domenica 7 settembre 2008

Il re sindacale è proprio nudo. Arturo Diaconale

In passato sarebbe stato crocifisso e costretto a rassegnare in gran fretta le dimissioni. Adesso, invece, Renato Brunetta rimane saldamente al suo posto. E può tranquillamente registrare che contro la sua affermazione secondo cui sulla vicenda Alitalia si può anche fare a meno della concertazione con i sindacati, si sono avute solo poche proteste di maniera. Qualche dirigente sindacale ha parlato di “provocazione fuori luogo”. Qualche isolato esponente della maggioranza, come Stefano Saglia di An, ha invitato il ministro a “mordersi la lingua” prima di parlare. Insomma, poco o niente. Al punto che la più decisa critica nei confronti di Brunetta è venuta da un corsivo de “La Stampa”, il giornale controllato dalla famiglia Agnelli e diretto da Giulio Anselmi, grondante sdegno, condanna ed esecrazione per l’attentato compito dall’esponente di Forza Italia alla sacralità dei sindacati.ì La ragione di questa differenza del presente rispetto al passato è che l’affermazione di Brunetta sarà stata anche brutale ma ha colto perfettamente nel segno. Dei sindacati si può fare anche a meno. Perché non rappresentano più la maggioranza dei lavoratori ma solo la maggioranza dei pensionati. Perché la società italiana è profondamente cambiata rispetto all’ultimo trentennio del secolo scorso e non ci sono più le condizioni per consentire al sindacato di rappresentare il quarto potere effettivo dello stato.

E, soprattutto, perché il movimento sindacale si è talmente adagiato nel suo ruolo politico da non sapere più svolgere il proprio mestiere originario. L’osservazione di Dario Di Vico secondo cui ai più forti sindacati di Europa come quelli italiani corrispondono i salari più bassi del vecchio Continente è fin troppo illuminante di quanto Cgil, Cisl e Uil possano essere caduti in basso. A Brunetta, quindi, si può forse rimproverare di parlare un linguaggio troppo crudo. Ma nessuno può rimproverare di essersi comportato come il bambino della favola e di aver osservato che “il re è nudo”. Il vecchio potere di veto e di condizionamento che i sindacati avevano ottenuto da un potere politico debole, dai capitalisti privi di capitale ma assistiti dallo stato e soprattutto dalla comune convinzione che i costi dell’immobilismo sarebbero stati comunque scaricati sul debito pubblico, non esiste più. Al suo posto c’è l’esatto contrario. Cioè la consapevolezza generale che la crisi incalzante azzera veti e condizionamenti perché, come nel caso dell’Alitalia, pone come alternativa secca o la corresponsabilizzazione nei confronti dei sacrifici o la morte delle aziende e la scomparsa del lavoro.

I vertici dei sindacati confederali (ma quelli di Cisl e Uil sono più avanzati e consapevoli di quelli della Cgil) possono anche rifiutare di prendere atto di questa realtà. E continuare nella difesa ad oltranza dei loro vecchi poteri nella speranza di far saltare gli attuali equilibri politici attraverso l’aggravamento e l’accelerazione della crisi. Ma corrono il rischio di perdere definitivamente il consenso dei lavoratori e di abbandonare del tutto la scena pubblica del paese. Viceversa, se si rendono conto della loro sostanziale ininfluenza, possono contribuire all’azione di risanamento e di rilancio dell’economia nazionale tornando a svolgere quell’azione di tutela concreta degli interessi dei lavoratori per cui sono nati. (l'Opinione)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bello il mondo senza sindacati ,così le forze libere dell'imprenditorialità sprigionerebbero tutte le loro energie consentendo una crescita economica continua ed esponenziale secondo i dettami del libero mercato.
Ho lavorato per un paio d'anni per un imprenditore vecchio stampo ( detto anche padrone) che si vantava sempre che nella sua azienda non erano mai entrati i sindacati e mai sarebbero entrati.
Ovviamente non si contavano le ore di straordinario e anche svariate domeniche non pagate. Quell'onesto imprenditore le considerava un ringraziamento per il fatto che lui ti "dava" lavoro.
Le buste paga spesso erano parzialmente vuote e ad ogni rimostranza lui diceva che aspettava a se stesso decidere quanto avevi guadagnato (prodotto) quel mese in base a un suo personalissimo giudizio. Altrimenti la porta è sempre aperta e fuori c'è la fila di persone che aspirano al tuo posto di lavoro. Non parliamo di ferie in due anni avroò fatto si e no 15 giorni.

Anonimo ha detto...

Condivido il giudizio espresso sulla attuale "nudità" dei sindacati.
Nel corso della mia lunga attività amministrativa nel pubblico impiego non si contano le volte che io e altri colleghi "di sventura" siamo dovuti ricorrere al giudice del lavoro ( prima al Tar) grazie a certe "cecità" sindacali.
Chi ci rimborserà i soldi spesi per le cause di lavoro da noi intentate, vinte e anche qualcuna persa?
I sindacati in Italia, con qualche eccezione rara, si comportano come dei comitati d'affari ( corsi di formazione,caf, contro..caf,patronati,eccetera,eccetara)senza mai rivelare il loro bilancio( che pacchia, ragazzi!).
Bene Brunetta quando afferma che dei sindacati si potrebbe fare anche a meno.
E' che gli è stato dato troppo potere oppure se lo sono preso, avendo davanti a sè tanti "veltroni"...