Berlusconi non fa bene ad attaccare i magistrati, fa benissimo!
L'ultracasta deve rendersi conto che non deve permettersi l'impunità assoluta: la legge è uguale per tutti e quindi anche i magistrati devono sottostare alle regole.
L'azione penale è obbligatoria? Allora che "aprano un fascicolo" a carico di ignoti per la fuga di atti istruttori.
Indaghino su chi ha autorizzato la montagna di intercettazioni senza la notizia di reato.
Verifichino che gli interrogatori e le perquisizioni di TESTIMONI siano state fatte nel rispetto della procedura.
Certamente i magistrati politicizzati sono una minima parte della magistratura e proprio per questo il bubbone deve e può essere estirpato al più presto.
La riforma è urgentissima.
Altra considerazione: è invalso l'uso di considerare la magistratura un potere dello Stato. Niente di più scorretto. La magistratura è un ordine che espleta il potere giudiziario, ovvero applica le leggi che, invece, sono approvate dal Parlamento, titolare del potere legislativo.
Berlusconi, cari amici sinistri, è l'unico che ha il coraggio di dire quello che pensano milioni di italiani perché non ha scheletri da nascondere. Questo, certi magistrati lo hanno capito e gli scheletri glieli mettono loro nel metaforico armadio.
Perché la riforma della giustizia non riesce a vedere la luce? Perché molti magistrati sono in Parlamento e certi parlamentari, evidentemente, non se la sentono di inimicarsi l'ultracasta.
Volete un esempio: per l'indagine relativa all'appartamento di Montecarlo si è saputo dell'iscrizione nel registro degli indagati di Gianfranco Fini solo ad archiviazione avvenuta, per Berlusconi non c'è mai stato il minimo rispetto e gli avvisi di garanzia ( per reati insussistenti) gli arrivano con il quotidiano del mattino assieme alla trascrizione delle sue telefonate.
E poi non dovrebbe attaccare?
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22 commenti:
Avete ancora il salame negli occhi. Dove andremo a finire con voi? Povera Italia
"Magistrati-l'ultracasta", privilegi e poteri
nel libro di Stefano Livadiotti
ROMA (14 giugno) - È uscito il nuovo libro di Stefano Livadiotti “Magistrati - l’ultracasta” (Grandi PasSaggi Bompiani, 259 pagine, 17 euro). È un’indagine sulla categoria dei giudici e dei pubblici ministeri, che l’Autore definisce ”la madre di tutte le caste”: 9.116 uomini che controllano l’Italia con gli scandalosi meccanismi di carriera, stipendi e pensioni d’oro, i ricchi incarichi extragiudiziari, l’incredibile monte-ferie, i benefit. Pubblichiamo una parte dell’introduzione e del capitolo intitolato ”Gli impuniti”.
di Stefano Livadiotti
Secondo le rilevazioni per il 2008 di Eurobarometro, il 31% degli italiani ha fiducia nel sistema giudiziario nazionale (contro l’83% dei danesi, il 55% degli spagnoli e il 49% degli inglesi). È un dato che si colloca 15 punti al di sotto della media dell’Unione europea, pari al 46%. E che rischia di scendere ancora: un sondaggio elaborato di nuovo dall’Ispo, e pubblicato sul Corriere della Sera del 21 dicembre 2008, dice che un italiano su tre ammette di aver perso ulteriormente fiducia nella magistratura. Una débacle che poco più di un mese dopo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009, lo stesso presidente della Suprema corte di cassazione non ha potuto ignorare: «Proprio perché non deve trattarsi di un potere autoreferenziale, la magistratura italiana non può ignorare tra i molteplici effetti esterni del suo operato il forte calo di fiducia non solo internazionale, ma ora anche interno nei suoi confronti».
L’auspicio di tutti è, appunto, che non lo ignori. Che consideri suonata la campanella dell’ultimo giro e si dia una mossa, riformandosi dall’interno. Prima che lo faccia qualcun altro, magari con intenti poco nobili. Il Paese ha bisogno di tutto meno che di una magistratura delegittimata e, per ciò stesso, alla fine, asservita.
(...) I numeri parlano chiaro. Quelli raccolti da Daniela Cavallini, ricercatrice in ordinamento giudiziario nell’agguerrito team bolognese di Di Federico, si riferiscono al periodo 1999-2006. E parlano di 1.004 procedimenti disciplinari. 812, pari all’80,9%, sono finiti a tarallucci e vino: con l’assoluzione o il proscioglimento. 126 con l’ammonizione, ossia un buffetto sulla guancia del magistrato. 38 con la censura, che equivale a una lavata di testa. Solo 22 con la perdita di anzianità (che si traduce in un rallentamento della carriera). Appena 2 con la rimozione e 4 con la destituzione (risultati in linea con quelli di un’altra ricerca della stessa autrice, limitata ai procedimenti per ritardi tra il 1995 e il 2002: 251 alla sbarra e 55 ritenuti responsabili, con una sola condanna alle sanzioni più gravi). Senza considerare che uno stesso giudice o Pm può essere stato incolpato più volte, vuol dire che una toga ha 2,1 possibilità su 100 di incappare in una condanna. E anche che negli otto anni oggetto di studio della Cavallini a rimetterci la poltrona è stato solo lo 0,065% dei magistrati (...)
Il matto. L’inconsapevole. E l’ipnotizzatore. La storia del magistrato spiritista uscito di senno. Che, siccome nessuno lo cacciava, dopo dieci anni s’è licenziato da solo. Quella del pubblico ministero assolto perché non sapeva ciò che andava dicendo. E quella del procuratore che per venire a capo delle indagini faceva interrogare un testimone in trance. Ed è stato solo ammonito.
«Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana e al suo capo, di osservare lealmente le leggi dello Stato, e di adempire con coscienza i doveri inerenti al mio ufficio». È la formula di rito che tutti i magistrati ordinari pronunciano al termine del tirocinio. Poi, però, se ne dimenticano quasi subito. Almeno a giudicare dalla banca dati della sezione disciplinare. Che, a saper dove mettere le mani, è una vera miniera d’oro. Dentro c’è di tutto. Una via di mezzo tra uno schiocchezzaio d’autore e un campionario di miserie umane, quando non di vere e proprie malefatte.
C’è, per esempio, la storia, che risale agli anni Settanta, del magistrato uscito di senno. «Dava in escandescenze verbali nei riguardi degli avvocati, manifestando così segni evidenti di alterazione delle facoltà mentali». Dichiarava, testuale: «Il santo ha detto che oggi vi sono schiaffoni per tutti». Poi, «si alzava stiracchiando le braccia e dichiarava che l’udienza era interrotta, avendo egli bisogno di riposarsi». E ancora: entrava nell’ufficio del suo capo esclamando: «A noi le femmine belle e schiaffoni per tutti», e avanzava «proposte oscene a una signora per bene». Le indagini rivelarono che frequentava una libreria specializzata in testi di magia nera, spiritismo, cartomanzia, parapsicologia e occultismo, dove teneva pubblicamente «discorsi incoerenti, attirando l’attenzione dei presenti, i quali, lontani da ogni senso morale, si prendevano gioco di lui». Non è dato sapere cosa gli avesse riservato la vita. Quel che è certo, il pover’uomo era matto come un cavallo matto. Pericoloso per sé e, soprattutto, per gli altri. Da tenere, comunque, ben alla larga dagli uffici di un tribunale. Tanto che perfino la sezione disciplinare del Csm s’era infine convinta della necessità di ricorrere alla sua dispensa. Ebbene, il magistrato in questione ha cessato di far parte dell’ordine giudiziario solo nel 1980. E non perché, sia pure con un ritardo di dieci-anni-dieci, fosse finalmente arrivata la non certo complessa sentenza. Molto più semplicemente, perché, in base a chissà cosa gli frullava nel cervello, aveva deciso lui di dimettersi.
tra magistrati e politici metterei al muro i secondi
abbiamo un debito pubblico da paura, grazie ai porci politici perchè devo odiare i magistrati?
abbiamo tasse da spavento perchè devo odiare i giudici?
abbiamo leggi penali ridicole che i parlamentari si guardano bene dall'aumentare perchè devo odiare i giudici?
fanculo i politici
Silvio sei tutti noi ladri
ma è vero che Silvio ha l'apparecchio perchè non gli funziona??
aahhhhh!!!
che vecchio!!!
GIUSTIZIA: IL LIBRO “MAGISTRATI, L’ULTRACASTA” SVELA CHE IN TRE ANNI LA BUSTA PAGA DEI MAGISTRATI SI E’ RIMPOLPATA DEL 10,65%
In merito alle polemiche scatenatesi a seguito delle dichiarazioni del Ministro Renato Brunetta in occasione della presentazione, ieri sera a Milano, del volume “Magistrati, l’ultracasta” (Bompiani) scritto dal giornalista de l’Espresso Stefano Livadiotti, riportiamo un passaggio dello stesso volume (pag. 71):
«Grazie al meccanismo di scala mobile che fa parte del loro ricco bagaglio di privilegi, i magistrati italiani hanno portato a casa, anno dopo anno, e senza mai conoscere battute d’arresto, incrementi sempre di gran lunga superiori ai tassi di inflazione: +6,3% nel 2002, +4,6% nel 2003, +5,5 nel 2004 e, per finire in bellezza, +7,6% nel 2005. L’onere per le loro competenze fisse è passato da 924 milioni 566 mila euro a 1 miliardo 166 milioni 377 mila euro, con un incremento del 27,3%. Quelle accessorie, che in teoria dovrebbero premiare la produttività, ma nella realtà consistono in un assegno uguale per chi si danna l’anima e chi si gira i pollici, sono cresciute invece del 16,9%, passando da 104 milioni 169 mila euro a 121 milioni 724 mila euro. La retribuzione media annua pro capite dei magistrati è così cresciuta dai 97.090 euro del 2003 ai 103.890 euro del 2004, per poi planare sui 107.429 euro dell’anno successivo. In un triennio la busta paga s’è rimpolpata di 10.339 euro, con uno scatto in avanti del 10,65%».
tra magistrati e politici metterei al muro i secondi
abbiamo un debito pubblico da paura, grazie ai porci politici perchè devo odiare i magistrati?
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fanculo i politici
Silvio sei tutti noi ladri
GIUSTIZIA/ “L’ULTRACASTA”, UN LIBRO SCOOP SUI MAGISTRATI DI UN GIORNALISTA DE L’ESPRESSO. BRUNETTA: “SONO FANNULLONI, LAVORANO IN MEDIA 4 ORE AL GIORNO”
Riceviamo e pubblichiamo il seguente Comunicato inviatoci dall’Ufficio Stampa del Ministero della Pubblica Amministrazione guidato da Renato Brunetta. “In merito alle polemiche scatenatesi a seguito delle dichiarazioni del Ministro Renato Brunetta in occasione della presentazione, ieri sera a Milano, del volume “Magistrati, l’ultracasta” (Bompiani) scritto dal giornalista de l’Espresso Stefano Livadiotti, riportiamo un passaggio dello stesso volume (pagg. 39-40): «I magistrati non si spaccano certo la schiena. A dare pienamente ragione a Brunetta, e alla sua proposta-provocazione di mettere i tornelli all’entrata dei tribunali, è un documento del 2002
Che porta il timbro dello stesso Csm, l’organismo di governo autonomo della casta togata. L’ha scoperto Daniela Cavallini, del Centro studi e ricerche sull’ordinamento giudiziario della facoltà di scienze politiche di Bologna. La ricercatrice ha dapprima rivelato: “Una recente pronuncia della sezione disciplinare ha cercato di definire degli indicatori generali del lavoro medio esigibile dal magistrato” (La giurisprudenza disciplinare sui ritardi dei magistrati ordinari nell’espletamento delle attività giudiziarie, 2004). Poi, in una nota, s’è presa la briga di riportare testualmente un brano dell’incredibile delibera: “Quanto al monte ore di lavoro annuo si può convenire su una media di 6 ore giornaliere per un totale di 260 giorni lavorativi l’anno (arrotondato per eccesso, dovendosi sottrarre ai 365 giorni almeno 52 domeniche, 45 [giorni] di ferie, oltre festività soppresse e santo patrono). Il totale del monte ore lavorative l’anno è pari, quindi a 1560”. Arrotondando per eccesso. Occorre dunque dare una notizia ai tanti capi e capetti dell’Anm prontamente insorti contro l’irriverente ministro. Perché vivono nel chiuso di un mondo tutto loro. Hanno perso il contatto con la realtà. E certe cose non le sanno. Per esempio che il numero di ore lavorate in media all’anno in Italia, tra il pubblico e il privato, è pari a 1800
Cinque volte più di quelli arruolati in Olanda (5.160). Poco meno della metà rispetto al gigante russo (62.075). Il risultato è che in Italia ogni magistrato gestisce 4,2 addetti. Una piccola corte di valletti. Che non esiste negli altri paesi: la Francia sta a quota 2, l’Olanda a 2,5 e la Germania a 2,9». Pagg. 68-69: «Secondo i suoi esperti, nel 2006 il budget italiano per tribunali, pubblici ministeri e patrocinio per i non abbienti era pari a 4 miliardi 88 milioni 109 mila 198 euro. E vai a capire come diavolo fanno quei micragnosi degli olandesi con appena 1 miliardo 613 milioni 369 mila 748 euro. O gli spagnoli (2 miliardi 983 milioni 492 mila euro) e i francesi (3 miliardi 350 milioni di euro). Secondo questi dati, stanziamo per la giustizia lo 0,26% del prodotto interno lordo, molto più di quanto fa la Francia, ferma allo 0,19%. Dicono ancora quelli della Commissione, che in Italia la spesa pro capite per i soli tribunali è pari a 45 euro. Che vuol dire il 18% in più rispetto ai 38 euro della Francia. E anche il 60,7% in più sui 28 dell’Inghilterra. Alla voce “pubblico ministero”investiamo 1 miliardo 336 milioni 199 mila 23 euro, praticamente il doppio rispetto ai 670 milioni della Francia
Cinque volte più di quelli arruolati in Olanda (5.160). Poco meno della metà rispetto al gigante russo (62.075). Il risultato è che in Italia ogni magistrato gestisce 4,2 addetti. Una piccola corte di valletti. Che non esiste negli altri paesi: la Francia sta a quota 2, l’Olanda a 2,5 e la Germania a 2,9». Pagg. 68-69: «Secondo i suoi esperti, nel 2006 il budget italiano per tribunali, pubblici ministeri e patrocinio per i non abbienti era pari a 4 miliardi 88 milioni 109 mila 198 euro. E vai a capire come diavolo fanno quei micragnosi degli olandesi con appena 1 miliardo 613 milioni 369 mila 748 euro. O gli spagnoli (2 miliardi 983 milioni 492 mila euro) e i francesi (3 miliardi 350 milioni di euro). Secondo questi dati, stanziamo per la giustizia lo 0,26% del prodotto interno lordo, molto più di quanto fa la Francia, ferma allo 0,19%. Dicono ancora quelli della Commissione, che in Italia la spesa pro capite per i soli tribunali è pari a 45 euro. Che vuol dire il 18% in più rispetto ai 38 euro della Francia. E anche il 60,7% in più sui 28 dell’Inghilterra. Alla voce “pubblico ministero”investiamo 1 miliardo 336 milioni 199 mila 23 euro, praticamente il doppio rispetto ai 670 milioni della Francia
Che l’Ocse sta a 1750. Il G7 a 1688. Ed Eurolandia a 1601. In ogni caso, si può dunque finalmente dire, ragionando su dati ufficiali e interni alla stessa casta, che su base annua le nostre toghe tuffano il naso nei falconi per quattro ore e una manciata di minuti al giorno. Più che i tornelli, per loro ci vorrebbe il braccialetto elettronico».In merito alle polemiche scatenatesi a seguito delle dichiarazioni del Ministro Renato Brunetta in occasione della presentazione, ieri sera a Milano, del volume “Magistrati, l’ultracasta” (Bompiani) scritto dal giornalista de l’Espresso Stefano Livadiotti, riportiamo alcuni passaggi dello stesso volume, basate sui dati forniti dalla Cepej (la Commissione del Consiglio d’Europa per l’efficienza della giustizia):Pag. 68 «L’Italia dispone di 1.292 tribunali. Che sono più dei 595 dell’Inghilterra, dei 703 della Spagna, dei 773 della Francia e anche dei 1.136 della Germania (frutto della riunificazione di due paesi). Solo la Russia, con 2.696, ne ha di più. Il nostro sistema giudiziario può contare su 13,7 giudici professionali per ogni 100 mila abitanti. La Francia ne ha 11,9, la Spagna se ne fa bastare 10,1 e l’Inghilterra addirittura 7, per non parlare di Danimarca (6,6) e Irlanda (3,1). Accanto alle toghe, sono pagati a vario titolo per lavorare nella aule dei nostri tribunali 27.067 addetti. Poco meno del doppio di quanti ne impiega la Francia (15.199)
Cinque volte più di quelli arruolati in Olanda (5.160). Poco meno della metà rispetto al gigante russo (62.075). Il risultato è che in Italia ogni magistrato gestisce 4,2 addetti. Una piccola corte di valletti. Che non esiste negli altri paesi: la Francia sta a quota 2, l’Olanda a 2,5 e la Germania a 2,9». Pagg. 68-69: «Secondo i suoi esperti, nel 2006 il budget italiano per tribunali, pubblici ministeri e patrocinio per i non abbienti era pari a 4 miliardi 88 milioni 109 mila 198 euro. E vai a capire come diavolo fanno quei micragnosi degli olandesi con appena 1 miliardo 613 milioni 369 mila 748 euro. O gli spagnoli (2 miliardi 983 milioni 492 mila euro) e i francesi (3 miliardi 350 milioni di euro)
Secondo questi dati, stanziamo per la giustizia lo 0,26% del prodotto interno lordo, molto più di quanto fa la Francia, ferma allo 0,19%. Dicono ancora quelli della Commissione, che in Italia la spesa pro capite per i soli tribunali è pari a 45 euro. Che vuol dire il 18% in più rispetto ai 38 euro della Francia. E anche il 60,7% in più sui 28 dell’Inghilterra. Alla voce “pubblico ministero”investiamo 1 miliardo 336 milioni 199 mila 23 euro, praticamente il doppio rispetto ai 670 milioni della Francia
Cinque volte più di quelli arruolati in Olanda (5.160). Poco meno della metà rispetto al gigante russo (62.075). Il risultato è che in Italia ogni magistrato gestisce 4,2 addetti. Una piccola corte di valletti. Che non esiste negli altri paesi: la Francia sta a quota 2, l’Olanda a 2,5 e la Germania a 2,9». Pagg. 68-69: «Secondo i suoi esperti, nel 2006 il budget italiano per tribunali, pubblici ministeri e patrocinio per i non abbienti era pari a 4 miliardi 88 milioni 109 mila 198 euro. E vai a capire come diavolo fanno quei micragnosi degli olandesi con appena 1 miliardo 613 milioni 369 mila 748 euro. O gli spagnoli (2 miliardi 983 milioni 492 mila euro) e i francesi (3 miliardi 350 milioni di euro). Secondo questi dati, stanziamo per la giustizia lo 0,26% del prodotto interno lordo, molto più di quanto fa la Francia, ferma allo 0,19%. Dicono ancora quelli della Commissione, che in Italia la spesa pro capite per i soli tribunali è pari a 45 euro. Che vuol dire il 18% in più rispetto ai 38 euro della Francia. E anche il 60,7% in più sui 28 dell’Inghilterra. Alla voce “pubblico ministero”investiamo 1 miliardo 336 milioni 199 mila 23 euro, praticamente il doppio rispetto ai 670 milioni della Francia.
Ogni italiano si ritrova così a pagare 23 euro. Mentre un francese se la cava con 11, che sono un po’ meno della metà. E un finlandese addirittura con 6 euro». Pagg. 69-70: «Se si sommano gli stanziamenti per i tribunali, quelli per i pubblici ministeri e quelli per il patrocinio per i non abbienti viene fuori, per ogni italiano, un conto da 70 euro. Contro i 53 che finiscono sulle spalle di una qualunque cittadino della Francia, paese dove però la giustizia funziona. La spiegazione è semplicissima: fatto uno il rapporto tra spesa e numero di processi conclusi in Olanda, l’Italia sta a 1,4. E la Francia a 2,2. Vuol dire che la stessa cifra spesa a Roma per decidere due giudizi basta a Parigi per farne tre. Una questione di efficienza. Punto e basta
Si legge nel Libro verde sulla spesa pubblica: “In Italia nello scorso decennio la spesa per la giustizia è risultata una delle voci in maggior crescita nel bilancio dello Stato. Negli anni Novanta essa è infatti cresciuta del 140 per cento e i magistrati in servizio sono aumentati del 15 per cento […]. In particolare il numero dei magistrati per diecimila abitanti è risultato in costante aumento a partire dagli anni Cinquanta: da quel momento a oggi tale rapporto è quasi raddoppiato”. Le tabelle allegate al bilancio del ministero della Giustizia dicono che le spese finali sono passate dai 5 miliardi, 182 milioni di euro del 1997 ai 7 miliardi, 608 milioni di euro del 2008. In undici anni c’è stato dunque un aumento degli stanziamenti del 46,8 per cento».
riportiamo un passaggio dello stesso volume (pag. 72): «“I maggiori stanziamenti degli ultimi anni in favore della giustizia”, si legge in rapporto dell’Oua (Organismo unitario dell’avvocatura italiana), “sono stati pressoché interamente assorbiti dagli oneri relativi agli stipendi dei magistrati”. La ricostruzione, curata dal Centro di raccolta e verifica dati dell’Organizzazione giudiziaria, è puntigliosa ed è basata sulle tabelle ufficiali. Ebbene, nel triennio 2005-2007 la voce “funzionamento” è passata da 2 miliardi 959 milioni 394 mila 420 euro a 3 miliardi 105 milioni 490 mila 178 euro, con un incremento di 146 milioni 95 mila 758 euro. Nello stesso arco di tempo, la spesa per le retribuzioni dei magistrati è salita da 882 milioni 600 mila 558 euro a 1 miliardo 71 milioni 700 mila euro, con una lievitazione di 189 milioni 99 mila 442 euro.
Quella per gli stipendi dei componenti di cancellerie e segreterie giudiziarie è invece scesa di 21 milioni 456 mila 534 euro. “Conclusioni: l’intero incremento della voce funzionamento è servito per pagare stipendi e assegni fissi dei magistrati”».
tra magistrati e politici metterei al muro i secondi
abbiamo un debito pubblico da paura, grazie ai porci politici perchè devo odiare i magistrati?
abbiamo tasse da spavento perchè devo odiare i giudici?
abbiamo leggi penali ridicole che i parlamentari si guardano bene dall'aumentare perchè devo odiare i giudici?
fanculo i politici
Silvio sei tutti noi ladri
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