Dalla lotta di classe al teatro senza classe
Il ministro Ferrero, ad un dibattito a La7, ha dichiarato, con malcelato orgoglio, che Rifondazione Comunista ha oggi più che mai un progetto da realizzare: ascoltare il malessere della società che tracima addirittura dalle canzoni presentate a Sanremo. Se Sanremo mette in scena il disagio sociale, questa la tesi di Ferrero, è chiaro che viviamo in un momento di grave crisi del Paese, crisi sociale che tocca i ceti più deboli. Ferrero evidentemente veste i panni del marziano quando gli fa comodo e questo è un tocco non insolito nella genìa comunista, che, notoriamente, sta sempre un palmo sopra della media degli interessi dei cittadini comuni (a parte i notabili professionisti delle Coop, ovvio), dunque non merita particolari commenti.
Un commento particolare merita, invece, l'imponenza della retorica neocomunista che sta conquistando anche qualche non marginale strato di giornalismo non schierato con il comunismo bertinottiano. L'idea-forza che sostanzia questa nuova retorica, che soppianta quella legata al «declino», il «declinismo», è più o meno questa: la società è in profonda crisi, i ceti deboli sono alla deriva e la politica del governo abbisogna di una forte sterzata in direzione della giustizia sociale, richiesta da molte parti, perfino da coloro che, di fatto, non hanno problemi di reddito e di status sociale, vedi Sanremo.
Tutto si tiene. E invece no. Perché, a ben guardare, non soltanto i comunisti al governo sono responsabili di questa crisi causata in larga misura dalla finanziaria da loro voluta nei termini attuali, sostenuta e oggi osannata, ma, in aggiunta a ciò, essi tentano di disgregare, anche sul piano della comunicazione di massa, l'idea di «sociale», immettendo nel corpo sociale l'idea che ovunque vi siano moltitudini desiderose di combattere per la giustizia sociale e per la redistribuzione fiscale.
Così non è e non soltanto perché, come ha perfettamente sostenuto von Hayek, la giustizia sociale è, né più, né meno, che un miraggio, ma anche perché gli operai, oggi, non vogliono redistribuzioni fasulle, ma soldi veri nelle buste paga e possibilmente non tassati al 50,6% lordi. Sacconi me lo diceva con puntualità nell'ultimo appuntamento di Gubbio 2006, a settembre, a un passo dalla finanziaria disastrosa di cui mai si potrà dire tutto il male possibile, è al di là di qualsiasi linguaggio politico possibile.
I comunisti, che intendono compattarsi in un'unica forza politica, gran brutto segno per il Paese, da un certo punto di vista almeno, non comprendono affatto le trasformazioni reali della società italiana, ben fotografate da uno scaltro osservatore come De Rita, che appunto sottolinea come il nostro Paese sia invaso da varie sacche di corporativismi e tra questi i più forti sono i sindacati, la base sociale del comunismo e, in parte, la base del reclutamento di brigatisti e sovversivi (una minoranza, sia chiaro, però attiva e sempre pronta a ricollocarsi sul terreno dello scontro sociale).
Dunque, non sarà il sociale diffuso sul palco di Sanremo a definire il progetto politico delle moltitudini sovversive, casomai è ben più preoccupante per l'establishment di Rifondazione che compagni della base possano affermare, dando così man forte a Ferrando, più ancora che a Turigliatto (perché i giornali italiani di punta coltivano amnesie di circostanza: ma Ferrando ha colpito ben più a fondo, in termini strategici ed analitici, di Turigliatto, fermo restando che la prima caduta del governo Prodi sull'Afghanistan la dobbiamo direttamente anche a lui, ma il contesto strategico era già in netta crisi, questo è il vero nodo politico), cose di questo genere: «Vi chiamate Rifondazione da 15 anni, ma che avete rifondato?» (Citato nell'articolo di Stefano Di Michele, Partito di lotta e di autocoscienza, Il Foglio, sabato 3 marzo).
Il sociale disperso regge la realtà malamente come lo «specchio in frantumi» di Scalfari e Diamanti: qui in frantumi sono il governo neocomunista e delle banche. Altro nodo politico da non eludere. D'altro canto, nell'alveo della sinistra, come Ostellino e Salvati hanno richiamato con accenti ed argomenti diversi, anche il sedicente «riformismo» produce stasi e corporativismo, altro che modernizzazione del sistema-paese. Se poi a questo insieme di elementi aggiungiamo la reazionaria uscita dei socialisti dei vari rami, con l'aggiunta di qualche rivistine di area, che si trovano a Bertinoro per alzare il ditino e gridare: noi esistiamo! Il mondo deve accorgersi di noi!, ebbene, il quadro è completo e possiamo tranquillamente constatare che, in Europa, la sinistra, a cominciare dall'Italia per chiudere con la Francia, è alla canna del gas. Sul quotidiano radical chic progressista fino allo sbadiglio o allo sfinimento, decidete voi, il celebre Le Monde (venerdì 2 marzo), un certo ricercatore del CERI, tale Ziki Laidi, dunque non un nume tutelare, un Morin o un Touraine, tanto per fare qualche grosso nome, si permette il lusso di domandarsi: «Quale futuro per la sinistra del XXI° secolo?» e dopodiché giù botte da orbi sul determinismo storico ed ideologico della sinistra, senza risparmiare neppure la Giovanna d'Arco socialista, la Ségolène Royal.
Sostiene Ziki Laidi che una sinistra del futuro non può censurare la propulsione positiva della globalizzazione, come, parimenti, non può vivere di meccanismi redistributivi, che tanto piacciono a Ferrero, ma deve adattarsi ai nuovi sistemi culturali e sociali, non alle pulsioni delle moltitudini sovversive. Ziki Laidi sostiene, evidentemente non conoscendo a fondo la sinistra nostrana, che la sinistra francese è la peggiore in Europa con ritardi culturali spaventosi, quasi incolmabili, illiberale in un Paese già di per sé così poco liberale. Niente male come giudizio. Ma il ricercatore, acuto e fine nelle sue analisi, non sa che razza di sinistra dobbiamo sorbirci in Italia...Vale la pena citare un passaggio dell'ottimo articolo del ricercatore del CERI: «(...) La sinistra e l'estrema sinistra hanno abbandonato qualsiasi critica sociale dello Stato rispetto alla quale essi hanno posto un altro compito prioritario: la lotta contro il nemico liberale». Anche in Italia abbiamo ministri comunisti che, invece di criticare i meccanismi distorsivi dello Stato, con le iniquità del caso, alimentano una battaglia continua contro ogni modernizzazione del sistema pubblico.
Ecco, allora, che la sinistra italiana è alla canna del gas ancor più di quella francese, il che, e Ziki Laidi ce lo confermerebbe, è tutto dire. Ma forse, in Francia, non hanno quel punto dolente che abbiamo invece noi in Italia: Sanremo. No, non intendo il festival della canzone italiana, ma l'ultimo congresso di Rifondazione comunista, dedicato al sociale diffuso. Con Baudo speaker del partito e il comico Rossi portavoce di Ferrero.
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9 commenti:
Out out a Prodi. O il governo ammette al senato di aver bisogno dell'opposizione e quindi di apre una fase nuo lla politica e alla luce del sole, in maniera che, di fornta agli elettori, ognuno si assuma la propria responsabilit\'a, oppure si esce dal Senato. Perch\'e essere persi in giro da Fassino proprio no, non si pu\'o. Se vuole tenersi la poltrona sotto il culo deve chiedere pubblicamente aiuto al centrodestra. Mi sembra il minimo. Cornuti e mazziati, proprio no. Mi rendo conto, che suona tanto da tradimento nei confronti dei nostri soldati, per non parlare della figura di merda a livello internazionale. Le conseguenza sarebbero davvero gravi lo so, ma \'e giusto pretendere che abbassino almeno la cresta.
Francesco
Tanto i senatori a vita votano a favore...a che servirebbe farsi rinfacciare il fatto che non si \'e votato il decreto? A niente, sarebbe un Boomerang. E loro non ammetterebbero mai che i senatori a vita non dovrebbero contare, li conosciamo. Pensate se la stessa cosa l'avesse fatta Berlusconi? Non ci voglio neppure pensare... una rivoluzione, come minimo.
Certo che un Ministro che utilizza come metro di misura del "sentire" italiano il Festival di Sanremo è la riprova che siamo in mano ai demagoghi della politica...
E' una coalizione che procede per inerzia, non c'è una spinta politica, ma una spinta ideologica.
Confusa peraltro.
Ciao Mauro
Maurom e monica e gli altri:
permettete una domanda:
secondo voi , nella nostra socètà, c'è un malessere? sanremo a parte e ministri a parte... voi l'avvertite? secondo voi esiste? anche se la colpa , per voi magari è imputabile al governo pordi o al comunismo, non voglio sapere questo, vorrei solo sapere se voi avvertite un senso di nausea o meno.
grazie delle eventuali risposte
@ misterblack
Direi di sì.
Viviamo in un Paese meraviglioso sotto il profilo climatico, naturale, artistico, gastronomico; siamo apprezzati da tutto il mondo per la nostra simpatia e accoglienza e viviamo in pace da oltre sessant'anni.
Però c'è un senso di incompletezza, la sensazione di essere rimasti indietro, un declino che si rispecchia in una società che invecchia, bene, ma invecchia.
Le nuove generazioni non sembrano all'altezza delle sfide globali e la sindrome da accerchiamento si sta sviluppando laddove è notevole la presenza di stranieri.
Ad aggravare la situazione è subentrato l'euro che ha fatto raddoppiare i prezzi, mentre salari e stipendi sono rimasti gli stessi: è ovvio che questo provochi malessere.
Mettiamoci pure la delusione di una politica che si parla addosso ignorando spudoratamente i bisogni della gente ed il quadro è completo: personalmente, comunque, non sono pessimista e penso che ritroveremo la nostra serenità.
Caro Maurom,
condivido la vasta e acuta analisi di Raffaele Jannuzzi riportata nel messaggio e l'illuminante raggio positivo del tuo commento, ai quali si potrebbe solo aggiungere che, con la sinistra, più si sprofonda e più si affonda, cioè per il peggio non c'é mai fine, ma che non ci fu mai una notte così buia che poi non venne il giorno. Un saluto, Albert
Misterblack
sottoscrivo ciò che ha risposto Mauro.
Sottolineo il ruolo e il rapporto che i giovani hanno oggi con la società civile e con il mondo politico, un approccio dove la cultura è fatta da sms, scooter, playstation. Libri zero. Quotidiani zero. Interessi zero.
Anche se un approccio così distorto è imputabile all'insegnamento, in primo luogo alla famiglia e poi alla scuola.
solo i giovani? vedi sui mezzi pubblici di milano chi legge i quotidiani (non i freepress)...pochissimi
qualche corriere, qualche repubblica,pochissimi il giornale, libero manifesto...
il resto preferisce libri o freepress che li allontana dalla realtà...mentre chi ci imbottisce di troiate e quella tv fatta di quiz, quiz, quiz grande bordello e reality e tg spazzatura sia rai che mediaset..
ringrazio mediaset per le iene striscia e la gialappa's
ringrazio la rai per report
il resto è meglio che bruci!!
beh, direi che su questo argomento siamo daccordo... almeno ogni tanto succede!
:-)
chiaramente se allargassimo il discorso sulle motivazioni allora sorgerebbero le diverse posizioni...
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