domenica 28 settembre 2008

La folgore togata. Davide Giacalone

Con puntualità cronometrica, ecco la saetta giudiziaria. Protestare l’incostituzionalità del lodo Alfano serve a fulminare Berlusconi? Semmai a cortocircuitare l’opposizione. La Cgil si è appena salvata dal prendersi le colpe per Alitalia, Veltroni ha appena finito di rivendicare la collaborazione con un salvataggio che aveva avversato, il fronte imprenditoriale ringrazia tutti, e questo, per alcuni, presenta il pericolo che si torni a parlare di cose serie e di riforme. Così, ecco la folgore togata che torna in azione, trasciandosi appresso la promessa di piazze arruffate dal desiderio di vedere in galera l’avversario politico.
L’immunità per le alte cariche dello Stato (lodo Alfano) non ferma il processo e non fa scorrere la prescrizione, li sospende. Per avversare tale norma si chiede l’intervento della Corte Costituzionale, ottenendo l’effetto di sospendere il processo senza bloccare il calendario della prescrizione. L’insensatezza è evidente, ma la si accetta pur di trascinare il processo sull’unico terreno che interessa, quello dello scontro politico e della propaganda mediatica. Tutto a spese del contribuente, che paga caro un disservizio scandaloso.
Un paio di giorni fa è saltata l’udienza preliminare relativa all’uccisione di un tifoso, avvenuta un anno prima. C’era un’errata notifica. Ed è sempre così, la gran parte dei processi si trascina per anni a causa dei testi mal citati dalle procure, e nel 40% dei casi si tratta di appartenenti alle forze dell’ordine. Solo il 29,5% dei processi si conclude con una sentenza, più del 70 si perde per strada, in una costosa ed incivile inutilità. La legge dice che i giudici devono scrivere e depositare le motivazioni delle sentenze il giorno stesso, e solo in casi eccezionali entro 90 giorni, però, sia per il penale che per il civile, non ci riescono mai prima di 300 o 500 giorni, ma ci sono toghe che impiegano anni.Fortunatamente non avremo Orlando Cascio alla vigilanza Rai, e mi fa piacere che lo si sia chiarito, ma non è escluso che vedremo Luciano Violante alla Corte Costituzionale. Il teorico e l’artefice del giustizialismo politico e della politicizzazione della magistratura, l’istruttore parlamentare dei processi, si troverebbe a giudicare le leggi. Si meritano a vicenda. Siamo noi, che non ce lo meritiamo.

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