corpo di Annalisa nella bara bianca viene portato via» scrive Saviano «la compagna di banco lascia squillare il suo cellulare. Squilla sul feretro: è il nuovo requiem». «Saviano, per unire dolore a dolore, dice che sulla bara il telefonino di Annalisa comincia a trillare. Ma quel telefonino era spento, non è possibile», ci spiega la Andolfo. E cita un altro episodio, che non compare nel libro, ma su un articolo pubblicato da Saviano sul sito web Nazione Indiana ("Annalisa. Cronaca di un funerale", del 2004). «Si fermano all'entrata della chiesa. Escono da tre macchine altrettanti uomini» racconta lo scrittore «sono i capifamiglia dei clan camorristici napoletani. Vengono da ogni parte del territorio partenopeo, vengono a portare le condoglianze e la protezione al padre di Annalisa».

fuocoamico ha detto...

LA VISITA DEI BOSS - «Saviano dice che il giorno del funerale sono venuti i boss del quartiere Forcella a salutare Giannino Durante, il padre di Annalisa, ma è assolutamente falso» dice Matilde Andolfo. «Io ho frequentato molto la famiglia Durante, lui non li conosce neppure. Capisco la finzione narrativa, ma se voleva creare un personaggio, non doveva utilizzare il nome e cognome di una persona. Ha riportato nel libro dei passaggi del diario di Annalisa che sono inventati di sana pianta. Lo so, quel diario l'ho letto. Vista l'on data mediatica che ha accompagnato il successo di Gomorra, i genitori non hanno strumenti per replicare. Hanno diffidato il regista che sta girando un film su Gomorra (Mattero Garrone, ndr ) dall'inserire questi episodi, ma non si sono rivolti alla Mondadori. Abbiamo provato a contattare Saviano tramite il mio editore e il parroco di Forcella, ma non ci siamo riusciti. Alla famiglia non interessano soldi e celebrità, ma solo che non si dicano falsità su Annalisa. Si sono sentiti come se l'avessero uccisa due volte». Abbiamo provato a parlare con Saviano per chiedergli una replica, ma non ci siamo riusciti, visto che è difficilmente rintracciabile dopo che la Camorra lo ha minacciato di morte e costretto a vivere sotto scorta. Sarebbe interessante sapere che cosa pensi delle accuse di Matilde Andolfo.


http://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=print&sid=13526

fuocoamico ha detto...

Le bugie di Saviano...

Ma quante bugie e mezze verità (anche le mezze verità, diceva un saggio,

sono bugie) saviano-copia-1.jpg racconta Saviano?

Mi sa proprio che sono tante, tante, tante. A cominciare da quelle sulla sua nuova trasmissione con Fabio Fazio fino a quelle pubblicate sul suo best-seller "Gomorra".

Da dove cominciamo? Sì, cominciamo dalla Rai. Anche se c'è da dire poco perché Saviano si è ben contraddetto da solo scivolando sulle trattative con Benigni, Albanese eRossi.

Certo, a margine delle sue dichiarazioni ad ANNOZERO, sentirlo fare l'elogio del capitalismo e del mercato è stato un cazzotto nello stomaco. Mai suo è pensiero impegnato, impegnato sempre più a fare soldi: che la Rai sia un servizio pubblico non c'entra niente, è il libero mercato, signori, e dunque, come ha detto la concitata Conchita a Annozero "è come per i calciatori". Evviva.

Ma le bugie di Saviano, quelle più pesanti, veri e propri macigni, sono due, e tutti e due legati alla sua produzione letyteraria.

La prima gliel'ha contestata Umberto Santino, presidente del Centro "Giuseppe Impastato" durante una trasmissione a Radio Città Aperta:

«Quanto scrive Roberto Saviano, in merito alla storia di Peppino Impastato, nel libro “La parola contro la camorra” è assolutamente menzognero». Olè.

Continua Santino: lo scrittore, tra le tante storie (Pippo Fava, Giovanni Falcone, Don Peppe Diana ecc.) cita anche quella di Peppino Impastato. Secondo Saviano il famoso film di Marco Tullio Giordana, “I cento passi”, avrebbe recuperato la memoria del militante politico e giornalista, assassinato dalla mafia la notte tra l'8 e il 9 maggio del '78, ma soprattutto contribuito alla riapertura del processo.
«Tutto falso - attacca Santino - le indagini, e non il processo come dice Saviano, sono state riaperte prima che il film venisse presentato al Festival di Venezia (31 agosto 2000). Saviano in poche righe ha cancellato più di trent'anni di lavoro portato avanti dai familiari, dai compagni e dal Centro, cominciato già il giorno dopo l'assassinio di Peppino. Un lavoro che è riuscito ad ottenere due risultati storici: la condanna di Badalamenti e del suo vice Vito Palazzolo, e il riconoscimento da parte della Commissione Antimafia che tutto quello che noi dicevamo sul depistaggio operato dalle forze dell'ordine e dal magistrato Martorana era esatto. Anche su questo Saviano dà prova della sua ignoranza, perchè non è stata Cosa Nostra ad aver diffuso la voce che si fosse trattato di un attentato kamikaze ma il procuratore capo Martorana. Dal punto di vista giudiziario dunque, il film non ha avuto nessuna influenza».
E l'altra bugia letteraria?
Ce la ricorda sempre Santino e riguarda il giornalista freelance Simone Di Meo che ha finalmenteottenuto dalla Mondadori (solo dall'undicesima ristampa) l'inserimento del suo nome nel libro "Gomorra", dopo aver intentato causa sempre contro Saviano per l'utilizzo nel suo libro di ampi stralci di inchieste condotte dal freelance senza nemmeno citarlo.

Anche così si fanno i soldi? Scriveva l'altro giorno Luca Mastrantonio su "Il Riformista":

"chi è oggi Saviano? Ancora uno scrittore o una pop star della cultura di massa? Un discendente di Sciascia e Pasolini o un collega di Bono Vox o Tony Blair, Marco Travaglio o Melissa P? Anche la ninfetta orgiastica pare avercela con Berlusconi, contro la censura... ".

andrea di nicola

Anonimo ha detto...

» dice «sono un cumulo di falsità: menzogne che finiscono soltanto per infangarne la memoria». Alla storia di Annalisa, la Andolfo ha dedicato un libro, "Il diario di Annalisa", pubblicato da Tullio Pironti editore nel 2005. Saviano parla della ragazzina in un capitolo del suo libro intitolato "Donne". «Annalisa è stata uccisa» scrive a pagina 168 «la serata calda (...), Annalisa aveva deciso di trascorrerla giù al palazzo di un'amica. Indossava un vestitino bello e suadente. Aderiva al suo corpo teso e tonico, già abbronzato. (...) Le ragazze dei quartieri popolari di Napoli a quattordici anni sembrano donne già vissute. I volti sono abbondantemente dipinti, i seni sono mutati in turgidissimi meloncini dai push-up, portano stivali appuntiti con tacchi che mettono a repentaglio l'incolumità delle caviglie. Devono essere equilibriste provette per reggere il vertiginoso camminare sul basalto, pietra lavica che riveste le strade di Napoli, da sempre nemico d'ogni scarpa femminile. Annalisa era bella. Parecchio bella. Con l'amica e una cugina stava ascoltando musica, tutte e tre lanciavano sguardi ai ragazzetti che passavano sui motorini, impennando, sgommando, impegnandosi in gincane rischiosissime tra auto e persone. È un gioco al corteggiamento. Atavico, sempre identico».

Anonimo ha detto...

LA VISITA DEI BOSS - «Saviano dice che il giorno del funerale sono venuti i boss del quartiere Forcella a salutare Giannino Durante, il padre di Annalisa, ma è assolutamente falso» dice Matilde Andolfo. «Io ho frequentato molto la famiglia Durante, lui non li conosce neppure. Capisco la finzione narrativa, ma se voleva creare un personaggio, non doveva utilizzare il nome e cognome di una persona. Ha riportato nel libro dei passaggi del diario di Annalisa che sono inventati di sana pianta. Lo so, quel diario l'ho letto. Vista l'on data mediatica che ha accompagnato il successo di Gomorra, i genitori non hanno strumenti per replicare. Hanno diffidato il regista che sta girando un film su Gomorra (Mattero Garrone, ndr ) dall'inserire questi episodi, ma non si sono rivolti alla Mondadori. Abbiamo provato a contattare Saviano tramite il mio editore e il parroco di Forcella, ma non ci siamo riusciti. Alla famiglia non interessano soldi e celebrità, ma solo che non si dicano falsità su Annalisa. Si sono sentiti come se l'avessero uccisa due volte». Abbiamo provato a parlare con Saviano per chiedergli una replica, ma non ci siamo riusciti, visto che è difficilmente rintracciabile dopo che la Camorra lo ha minacciato di morte e costretto a vivere sotto scorta. Sarebbe interessante sapere che cosa pensi delle accuse di Matilde Andolfo.


http://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=print&sid=13526

Anonimo ha detto...

GLI ATTACCHI AL LIBRO - È a partire da questi paragrafi che Matilde Andolfo comincia a contestare Gomorra. «Nella parte del libro che riguarda l'omicidio Durante» ci spiega al telefono «Saviano riferisce dei fatti che sono inventati di sana pianta e definisce la ragazza in maniera tale che l'immagine che ne risulta è denigratoria. Lui vuole fare di Annalisa un simbolo di Forcella e il ritratto che ne riporta, dalle piccole alle grandi cose, è falso. A partire dalla descrizione dei vestiti e del fisico della ragazza. Annalisa era paffutella, senza ombra di trucco. Era ancora una bambina. Quella sera, in realtà, aveva un paio di jeans con tasche gialle, una t-shirt nera e un paio di Nike Silver dorate. Era scesa per pagare delle pizze vicino a casa. Se Saviano avesse letto le carte del processo lo saprebbe. Quegli abiti sono ancora ammassati in un enorme sacco della spazzatura nascosto in casa della zia. Da allora nessuno ha mai avuto il coraggio di riaprirlo». Nell'articolo comparso su Il richiamo, Matilde Andolfo è ancora più diretta: «Mi chiedo: perché Saviano ha voluto descrivere Annalisa in maniera poco obiettiva? Forse perché la verità mal si adattava al personaggio provocante presentato nel romanzo. Certo soltanto un abitino suadente avrebbe potuto avvalorare la tesi di un'adole scente smaliziata e precoce». Annalisa Durante La giornalista ha da ridire anche su altri episodi raccontati da Saviano. Uno è contenuto nello stesso Gomorra, nella descrizione del funerale di Annalisa, al quale lo scrittore dice di aver partecipato. «Mentre il corpo di Annalisa nella bara bianca viene portato via» scrive Saviano «la compagna di banco lascia squillare il suo cellulare. Squilla sul feretro: è il nuovo requiem». «Saviano, per unire dolore a dolore, dice che sulla bara il telefonino di Annalisa comincia a trillare. Ma quel telefonino era spento, non è possibile», ci spiega la Andolfo. E cita un altro episodio, che non compare nel libro, ma su un articolo pubblicato da Saviano sul sito web Nazione Indiana ("Annalisa. Cronaca di un funerale", del 2004). «Si fermano all'entrata della chiesa. Escono da tre macchine altrettanti uomini» racconta lo scrittore «sono i capifamiglia dei clan camorristici napoletani. Vengono da ogni parte del territorio partenopeo, vengono a portare le condoglianze e la protezione al padre di Annalisa».

Anonimo ha detto...

LA VISITA DEI BOSS - «Saviano dice che il giorno del funerale sono venuti i boss del quartiere Forcella a salutare Giannino Durante, il padre di Annalisa, ma è assolutamente falso» dice Matilde Andolfo. «Io ho frequentato molto la famiglia Durante, lui non li conosce neppure. Capisco la finzione narrativa, ma se voleva creare un personaggio, non doveva utilizzare il nome e cognome di una persona. Ha riportato nel libro dei passaggi del diario di Annalisa che sono inventati di sana pianta. Lo so, quel diario l'ho letto. Vista l'on data mediatica che ha accompagnato il successo di Gomorra, i genitori non hanno strumenti per replicare. Hanno diffidato il regista che sta girando un film su Gomorra (Mattero Garrone, ndr ) dall'inserire questi episodi, ma non si sono rivolti alla Mondadori. Abbiamo provato a contattare Saviano tramite il mio editore e il parroco di Forcella, ma non ci siamo riusciti. Alla famiglia non interessano soldi e celebrità, ma solo che non si dicano falsità su Annalisa. Si sono sentiti come se l'avessero uccisa due volte». Abbiamo provato a parlare con Saviano per chiedergli una replica, ma non ci siamo riusciti, visto che è difficilmente rintracciabile dopo che la Camorra lo ha minacciato di morte e costretto a vivere sotto scorta. Sarebbe interessante sapere che cosa pensi delle accuse di Matilde Andolfo.


http://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=print&sid=13526

Anonimo ha detto...

» dice «sono un cumulo di falsità: menzogne che finiscono soltanto per infangarne la memoria». Alla storia di Annalisa, la Andolfo ha dedicato un libro, "Il diario di Annalisa", pubblicato da Tullio Pironti editore nel 2005. Saviano parla della ragazzina in un capitolo del suo libro intitolato "Donne". «Annalisa è stata uccisa» scrive a pagina 168 «la serata calda (...), Annalisa aveva deciso di trascorrerla giù al palazzo di un'amica. Indossava un vestitino bello e suadente. Aderiva al suo corpo teso e tonico, già abbronzato. (...) Le ragazze dei quartieri popolari di Napoli a quattordici anni sembrano donne già vissute. I volti sono abbondantemente dipinti, i seni sono mutati in turgidissimi meloncini dai push-up, portano stivali appuntiti con tacchi che mettono a repentaglio l'incolumità delle caviglie. Devono essere equilibriste provette per reggere il vertiginoso camminare sul basalto, pietra lavica che riveste le strade di Napoli, da sempre nemico d'ogni scarpa femminile. Annalisa era bella. Parecchio bella. Con l'amica e una cugina stava ascoltando musica, tutte e tre lanciavano sguardi ai ragazzetti che passavano sui motorini, impennando, sgommando, impegnandosi in gincane rischiosissime tra auto e persone. È un gioco al corteggiamento. Atavico, sempre identico».

Anonimo ha detto...

» dice «sono un cumulo di falsità: menzogne che finiscono soltanto per infangarne la memoria». Alla storia di Annalisa, la Andolfo ha dedicato un libro, "Il diario di Annalisa", pubblicato da Tullio Pironti editore nel 2005. Saviano parla della ragazzina in un capitolo del suo libro intitolato "Donne". «Annalisa è stata uccisa» scrive a pagina 168 «la serata calda (...), Annalisa aveva deciso di trascorrerla giù al palazzo di un'amica. Indossava un vestitino bello e suadente. Aderiva al suo corpo teso e tonico, già abbronzato. (...) Le ragazze dei quartieri popolari di Napoli a quattordici anni sembrano donne già vissute. I volti sono abbondantemente dipinti, i seni sono mutati in turgidissimi meloncini dai push-up, portano stivali appuntiti con tacchi che mettono a repentaglio l'incolumità delle caviglie. Devono essere equilibriste provette per reggere il vertiginoso camminare sul basalto, pietra lavica che riveste le strade di Napoli, da sempre nemico d'ogni scarpa femminile. Annalisa era bella. Parecchio bella. Con l'amica e una cugina stava ascoltando musica, tutte e tre lanciavano sguardi ai ragazzetti che passavano sui motorini, impennando, sgommando, impegnandosi in gincane rischiosissime tra auto e persone. È un gioco al corteggiamento. Atavico, sempre identico».