La sinistra si appresta ad istituzionalizzare la politica delle porte aperte: la prossima settimana approderà al Consiglio dei ministri il ddl delega di riforma della legge Bossi-Fini. L'Unione, così, aggiunge un altro mattone alle mura della sua cittadella rossa, una cittadella che, se da una parte si appresta ad essere eccessivamente permeabile a qualsiasi flusso migratorio, dall'altra si mostra impermeabile, e quindi piuttosto chiusa, alle esigenze dei suoi cittadini, vessati e penalizzati da una politica di vendetta sociale. Mentre i Paesi dell'Unione europea si stanno avviando sulla strada di politiche sempre più severe in tema di concessione della cittadinanza, attraverso un atteggiamento più selettivo in relazione ai flussi migratori e alla loro accoglienza, in Italia la sinistra di Prodi va controcorrente, preferendo investire sulla perpetuazione del suo potere attraverso una politica che si fonda sul principio di un garantismo sfrenato a favore degli immigrati.
La controriforma targata Amato-Ferrero, che dovrebbe soppiantare la Bossi-Fini, prevede infatti il voto attivo e passivo alle elezioni amministrative per gli immigrati che risiedono in Italia da cinque anni. Tale riforma, vista e considerata la crisi di consensi che ha investito il Governo Prodi, potrebbe costituire un volano elettorale, poichè gli immigrati rappresenterebbero un ottimo bacino di voti per sanare l'emorragia letale di consensi della coalizione di Prodi nel Paese. La nuova legislazione elaborata dalla sinistra potrebbe scardinare un sistema sociale, quello italiano, che già fatica a reggere il peso di uno sviluppo demografico che penalizza le giovani generazioni. La decisione di spalancare le frontiere potrebbe portare a delle spaccature insanabili, dovute all'insostenibilità di un sistema sociale che non reggerebbe alla forza d'urto di flussi migratori poco regolamentati.
La sinistra vive nella contraddizione di chi da una parte, per ragioni strategiche, mostra un volto buonista e solidale nei confronti degli immigrati e dall'altra, dietro la maschera dell'ideologismo multiculturalista, adotta una politica che non appare assolutamente ispirata al principio di solidarietà nei confronti dei propri cittadini. La normativa a cui sta lavorando l'attuale governo, a differenza di quanto statuiva la Bossi-Fini, che collegava l'ingresso legale degli immigrati all'esibizione di un contratto di lavoro, prevede che gli extracomunitari abbiano l'unico dovere, per entrare nel nostro Paese, di esibire il passaporto (non ci sarà più il contratto di soggiorno).
La riforma Amato-Ferrero prevede il mantenimento della cadenza triennale per la determinazione delle quote d'ingresso, che, in alcuni casi, potrebbero comunque essere riviste al rialzo. Sarà inoltre superata la quota prevista per gli ingressi relativi a quegli stranieri che lavorano negli ambiti domestici e di assistenza alle persone. Un'altra novità riguarda la reintroduzione dell'artificio giuridico degli sponsor, che fu introdotto dalla legge Turco-Napolitano: gli stranieri che arriveranno in Italia potranno avvalersi della garanzia economica costituita sia da privati cittadini sia da enti locali (in maggioranza rossi), associazioni volontaristiche e sindacati, che rappresenterebbero una sorta di sponsor istituzionale per gli immigrati. L'immigrato, poi, avrà anche la possibilità di autosponsorizzarsi attraverso una dote che presenterà nel momento in cui decide di entrare nel nostro Paese, dote che poi gli verrà erogata durante il soggiorno. Preoccupa, inoltre, il provvedimento che prevede di ridurre numericamente i Centri di Accoglienza Temporanea (CPT), che Rifondazione, prima o poi, vorrebbe addirittura tentare di eliminare del tutto.
La sinistra, attraverso la nuova normativa Amato-Ferrero, sta tentando di edificare uno Stato sociale che si faccia carico di garantire, in nome di un esasperato multiculturalismo, la tutela assoluta del diritto di ingresso nel nostro Paese. Lo Stato che caratterizza la visione politica dell'Unione sembra abbia più a cuore la necessità di garantire la sicurezza sociale agli stranieri piuttosto che ai propri cittadini, cittadini sulle cui spalle dovrebbero gravare i costi di una politica di solidarismo demagogico volta esclusivamente ad accrescere il proprio bacino elettorale. Evidentemente i voti degli stranieri sono più importanti della necessità di preservare la nostra società da un congestionamento che potrebbe essere deleterio per la stabilità sociale del nostro Paese.
La nuova normativa sull'immigrazione richiede che il nostro Paese abbia la capacità di assorbire più o meno un milione di immigrati ogni tre anni. Ebbene, i ministri Ferrero e Amato si sono posti il problema di come far fronte alle esigenze di un numero così cospicuo di persone, esigenze che vanno dal bisogno di avere un alloggio alla necessità di avere un lavoro e di poter godere di un'assistenza sanitaria? Che senso ha spalancare le frontiere del nostro Paese a un flusso sregolato di stranieri quando poi non siamo in grado di garantire a questi stessi immigrati condizioni di vita accettabili? Gli stranieri si possono integrare nel tessuto socio-economico solo ove vi siano le condizioni e le certezze sociali grazie alle quali è più facile raggiungere una condivisione dei valori fondanti della società che li accoglie. Ma a sinistra, forse, questo aspetto non conta. A contare, evidentemente, sono soli i voti degli immigrati. Quelli per rimanere al potere.
[Questo post è il numero 700]
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