Il dilemma è se i mercati stiano scommettendo sulle previsioni del tempo (che, pur con un margine di incertezza, hanno basi scientifiche) o sugli oroscopi. Si sono accorti in ritardo che il Portogallo e la Spagna non se la passano nemmeno loro tanto bene?
Oppure, al contrario, vanno dietro a emozioni di giornata, o a chiacchiere messe in giro da chi specula al ribasso? Certo l’Europa grazie alle sue incertezze paga per prima un problema mondiale, la fragilità dei bilanci pubblici dei Paesi ricchi. La costruzione dell’euro mostra falle non inventate, e la solidarietà tra i popoli che lo condividono si rivela debole. Ma sull’euro, minato dall’effettivo malgoverno greco, si scarica anche tutto il peso dei maxi-salvataggi delle banche accollati al contribuente nel mondo.
Se queste sono le cause, conta fino a un certo punto che Madrid e Lisbona abbiano difficoltà meno urgenti; che, a differenza della Grecia, abbiano di che pagare gli stipendi degli statali. Pare ormai cominciata, purtroppo, quella fase 2 della grande crisi che si sperava di evitare. I mercati hanno una loro logica, nel cercare di anticipare problemi futuri, incuneandosi nelle brecce che vedono aperte. Occorre capire se seguendo quella logica non rischino di fare gli apprendisti stregoni, riprecipitando il mondo nella recessione.
Proviamo a paragonare la finanza a un colossale mercato del pesce dove i pescatori vendono a supermercati, ristoranti o singoli. A controllare la qualità della merce non c’è un Ufficio di Igiene, ma tre «certificatori» in concorrenza (le agenzie di rating) con un imbarazzante passato in cui hanno dato per buone partite di pesce guasto (i «titoli tossici»). I certificatori fanno anche previsioni sui prezzi dei giorni successivi, che dipendono dal tempo sul mare. Oltre a scommettere sui prezzi futuri, su questo mercato si stipulano assicurazioni sulla mancata pesca causa burrasca. Si può guadagnare comprando e rivendendo assicurazioni e scommesse, se si ritiene di sapere qualcosa di più degli altri. Spesso i profitti su queste attività collaterali sono maggiori di quelli sulle vere compravendite. Mentre nessuno paga pesci mai catturati, si può guadagnare su voci che si sanno false, se si pensa che gli altri ci crederanno.
Insomma è un mercato che finisce per avere poco a che fare con la vera merce. Ad esempio - tornando alla realtà - che cosa era cambiato ieri in Portogallo per metterlo «sotto osservazione», quando invece dal 28 aprile governo e opposizione sono d’accordo sul risanamento? Al limite, un mercato così potrebbero influenzarlo perfino gli oroscopi, se si ritiene che la maggioranza degli operatori creda agli oroscopi.
Nell’immediato, l’unica via è rispondere alla follia dei mercati affrontando in fretta i problemi veri. A somiglianza della Grecia, e a differenza dell’Italia, Portogallo e Spagna vivono al di sopra dei propri mezzi (squilibrio forte dei conti con l’estero); hanno più tempo per rimediare, basta varare subito programmi pluriennali. Come è noto, se si sospetta di aver davanti dei pazzi è meglio reagire comportandosi in modo normale. Però non è detto che basti a evitare danni.
Corre voce che la Banca centrale europea, unica istituzione federale, sarà costretta a una drammatica supplenza politica. Potrebbe intervenire contro la speculazione al ribasso non nelle aste ufficiali dei titoli pubblici - i Trattati lo vietano - ma sul mercato «secondario», dove si scambiano i titoli già emessi, e annunciare che non terrà più conto dei rating. Per continuare il paragone, sarebbe come chiamare gli infermieri con la camicia di forza. Però certe volte ai matti riesce di convincere il pubblico che loro sono sani, e i matti sono gli altri. (la Stampa)
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