martedì 5 novembre 2013

Rifiuti tossici, la "strage" insabbiata. Riccardo Scarpa



Festa di Ognissanti 2013. Oltre alla zucca vuota illuminata da una candela, ai crisantemi portati sulle tombe dei cari estinti, ed a Papa Bergoglio al Verano, i mezzi di comunicazione sociale dànno la notizia che il presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il giorno innanzi 31 ottobre, ha tolto il segreto agli atti della commissione d’inchiesta parlamentare sui rifiuti tossici. In essi spiccano le dichiarazioni del “pentito” Carmine Schiavone, rilasciate nell’ottobre del 2007. Schiavone rivela come la camorra, segnatamente la famiglia dei Casalesi, in accordo con la ‘ndrangeta calabrese e la pugliese “Sacra corona unita”, presero la decisione di lucrare sullo smaltimento clandestino dei rifiuti tossici nella “terra dei fuochi”, ma anche nelle viscere del sottosuolo attorno a Latina, Gaeta, Scauri, nella provincia di Frosinone e nel Molise, nelle cave del Matese e del Venafro.

Carmine Schiavone precisa che, nel prendere la decisione, le cosche misero in conto, con perfetta coscienza, che le popolazioni sarebbero morte per cancro entro i successivi cinquant’anni. Un genocidio pianificato, non per razzismo ma per vile denaro. Alcune interviste compiute nella provincia di Caserta da parte del canale “Rai News 24”, rilevarono bambini nati sofferenti di tumore e nel frattempo o deceduti, o tenuti in vita con costose e assidue cure, ma dall’avvenire compromesso e talora “molto incerto”, per usare un eufemismo. Intervistato dallo stesso canale televisivo, Carmine Schiavone dichiara, davanti alle telecamere, di essere rimasto esterrefatto dal comportamento del governo dell’epoca che, messo tutto a tacere, non intervenne, mentre una bonifica immediata dei siti avrebbe consentito di ridurre al minimo il disastro ambientale e le conseguenze letali per gli esseri umani.

Nessuno, nell’ambiente politico, ha iniziato a chiedersi chi fosse al governo all’epoca, mentre il clamore delle aule parlamentari e della piazza telematica dei “grillini” venne rivolto al caso di una lettera rivolta al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, da membri della famiglia Ligresti, preoccupati dalla depressione e dai possibili esiti “autolesionisti”, leggi “suicidio”, minacciati da Giulia Ligresti, detenuta in carcere per l’inchiesta giudiziaria che ha travolto la famiglia, ed all’intervento della Cancellieri presso le autorità carcerarie per evitare che quella detenzione finisse nel peggiore dei modi possibili.

La sorte delle popolazioni di intere provincie, di bambini nati affetti da tumore, passa in secondo piano rispetto un presunto atto d’interessamento di un ministro per la rampolla di una famiglia con la quale avrebbe avuto consuetudine? Questo comportamento, folle e disumano, degli ambienti politici della sinistra che motivo ha? Solo odio verso un ministro moderato, che si cerca di prendere in fallo? O non sarà, per caso, che tanto chiasso su quella letterina ad Anna Maria Cancellieri serva a non rispondere allo sbigottimento di Carmine Schiavone di fronte ad un governo che non rispose, non provvide a mettere in sicurezza sanitaria le popolazioni? Quel governo, nell’ottobre del 2007, fu il secondo governo di Romano Prodi, con vicepresidenti del Consiglio dei ministri Massimo D’Alema e Francesco Rutelli, ministro degli Interni Giuliano Amato, della Giustizia Luigi Scotti, alla Salute Livia Turco e all’Agricoltura ed ambiente Pecoraro Scanio, l’ecologista della più bell’acqua!

Sono costoro che, per competenza, a diverso titolo, avrebbero dovuto farsi carico della salute degli esseri umani dimoranti nelle aree in cui la camorra occultò i rifiuti tossici inquinanti, degli esseri umani sulla cui pelle camorra, ‘ndrangheta e Sacra corona unita programmarono ed effettuarono affari dai lauti guadagni, procurando, consapevolmente, la progressiva morte negli anni successivi. Quel segreto mise il fascicolo, con la testimonianza, la denuncia e l’allarme di Schiavone, sotto il mare delle pratiche perché nulla si sapesse e soprattutto si facesse!

Schiavone sembra, una volta tanto, un “pentito” vero, che decise di parlare perché si salvassero quelle vite umane fino a quando era possibile farlo; e sembra autentica la sua meraviglia sulla mancanza di ogni intervento di bonifica allora, quando si poteva limitare al minimo il disastro. Nulla, il secondo governo Prodi non fece nulla. Nessuno, peraltro, fino adesso, ha aperto un’indagine per omissione di atti d’ufficio. O forse di soccorso. (l'Opinione)

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