venerdì 2 marzo 2007

Intervista a Capezzone: "I radicali riflettano sulla crisi di Prodi e sulle riforme". Dimitri Buffa

Se qualcuno dentro e fuori dai Radicali italiani si era illuso che a Daniele Capezzone, ex segretario e attuale presidente della Commissione attività produttive della Camera, prima o poi saltassero i nervi, a forza di critiche ingenerose e meschinità di ogni tipo, compresi processi politici da movimentismo comunista anni ’70, quel qualcuno farà meglio a ricredersi. La battaglia è impari. Capezzone, per usare il gergo tennistico, è il classico pallettaro: con più forza lo attacchi, con più convinzione ti risponde e rimette sempre la palla al di là della rete. Mai un errore gratuito, mai una palla sprecata. Sereno come Rafael (Rafa) Nadal dopo cinque ore di gioco sulla terra rossa del Roland Garros. E questo nonostante sia ormai al trentacinquesimo giorno di sciopero della fame, portato avanti con convinzione perché finalmente il Senato aggiudichi quegli otto seggi contestati. Secondo la legge scritta e non quella interpretata. Difficile averla vinta con lui. E questo vale anche per Marco Pannella ed Emma Bonino. Con i quali evita le polemiche. Pur non recedendo di un millimetro dalle proprie posizioni assai critiche su questo governo Prodi al quale Capezzone conferma che negherà il voto di fiducia.

Onorevole Capezzone, lei conferma che si asterrà oggi alla Camera negando la fiducia a Prodi?
Allo stato non è intervenuto nessun fatto nuovo che possa mutare la situazione. Alla Camera c’è una maggioranza di cinquanta deputati. Il preannuncio della mia astensione è solo un modo per aiutare il dibattito sulle riforme. Che per ora non si fanno. In queste settimane oltre a lagnarsi della situazione mi domando se ci sarà voglia di discutere sul da farsi...”.

Cioè?
Io mi riconosco nelle parole dell’amico Nicola Rossi che ha detto che la responsabilità dell’attuale crisi è più colpa della sinistra riformista che non di quella massimalista...

Quella che gli altri chiamano “radicale”..
Già. Peccato che la sinistra conservatrice e massimalista faccia il suo mestiere mentre quella riformista no. E questa è la ragione dell’attuale stallo.

Però proprio questa posizione di critica costruttiva ha attirato le critiche dei radicali a cominciare da Angiolo Bandinelli che dice che lei vuole solo mettersi in mostra. Non è paradossale?
Francamente devo dire che questo dibattito interno ha avuto delle punte di piccolezze che non ci hanno aiutato. Per questo io l’altro ieri ho molto ringraziato Adriano Sofri che, con il suo articolo sul “Foglio”, ha contribuito ad alzare il livello della discussione. Semmai faccio io un’osservazione rispetto alla maggioranza nel suo insieme...

Quale?
Quella che molti deputati del centro sinistra sono assolutamente consapevoli della criticità della situazione, semmai è strano che qualcuno abbia avuto reazioni nervose al mio preannuncio di astensione. Devo constatare che evidentemente anche una maggioranza sulla carta di più di cinquanta voti non è ritenuta una soglia di sicurezza sufficiente.

Già…
Ma questa è una prova di forte debolezza. Adesso sembra che non si voglia nemmeno discutere nel merito le mie osservazioni. Sono però molto confortato dalla valanga di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo, sia da parte di radicali sia da parte di non radicali, e poi anche dalla solidarietà di molti deputati della stessa maggioranza.

Bandinelli però ha ritorto l’articolo di Sofri contro di lei. Come la mettiamo?
Tutto farò tranne che aprire una polemica con lui. Ciascuno può giudicare. Colgo l’occasione per fare ad Angiolo i miei più sentiti auguri.

E come risponde a quelli che dicono che lei ha escluso i radicali dal tavolo dei volenterosi?
Che è un’osservazione che non sta in né in cielo né in terra. Questo tavolo è aperto a tutti, non è e non sarà mai un partito politico o niente del genere. Decine di persone si sono registrate... proprio non capisco questa cosa. Francamente però io mi voglio sottrarre a queste polemiche. Per fortuna, come ho scritto ieri nel mio comunicato, è arrivato l’articolo di Sofri a riscaldare un dibattito e a indirizzarlo su binari da cui aveva deragliato. Prendendo anche una piega che mi aveva amareggiato. Con punte di piccolezza che mi hanno ferito. Ora è venuto il momento di una riflessione seria e serena sul futuro dei radicali che io credo sarà straordinario. Devono però costruirlo con pazienza e con coraggio. Io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità. Ma tutti dobbiamo compiere una scelta non subalterna e non rinunciataria nell’attuale momento politico di crisi.

In pratica?
Sono sicuro che Marco che è spesso il primo a cogliere le occasioni e le opportunità, a valutarle e a costruire soluzioni nuove, non si farà sfuggire questa possibilità. E’ in ballo il nostro rapportarci da radicali con il governo Prodi in un momento in cui in politica estera, in quella economica e in quella dei diritti civili non si fa un solo passo in avanti.

Già, ma Pannella che ne pensa di tutto ciò?
Io sono sicuro che la discussione verrà aperta. E sono molto felice che la mia scelta politica ha contribuito a creare le condizioni per aprire questa discussione sul futuro dei radicali.

La Rosa nel pugno è un’esperienza chiusa?
Neanche per sogno, quanta fretta. Certo però il progetto nasce dal principio di non subalternità. Non può diventare un cespuglio amico della sinistra. Noto che coloro che oggi hanno fretta di liquidare quell’esperienza sono gli stessi che si dichiarano pronti a farsi omologare nel senso suddetto.

Lei partecipa al toto Prodi? Quanto durerà?
Non riesco ad appassionarmi al nuovo gioco di società. Piuttosto mi chiedo e con me la maggioranza degli italiani, cosa possa fare in queste condizioni questo governo, la domanda non è se durerà, ma come durerà. Ed è quello che dirò domani nel mio intervento di dichiarazione di voto. Io sarei il primo a rallegrarmi se l’esecutivo potesse stupire me e il Paese, tutto il mio sforzo è proteso a ciò... però allo stato mi pare che questo non ci sia.

Parliamo infine dei seggi al Senato e dei trentacinque o trentasei giorni di digiuno di dialogo. Si intravede uno spiraglio?
Mentre ci parliamo sono al trentacinquesimo giorno della fame. I risultati per ora sono la coraggiosa relazione del senatore Manzione e la prima risposta del presidente della giunta per le elezioni Nania. Ora io proseguo per portare a compimento l’iniziativa, confido che presto potranno esserci fatti nuovi. Presto la legge verrà finalmente applicata. Nel metodo e nel merito.

Quando? Quanto presto?
Non ho la palla di vetro ed è meglio perché se la avessi potrei avere la tentazione di usarla in maniera impropria.

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