Aiuti di Stato? Davvero a Bruxelles si riuniranno per decidere sugli aiuti di Stato all’Alitalia? E staranno a cavillare su debiti e prestito ponte, lì a pochi passi da un altro palazzo, dove il governo del Belgio ha stanziato 8,4 miliardi, per soccorrere due colossi bancari? Davvero i burocrati dell’Ue non coglieranno il senso del ridicolo, o per lo meno dell’inadeguato?
Per salvare Fortis si sono mossi il Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo: totale 10 miliardi di denaro pubblico. Per Dexia Belgio e Francia hanno versato quasi 7 miliardi. La Germania ha aiutato Hypo Re con 35 miliardi di euro, la Gran Bretagna ha nazionalizzato, dopo Northern Rock, anche Bradford&Bringley. La Danimarca ha nazionalizzato Roslkind Bank, l’Islanda la Glitrin. Il governo di Londra ha rilevato mutui a rischio per 91 miliardi di dollari. E noi stiamo qui a parlare di aiuti di Stato per Alitalia?
Se si prova ad alzare la testa, oltre lo tsunami e verso Bruxelles, non si può non avvertire quanto l’Ue sia anacronistica. Quei commissari chiusi nelle loro stanzette a formulare decreti da azzeccarbugli, con la stessa pignoleria con cui per anni si sono accaniti sul diametro dei piselli, la curvatura dei cetrioli e la circonferenza delle melanzane, ricordano gli ultimi giorni dell’Ancien Régime. Ricordano quei parrucconi che stavano ore a discutere su quale fosse la miglior cipria, senza accorgersi che oltre la parrucca c’era la rivoluzione. E quella cipria scelta con cura, al massimo, avrebbe reso la loro capoccia bellissima per la ghigliottina.
E allora: ha ancora senso discutere di aiuti di Stato mentre gli Usa approvano un piano da 700 miliardi di dollari di intervento pubblico nell’economia? O, per dirne un’altra, ha ancora senso discutere di deficit/Pil al 3 per cento? Non sono troppo piccini quei parametri per la grandiosità della crisi? La verità è che l’Europa sta pagando fino in fondo il vizio originario di essere nata senza anima. E adesso che si trova lì, sotto schiaffo e umiliata, indebolita dai suoi fallimenti in serie, non sa cosa fare, se non rifugiarsi nei soliti riti, da sempre inutili e ora pure obsoleti. Il presidente di turno Sarkozy chiama il G4 a Parigi e prova a costruire un pezzo di futuro. Ma in questo futuro c’è ancora spazio per l’Europa? Quale? E come? (il Giornale)
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