giovedì 28 novembre 2013

Svantaggio istituzionale. Davide Giacalone


Lo svantaggio competitivo dell’Italia è politico e istituzionale. E’ lì che l’altra Italia, produttiva e meritocratica, viene colpita alle ginocchia. Per rendersene conto basta ripercorrere la giornata di ieri (27 novembre), osservando quel che è successo in Germania e quel che s’è visto da noi. I tedeschi riprendono la rincorsa, dando vita a un governo di coalizione il cui programma è stato negoziato per due mesi, fino a prendere forma in 185 pagine d’impegni precisi. Governo che non nasce subito, perché prima è necessario che i socialdemocratici (Spd) consultino i loro 475mila iscritti (non i passanti, non i cammellati, ma gli iscritti, perché in Germania esistono quei cosi che noi abbiamo distrutto: i partiti). Entro il 14 dicembre si saprà se la base approva quel che hanno deciso i vertici. Dopo quel giorno non si apriranno crisi per isteria o mal di pancia, ma solo nel caso gli alleati vengano meno agli impegni presi. I leader dei due partiti fanno a gara nel magnificare la bellezza e la positività del programma concordato. Nasce, quindi, un governo forte.

Per conoscere i veri contenuti egli accordi c’è bisogno di tempo, anche perché le pagine non sono poche e scritte in tedesco. Ma quel che è stato comunicato e riassunto è già significativo. Prendete il caso del salario minimo, fissato a 8,5 euro per ora lavorata: era previsto che fosse fra i punti irrinunciabili, per i socialdemocratici, e anche i cristianodemocratici (Cdu e Csu) concordavano, ma ora sappiamo che quel limite minimo sarà valido solo dal 2015, rimanendo derogabile, caso per caso, fabbrica per fabbrica, ove concordino le parti sociali, fino al 2017. Traduzione: nel 2014 la Germania non rinuncerà a un capello della propria competitività e non farà crescere di un tallero la domanda interna. Se fossimo tedeschi argomenteremmo sul perché siamo favorevoli o contrari, non avendo quella cittadinanza osserviamo che questa è politica di potenza.

Nello stesso giorno, anzi, per la precisione, nella stessa notte passa, in Italia, passa un maxiemendamento alla legge di stabilità, sul quale si sfarina la maggioranza, che cambia natura politica, e nel quale è contenuto quello che viene chiamata “salario minimo”, ma che altro non è se non il rifinanziamento della “social card”, naturalmente con effetto immediato. Traduzione: presa in giro, giochino nominalistico e soldi spesi per fare la carità, senza alcuna finalità produttiva.

In Germania la Spd aveva messo nel proprio programma elettorale la creazione degli eurobond, in modo da fermare la visibile crisi del mercato interno europeo e la preoccupante divaricazione fra i paesi che compongono l’Unione. Negli annunci relativi al prossimo governo non ve n’è traccia. Ma c’è una cosa significativa, sebbene piccola: pensano di far pagare le autostrade agli stranieri, ma non ai tedeschi. Dicono che tale misura sarà effettiva solo se ci sarà il consenso dell’Ue, ma già di per sé la dice lunga su quanto si sentano (e ci sentano) cittadini d’Europa. E, del resto, nessuno ha voluto minimamente mitigare la ruvidezza con cui Angela Merkel aveva mandato a spigolare i timidissimi (e ipotetici) rilievi della Commissione.

Da noi si fa la legge di bilancio per obbedire all’Ue. Senza che il governo sia capace di far valere i nostri (molti) punti di forza. Ed è esattamente questo il centro del problema: non è affatto vero che la Germania sia esemplare in positivo e noi in negativo; non è vero che loro sono solo virtuosi e noi solo viziosi; le nostre banche sono patrimonialmente più solide delle loro e i nostri esportatori più tenaci e capaci dei loro; ma, per la miseria, loro esprimono un governo forte, capace di anteporre a tutto gli interessi nazionali, fin troppo, mentre noi diamo forma a governini cincischianti, vocati a subordinare tutto al desiderio di permanenza di quanti lo compongono. Da loro lo scontro elettorale è stato durissimo e il negoziato condotto con il coltello fra i denti, ma ora che tutto è finito nasce un governo in grado di governare. Da noi gli scontri sono pirotecnici, non poche bestioline giungono anche alle mani, poi ci si accorda fra ex avversari, si cambiano casacche, si fondano partiti che non sono mai stati sulle schede elettorali, si saltabecca da un fronte all’altro e il gioco non finisce mai, sicché si formano governi che governano a malapena sé stessi. No sta scritto in nessun destino che noi si debba scivolare indietro, ma guardate la giornata di ieri e avrete chiaro il perché sta avvenendo. La nostra debolezza è tutta politica e istituzionale.

Pubblicato da Libero

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