sabato 9 novembre 2013

Cosa vuole il nuovo PD? Pietro Maggi




Ho votato per la prima volta nel 1990, elezioni locali, ed ho votato per il PCI. Con orgoglio, ero bolscevico. Fino al 1994, ho seguito le diverse incarnazioni del vecchio PCI, sempre meno orgoglioso e sempre più diffidente. Poi basta. Basta perché in Italia lo stesso evento epocale (la fine dell’URSS) che aveva portato i Labour inglesi a superare Scargill e Kinnock per approdare a Blair, era stata ininfluente: si era passati da comunisti ad anti-berlusconiani, punto. Tristezza.

Nel 2007, poi, la mia speranza di vedere in Italia una sinistra progressista, moderna, che avesse superato e metabolizzato l’errore collettivista, per diventare più simile ai liberal statunitensi, sembrava fosse diventata realtà, con il PD, con Veltroni, con la modernità e la comunicazione viste come risorse e non bestemmie…

Poi basta. Poi la tristezza di Franceschini, ed il disastro snervante di Bersani.

Oggi, forse, sembra essere tornati alla speranza “tipo” 2007 (vedi Rondolino nei suoi commenti all’approdo su Europa) di una sinistra di questo secolo, anche in Italia.

Ma ho dei dubbi, e due questioni che che questo “nuovo” PD (tutti parlano di “nuovo” PD, sia Renzi che Cuperlo, sia Civati che Pittella), possa chiarire, una sull’economia ed una sui diritti.

ECONOMIA

Grossolanamente e superficialmente, credo che la dicotomia vera e profonda non sia tra lavoratori e padroni (non siamo nel 1948, Camusso), né tra ricchi e poveri (non prendiamoci in giro, per favore), ma tra Pubblico e Privato. Anzi, per dirla meglio (come la diceva Thatcher prima, e poi chiunque altro, fuori dall’Italia) tra Libera Impresa / Libero Mercato e Burocrazia.

Per questo vorrei capire il PD cosa pensa del fatto che, in questi anni, la politica Europea (e quella Italiana in maniera ancora più forte) abbia reso più appetibile, in alcuni casi quasi “obbligatorio” per le banche prestare soldi soltanto ad un tipo di cliente: gli Stati. Le banche (con anche tante colpe loro) hanno destinato gran parte delle loro risorse, limitate come tutte le risorse, a prestare soldi agli Stati, ovvero ad acquistare debito pubblico, togliendo quelle risorse dal mercato, dalle imprese, dalle famiglie. Che dice il PD?

E sulla stessa linea: abbiamo in Italia una enorme crisi di liquidità – quindi di consumo. Gli italiani non consumano, quindi le aziende non producono / non fatturano. Quindi diminuiscono i posti di lavoro e/o gli stipendi. Quindi gli italiani disoccupati o con stipendi fermi / in diminuzione, consumano ancora di meno. E le aziende producono / fatturano ancora di meno. E così via in una downward spiral.

L’unica azienda che continua ad aumentare i suoi introiti (tasse) a non diminuire gli stipendi dei propri addetti, né a razionalizzare i suoi costi, è lo Stato.

E qui vorrei capire cosa vuole il PD: vuole continuare con proposte (di vario livello di amenità) che prendono soldi da una fascia di libero mercato / libera impresa / famiglie / lavoratori per darli ad un’altra fascia di fascia di libero mercato / libera impresa / famiglie / lavoratori, ridistribuendo una ricchezza che non c’è più, senza alcun valore aggiunto (anzi, spesso distruggendo ricchezza nel processo) o vuole finalmente che l’azienda Stato sia la prima a mettere soldi nel sistema, con:

- Applicazione rigida ed immediata dei costi standard nella P.A.

- Dismissioni forti di immobili e di partecipazioni

- Riduzione delle partecipate, e drastico (DRASTICO) sfoltimento dei posti al loro interno

- Razionalizzazione delle risorse (ergo: licenziamenti nei casi di posti di lavoro improduttivi)

- Eliminazione di livelli di “governo” intermedi che sono evidentemente, enormemente meno produttivi rispetto ai costi (leggasi: provincie in primis, ma anche comunità varie eccetera)

Cosa vuole il PD?

DIRITTI

Anche qui, grossolanamente: il PD vuole essere un partito liberal, moderno, occidentale, e quindi battersi per i diritti individuali, la libertà personale, la difesa delle istituzioni democraticamente elette contro le lobby non elette e la burocrazia, oppure ha deciso di mettere in Statuto che “il PD difende solo i diritti la cui difesa serve ad abbattere Berlusconi, e se ne fotte di difendere quei diritti la cui difesa implica favorire Berlusconi”?

A pensarci bene, questo punto è la più grande e profonda delusione della sinistra italiana dal 1994 (da Mani Pulite, diciamo) in poi.

Eravamo quelli che lottavano per la libertà sessuale, soprattutto perché le donne potessero non essere più esseri anorgasmici, non libere di vivere la propria sessualità, e siamo diventati guardoni, Concitidegregori rigidi e bacchettoni.

Eravamo quelli di “Un giudice” di De Andrè, siamo diventati portatori di cappio, supporter della Magistratura più incontrollabile ed irresponsabile del mondo occidentale, siamo quelli che vogliono che il potere giudiziario sia in grado di sovvertire quello che le elezioni dicono, nella speranza che sovverta sempre e solo le elezioni vinte dagli altri (anche perché noi non le vinciamo mai).

Cosa vuole fare, il “nuovo” PD?

(nota bene: Berlusconi non sarà eterno, ma la sconfitta, se continuiamo, si).

(the FrontPage)

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