giovedì 6 maggio 2010

Berlusconi e la Lega: granaio dei suoi voti. Carlo Panella

La brusca uscita di scena di Claudio Scajola ha modificato non solo gli equilibri interni alla compagine governativa, ma anche all’interno del Pdl. Ridimensionato dalla sconfitta al Comune di Venezia il peso politico di Renato Brunetta, ridotta l’influenza di Raffaele Fitto dopo la sconfitta in Puglia, contata finalmente la reale consistenza –molto minoritaria- della componente “finiana” del Pdl, è oggi facile constatare che l’asse politico che unisce l’azione di un ministro strategico come Giulio Tremonti e la Lega esce se non del tutto egemone, quasi, anche perché corroborato dal successo delle regionali. Quel che spesso sfugge però ai commentatori, è che questa tendenza non solo non è affatto subìta da Berlusconi, ma è da lui apertamente favorita, anche perché –e stranamente nessuno lo nota- Scajola si era attestato di fatto e sempre più spesso su posizioni critiche rispetto ad una politica energetica molto indirizzata verso la Russia (e molto cara a Berlusconi). E’ ormai abituale leggere sui giornali questa frase: “Berlusconi per salvaguardare il governo, è stato costretto da Umberto Bossi, a cedere Piemonte e Veneto a governatori della Lega”. Nulla di più errato, e l’errore –in cui è sempre incorso Fini- riguarda proprio la concezione del Pdl che ha Berlusconi. Per il premier, infatti, non è un “partito” (come invece ancora lo considera Fini, e da qui discendono non pochi errori), ma un “movimento”, tant’è che Berlusconi spiega sempre che è Popolo delle Libertà” e non “partito”, per una scelta ponderata, cosciente e voluta. In questo contesto, Berlusconi si muove incentrato su un tema e uno solo: la sua personale capacità di raccogliere consenso e voti. Capacità che ha dimostrato straordinaria col suo imporre la vittoria della Polverini una volta cancellato lo stesso simbolo del Pdl a Roma. Insofferente alle dinamiche e alle logiche partitiche, Berlusconi da mesi dimostra dunque di considerare i voti raccolti dalla Lega al Nord “in cassaforte” e non solo perché garantito dal rapporto suo personale con Umberto Bossi e dal raccordo forte tra questi e Tremonti. Per mesi, prima del voto, i dirigenti di Forza Italia in Veneto hanno mandato messaggi allarmati di dolore a via del Plebiscito spiegando che la candidatura Zaia avrebbe decimato il Pdl in Veneto (e non si trattava solo dei più stretti sodali di Galan). Così è regolarmente stato –il fenomeno è stato meno sensibile, ma non molto, in Piemonte con Cota- ma Berlusconi non se ne è minimamente preoccupato. Anzi, una volta “messo in granaio” il formidabile consenso dell’asse Pdl-Lega nel Nord (in cui solo la non piccola pattuglia di Roberto Formigoni fa eccezione), Berlusconi ha subito colto l’occasione della fronda interna di Fini per terremotare ulteriormente anche l’assetto residuo del suo stesso movimento. Non è stata una replica del “predellino”, ma dei “Circoli della Libertà”. Per la seconda volta, in 4 anni, il premier ha mandato un messaggio chiaro al corpo stesso del suo movimento, sempre con Michela Vittoria Brambilla, prima spiazzando –e mandando in crisi- le strutture appena formate dai primi veri congressi locali di Forza Italia con i Circoli della Libertà, ora ripetendo la stessa operazione con i Volontari della Libertà. Populismo? No, quella di Berlusconi è semplicemente una concezione di movimento, fluida, vivace dell’organizzazione politica in una società moderna. Un segno di modernità che non a caso mette ai margini regolarmente chi –a destra e a sinistra- è cresciuto dentro i riti delle nomenclature vecchie e nuove. (il Tempo)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Analisi ineccepibile , ma lascia un vuoto su un punto su cui ieri sera l'Annunziata, che furba lo è, ha messo il ditino : Berlusconi ha avuto ed ha ancora grande consenso per due cose: le riforme sul primariato e le riforme strutturali . A me pare purtroppo che i sistemi "forti" facilitanti dai personalismi che si sono "comprati" per un piatto di lenticchie , si stanno muovendo ed organizzando per impedire esattamente questo .
Fini ed abbraccio Montezemolo Bertone docet.